Genere: yaoi |
Raiting:
NC-17, X, R, angst |
Pairing:
RobertXVictorXHector, HectorXVictor, HectorXRobert |
Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono. |
Pretty boy
di Bombay
III.
Victor si passò la mano tra i capelli,
che non ne volevano sapere di starsene al loro poso.
Si sentiva strano vestito in maniera
tanto elegante. Hector invece sembrava perfettamente a proprio agio nell’abito
scuro ed Victor doveva ammetterlo, gli stava divinamente.
“Sei sicuro che sia il caso che venga
anche io? Di solito in queste occasioni si partecipa con la moglie o con la
fidanzata” disse.
“Gran parte dei miei colleghi sa qual è
il mio orientamento sessuale, non ho mai fatto mistero di questo. Rilassati e
vedrai che ti divertirai ed è un’ottima occasione per entrare nell’ambiente”
Victor sospirò rassegnato e seguì il
compagno fuori dall’appartamento fino all’auto.
Il ricevimento di beneficenza si teneva
fuori città in un lussuoso palazzo antico.
Victor rimase impressionato da tanto
sfarzo e mai avrebbe pensato di poter partecipare ad un evento del genere.
Si sentiva un pesce fuor d’acqua, al
contrario Hector apparteneva a quel luogo, salutò altri medici e lo presentò ad
una decina di persone; sembrava anche divertirsi molto.
“Ehi Hector è un po’ che non ti fai più
sentire” esclamò un uomo avanzando verso di loro con una flute di champagne in
mano.
“Robert, mi sorprende trovarti qui”
ribatté il medico evidentemente stupito.
“Robert Stain ti presento Victor Blake,
il mio compagno”
Vic strinse la mano dell’uomo e nella
sua espressione lesse ostilità, nonostante i suoi modi gentili ed un po’
affettati.
“Siamo stati compagni all’università”
spiegò Hector “E’ medico cardiologo”
La serata proseguì in maniera vivace e
tranquilla anche se Victor sentiva spesso lo sguardo di Robert su di sé.
Il buffet era squisito ed il vino lo era
altrettanto.
“Sarà meglio tornare a casa” propose
Hector.
“Non vorrai già andare a dormire?”
domandò Robert il quale era abbastanza alticcio.
“Andiamo da qualche altra parte a bere
qualcosa ed a divertirci in maniera diversa”
“Potremmo andare a casa mia a prendere
un ultimo drink” propose Hector.
“Così mi piaci!” esclamò Robert con un
sorriso ambiguo che a Victor non piacque per niente.
“Che ne pensi, Vic?”
Il ragazzo lo fissò interdetto, infine
scrollò le spalle.
Hector chiuse la porta alle loro spalle.
Victor non aveva capito perché il suo compagno avesse insistito tanto a far
andare a casa loro anche il suo collega Robert Stain.
“Ti posso offrire qualcosa?” domandò
Hector, togliendosi l’elegante giacca scura.
“Stai scherzando mi vuoi più ubriaco di
così?” rise l’altro dandogli una pacca sul sedere.
Victor li fissò interdetto, Hector lo
afferrò per un braccio, lo baciò sulle labbra tenendogli il viso tra le mani.
Il ragazzo si tirò indietro e fissò il
compagno negli occhi era ubriaco. Sentì Robert dietro di sé cingergli i fianchi
ed aderire a lui.
“Che ne dite di giocare un po’?” propose
Hector.
“Per me va bene” sussurrò Robert, mentre
slacciava i pantaloni di Victor ed insinuava una mano sul davanti.
Il ragazzo si morse le labbra, non
voleva fare una cosa del genere, ma non trovò il coraggio di rifiutare.
“Non porti biancheria” sussurrò sul suo
collo succhiandolo, mentre Hector gli sbottonava la camicia, la tolse e fece
altrettanto con la sua sedendosi sul divano.
Robert abbassò i pantaloni di Victor,
gli accarezzò le natiche sode, il ragazzo sospirò mentre i due uomini lo
accarezzavano e lo baciavano.
