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NULLO Francesco - pagina 2


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di osservazione. A quest'ora egli e certo ch'esse sono informate della vostra posizione: quindi nulla di più facile che quelli vi prevenissero nella occupazione del vostro territorio, per chiudervi ogni via ad avvanzare (sic), nel mentre che, quelle, che vi sieguono (sic) vi impedirebbero di indietreggiare se mai vi poneste in questa ultima pendice degli Appennini non legata alla catena dei più alti, che vi restano a sinistra.
Speriamo che riceverete in buon grado queste communicazioni (sic) e che i generosi principii, che voi professate, vi faranno interessare per la conservazione di questo antico asilo della pace e della libertà, impedendovi ogni conflitto, che noi teniamo inevitabile ove mandaste ad effetto le intenzioni, che ci avete fatto partecipare.
Gradite, o Generale, le significazioni della nostra più distinta stima.
San Marino 20 luglio 1849
Al Gen. Garibaldi
Macerata Feliria
I Capitani Reggenti Domenico Relzoppi Capitano Reggente anche pel Collega assente ( 1 ) Chiusosi il cerchio nemico, Francesco Nullo non potò ritornare ambasciatore presso il suo Generale ( 2 ). Non sapendo che cosa fosse successo di lui, Garibaldi , frattanto, aveva mandato a S. Marino, anche Ugo Bassi ( 3 ) con la stessa missione.
Ma poi, la colonna garibaldina, più volte attaccata lungo le falde del Tassona, fu costretta a violare la neutralità della piccola generosa Repubblica. Garibaldi « per la conservazione di questo antico asilo della pace e della libertà » svincolò da ogni obbligo i suoi compagni d'arme e li lasciò liberi di tornare alla vita privata, ma rammentò clic l'Italia non doveva rimanere nell'oblio e che era meglio morire piuttosto che vivere schiavi dello straniero ( 4 ).
Egli volle proseguire per Venezia!
Duecentocinquanta domandarono di condividere la sua sorte. « Fra costoro, e pur dolce a dirsi, trovavasi anche il Nullo » ( 5 ).
La mattina del 2 agosto, dalla spiaggia di Cesenatico, tredici bragozzi, carichi di valorosi, acquistano il largo.
All'estremo orizzonte, gli occhi acuti eli quegli eroi scorgono la Regina della laguna che invoca il loro aiuto.
Ma, d'improvviso, il mare diventa procelloso e sembra che porti un cattivo presagio. Infatti, alla furia delle onde si aggiunge l'avanzare minaccioso di due navi austriache, che bombardano i bragozzi e fanno prigionieri i volontari delle ultime otto imbarcazioni.
Il Nullo, sempre vicino a Garibaldi che ha tra le braccia Anita agonizzante, riesce ad approdare a Pialazza con alcuni compagni, ma per quei profughi perseguitati dalla sorte riprende la guerra, anzi la caccia spietata degli austriaci.
Occorre separarsi per serbarsi ad imprese maggiori e ad ore migliori per la Patria ( 6 )!
— « Vi fu un momento di strette di mano e di saluti, dopo il quale, Nullo dividendosi dai suoi compagni d'arme... contristato dagli eventi di quella giornata... s'incamminò per ignoti sentieri... vagò senza direziono... coll'unico scopo di trovare un tetto ospitale... » ( 7 ), e Io trova, in una capanna di poveri contadini, dove può cambiare la sua gloriosa assisa di ufficiale garibaldino con abiti più modesti, che gli permettono di celarsi alle milizie sparse in tutto quel territorio per braccare i seguaci del « guerillero » ( 8 ).
All'alba del 4 agosto « in compagnia di una guida che Io condusse per buon tratto, allontanossi da quel luogo conservandone certamente cara reminiscenza ( 9 ) e, prima di tornare deluso nella terra natale, dopo un viaggio non privo di pericoli, sosta qualche ora a Genova, sperando di rivedere ancora una volta Garibaldi ( 10 ).

7. - Il processo di Caprino (Novembre 1849).
Appena rientrato in Lombardia ( 11 ), col cuore gonfio, per le sfortunate vicende che si sono andate svolgendo dal luglio del 1848 all'agosto del 1849, Francesco Nullo si rifugiò a Caprino Bergamasco, località ch'Egli ben conosceva sin dagli anni in cui era convittore a Celana ( 12 ).
Qui, vicino al suo collegio, evocatore tacito di giorni sereni ( 13 ), voleva temperare la chiusa malinconia della sua anima ferita « vivendo quasi randagio, per sottrarsi all'altrui curiosità e per mantenere sulla sua passata attività politica quel fitto ed oscuro velo tessuto da lui stesso col suo fare taciturno... » ( 14 ). Ma, la sera della domenica 11 novembre 1849, presso gli archi di fronte all'osteria di Angelo Benedetti, detto Rocca, dove « ha trangugiati piuttosto che gustati tre o quattro bicchieri di vino per vedere di rinvenire una distrazione ed un sollievo al suo patema da delusione » ( 15 ), Francesco Nullo viene arrestato.
Nella sua deposizione, durante l'interrogatorio, al dirigente la Pretura di Caprino, il Nullo, confessando ogni cosa con sincerità soggiunse di non sapere se i tre gendarmi che lo arrestarono « lo abbiano fatto per averlo veduto gettare a terra un coltello o piuttosto per avere essi creduto uno scherzo la sua risposta di « Nullo » alla richiesta del nome, risposta che forse poteva dar loro motivo di dubitarne » ( 16 ). Condannato a tre mesi di carcere « per contravvenzione alla Sovrana Patente 18 gennaio 1818 » ( 17 ), il Nullo appellò la sentenza del Pretore ed ottenne la riduzione della pena a sei giorni di arresto, con decorrenza dal 21 novembre ( 18 ).
Questa mitezza della giustizia nei suoi riguardi, non era frutto soltanto del nuovo regime politico appena inaugurato dalla Cancelleria austriaca ( 19 ), ma era pure dovuta al fatto che la Polizia ignorava tutto di lui. « Dalle informazioni assunte niente, infatti, emerge in contrario sulla di lui condotta politica, morale, indole e fama ( 20 ).
