Genere:
non-yaoi, fantascienza
Raiting:
angst
Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono.

Genesis

di Bombay

 

Missione #06#

Faceva terribilmente freddo quell’anno. La neve aveva ricoperto tutta la città.

Entrò in casa tremando, si levò il cappotto, lo ripose ed accese la luce, quindi ascoltò la segreteria.

“Ciao, so che non dovrei chiamarti su questa linea… beh… è la vigilia di Natale… volevo farti gli auguri. Buon Natale, Jennifer”

La ragazza riascoltò il messaggio un paio di volte. Era sola quella vigilia di Natale come lo era stata molte altre volte, perché quella doveva essere diversa? E poi non sapeva come contattarlo, non che quello fosse un reale problema per lei.

Ascoltò ancora il messaggio, prese una bottiglia di vino, indossò il cappottò ed uscì.

Probabilmente stava commettendo un errore, ma non le importava, la vita era troppo breve.

 

A quell’ora in televisione non facevano proprio nulla, spense con uno sbuffo la TV e prese un libro “Le cronache del ghiaccio e del fuoco” però non riusciva a concentrarsi, chissà se Jennifer aveva sentito il suo messaggio.

Era uno stupido e lo sapeva, Chris lo aveva messo in guardia “Fa attenzione, Gary, le missioni hanno la priorità, un errore può essere fatale per te, ma soprattutto per la squadra”

“Lo so benissimo” aveva ribattuto piccato, non c’era bisogno che gli facesse la predica, non era un bambino.

“Allora se lo sai, svegliati dal bel sogno!”

Parole enigmatiche, parole fin troppo vere. Un sogno ad occhi aperti, ma era stato ben attento a non far trapelare nulla eppure Chris sapeva…

Il campanello lo distolse dai suoi pensieri. Guardò dallo spioncino e rimase di sasso. Aprì la porta.

“Ciao, ti disturbo? Sei solo?”

“Ciao, no non disturbi e sì sono solo”

“Ho sentito il tuo messaggio ed ho deciso di venire qui”

“Ne sono felice… prego entra”

Jennifer si tolse il cappotto bianco porgendogli la bottiglia.

“Non ho niente di decente in casa da offrirti e da abbinare al vino”

“Non ha importanza”

“Hai cenato?”

“No, non ancora”

“Ottimo dammi un minuto” disse prendendo il telefono e sparendo nella stanza attigua.

Riemerse cinque minuti dopo con un paio di pantaloni neri ed un maglione azzurro a collo alto.

“Andiamo” la esortò indossando un giubbotto.

“Dove?”

“Vedrai”

“Se non fossi venuta che cosa avresti mangiato per cena” chiese salendo in macchina.

“Avrei ordinato giapponese al take away dell’angolo, guardando il telegiornale per poi andare a letto”

“Interessante” commentò lei.

“Tu?”

“Beh avrei preparato un’insalata ed poi una fetta di dolce”

Mh buono”

Percorsero qualche kilometro in auto.

“Eccoci siamo arrivati “ ””

Un piccolo ristorante italiano, molto caratteristico e molto affollato.

“Come hai fatto a trovare posto qui, la vigilia di Natale, chiamando venti minuti fa?”

“Ho fatto un favore al proprietario” disse facendole l’occhiolino ed aprendole la porta.

Si sedettero a tavola e, Luigi, il proprietario del locale, li viziò con cibo e vino.

“Era tutto squisito”

“Già” mormorò uscendo dal lì sistemandosi la sciarpa.

Stava ricominciando a nevicare.

“Che bello” mormorò sollevando il viso guardando la neve.

“Buon Natale, Jennifer”

“Buon Natale, Gary” rispose ridendo dandogli un rapido bacio sulle labbra.

Erano entrambi euforici e si avviarono nel parco a braccetto, ridendo e cantando.

 

“Fermi” intimò loro un uomo, li bloccò puntandogli contro un pistola.

“Datemi tutte le cose di valore che avete”

Jennifer rimase immobile.

“Senti amico, ti consiglio di girare alla larga da me e dalla mia ragazza, non è serata e poi è Natale!”

L’uomo non si mosse “Fate come vi ho detto” gridò.

Gary tirò fuori il portafoglio “Ho cento dollari, è tutto quello che ho” disse lanciandoglieli.

L’uomo spostò la pistola da Gary a Jennifer, raccolse i soldi quindi fuggì via.

Gary tirò un sospirò di sollievo e sorrise alla ragazza che però fissava oltre la sua spalla nella direzione   dove era fuggito l’uomo.

“Cosa c’è?” domandò allarmato dalla sua espressione.

“Non lo so, questa cosa non mi ha convinto, prima ci chiede tutto ciò che abbiamo e poi se ne va con cento dollari? Guardami, Gary! Ho addosso degli orecchini che ne valgono trecento ed anche la collana per non parlare dell’orologio”

“Non so forse l’ho convinto con le parole” le disse cingendole le spalle con un braccio.

“Tu ed io non stiamo insieme” disse all’improvviso.

Una stilettata faceva meno male “Lo so ma mi è uscita così, non potevo stare lì a spiegargli la nostra situazione, non rivedremo più quel tizio” si giustificò, un poco seccato. Quell’episodio aveva guastato quella serata quasi perfetta.

“E’ stato un errore venire da te questa sera” disse accelerando il passo e distanziandolo un po’.

Gary la raggiunse “E’ Natale Jenny, concediamoci almeno questo attimo di felicità” le disse afferrandola per un braccio.

“Non possiamo! Due come noi non potranno mai stare insieme anche se lo volessimo, non ce lo permetterebbero mai. Perché farci delle illusioni? Perché?”

Aveva ragione, dannatamente, spietatamente ragione, ma a Gary quella situazione non andava più bene.

“Torno a casa…” disse lei divincolandosi ed allontanandosi.

Gary la rincorse l’afferrò da dietro e la strinse a sé affondando il viso nei suoi capelli candidi come la neve che cadeva intorno a loro.

“Resta con me stanotte. Non sopporto di passare un altro Natale da solo… ti prego” bisbigliò con voce incrinata.

“Nemmeno io…”

 

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