Robert gli si inginocchiò dietro, gli
separò le natiche vi insinuò la lingua stuzzicandolo sapientemente.
Victor rabbrividì quando Robert cominciò
a lavorarlo con le dita. Il ragazzo si inginocchiò a terra, slacciò i calzoni di
Hector e prese tra le labbra il suo sesso semieretto, dopo poco però il medico
lo fece sollevare, si liberò dei pantaloni e guidò Victor dentro di sé ed il
ragazzo avvertì Robert farsi strada nel suo corpo.
Victor era stordito da quella
situazione, mai avrebbe pensato di fare sesso a tre con Hector ed un suo
collega. Era prossimo all’orgasmo, ma si trattenne il più a lungo possibile fino
a quando non avvertì il calore di Hector sul proprio ventre, con un ultima
spinta, che fece gemere sia Hector che Victor, Robert si liberò in quest’ultimo.
Hector scomparve in camera seguito poco
dopo dai due compagni. Si sdraiò sul letto portando Victor con sé.
Robert si avvicinò al medico, gli baciò
le labbra, ma Hector si tirò indietro.
Victor si muoveva sinuoso su Hector,
accarezzandogli il petto con le mani, poi si spostò sospingendo Robert a
sdraiarsi, quindi gli si mise a cavalcioni al contrario e prese a leccargli il
sesso, quando fu nuovamente eretto lo prese in bocca completamente suggendo con
avidità.
Robert fece altrettanto con il membro di
Victor, mentre Hector si posizionava dietro al ragazzo separandogli le natiche,
notando il seme di Robert colare dalla sua piccola apertura.
Poggiò la punta del suo sesso e si
spinse nelle viscere di Victor che si fermò un istante godendosi appieno
l’entrata del suo amante.
Hector si muoveva con spinte lente e
calcolate Victor continuò a suggere il membro dell’altro, poi lo penetrò con un
dito, sentendolo sussultare e gemere lievemente spinse con forza le dita dentro
di lui: Robert venne con un grugnito soddisfatto.
Victor si sollevò un poco gemendo senza
ritegno Hector dentro di lui e Robert che lo succhiava con forza.
“Ah… sì, di più, più forte…” gemette ed
Hector spinse con vigore in lui più volte fino a quando il ragazzo non venne
nella bocca di Robert.
Crollarono tutti e tre esausti sulle
lenzuola, Victor si accoccolò contro il compagno e si addormentò profondamente.
Il ragazzo fu svegliato da dei gemiti,
socchiuse gli occhi ed alla tenue luce della lampada vide Hector e Robert fare
l’amore.
Robert a cavalcioni di Hector lo baciava
e veniva posseduto da lui, che gli teneva i fianchi imponendogli il ritmo che
preferiva.
“Proprio come ai vecchi tempi, eh?”
disse Robert baciando Hector che rispose con passione.
Victor spalancò gli occhi ferito da
quella scena e da quelle parole.
“Guarda, il tuo cucciolo si è svegliato”
mormorò Robert, con un ampio sorriso sulle labbra.
Hector volse la testa incontrando lo
sguardo chiaro e triste di Victor, il quale si alzò di scatto.
“Cosa fai?” domandò Hector allarmato.
“Me ne vado” sibilò Victor, infilandosi
i pantaloni.
Hector fissò Robert che anche se non
capiva la situazione si sollevò e rotolò di lato.
“Vic, aspetta!”
“No! Nessuno, fino ad ora, mi aveva mai
trattato in questo modo” disse finendo di vestirsi raggiungendo la porta.
“Dove vuoi andare a quest’ora della
notte” domandò afferrandolo per un braccio.
“A battere sui viali” sbottò
divincolandosi ed uscendo in fretta da quell’appartamento.
Hector si sedette sul divano prendendosi
la testa tra le mani.
“Si può sapere cosa succede?” domandò
Robert avvicinandosi sinuoso.
“Va via Robert, per favore”
“Ma…” protestò circondandogli le spalle
con le braccia.