Il 27 novembre, alle 7 pomeridiane, Francesco Nullo fu rimesso in libertà; egli potè così « continuare gli intrapresi studi mercantili » ( 21 ).

8. - Dall'indipendenza economica a quella politica (1849-1859).
Un grande merito dell'agiatezza è che permette al cervello ed al cuore di non piegarsi alle tremende necessità dello stomaco i La libertà economica, quando non e frutto della libertà politica, ne è il preludio.
Spinto da questo pensiero, Francesco Nullo, già appartenente ad una famiglia di noti industriali ( 22 ) mise a profitto le proprie capacità
tecniche e l'esperienza acquisita accanto agli zii materni
ed al padre ( 23 ) per avviare a Clusone, dopo il completamento degli studi, una fiorente industria per la lavorazione del lino, della canapa, del cotone ( 24 ).
Quaranta telai a mano, grazie ad alcune nuove applicazioni, introdotte dai Nullo, producevano giornalmente nello stabilimento di S. Anna ( 25 ) una notevole quantità di pregiata tela di lino, liscia ed operata, che, smerciata a basso prezzo, anche fuori della nostra provincia, facilitava quel processo di emancipazione dall'estero, di cui si sentiva vivo il bisogno ( 26 ).
Indipendente e patriota anche nel campo dell'economia, Francesco Nullo valorizzò al massimo le materie prime prodotte dal nostro suolo, perfezionando i sistemi di lavorazione del lino e della canapa ed ottenendo manifatture tali da competere con quelle estere ( 27 ).
Per dare maggior sviluppo alla sua azienda, il 3 aprile 1857, costituì una Società in accomandita semplice ( 28 ), con i signori Adelaide Steiner Saluzzi, Carlo Ceresa ( 29 ), Filippo Donadoni ( 30 ),
Carlo Steiner Saluzzi ( 31 ), e vide valutato il suo stabilimento di S. Anna, in Clusone, L. 10.000 austriache ( 32 ), e, nominato gerente responsabile della nuova Ditta « Francesco Nullo & C. » con sede in Bergamo ( 33 ) , ottenne il compenso annuo di L. 3.000 austriache e il 20 per cento degli utili netti ( 34 ).
« Com'era stato bravo soldato nella difesa della libertà, fu anche buon cittadino ed abile industriale! « Quel giovane veterano occupato nel suo studio fra i registri mastri, le cambiali e l'indigesta corrispondenza mercantile non avrebbe lasciato supporre il vulcano che celava nel cuore, ed il migliore profeta sarebbe stato ben lungi dall'indovinare la sua vita, le sue gesta, la sua virtù » ( 35 ).
Con questi brevi cenni Luigi Stefanoni sintetizza la vita del Nullo nel periodo compreso tra la prima e la seconda guerra di Indipendenza, cioè in quel memorabile decennio che maturò, nel nostro Paese, forze decisive di pensiero e di volontà.
E' stato scritto che « nella vita economica d'Italia » si possono ricercare « le radici del nostro Risorgimento » ( 36 ), ed è vero : il problema unitario fu anche problema di scambio, di produzione, di ricchezza. Ma non e facile dimostrare che fosse molto diffusa la conoscenza di questa verità! Francesco Nullo, ardente e folgorante sui campi di battaglia, mosso esclusivamente da un sacro ideale di patriottismo, nelle pause tra un'azione bellica e l'altra è uomo dalla quadratura mentale solida, capace di affrontare e risolvere con profonda competenza problemi vari di natura produttiva, sempre nell'interesse del proprio Paese. « La sua Azienda era destinata a grande avvenire. Ne era garanzia la genialità laboriosa del gerente e la forza finanziaria dei suoi Soci » ( 37 ).
La Medaglia d'Argento e la Menzione Onorevole ottenute il 22 settembre 1857 all'Esposiziolìe Provinciale della Società Industriale Bergamasca ( 38 ) ed il più alto riconoscimento ottenuto all'Esposizione Nazionale di Firenze, nel 1861 ( 39 ), ci testimoniano ancora i suoi meriti di lavoratore onesto e sagace.
Inoltre, da alcune lettere e dai passaporti del Nullo, conservati al Museo del Risorgimento di Bergamo, possiamo accertare che la rete commerciale della Ditta « Francesco Nullo & C. » doveva essere molto estesa, se il gerente responsabile uscì più volte di Lombardia « per motivi di affari » ( 40 ). Che dal mondo degli affari, l'industriale Francesco Nullo, sconfinasse in quello della politica, è pure documentato dall'ultimo passaporto rilasciato dall'Austria il 10 maggio 1858 ( 41 ), dove, accanto al visto di partenza da Ponte Chiasso, il 26 aprile 1859 ( 42 ),
non leggesi più la data del ritorno. Il che è logico, pensando agli avvenimenti politici di quei giorni ( 43 )! L'uomo d'affari, rivestita la divisa del volontario ( 44 ), sarebbe ritornato presto in Lombardia, ma senza bisogno di passaporti ( 45 ).

9. - Dall'Aprile al Novembre 1859 con Garibaldi .
Su foglietti di taccuino, donati al Museo della Rocca in Bergamo dall'Avv. Francesco Invernizzi ( 46 ), si leggono questi brevi appunti a matita, stesi dal Nullo, forse tra una battaglia e l'altra. con incisiva laconicità: « Sono arrivato a Torino il giorno 3 maggio di mattina. Appresi dal Curò e Dall'Ovo la partenza delle Guide da Savigliano per Brasasco; la mattina dopo vi andai e ritornato alla sera, perché partito da colà mi misi per strada col cavallino per Casale, a mezzo viaggio presi una vettura e feci accompagnare il cavallo, fermatomi a Ponte Stura vi trovai le Guide per cui dovetti recarmi a Casale per prendere il cavallo col quale retrocedendo incontrai le Guide, mi misi con loro e da quel momento fui soldato » ( 47 ). Eccolo, dunque, di nuovo tra i fedeli di Garibaldi , nell'ala sinistra volante dell'esercito Franco-Piemontese ( 48 ) pronto ai più grandi cimenti per la rigenerazione della Patria. Nella piccola squadra delle Guide ( 49 ) al comando del Simonetta ( 50 ), arruolatesi con cavalli ed armi propri, il Nullo è tra i « rompicollo » più spericolati sia nelle difficili ricognizioni entro lo scacchiere d'azione dell'Urban ( 51 ), sia nel catturare i nemici senza lederli ( 52 ). Cavaliere dell'ideale anche nel suo vincere senza offendere! E questo suo modo di agire in guerra, se da una parte gli era ispirato dalla naturale bontà ed umanità del carattere, gli era consentito perchè militava nel Corpo delle Guide « il cui servizio non consisteva nella materiale esecuzione di ordini positivi, bensì nel disimpegno intelligente in cui è lasciata facoltà al singolo milite di contenersi nel modo più proficuo all'ottenimento dello scopo, sempre in conformità al proprio scrupoloso dovere » ( 53 ).
