Genere: non-yaoi, fantascienza |
Raiting: PG |
Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono. |
Genesis
di Bombay
Missione #05#
La mano di Gary, tra i suoi capelli, che li accarezzava lievi
era così rilassante.
Era incredibile come le loro strade si fossero incrociate
ancora una volta. Quando le si era accostato con l’auto e le aveva chiesto se
voleva un passaggio non aveva indugiato a pensarci nemmeno per un momento e
quando erano arrivati sotto casa sua gli aveva chiesto di salire
a bere qualcosa.
Ora erano seduti sul divano a guardare il panorama magnifico
della città.
La luna era grande e piena, li illuminava con i suoi raggi
d’argento.
Sorseggiando del rosso italiano Gary chiese: “Come puoi
permetterti tutto questo?”
“La mia famiglia è ricca e mi mantiene, basta che stia
lontana da loro”
Gary sorrise bieco, una storia che aveva già sentito “Quando
hai sviluppato i tuoi poteri mutanti ti hanno gentilmente indicato la porta?”
Jennifer annuì senza rendersene conto prese a raccontare
“Avevo sedici anni quando è successo la prima volta” mormorò “Ho toccato il mio
gemello e davanti ai miei occhi ho visto tutto il suo DNA”
Gary sorrise tra sé: ecco perché la chiamavano Genesis!
“Hai un gemello?” l’interruppe sbalordito da
quell’informazione.
“Avevo” sottolineò tristemente, Gary posò il bicchiere e la
guardò negli occhi in attesa che continuasse.
“Dissi solo a lui di questa cosa, Julian giurò di non dirlo
ai nostri genitori. Mentre io, quando potevo, utilizzavo il mio potere, così
scoprii una cosa…”
“Cosa?” la spronò curioso, non avevano mai parlato tanto
intimamente del loro passato.
“Mio fratello ed io avevamo gli stessi geni di mia madre, ma
non quelli di mio padre” sussurrò socchiudendo gli occhi “Julian non la prese
affatto bene, mi disse che dovevo smetterla di usare quel potere. Attirati dalle
nostre grida i nostri genitori vennero di sopra e colsero la fine del discorso:
che possedevo un potere mutante” tacque bevendo dell’altro vino.
“Cosa successe poi?”
“Niente, mio padre ci ha sempre trattato con freddezza, già
essere albini per lui era una mutazione figuriamoci il resto. Però da quel
giorno anche mia madre mi guardava con occhi diversi. Più o meno sei mesi dopo
anche Julian sviluppò un potere: era un telepate”
Gary sospirò, non doveva essere stato facile per i due
gemelli.
“Insomma per farla breve, poco dopo nostro padre scoprì che
anche Julian era un mutante” disse dopo una lunga pausa.
“Una sera Julian venne da me. - Papà ci manderà via – mi
disse. – Non è nostro padre – ribattei stupidamente – Ma lui non lo sa –
Quella notte mi sveglia di soprassalto, con il cuore in gola…”
rimase in silenzio, gli occhi colmi di lacrime “Pochi istanti dopo… lo sparo.
Mia madre e mio padre si precipitarono di sotto, ma era troppo tardi: Julian si
era portato la pistola alla tempia ed aveva premuto il grilletto” bisbigliò
mentre lacrime silenti le rigavano il volto.
Gary le tolse il bicchiere vuoto dalle mani e l’abbracciò era
l’unica cosa sensata che potesse fare mentre Jennifer si scioglieva in
singhiozzi. Non l’aveva mai vista tanto disperata.
Rimasero così, in silenzio, fino a quando la ragazza non si
calmò e si sollevò dal suo petto asciugandosi il viso.
Gary le posò una mano sulla guancia umida e la trasse a sé,
posò le labbra su quelle di lei.
Jennifer si abbandonò completamente a quel bacio, aveva
bisogno di quel contatto e di quel calore.
Il giovane si sollevò posando la fronte su quella di lei “Non
sei più sola” bisbigliò strappandole un sorriso.
“E tu?” domandò.
“Ah ecco i miei poteri si sono manifestati a diciotto anni.
Ero in spiaggia con gli amici per il compleanno di una ragazza, non ricordo bene
com’è successo fatto sta che Bill il mio, all’epoca, migliore amico, ha
attaccato briga con Fred, il bullo della compagnia ed è finita in rissa tra Bill
e Fred. Il problema era che Bill era piccolino e magro, l’altro un giocatore di
football. Non c’era storia, l’avrebbe ammazzato di botte. Così ho cercato di
fermarli, ma sono stato coinvolto a mia volta, ero furioso ed ho perso il
controllo. Non era mia intenzione fargli del male, gli ho dato un pugno nello
stomaco… solo che… ho generato una lama di energia che l’ha attraversato da
parte a parte. Ho un ricordo netto di quel momento, del silenzio che è calato in
un istante. Tutti ammutolirono fissandomi esterrefatti e tutti fecero un passo
indietro. Ricordo distintamente le parole di Fred: - che cosa sei? – continuava
a ripetere.
Qualcuno chiamò l’ambulanza, arrivò la polizia, i miei
genitori. Ricordo Bill che mi fissava, scuoteva la testa, si voltava e se ne
andava. Non l’ho più visto ne sentito da quel giorno. Fred se la cavò, per
fortuna ed anch’io, in qualche modo ne uscii pulito penalmente. Ma ero distrutto
e nessuno parve accorgersene” strinse i pugni con forza “Per me iniziò un anno
di calvario: psicologi, medici, test… fino a quando non ne potei più. Gridai in
faccia a mio padre che ero un mutante che non potevo
guarire come erano convinti loro
perché non ero malato: ero così punto
e basta. – Non siamo pronti per questo - mi disse mia madre tra le lacrime. Il
giorno dopo, zaino in spalla, sono andato via. Li sento a Natale, qualche volta,
mi mandano dei soldi. Mia madre mi ripete che non sono pronti. La verità è che
non lo saranno mai” concluse versando dell’altro vino per entrambi. Ridacchiò
porgendole il bicchiere “Se con un solo bicchiere abbiamo parlato di questo,
finendo la bottiglia ci racconteremo i nostri più turpi segreti”
Jennifer sorrise “Forse…” disse bevendo tutto d’un fiato.
Posò il bicchiere ed attese che Gary facesse altrettanto, quindi si alzò e tolse
il fermaglio che le legava i capelli, scosse la testa facendoli ricadere fluenti
sulle spalle, infine sollevò un poco la gonna e si mise a cavalcioni su di lui
che trattenne il respiro.
“Voglio sentirmi come l’altra volta. Non mi ero mai sentita
tanto libera, ma legata strettamente a qualcuno…”
Gary deglutì accarezzandole la schiena sotto la camicetta.
“Per favore” sussurrò ad un respiro delle labbra di lui.
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