Hector si divincolò malamente “Per
favore. Ti pago io il taxi”
Robert lo fissò scuotendo la testa.
“Come vuoi. Mi faccio la doccia, mi
vesto e me ne vado. Va bene?”
Il medico annuì stancamente.
Non sapeva dove andare, non aveva una
casa dove tornare. Era notte fonda e faceva freddo.
Come aveva potuto lasciarsi trattare
così.
Rabbrividì, non aveva preso il cappotto
nella fretta di lasciare la casa di Hector e sotto la felpa ed i jeans non
indossava nulla.
Si incamminò a passò svelto verso un
quartiere della città.
Una macchina gli si accostò “Quanto
vuoi?” domandò l’uomo dall’accento straniero.
Per un fugace istante fu tentato di
dirgli un prezzo e salire in macchina per farsi scopare e dimenticare quella
notte assurda, ma non voleva tornare alla squallida vita di prima.
“Per chi mi hai preso io non faccio quel
genere di lavoro” sbottò. Per fortuna il tizio lo lasciò in pace e se ne andò.
Dopo una lunga camminata Victor arrivò
ad un condominio, trovò il portone aperto e salì al quarto piano.
Suonò alla porta, nessuno rispose. Suonò
ancora, poi bussò con forza.
“Joe, ti prego, ti prego apri” disse
continuando a tempestare la porta di pugni.
Uno spiraglio si aprì e Joe fece
capolino, assonnato e scarmigliato.
“Vic?” esclamò aprendo del tutto la
porta.
“Scusa io non sapevo dove andare”
“Cosa succede Joe?” la possente voce di
un uomo giunse dalla stanza da letto.
“Entra” sussurrò a Victor “E’ Victor!”
esclamò.
Un uomo alto e magro avvolto in una
vestaglia scura si affacciò alla porta.
“Ciao Steve” lo salutò Victor
imbarazzato.
“Cosa ti è successo? Stai tremando”
disse avvicinandosi.
“Non ho preso il cappotto” disse come se
quelle parole spiegassero tutto.
“Come sei arrivato qui?” domandò Joe,
mentre Steve metteva a bollire dell’acqua sul fuoco.
“A piedi”
I due uomini si fissarono interdetti.
“Vuoi dire che dalla casa di Hector,
perché e da lì che vieni, vero?”
Victor annuì abbassando lo sguardo.
“Fino a qui, sei venuto a piedi in pieno
inverno alle…” lanciò un occhiata all’orologio “Quasi quattro del mattino?”
“Sì” disse solo.
“Tu sei matto” disse Steve prendendo
delle tazze dal ripiano.
Joe scosse la testa sparendo nella
stanza accanto, tornando dopo poco con una coperta che drappeggiò sulle spalle
di Victor.
“Cosa è successo?” volle sapere Joe.
“Non mi va di parlarne”
“Coraggio sei tra amici” lo invitò Steve
mettendoli in mano un tazza di the bollente.
Con voce tremante Victor prese a
raccontare mentre i due uomini lo ascoltavano senza fare nessun commento, visto
che il ragazzo sembrava faticare a confidarsi.
“Questo è tutto” concluse.
“Perché hai accettato di fare una cosa
del genere, se non ti andava?”
Victor scosse la testa “Non lo so, siamo
tornati dalla festa eravamo tutti alticci. Una cosa ha tirato l’altra, è anche
colpa mia, lo so. Però, però, io… io…” singhiozzò miseramente coprendosi il viso
con una mano.
“Lo amo. Lo amo tanto. La cosa che mi ha
fatto più male è stato svegliarmi e vedere Hector e Robert fare l’amore, poi le
parole di Robert. Non ce l’ho fatta, sono fuggito, non gli ho dato il tempo di
spiegare, di replicare, sono scappato”
Steve gli batté un colpetto sulla spalla
“Si sistemerà tutto” lo rassicurò.
Victor scosse la testa “Non voglio
tornare là, questa notte”
“Non c’è problema puoi restare qui anche
qualche giorno se sarà necessario” gli propose Steve.