Delle eroiche azioni compiute da S. Fermo a Treponti, il « prode dei prodi » - come amava definirlo Garibaldi - ( 54 ), che riconosceva il nostro Nullo pure tanto modesto quanto umano ( 55 ), non lascia alcun ricordo diretto. Eppure, se Garibaldi potè entrare in Bergamo, senza colpo ferire, la mattina dell'8 giugno 1859 ( 56 ), trionfalmente accolto dalla popolazione che da alcune ore ne era in trepidante attesa ( 57 ), lo si deve, soprattutto, all'arditezza del Nullo! Infatti, la sera precedente, con l'amico Antonio Curò ( 58 ) e con Silvio Contro ( 59 ), era penetrato in città ( 60 ), travestito con abiti borghesi per raccogliere preziose e dettagliate notizie di carattere militare da riferire a Garibaldi , accampato ad Almenno ( 61 ).
Quest'impresa « sommamente pericolosa » ( 62 ) il Nullo la aveva voluta compiere, perché mosso da due sentimenti ugualmente profondi nel suo cuore: l'orgoglio cittadino, in lui vivissimo. e l'amore per Celestina Belotti ( 63 ), la dolce creatura dei suoi sogni giovanili, colei ch'egli « dopo la madre ed il padre amò quanto mai lo può chi è ispirato dalla stima la più sentita, dalla fede la più religiosa » ( 64 ).
Figlio del più nobile romanticismo, Francesco Nullo non poteva non soffrire la divina potenza dell'amore!
Da Porta Cologno ( 65 ) a piazza della Legna ( 66 ), da via Prato ( 67 ) al boschetto di S. Marta ( 68 ) e attorno al « Caffè Zenoni » ( 69 ) sul Sentierone, dove l'8 giugno sfilò il grosso dei volontari, i cittadini di Bergamo acclamavano i loro liberatori coprendoli « con una pioggia di rose e di baci » ( 70 ). Molti piangevano di commozione e di gioia. Tra la folla più commossa o facile immaginare Angela Nullo Magno e Celestina Belotti, che avrebbero voluto tutto per sé il loro Eroe! Ma Garibaldi , sceso dall'alta città, dov'era salito per Porta S. Lorenzo ( 71 ) con alcuni ufficiali dello Stato Maggiore ( 72 ), aveva dato ordine ai suoi uomini di disporsi dietro alle siepi della « ferrata » per sorprendere un convoglio nemico, che doveva arrivare da un momento all'altro.
Invece, per cause non ancora ben accertate, presso il cascinale delle Lucche, il convoglio si era fermato e millecinquecento austriaci, scesi dal treno, si dirigevano a piedi verso Seriate, dove avviene uno scontro sanguinoso con un gruppo di Garibaldini guidati dal Capitano Bronzetti ( 73 ). Settanta contro millecinquecento!
Una pazzia battersi; ma i soldati di Garibaldi non contano i nemici. « Ardimento e strategia » sono il segreto delle loro vittorie senza numero.
Quando, a passo di carica, sopraggiunsero a Seriate altre Compagnie di Cacciatori , tra cui il Nullo, con Garibaldi e lo Stato Maggiore, gli austriaci, temendo una più grave battaglia, se la diedero a gambe verso Cavernago.
Il nostro Eroe che « mal soffriva l'inazione, nel mentre che da vicino si combatteva, benché sciolto per la giornata dal servizio — come scrive lo Stefanoni — accorse spontaneamente sul campo » ( 74 ).
A Bergamo, intanto, nella Scuola dei Tré Passi, si erano aperti gli arruolamenti e tutta la migliore gioventù lombarda accorreva alle armi, chiamata dal Proclama di Garibaldi ( 75 ) e affascinata dall'esempio dei Camozzi, dei Cucchi , dei Nullo ( 76 ), dei Gamba , dei Dall'Ovo , dei Piccinini tutti figli di questa nostra terra generosa.
La mattina dell'11 giugno, Garibaldi , ritornato da Milano, dove s'era incontrato con Vittorio Emanuele II ( 77 ) « riunisce la Brigata sulle Mura dell'alta città per distribuire le Croci e le Medaglie decretate dal rè ai valorosi che più avevano meritato nei combattimenti di Varese, S. Fermo, Laveno » ( 78 ). Anche Francesco Nullo è tra i decorati.
Poi riprende la gloriosa avanzata verso il confine orientale della nostra provincia.
Dal Bollettino di guerra n. 87 ( 79 ) veniamo a sapere che « Garibaldi il 12 sera è a Brescia. Il Corpo del Gen. Urban, partito da Coccaglio il 13 mattina, sembra ritirarsi su Orzinuovi; il Quartier Generale del Re è a Palazzolo ».
La guerra si sta, dunque, spostando verso l'Oglio ed il Mincio.
Garibaldi fa avanzare la sua truppa a Pezzate e Treponti per tener fronte al nemico, che si concentra in quelle località. «La mattina del 15 giugno, essendo stati attaccati gli avamposti, un battaglione di volontari spingevasi avanti, assaltava coraggiosamente gli austriaci e li costringeva a ritirarsi fin sotto Castenedolo ove li inseguirono. Sembrò che quella precipitosa ritirata non fosse che un agguato, onde ridurre i pochi volontari fin sotto il grosso dell'esercito, ove ben presto, stendendosi sulla destra e sulla sinistra, tentarono di circondarli, ma Garibaldi smesso con un altro Corpo accorreva alla novella del pericolo di quei valorosi, combatteva neramente il nemico cagionandogli perdite e riducendo i suoi alle prime posizioni.
