Genere: yaoi |
Raiting:
NC-17, X, angst, rape |
Pairing:
JonathanXVictor |
Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono. |
Pretty boy
di Bombay
II.
Joe fissava il ragazzo seduto davanti a
sé, era uno dei migliori ed il più richiesto, gli dispiaceva perderlo, però
Victor non era adatto a fare quel genere di lavoro.
“Lo hai baciato?” chiese a bruciapelo.
“Cosa?”
“Lo hai baciato? Sulla bocca intendo”
“Sì” bisbigliò arrossendo e sentendosi
colpevole.
“L’hai baciato ed hai fatto l’amore con
lui”
Victor arrossì ancora di più e Joe
scosse la testa posando il bicchiere e lo straccio.
“Beh è un bell’uomo, giovane, quanti
anni hai detto che ha?”
“Trentadue”
“Ha un ottimo lavoro ed una bella casa.
Hai proprio trovato il principe azzurro” lo prese in giro.
“Non dire idiozie! Non sono innamorato
di lui” bisbigliò.
“Sì, come no. Guarda arriva Jonathan
Louse”
Victor sospirò quando l’uomo si avvicinò
e gli diede una pacca sul sedere.
Joe alzò un sopracciglio ed allungò la
chiave della camera all’uomo.
“Ho una gran voglia di scoparti piccolo”
gli disse mentre salivano le scale, il ragazzo si strinse nelle spalle: odiava
Jonathan, lui e Bart erano i clienti più violenti e senza scrupoli.
Jonathan lo sospinse nella stanza con
malagrazia.
“Spogliati per me!”
Victor sospirò si sfilò piano la
striminzita maglietta nera che indossava, si accarezzò piano stuzzicandosi i
capezzoli.
“Mi fai impazzire” sussurrò Jonathan
accarezzandosi volgarmente il rigonfiamento dei pantaloni.
Vic si tolse i calzoni e continuò a
sfiorarsi la pelle.
“Toccati” gli ordinò.
Il ragazzo si morse le labbra
masturbandosi piano.
Jonathan si aprì i pantaloni.
“Voltati appoggia le mani sul tavolino e
piegati a novanta” ordinò.
Victor ubbidì e senti il grosso fallo
dell’uomo penetrarlo con prepotenza.
“Lo senti? Ti piace quando ti scopo eh?”
Solitamente con Jonathan partecipava
attivamente facendogli credere che gli piacesse da morire, ma era solo una
squallida recita e quella sera proprio non ce la faceva. Per la prima volta, da
quando faceva quel lavoro, si senti squallido e sporco, non rispose e questo gli
fu fatale.
L’uomo uscì da lui e lo voltò dandogli
uno schiaffo che lo fece cadere sul letto.
“Che cazzo hai?” urlò.
Victor ansimò posandosi una mano sulla
guancia colpita, Jonathan gli fu nuovamente sopra e riprese a montarlo con
violenza, venne con un grugnito e gli crollò addosso.
Victor sospirò di sollievo quando
Jonathan si alzò, prese dei soldi gettandoli sul letto, poi ne tirò fuori degli
altri e li gettò addosso a Victor con disprezzo.
“Ora divertiamoci sul serio. Sei stato
cattivo Vic, devi essere punito…” disse sfilandosi la cintura, prese a colpire
il ragazzo con forza dove capitava insensibile alle preghiere del giovane che
non riusciva ad evitare i colpi.
“Basta, basta, basta…” singhiozzò
raggomitolandosi su sé stesso senza più forze.
I colpi di cintura cessarono Jonathan lo
voltò e lo tenne fermo con un ginocchio. Victor urlò quando qualcosa di freddo e
terribilmente grande gli entrò dentro.
Con cosa lo stava penetrando? In più si
stava masturbando, sentì il seme caldo sulla schiena e provò l’impulso di
vomitare.
Finalmente smise di torturarlo e
sbattendo la porta ne andò.
Non riusciva a pensare, stava troppo
male doveva alzarsi, dove andarsene da lì. Si alzò lentamente lottando contro il
senso di nausea e vertigine. Scese disotto e rimase nell’ombra quando Joe gli
passò accanto mormorò: “Vado via”
Hector sbadigliò, accese la luce e scese
dal letto, inveendo contro chi stava insistentemente suonando alla sua porta
alle tre del mattino.
Si infilò la vestaglia e spalancò la
porta pronto a dirne quattro al disturbatore del suo sonno.
Rimase senza parole quando vide Hector
davanti a sé, infreddolito e con il viso pesto.
“Victor”
Il ragazzo si accasciò senza forze tra
le braccia del medico.
“Victor”
“Tienimi con te, ti prego, tienimi con
te” sussurrò perdendo i sensi.
L’uomo lo sollevò, lo portò in camera,
gli tolse il soprabito ed inorridì vedendo i jeans chiari macchiati di rosso.
“Merda!” imprecò.
Lo spogliò buttando a terra i vestiti.
“Mio Dio, chi ti ha fatto questo,
Victor?”
Andò in bagno prese quello che gli
occorreva tornò nella stanza e gli posò un fazzoletto bagnato sulla fronte.
“Vic… Vic… Vic… Vic…”
Il ragazzo socchiuse gli occhi “Hector…”
si aggrappò alla vestaglia dell’uomo e scoppiò a piangere.
“Shhh va tutto bene, shhhh. Chi ti ha
fatto questo, angelo mio?” mormorò accarezzandoli i capelli.