Joe si volse stupito verso il compagno
che solitamente non gradiva avere gente per casa.
“No, solo per questa notte, non voglio
recarvi disturbo”
“Tu non disturbi Vic” disse Joe
abbracciandolo.
“Allora grazie”
Hector camminava nervosamente per
l’appartamento con il telefono in mano, Victor non rispondeva alle sue chiamate.
Robert gli passò accanto “Ti serve
qualcosa?” chiese.
“No!” rispose brusco.
L’altro uomo lo fissò “Chiamami” disse
uscendo dall’appartamento.
-Non credo proprio- pensò tra sé, come aveva fatto ad
essere così stupido.
Compose ancora il numero di Victor:
niente.
Le ultime parole del ragazzo
continuavano a rimbombargli nella mente: si vestì in fretta ed uscì nella notte,
prese la macchina e setacciò il quartiere. Di Victor nemmeno l’ombra. Però non
sapeva se essere preoccupato o sollevato.
Passò davanti al locale dove lavorava
Victor, ma era chiuso. Girovagò senza meta fino all’alba, scoraggiato tornò a
casa si fece una doccia ed andò al lavoro.
Victor fece colazione con Joe ed il suo
compagno, non aveva nessuna voglia di andare a lezione.
“Joe senti…” mormorò “C’è ancora posto
per me al locale?” domandò con un filo di voce.
I due uomini lo fissarono e Steve scosse
la testa.
“Certo Vic, c’è sempre un posto di
lavoro per te, ma è questo che vuoi?” chiese Joe posandogli una mano sul
braccio.
Victor aprì la bocca per parlare, poi la
richiuse “Quale alternativa ho?” disse infine.
“Beh per esempio parlargli” disse Joe
“Sono sicuro che Hector è molto innamorato di te”
Victor abbassò lo sguardo.
“Sai non ho mai avuto modo di dirtelo,
ma Hector veniva già da due mesi al locale, quasi tutte le sere. Prendeva
qualcosa da bere e ti osservava, ha sempre rifiutato gli altri ragazzi”
“Dagli la possibilità di spiegare,
chiaritevi e si sistemerà tutto, ne sono certo” aggiunse Steve.
“In fondo non mi sembra uno stupido”
disse strizzando l’occhio.
Hector parcheggiò la macchina e scese.
Entrò nel locale affollato.
Si diresse senza esitate al bancone dove
Joe stava preparando dei cocktail.
“Dov’è Victor?“ domandò.
“Buona sera” lo salutò cordialmente.
Hector fece un cenno col capo ed attese
una risposta.
“Non vuole vederti almeno per un po’…”
rispose, posando i bicchieri sul vassoio.
“Sono stato un idiota, è tutta colpa
mia, devo digli che mi dispiace. Dimmi dov’è, Joe, per favore” lo supplicò.
Il barista notò che il medico non aveva
un bell’aspetto e poi sembrava sinceramente dispiaciuto, con un sospiro prese un
pezzo di carta e scrisse un indirizzo.
“Ecco!”
Hector lesse la via e ripose il
biglietto in tasca “Grazie”
“Hector, fa attenzione, Vic è più
fragile di quel che sembra” lo ammonì severamente.
“Lo so”
Victor sobbalzò sul divano al suono del
campanello, si era assopito, spense la tv e si alzò; aprì la porta convinto che
fosse Steve ed invece si trovò davanti Hector.
“Ciao” lo salutò il medico.
“Posso entrare?” domandò.
“Cosa vuoi?” sibilò Victor gelido.
“Parlare” disse l’uomo “Ieri notte te ne
sei andato tanto in fretta che…” iniziò.
“Non abbiamo niente da dirci!” esclamò
chiudendo la porta, ma Hector fu più veloce e riuscì a bloccarlo con la mano.
“Per favore, Victor non buttiamo tutto
al vento, ho sbagliato, mi dispiace…”
A quelle parole il ragazzo si fece da
parte e lo fece entrare.
“Mi hai ferito” mormorò Victor, posando
le mani sullo schienale del divano.