Quel combattimento fu un'altra prova di valore che Francesco Nullo aggiunse alle tante già date » ( 80 ).
Col combattimento di Treponti, finisce la parte brillante dei Cacciatori delle Alpi . Infatti, mentre l'esercito franco-piemontese passava sulla sponda sinistra del Chiese, i Garibaldini furono mandati a custodire le tre valli che dal Tonale, Bormio, Monte Snello sboccano in Lombardia, dove, con angoscia e con sdegno, appresero la notizia dei preliminari di pace di Villafranca ( 81 ).
Concludendo l'armistizio con l'imperatore d'Austria, Napoleone III aveva tarpato le ali dei volontari, che non poterono, nemmeno questa volta, passare la linea del Mincio per liberare il Veneto.
Tuttavia, se Villafranca lasciava insoluto il problema della indipendenza, il « partito d'azione » non disperava di poter rafforzare la gran trama dell'unificazione italiana.
Da Lovere, in agosto Garibaldi scrisse al Re che lasciava il comando della Brigata dei Cacciatori delle Alpi ( 83 ), perché aveva accettato l'invito del Governo Ricasoli di comandare l'esercito della Lega ( 83 ).
Francesco Nullo, ottenuto pure lui, lo scioglimento del vincolo militare ( 84 ), segue ancora il suo Generale in Romagna; ormai la sua vita è un pò la vita di Garibaldi « al quale aveva dedicato tutta la sua energia di combattente » ( 85 ). Soltanto quando, dopo la metà di novembre, in seguito al colloquio di Garibaldi col Re a Torino, l'azione rivoluzionaria sul confine marchigiano è divenuta inattuabile, « Nullo ritorna alla sua Bergamo... e si dedica di nuovo al commercio delle tele, nel quale, durante la sua assenza, era stato sostituito dal fratello Giovanni( 86 ).

10. - Da Bergamo a Marsala (Maggio 1860).
La primavera del 1860 doveva essere apportatrice di un nuovo atto decisivo per la futura Unità d'Italia: la liberazione della Sicilia realizzata da Garibaldi e dai suoi più fedeli seguaci. Già il 29 settembre del '59, scrivendo agli amici di Sicilia, il Generale cosi si esprimeva:
« Fratelli miei, la causa propugnata da me e dai miei compagni d'arme, non è quella di un campanile, ma quella dell'Italia nostra, da Trapani all'Isonzo, da Tarante a Nizza.
Dunque la redenzione della Sicilia è la nostra e noi pugneremo per essa con lo stesso ardore con cui pugnammo sui campi lombardi » ( 87 ).
Dal tenore di questa lettera si capisce come già dall'inverno '59 - '60, dopo lo scioglimento dell'esercito della Lega, avvenuto alla Cattolica, Garibaldi , col suo gruppo di « Ardenti », fosse vigilante contro le insidie della diplomazia e pronto a rispondere subito al primo grido di riscossa che si levasse anche dal lontano cuore della più lontana terra italiana ( 88 ).
Il 4 aprile 1860, dal Convento della Gancia, Palermo rinnova i vespri Siciliani. « L'ora della rivoluzione contro l'odiato governo borbonico era suonata: la sua bandiera sventolava imponente e libera sulle alture di Corleone a dieci miglia da Palermo, sulla catena di monti che interseca dal sud all'ovest l'isola. Quivi il nerbo degli insorti, benché ancora debolissimo in paragone delle forze centuple che aveva a combattere, andava giornalmente aumentando per le nuove recinte... Il giorno di Pasqua Messina insorgeva... La gioventù atta alle armi correva ai monti per unirsi agli insorti.
L'esempio, in breve seguito da Catania, Melazzo, Trapani, Castrogiovanni, Monforte, Nicola ed altri luoghi, centuplicava le forze del popolo. L'eccidio di Carini finì con lo spargere il fuoco santo della rivoluzione in tutta l'isola » ( 89 ). Al grido d'aiuto della Sicilia ( 90 ), rispose la voce di speranza di Garibaldi e delle sue Camicie Rosse: Francesco Nullo non poteva mancare ( 91 ).
Con l'amico Francesco Cucchi , dopo aver partecipato ai convegni di Villa Vecchi ( 92 ), a Quarto, tornato il 23 aprile a Bergamo vi apre gli arruolamenti.
Nel teatrino dei Filodrammatici di via Borfuro ( 93 ), sopra un tavolino sgangherato — come ricorda Guido Sylva — il Nullo annotava i giovani disposti a partire per la Sicilia. « Pochi, ma buoni », aveva raccomandato Garibaldi , e, nella scelta, il Consiglio di Leva ( 94 ) voleva « veder brillare negli occhi
dei volontari la fede comune » ( 95 ).
Il 1° maggio, a Villa Vecchi, Francesco Nullo e Francesco Cucchi , il braccio e la mente dell'arruolamento bergamasco, ricevono dal loro Generale l'ordine di partenza.
E' dello stesso giorno la lettera indirizzata dal Nullo al conte Luigi Albani ( 96 ) per confermare la partenza del « convoglio speciale accettato dalla ferrata per la mezzanotte ( 97 ) del 3 maggio » ( 98 ).
A Milano, « più precisamente dalla stazione di Porta Tosa (linea di Venezia) a quella di Porta Nuova (linea di Genova) », il Nullo fa un'accurata selezione dei volontari bergamaschi e rimanda a Bergamo molti di quelli che non erano iscritti « nei ruolini » e che ai suoi occhi di severo soldato parevano inadatti alla grande impresa.
A Genova si ritrovano tutti, fuori Porta Pila, alla foce del Bisagno, donde, su alcune chiatte, raggiungono lo scoglio di Quarto per imbarcarsi sul « Lombardo » e sul « Piemonte », le navi sottratte abilmente da Bixio alla Società Rubattino, quelle navi dai nomi italianissimi, che Garibaldi , poeta non soltanto nell'azione, battezzerà nel suo poema « nobili veicoli di una nobilissima banda » ( 99 ).