Victor continuò a singhiozzare
disperatamente fino a quando non esaurì le poche forze rimaste.
Hector lo sospinse con dolcezza a
sdraiarsi.
“Cosa ha usato per picchiarti?”
“Una… cintura di cuoio… e… e… un
evidenziatore, credo… per… per…” balbettò ricordando il dolore e l’umiliazione.
Hector chiuse gli occhi “Ora sei al
sicuro non potrà più farti del male”
“Tienimi con te Hector, ti prego… ti
prego… ti… prego…” supplicò.
“Certo, ora lascia che ti medichi e…”
Il ragazzo si posò una mano sulla bocca
e cercò di alzarsi, ma il dolore non lo aiutò, si piegò di lato e vomitò sul
pavimento.
“Mi dispiace”
“Non importa. Non preoccuparti” sussurrò
pulendogli le labbra.
“Victor… guardami…” disse prendendogli
il viso tra le mani “Forse devo portarti in ospedale…”
“No… no… non voglio…” protestò.
“Va bene, niente ospedale, hai bisogno
di aiuto e cure. Lasciati aiutare”
Il ragazzo annuì, chiuse gli occhi
scivolando in uno stato di semi-incoscienza.
Hector lo ripulì e lo curò con
attenzione, gli mise uno dei suoi pigiami.
Ripulì il pavimento e ripose tutto al
suo posto, poi si stese accanto al ragazzo.
Victor chiuse gli occhi e fece un
pallido sorriso.
“Non ce la faccio più a continuare”
sussurrò “Non dopo che ho conosciuto te” bisbigliò mentre calde lacrime rigavano
le sue guance.
“E’ colpa tua, è colpa mia. Mi sono
innamorato di te. sono uno stupido sentimentale, vero?”
Hector gli scostò una ciocca di capelli
dalla fonte “No, non sei uno stupido! Tutt’altro, sei adorabile ed intelligente,
ma del futuro parleremo domani. Devi riposare ora, ti sta salendo la febbre.
Cerca di dormire, se non vuoi che ti dia un tranquillante” lo minacciò
dolcemente, asciugandogli le lacrime.
“Baciami” sussurrò Victor chiudendo gli
occhi, il medico esaudì il suo desiderio poi si sollevò appena.
“Ti amo” sussurrò.
Vide gli occhi di Victor spalancarsi per
lo stupore.
“E non ti dividerò più con nessuno”
Il mattino seguente Victor aprì gli
occhi e si sentì improvvisamente triste, non trovando Hector al suo fianco nel
grande letto.
Si mosse gemendo, stava malissimo.
Trovò un biglietto sul comodino:
Mi rincresce lasciarti solo, ma devo lavorare. Ho provato a spostare il turno,
ma mi è stato impossibile.
Ti ho preparato la colazione: mangia qualcosa e riposa.
Tornerò per l’ora di pranzo.
Un bacio, Hector.
Sorrise e scese a fatica dal letto, andò
in bagno,e poi in cucina, mangiò solo qualche biscotto, e si preparò del the
quindi tornò a letto. Rotolò su un fianco, raggomitolandosi sul lato di Hector
affondando il viso nel suo cuscino respirando a fondo il suo profumo.
Così lo trovò il medico quando tornò, lo
lasciò riposare fino al tardo pomeriggio.
Il giovane lo raggiunse nello studio,
l’uomo era intento a parlare al telefono, ma gli fece cenno di entrare.
“Come ti senti?” chiese appena mise giù
la cornetta.
“Meglio. Posso fare una telefonata?”
domandò.
“Certamente” rispose porgendogli il
telefono e lo fece sedere sulle proprie gambe.
“Joe? Sono Victor, sto bene adesso. Sì,
sì, voglio lasciare il locale. Grazie, sei un amico Joe. Ti voglio bene”
Quando Victor mise giù il telefono
Hector lo abbracciò.
“Non voglio essere un peso per te. Ho
bisogno di un altro lavoro”
“Ora pensa solo a rimetterti e poi si
vedrà”
Victor chiuse gli occhi e si lasciò
cullare da Hector, era tanto che non si sentiva così sereno e tranquillo.
Tre giorni dopo tornò al locale, Joe lo
abbracciò e lo strinse forte.
“Non puoi immaginare quanto sono felice”
disse “So già che mi mancherai da morire, ma sono contento per te, potrai
realizzare i tuoi sogni”
“Già così pare, a me sembra di vivere in
un sogno ed ho paura di svegliarmi” sussurrò.
Hector gli aveva proposto di vivere con
lui visto che, senza un lavoro, il mese successivo non avrebbe potuto pagare
l’affitto.
Aveva accettato.
Quella sera Hector lo portò fuori a cena
in un grazioso e raffinato ristorante.
Finita la cena gli porse una busta
“Aprila” lo invitò.
Victor rimase senza parole “E’
l’iscrizione all’università”
“Già”
“Non avresti dovuto… io… io…”
“Se è il denaro che ti preoccupa ho
pensato a tutto io, anche per i libri…”
“Non so che dire, grazie” bisbigliò
commosso.
“Inoltre una mia amica ha una
caffetteria ed ha bisogno di una cameriere. Puoi iniziare lunedì prossimo, è un
part-time naturalmente”
Se prima era commosso ora stava
letteralmente piangendo. Non poteva crederci era un sogno che si realizzava.
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