“Mi sono sentito profondamente umiliato”
“Potevi rifiutarti” mormorò il medico.
“Adesso è colpa mia!” gridò Victor
avvicinandosi.
“Tu ed il tuo amico mi avete considerato
come una puttana”
“Non l’ho pensato nemmeno per un
momento, eri consenziente” lo rimbeccò.
“Tu, forse, ma Robert sì, l’ho capito da
come mi guardava e da come mi ha trattato. Cosa avrei dovuto fare, andare
nell’altra stanza, mentre voi due scopavate?”
“Potevi parlare, eravamo mezzi ubriachi,
ma ancora consci di quale era il limite”
“Allora va a farti scopare da Robert
come ai vecchi tempi” gli rinfacciò arrogante.
Lo schiaffò arrivò tanto inaspettato
quanto violento che mozzò il fiato in gola a Victor.
“Vattene!” sibilò.
“No, scusa mi dispiace” disse pentendosi
dell’affrettato gesto.
“Va via!!!” gridò.
Hector scosse la testa con forza
avvicinandosi “Ti amo troppo per perderti” disse stringendolo a sé.
Victor scoppiò in singhiozzi “Io mi sono
sentito così male vedendo te e Robert” balbettò.
Hector lo strinse forte “Non succederà
più te lo prometto”
I due si sedettero su divano e quando
Victor si calmò chiese: “Quale rapporto avevi con Robert?”
Il medico sospirò “Andavamo
all’Università insieme, studiavamo insieme, facevamo sesso. Non c’è mai stato un
legame tra noi. Quando uno dei due aveva voglia di scopare chiamava l’altro”
spiegò passando una mano tra i capelli morbidi di Victor.
“Tutto questo ha avuto termine due anni
e mezzo fa, quando Robert si è sposato”
“E’ sposato? Non ho visto la fede”
“Sì, l’avrà sicuramente tolta. Non ha
mai rivelato a sua moglie la sua bisessualità. Sinceramente non mi aspettavo di
vederlo a quel ricevimento”
Victor si accoccolò contro il medico
“Vuoi tornare a casa con me?” domandò quest’ultimo.
“Sì” bisbigliò mettendosi a cavalcioni
su di lui.
“Ti amo Victor, come non ho mai amato
nessun altro” sussurrò lambendogli le labbra con le sue.
Joe sbadigliò appoggiandosi a Steve.
“Devo cambiare lavoro” borbottò mentre
l’altro apriva la porta.
“Sì come no, lo ripeti ogni volta che
chiudi il locale, oramai non ti credo più” lo canzonò.
I due rimasero a bocca aperta.
“Se andiamo avanti di questo passo
dovremo prendere una casa più grande” scherzò Steve, parlando a bassa voce, per
non svegliare Victor ed Hector, che dormivano abbracciati sul divano mezzi nudi.
“Li svegliamo?” propose.
“Sei matto!” esclamò Joe andando a
prendere una coperta, Steve sorrise cingendogli la vita.
“Beh a quanto pare hanno fatto pace”
sussurrò nell’orecchio di Joe.
“Sì, pare di sì”
“Dai andiamo di là”
I due lasciarono il salotto e Joe spense
la luce.
Hector fu il primo a svegliarsi, si guardò intorno disorientato, poi ricordò e
guardò l’ora, per fortuna aveva il turno di notte. Victor dormiva ancora
profondamente.
“Buongiorno” lo salutò una voce maschile
alle sue spalle. Hector si volse e vide un uomo a lui sconosciuto, i capelli
scuri e spettinati la vestaglia aperta. Dopo pochi istanti apparve Joe.
“Ah ben svegliato” disse “Questo è Steve
il mio compagno” spiegò facendo così chiarezza al medico.
Victor si mosse e sbadigliò aprendo gli
occhi.
“Oh bene allora preparo la colazione per
tutti!” esclamò Steve sparendo in cucina.
Era trascorso quasi un mese da quando i
due avevano litigato per colpa di Robert.
Il campanello suonò e Victor si alzò dal
divano dove era seduto a guardare la tv.