Francesco Nullo, per non abbandonare il Generale, salpa con le Guide a bordo del « Piemonte » ( 100 ).
E' il 5 maggio ( 101 ).
« Partimmo da Genova sabbato alle quattro di mattina, essendoci imbarcati alle nove. Viaggiammo tutta la domenica ed il lunedì mattina scendemmo a terra a Talamone dove rimasimo sino martedì sera che ci siamo imbarcati e la mattina del mercoledì ci siamo fermati dirimpetto a Santo Stefano. Zambianchi era rimasto a Talamone con ottanta uomini in missione. Vi fu un equivoco fra i nostri due vapori, all'entrare in porto di Marsala; si vedevano a distanza di un'ora circa una fregata, due vapori napoletani che arrivati dirimpetto al porto bombardarono durante il nostro sbarco che avvenne il venerdì ». Così il Nullo, nelle sue schematiche annotazioni a matita sul taccuino personale ( 102 ), ricorda le varie tappe del viaggio in
Sicilia.
I Mille sono ora giunti al « Porto di Dio » ( 103 ).
Nessuna forza contraria potrà spezzare la volontà dei loro cuori dominati da un solo ideale : « Fare l'Italia ad ogni costo » !
E' lo stesso spirito che li ha animati a resistere sulle barricate, sugli spalti del Gianicolo, sul Ticino, sull'Adda che ancora vivifica la loro azione di « veterani delle patrie battaglie » e modella la tempra dei giovanissimi, fuggiti da casa per seguirne l'esempio.

11. - L'avanzata su Calatafimi^.15 Maggio 1860).
L'11 maggio, appena sbarcati a Marsala, c i volontari destinati a formare il Corpo delle Guide s i provvedono di un cavallo e Nullo vi supplisce con denaro proprio » ( 104 ), come già aveva fatto durante la prima e la seconda Guerra d'Indipendenza. Poi, con altre Guide, parte ad esplorare i dintorni per assicurare alla colonna garibaldina una marcia senza insidie.
Nelle prime ore del 15 maggio le Compagnie sono avviate a Vita, piccola borgata sopra un pianoro.

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(1) Documento pubblicato nell'opuscolo di PIETRO FRANCIOSI, Garibaldi e la Repubblica di S. Marino, Ed. Zanichelli, Bologna, 1891, pag. 51.
(2) « Appunto perchè dappertutto vi erano austriaci il Nullo non potè far ritorno a Garibaldi ... » (vedi: G. SACERDOTE, La vita di G. Garibaldi , Ed. Rizzoli, Milano, 1933, pag. 477).
(3) Nel 1848 aveva seguito come Cappellano le truppe del generale Durando; si scanalò alla difesa di Treviso, Venezia, Roma; segui Garibaldi nella ritirata al Titano, il 4 agosto 1840 fu catturato a Comacchio e fucilato a Bologna l’8 agosto 1849.
(4) Vedi: Ordine del giorno da S. Marino, il 31 luglio 1841).
(5) L. STEFANONI, opera citata, pag. 37.
(6) Erano pochi per tentare una resistenza, troppi per nascondersi senza separarsi.
(7) L. STEFANONI, opera citata, pag.. 39.
(8) Garibaldi , sempre ritenuto dai suoi nemici « un capo banda ».
(9) L. STEFANONI, opera citata, pag. 40.
(10) Garibaldi rimase a Genova dal 7 settembre al 16, tenuto " in arresto » nel Palazzo Ducale (vedi: GUERZONI, opera citata, pag. 387, vol. I).
(11) Nel settembre del 1849.
(12) Collegio nel Comune di Caprino (Bergamo).
(13) Cfr. articolo: Un Garibaldino a Celana, su « L'Eco di Bergamo », del 9 gennaio 1959, di G. DONATI-PETTENI.
(14) G. ANTONUCCI, Verità sul processo di Caprino, « Bergomum », giugno 1947, pag. 5.
(15) Parole dell'imputato Nullo, dette al Dirigente la Pretura di Caprino, durante l'interrogatorio, il 13 novembre 1849.
(16) Deposizione dell'imputato al Pretore. Questo cognome, poco comune, si prestava, e si presta, ad essere ritenuto uno scherzo. L'episodio ricorda il passo omerico dell'incontro di Ulisse col Ciclope Polifemo.
(17) Vietava ai cittadini del Lombardo-Veneto la detenzione di armi.
(18) Vedi: G. ANTONUCCI, Verità sul processo di Caprino, « Bergomum », giugno 1947, pagg. 3-11.
(19) Che aveva inviato in Lombardia il Principe Carlo di Schwarzenberg, per mitigare i rigori militari del Radetzky.
(20) Nota trasmessa dal Delegato Provinciale il 14 novembre, alla Pretura di Caprino (vedi: G. ANTONUCCI, studio citato).
(21) Nel « ricorso per grazia » presentato alla
Pretura di Caprino, F. Nullo chiedeva « una riduzione della pena », perché « la detenzione inflittagli era per lui oltremodo pregiudizievole, perché gli avrebbe vietato di poter continuare negli intrapresi studi mercantili », (vedere: atti processuali, presso Archivio Pretura di Almenno S. Salvatore, N. 341/1849).
(22) IGNAZIO CANTU' nell'opera: Bergamo e il suo territorio, 1860, pag. 54 (Mercati e Fiere) scrive: « Battista Magno, caduta la sua prima filatura di lino e cotone in Bergamo, si volse a perfezionare i metodi economici di fabbricare a mano le tele di lino filato a macchina. E dal lavoro delle contadine nelle ore sopravanzate alle fatiche campestri e dai risparmi nella materia accoppiati al buon prezzo dei fili, ottenne tele che non solo contesero alle forestiere il posto sui mercati nostri, ma trovarono spaccio al di fuori. Ora la fabbricazione è condotta parte dalla Ditta Magni... e massimamente dalla Ditta Nullo & C. a CIusone ».
