Genere: non-yaoi, fantascienza |
Raiting: angst |
Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono. |
Genesis
di Bombay
Missione #07#
Tamburellava le dita sul volante, erano ore che stavano
davanti a quella casa, ma non era successo assolutamente nulla.
La mente di Gary vagava e si fermava sempre nello stesso
punto: Jennifer.
Solo il rumore delle caramelle scartate
da Chris lo
riportavano alla realtà.
“Dovresti stare più concentrato, Gary, se accade qualcosa e
non sei pronto, non ho intenzione di assumermene la responsabilità”
“Certo, certo” rispose annoiato.
Desiderava ardentemente tornarsene a casa, ma mancavano
ancora tre maledette ore al cambio.
“Sai ti ho osservato ultimamente e sei distratto, approssimativo e noi non possiamo permettercelo, tu non puoi permettertelo. Paul
ti tiene d’occhio”
“Sai che novità, quello non fa altro nella vita che non
tenere d’occhio le nostre di vite!” esclamò osservando con attenzione la strada,
gli era sembrato di cogliere un movimento, o forse era solo frutto della sua
mente annoiata.
“La settimana prossima ci sarà una missione molto importante,
fossi in te cercherei di fare colpo su Paul”
“Non ci tengo, sto bene così. Abbiamo
visto che fine ha fatto
John. Mai destar il can che dorme”
Rimasero in silenzio per un po’. Proprio non capiva i
discorsi di Chris, loro non erano amici erano solo colleghi.
“Sai ho sentito dire che Paul non ha giurisdizione in Europa”
Gary fece spallucce apparentemente non interessato
all’informazione.
Chris era sempre stato così: criptico. Mai una notizia chiara
e lineare, mai.
Il tempo trascorse e finalmente giunse il termine di
quell’appostamento.
Lasciarono le consegne agli altri due e se ne tornarono
entrambi a casa.
Gary si buttò sul divano e prese il suo libro preferito,
sfogliò le pagine lentamente, ne conosceva dei passi a memoria.
Chiuse il libro repentinamente, aveva preso una decisione e
forse nella missione successiva avrebbe avuto un’opportunità.
Il nome lampeggiava in rosso sullo schermo. Non poteva
crederci, non voleva crederci.
Perché doveva finire così? Perché?
Con il cuore pesante, Jennifer sistemò la pistola nella
fondina.
“Sei pronta? Manchi solo tu” la chiamò Mary impaziente.
“Sì”
La fabbrica era abbandonata, ma non disabitata. Si muovevano
silenziosi, senza contatti radio, ognuno aveva un obbiettivo, ognuno sapeva
esattamente cosa fare e quando farlo.
Gary si appiattì contro il muro poi svoltò tenendo la pistola
dritta davanti a sé e la vide.
“Sapevo che prima o poi sarebbe successo” disse fissandola
negli occhi.
Era vero lo sapevano entrambi era solo questione di tempo ed,
infine, il tempo era giunto.
Blade era il target di Genesis e Genesis era il target di
Blade.
Gli ordini erano semplici e chiari.
Quella era una prova, chi la superava passava di grado,
semplice e lineare.
Uccidere o essere ucciso.
Erano uno di fronte all’altra, le armi sollevate, chi sparava
per primo avrebbe vinto.
Qualcuno si stava divertendo alle loro spalle, di questo Gary
era sicuro, troppe coincidenze, troppe.
Non c’era nulla da dire, non c’erano promesse tra loro. Solo
attimi rubati o colti, come preferiva dire Gary.
Da quanto tempo erano li fermi a fissarsi? Troppo poco.
Bastava premere il grilletto e tutto sarebbe finito. Gary non
ci sarebbe più stato e lei sarebbe tornata alla sua vita di sempre.
Un inganno era tutto un inganno… un’illusione.
Gary abbassò la pistola e la lasciò cadere a terra.
“Cosa fai? Raccoglila!” ordinò angosciata.
“No! E’ finita Jennifer. Mettiamo la parola fine a questa
commedia. Avanti, spara!”
“Perché?” sussurrò lei.
“Perché ti amo. Non posso ucciderti, nemmeno se volessi
distruggere il mondo. Preferisco morire piuttosto che macchiarmi di questo
crimine, le mia mani sono già sporche di sangue, ma non sopporterei di avere
anche il tuo. In fondo sono un vigliacco è più dura per chi resta che per chi se
ne va. Avanti spara!”
Lentamente Jennifer abbassò l’arma. Gary scosse la testa
“Così moriremo entrambi” bisbigliò, sapeva che se si fosse ritirato o non avesse
portato a termine la missione sarebbe stato eliminato comunque, quelle erano le
regole per quelli come loro. Era una trappola ben architettata.
“Non ha più importanza oramai”
Gary si avvicinò l’abbracciò e le sussurrò all’orecchio
“Giulietta e Romeo” e un momento dopo ruppe la capsula che aveva tra i denti.
Jennifer impugnò con fermezza la pistola e sparò.
Gary si accasciò a terra mentre sentiva i passi di Jennifer
correre lontano… lontano… lontano…
Chris si avvicinò al corpo di Blade, lo scosse con la punta
del piede, nessuna reazione.
“E’ morto?” chiese una voce dalla trasmittente.
“Sì” confermò piegandosi sul giovane.
“Puoi occupartene tu, Chris, una cosa discreta” ordinò
chiudendo la comunicazione.
Europa, Italia, Verona, Casa di Giulietta.
La guida stava spiegando la tragedia shekspiriana ed il passo
del balcone.
Un giovane americano ascoltava distrattamente il racconto.
Conosceva a memoria quella storia, era la sua preferita.
Si scostò i capelli biondi dietro l’orecchio, erano ancora di
una misura che non poteva fare la coda, quindi gli davano fastidio non era
abituato a portare i capelli lunghi.
Una ragazza entrò nel cortile del balcone, il cappello di
paglia di Firenze copriva un caschetto di capelli neri e gli occhiali D&G un
paio d’occhi azzurrissimi.
Elegante sia nel modo che nell’abbigliamento.
Gary, l’avrebbe riconosciuta ovunque, la osservò e sorrise
quando i loro occhi si incontrarono.
Ora erano insieme e nulla avrebbe potuto dividerli.
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