Hector doveva aver lasciato a casa le
chiavi, in più era in anticipo: meglio così.
Senza guardare dallo spioncino aprì la
porta. Rimase di sasso quando davanti a lui vide Robert.
“Posso entrare?”
“Hector non c’è, tornerà tra un po’”
“Bene. Posso aspettarlo qui?” domandò
mellifluo avanzando di un passo verso Victor.
“Va bene” acconsentì tornando in salotto
sentendosi profondamente a disagio.
“Sai? Hector è cambiato molto da quando
sta con te” lo accusò all’improvviso.
Victor scrollò le spalle non sapendo
cosa rispondere.
“Ho fatto qualche ricerca sul tuo conto,
Vic, scoprendo che non mi ero sbagliato: sei una puttana” sibilò crudele.
“Non più” riuscì a sussurrare.
“Ma davvero? La cosa che mi fa infuriare
è che da quando ti ha preso con sé non mi ha più chiamato” sibilò sfiorandogli
la guancia con il dorso di due dita.
Victor si ritrasse a quel viscido tocco.
“Non fare il prezioso, posso pagarti. Se
non ricordo male ti ho già scopato gratis una volta”
“Non mi toccare” gridò cercando di
alzarsi, ma Robert fu più veloce e riuscì a bloccarlo.
“Sei e rimarrai sempre una puttana,
quindi ora spogliati e fammi godere per bene”
“No!” urlò cercando di divincolarsi, ma
Robert lo colpì con un pugno in viso e poi nello stomaco.
L’uomo gli strappò con forza la camicia
e gli abbassò con violenza i jeans. Lo voltò spingendogli il viso tra i cuscini
del divano, Victor si sentiva soffocare. Forse sarebbe svenuto mentre Robert
abusava di lui.
All’improvviso il peso che gravava sul
suo corpo scomparve, volse un poco la testa in tempo per vedere Hector colpire
con un pugno Robert intimandogli di non farsi più vedere.
“Non avvicinarti mai più a lui; se lo
farai ti denuncio e ti rovino” gridò spingendolo fuori di casa sbattendo la
porta d’ingresso.
Tornò immediatamente da Victor, lo
sollevò e lo strinse forte tra le braccia.
“Stai bene?” domandò con la voce
incrinata.
“Ora sì” bisbigliò, ma non riusciva a
smettere di tremare.
“Quel bastardo” sibilò il medico
prendendogli il viso tra le mani e sfiorandogli con cautela lo zigomo tumefatto.
“Perché gli hai aperto?”
Victor nascose il viso nella camicia
morbida del compagno.
“Ero convinto che avessi dimenticato le
chiavi e che fossi rincasato prima, non ho guardato dallo spioncino”
“Per fortuna sono davvero tornato prima”
mormorò rabbrividendo al solo pensiero.
Victor si strinse a lui, non riusciva a
smettere di tremare, anche se sapeva di essere al sicuro tra le braccia di
Hector.
“Ci riproverà?” bisbigliò dopo un lungo
momento.
“Robert ha tanti difetti, ma non è
stupido, sa che le mie non sono vane minacce” rispose, la sua voce era aspra e
dura a Victor fece paura.
“Stringimi” lo pregò, nascondendo il
viso sul suo petto.
Il medico lo cullò dolcemente
accarezzandogli la schiena ed i capelli.
All’improvviso il cercapersone di Hector
prese a suonare facendoli trasalire.
“Accidenti è l’ospedale”
Victor si districò dall’abbraccio per
permettere a Hector di prendere il telefono.
Quando posò la cornetta sospirò avvilito
“C’è stato un incidente sull’autostrada hanno bisogno di chirurghi e…”
Victor sorrise annuendo “Capisco”
sussurrò, al medico si contrasse lo stomaco dolorosamente, non voleva lasciarlo
solo dopo quanto era accaduto.
“Mi dispiace, tornerò appena mi sarà
possibile” promise anche se sapeva che probabilmente sarebbe tornato all’alba.
“Non aspettarmi alzato” lo ammonì
infatti.
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