(23) Vedere nota precedente; lo STEFANONI, nell'opera citata, pag. 14, dice che « il Nullo, prima del 1818, era occupato in qualità di agente presso la Ditta Steiner, una delle prime Case commerciali di Bergamo ». Conoscendo la deposizione fatta dal Nullo al Pretore di Caprino, risulta infondata tale testimonianza; Francesco « doveva portare a termine gli studi mercantili » ancora nel novembre, del 1849. Presso gli eredi Steiner non esistono documenti che possano far luce sull'occupazione di F. Nullo presso la Ditta dei loro antenati.
(24) Vedere: presso la Congregazione di Carità di Clusone, il verbale, in data 30 novembre 1854, di inizio del contratto decennale di occupazione dello stabile di S. Anna (già proprietà della Congregazione di Carità) da parte della Ditta Francesco Nuilo. (Dall'11-1-1854 al 10-11-1863, canone annuo: L. 225 austriache). Si ringrazia, qui, vivamente l'avv. Giuseppe Pellegrini, Sindaco di Clusone, per la cortese trasmissione della presente nota.
(25) Lo stabilimento Nullo mantenne la denominazione dello stabile occupato, che era stato per molti anni convento e ricovero (vedi: Conte F. FOGACCIA, Clusone nei nomi delle sue vie. Cenni storici raccolti da Baradello, parte I, Clusone, D. Giudici Editore, 1905, pag. 98).
(26) Vedi: Pronipote del Vesta-Verde, « Almanacco del popolo », anno 1849, Editore Vallardi, Milano, Tip. Guglielmini, 1849: « La filatura del lino, col mezzo di macchine, vorrebbesi da noi più estesa, giacché avendo la materia prima prodotta dal nostro suolo, sarebbe assai conveniente che venisse anche da noi perfezionata, senza dovere per questo titolo rendersi tributari all'estero »,(pag. 87).
(27) Vedi: Relazione della Commissione dell'Esposizione Italiana di Firenze, 1861: « Per ciò che attiene alla tessitura del lino, sebbene molto estesa in Italia, pure non molti sono i telai che in appositi stabilimenti, o distribuiti al domicilio, si occupino a fabbricare tele finissime lisce e operate, limitandosi pressoché tutto il lavoro alle tele andanti... Ciò nondimeno, la Commissione, nel portare il suo esame su tali manifatture, fu lieta trovarne alcune di merito assai distinto per la loro imitazione alla fattura estera... Varietà, bontà, perfetta esecuzione, congiunte a convenienza di prezzi, nello svariato assortimento di tele esibito dai Sigg. Francesco Nullo & C. di Bergamo ». (Voi. III, pag. 140, « Relazione dei Giurati dell'Esposizione Italiana di Firenze del 1861 »).
(28) Documento di costituzione di Società depositato presso il Notaio Salvatore Locatelli, al N. 1630 di repertorio, sotto la data: 3 aprile 1857.
(29) Per la Ditta Ludovico Caroli.
(30) Per la Ditta Antonio e Filippo Donadoni.
(31) Per la Ditta Giovanni Steiner & Figli.
(32) Per mancanza di tabelle valutative, non è stato possibile fare un computo esatto di quanto possa valere oggigiorno tale somma; tuttavia, date le varie svalutazioni monetarie, la cifra corrisponde a parecchi milioni.
(33) Vedi: Archivio Storico del Risorgimento « Gamba », Civica Biblioteca « Mai », Bergamo, Allegato N. 7, vol. 49, N. 5461, circolare a stampa del 6 maggio 1863 con intestazione: « Fabbrica Nazionale di tele lino e canapa».
(34) Vedere il documento notarile relativo alla costituzione della Società: « Nullo conferì alla Società il proprio stabilimento di Clusone, il cui valore venne elevato del prezzo di stima a L. 10.000 in contemplazione dell'avviamento e della preparata maestranza ». Fu creato dai Soci « gerente responsabile » della Ditta dal 1° aprile 1857, con l'onorario di L. 3.000 austriache annue e il 20 per cento degli utili.
(35) L. STEFANONI, opera citata, pag. 43.
(36) Vedere: Spiritualità ed economismo nel Risorgimento Italiano di ETTORE ROTA, Marzorati, 1951, Milano, " Questioni di Storia del Risorgimento e dell'Unità d'Italia», pag. 243: « Reagirono al secolare servaggio le forze positive che hanno radice nel mondo degli interessi quotidiani"; ed ancora: » La coscienza di una certa unità storica deriva da un fondo realistico ».
(37) A. VAJANA, F. Nullo, II edizione, 1957, pag. 117.
(38) Vedere supplemento al N. 76 della « Gazzetta di Bergamo » del 22 settembre 1857.
(39) Vedi nota 1, pag. 77.
(40) Copia del passaporto rilasciato dall'Austria a F. Nullo, il 10 maggio 1858: « In nome di Sua Maestà Imperiale Reale Apostolica Francesco Giuseppe I Imperatore d'Austria, Re d'Ungheria, Boemia, Lombardia, Venezia... S'invitano tutte le I.I. R.R. Autorità Civili e Militari e si pregano quelle delle Potenze amiche a lasciar liberamente passare la persona cui viene rilasciato il presente Passaporto ed a prestarle in caso di bisogno ogni soccorso, offerendosi ad una perfetta reciprocanza. Anno di nascita 1826 - Statura alta - Viso regolare - Capelli neri misti - Occhi castani - Naso, bocca regolari - Marche visibili nessuna - Luogo di nascita Bergamo - Religione Cattolica - Domicilio Bergamo - Motivo del viaggio per affari - In compagnia di nessuno - Vale per un anno - II Sig. Francesco Nullo - Negoziante di telerie - Si reca in Svizzera, Piemonte e Francia per affari. - Bandanello 31-1-1859 - Visto parte l'l-2-1859 - Confine Ponte Nuovo di Magenta-Ticino - Esce il 12 aprile 1859 - Entra il 13 aprile 1859 - Ponte Chiasso - Per partire il 26 aprile 1859 », (vetrina N. 25, Museo del Risorgimento, Bergamo).
(41) Vedi nota precedente.
(42) Vedi nota 5 della pagina precedente.
(43) II 23 aprile ci fu a Torino la riunione della Camera per investire il Re dei pieni poteri in caso di guerra; Io stesso giorno l'Austria intima « l'ultimatum » al Piemonte. Il 26 aprile Cavour consegna la risposta negativa al rappresentante austriaco. L'ora di scendere in campo contro l'Austria è suonata.
(44) La divisa delle Guide, cioè dei Cavalieri esploratori del Corpo dei Cacciatori delle Alpi .
(45) Vedi: Decreto Vigliani, sull'abolizione del Passaporto tra Piemonte e Lombardia, 15-6-1859 (Archivio St. Ris. « Gamba », vol. 39, N. 3473, Civica Biblioteca « Mai », Bergamo).
(46) Figliastro di Carlo Nullo, nipote di Francesco.
(47) Museo del Risorgimento, vetrina N. 25, carte di F. Nullo.
(48) I Garibaldini dovevano operare nel settore settentrionale ed essere come una spina nel cuore del nemico.
(49) Erano in tutto 67 uomini, secondo l'informazione resa da Garibaldi al Ministro della Guerra, il 14 maggio 1859, da S. Germano Vercellese.
(50) Luogotenente comandante milanese, trascinava i suoi uomini con un semplice: « Vegnim adree ».
(51) Feld-maresciallo croato, che operava nella zona dei laghi lombardi.
(52) Come a S. Fermo, dove fece prigioniero un capitano austriaco, dopo averlo disarmato (vedi: L. STEFANONI, opera citata, pag. 47).
(53) Vedi: Istanza presentata da F. Nullo e da A. Curò al Ministero della Guerra di Torino, in data 23 agosto 1859, tendente ad ottenere lo scioglimento dal vincolo militare (Museo del Risorgimento di Bergamo, vetrina 25).
(54) Vedere lettera di Garibaldi alla madre di Francesco Nullo al Museo del Risorgimento di Bergamo, Rocca, vetrina 30, autografo 509.
(55) Garibaldi aveva saputo cogliere la vera essenza dell'animo di Francesco Nullo, che, soltanto i superficiali ritenevano un superbo, a causa della sua poca espansività.
(56) In questo stesso giorno Vittorio Emanuale II e Napoleone III entravano trionfalmente in Milano.
(57) Erano molti i figli di Bergamo che militavano nelle schiere di Garibaldi , attesi con trepidazione dai parenti. Se non fosse arrivato Garibaldi , i Bergamaschi avrebbero dovuto pagare una multa di tre milioni di fiorini, entro 24 ore, al colonnello austriaco Waisrimel « per avere inseguiti, feriti e fatti prigionieri diversi soldati dell'I. R. Armata austriaca »
(58) Naturalista bergamasco, molto amico del Nullo, militava nello stesso Corpo delle Guide.
(59) Era veneto, ma risiedeva a Bergamo, dov'era occupato come telegrafista ferroviario. Di Silvio Contro fa cenno soltanto il SYLVA in Fatterelli Garibaldini, « Rivista di Bergamo », gennaio-febbraio 1926, pag. 9) e seg., e nel volume: Cinquant'anni dopo la prima Spedizione in Sicilia. Federico Alborghetti, nei suoi manoscritti, narra di essersi recato anche lui in Bergamo per raccogliere importanti notizie da riferire a Garibaldi , alla vigilia della liberazione della nostra città.
(60) Secondo la testimonianza del Sylva , passando per una porta di soccorso al fortino di Colle Aperto (« porta scoperta e smurata dai ragazzi di una famiglia che abitava nella casa che è oggidì l'Albergo S. Pellegrino »). Infatti, le porte della città, sotto il governo della legge marziale, erano chiuse dalle 19 alle 7 del mattino.
(61) Almenno S. Salvatore, posizione molto forte a 12 chilometri da Bergamo; posizione che Garibaldi occupò militarmente al tramonto del 7 giugno. (Vedere: « Bergamo Patriottica », 1859), Arch. St. « Gamba », volume 39, N. 3481, Civica Biblioteca « Mai », Bergamo).
(62) Cfr. Articolo di G. DONATI-PETTENI sulla Rivista « Celana », 1959, N. 13, pag. 7 e seg. Si ricorda il proclama del Governatore militare di Lombardia, pubblicato il 30 maggio 1859 « in forza dello stato di guerra » che « avverte parimenti che ogni partecipazione e intelligenza col nemico, che potrebbe recar danno alle II. RR. Truppe scoprendo le loro posizioni e le attivate misure di difesa ed in fine ogni prestazione in soccorso del medesimo, verrebbe trattata col rigore delle leggi militari di guerra... ». « Pattuglie militari sono incaricate della sorveglianza... Bande armate di congiurati calarono dal Piemonte nella Lombardia. Le città di Varese e di Como, le quali fra le loro popolazioni, contano molti nemici della tranquillità e dell'ordine, hanno fatto causa comune con queste disperate turbe e trovansi quindi in aperta rivolta. Notificazione del-l'I. R. Governo Militare della Lombardia. Il Governatore Andor Melczer di Kellcmes. I colpevoli saranno puniti con la morte entro 24 ore».
(63) Fidanzata del Nullo. Era nata a Bergamo il 14 luglio 1834 da Luigi e Ruspini Santina, di professione modista.
(64) Lettera-testamento di Francesco Nullo alla madre, in data 24 aprile 1859 (Tribunale di Bergamo), (copia fotografica al Museo Risorgim. Bergamo).
(65) Nullo, Curò, Carissimi, Zambelli, Fornoni, Maironi e il grosso della Colonna entrarono da Porta Cologno (vedere: Garibaldi e i Cacciatori delle Alpi a Berqamo, su « Bergamo Patriottica, 1859 », in Archivio Storico « Gamba », vol. 39, n. 3481. Civica Biblioteca «A. Mai», Bergamo); (vedere: «Gazzetta di Bergamo » del 9 giugno 1859).
(66) Attuale Piazza Pontida.
(67) Attuale via XX Settembre.
(68) Attuale Piazza Matteotti e « Sentierone ».
(69) Nel periodo della dominazione austrìaca era slato ripetutamente visitato dalle pattuglie di Polizia, perché sospetto covo di liberalismo (vedere: « Relazione dell'I. R. Comm.to di Polizia di Bergamo », n. 361, 4 aprile 1859, all'Ill.mo sig. Dott. Giosuè Magni, I. R. Delegato Provinciale di Bergamo, Archivio Comunale N. Ili, Gab. fila I, 17 sopra).
(70) Vedere: « Bergamo Patriottica, 1859 », articolo citato, Arch. St. « Gamba », vol. 39, N. 3481, Civica Biblioteca, Bergamo Alta.
(71) Oggi: Porta Garibaldi, tra Valverde e borgo S. Lorenzo.
(72) Teleki , Türr , Medici , Bixio , Camozzi .
(73) Narciso Bronzetti, nativo di Cavalese (Trento), moriva a Brescia, per le gravissime ferite riportate a Treponti.
(74) L. STEFANONI, opera citata, pagg. 51 - 52.
(75) « Tutti i giovani che possono prendere un fucile sono chiamati intorno alla bandiera tricolore. Nessuno di voi vorrà assistere inerte ed imbelle alla guerra santa; nessuno vorrà un giorno confessare, arrossendo, di non avervi preso parte. Ora è il tempo di mostrare che non si mentiva quando dicevamo di odiare l'Austria. All'armi dunque! Nessun sacrificio ci sembri grave, perché noi siamo quella generazione che avrà compito l'impresa dell'indipendenza italiana. Bergamo, 8 giugno 1859 - G. Garibaldi ».
(76) Anche se non ci è possibile comprovarne l'autenticità, facciamo nostra la testimonianza del Sylva che, nel ricordare Carlo Nullo, fratello di Francesco, scrive: Dopo essere disertato dall'Esercito austriaco, nel quale, come si disse, era capitano d'artiglieria, fece la Campagna del 1859 da volontario nell'Esercito regolare piemontese e fu ferito a la battaglia di S. Martino... », ( G. SYLVA , opera citata, pag. 57, II edizione 1959).
(77) Durante questo incontro avvenuto il 9 giugno, Garibaldi fu decorato di Medaglia d'oro al valor militare.
(78) Vedi: «Bergamo Patriottica, 1859 », Archivio St. « Gamba ». « Durante questa austera cerimonia all'intero squadrone delle Guide e al Corpo Sanitario dei Cacciatori delle Alpi venne conferita la Medaglia di bronzo al valor militare ».
(79) Bollettino telegramma di guerra N. 87. Como, Museo Garibaldi, Rac-colta Bollettini di guerra 1859, cart. XI-G.
(80) L. STEFANONI, opera citata, pag. 53.
(81) 11 luglio 1859.
(82) Quando il 17 marzo 1859 venne istituito con Decreto Reale il Corpo dei Cacciatori delle Alpi fu incaricato Garibaldi delle funzioni di Maggior Generale del Corpo. Con « ordine del giorno » da Lovere dell'11 agosto 1859 il Generale annuncia che si ritira dal Comando dei Cacciatori delle Alpi per andare a Modena.
(83) Esercito della Lega militare tra gli Stati di Toscana, Romagna, Modena e Parma. Capo supremo era Manfredo Fanti, che scelse Garibaldi come Comandante in seconda. Poi lo stesso Fanti cedette a Garibaldi il supremo Comando delle due Divisioni: Toscana e Modenese, concentrate intorno al confine marchigiano.
(84) Chiesto con « istanza 23 agosto 1859 », da Trescore.
(85) G. GERVASONI, F. Nullo, Biografia N. 112 dei Mille, a cura del Liceo « Sarpi », Bergamo, 1932, pag. 89.
(86) L. STEFANONI, opera citata, pag. 60.
(87) A. SOLMI, Discorsi sulla Storia d'Italia, Ed. La Nuova Italia, Firenze, 1933, pag. 303.
(88) Lettera di Garibaldi a Bertani , da Genova il 5 maggio 1860: "Io non consigliai il moto della Sicilia, ma venuti alle mani quei nostri fratelli, ho creduto obbligo di aiutarli ». Archivio St. « Gamba », vol. 41, N. 3760, Civica Biblioteca « Mai », Bergamo.
(89) L. STEFANONI, opera citata, pag. 62.
(90) L. STEFANONI, opera citata, pag. 62.
(91) Nella nota degli Ufficiali e delle persone sulle quali Garibaldi faceva assegnamento prima della Spedizione in Sicilia, al n. 33 figura il nome di Francesco Nullo (vedi: autografo presso Museo del Risorgimento di Milano, N. 5837, dell'Archivio generale). Vedi: Elenco ufficiale dei Mille di Marsala, Roma, Tip. C. Bartoli, 1870, pag. 20, N. 693.
(92) Non Villa Spinola (vedere nota 1, al cap. V. del volume di
G. SYLVA , L'VIII Compagnia dei Mille, 1050, II edizione, pag. 79).
(93) Ora sede della Scuola tecnica commerciale » A. di Savoia ».
(94) F. Nullo, F. Cucchi, gli arruolatori (vedi:
G. SYLVA , L'VIII Compagnia dei Mille, II edizione, 1059, cap. II, pag. 49).
(95) Nell'ideale unitario.
(96) Presidente del Comitato di arruolamento locale.
(97) Cfr. G. SYLVA , opera citata, pag. 73, cap. IV, II edizione.
(98) Archivio St. Ris. Ital. ォ Gamba サ, vol. 41, N. 3753, Civica Biblioteca ォ Mai サ, Bergamo.
(99) Vedi il romanzo di G. GARIBALDI , I Mille, Ed. Cappelli, Bologna, 1933, pag. 3.
(100) Tutti i Bergamaschi, invece, erano imbarcati sul « Lombardo » e formarono l'8° Compagnia.
(101) Veramente la partenza avvenne la notte tra il 5 e il 6 maggio.
(102) Trovasi al Museo del Risorgimento di Bergamo, vetrina 25, colto G.
(103) In arabo Mars Allah = porto di Dio.
(104) L. STEFANONI, opera citata, pag. 68.
-------------

continua
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