Genere:
fantasy, yaoi
Raiting:
PG
 Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono.

White heart

di Bombay

XVI.

Nerek

Sono mesi difficili per Senha, deve restare a letto e riposare o potrebbe mettere a rischio la gravidanza e la sua vita.

Eppure il re, non sembra felice come, Atras ed io, ci attendevamo dalla notizia. Tutti, naturalmente ci aspettiamo che sia un maschio, lo speriamo ardentemente: un erede e poi tutti saremo liberi.

Ma il malcontento di Ogar contagia tutti.

Un giorno dopo pranzo Atras è particolarmente brillo ha bevuto troppo e mangiato troppo poco.

Suo padre lo fissa con disprezzo: “Guarda come sei diventato” lo accusa.

Lui lo fissa ed io prego che abbia il buon gusto di tacere, ma non ce l’ha.

“Vi lamentate voi di questo, cosa dovrei dire io… o lui… o Senha… per come ci avete trattato… ringrazio gli Dèi che mi abbiano permesso di generare un erede e prego ancora che sia un maschio… in modo che il nome della vostra casata prosegua…”

Ogar stringe la mascella sembra quasi che voglia rispondere qualcosa, poi sposta i suoi occhi su di me.

“Credi davvero che non sapessi di quello che combinavate voi tre, Atras?”

Rimango senza fiato.

“Frida, Beria… madre sareste così gentili da lasciarci soli” mormora Atras e la sua voce è venata di supplica.

Le due ragazze stanno per obbedire, ma il padre le ferma: “No, voglio che sappiate che genere di uomo è vostro fratello”

Atras stringe i pugni, mentre le due ragazze di siedono nuovamente.

“Non temete Abigaille tiene per sé certi turpi segreti, ma dovreste imparare a chiudere le porte con il chiavistello per non farvi sorprendere nel sonno avvinghiati come animali”

“Di chi è il figlio che porta in grembo Senha tuo o suo?” domanda voltandosi verso di me. Sto per rispondere, ma Atras mi precede: “E’ mio! Su questo sono più che certo” grida.

“E io dovrei credere alla tua parola”

“Sì”

“Ed anche alla mia” mi intrometto, in fondo nel guai ci siamo finiti tutti e tre.

Ogar scuote la testa “Andate bambine”

Le due fanciulle non se lo fanno ripetere.

 

Atras

Mi prendo la testa tra le mani, avevo intuito che mio padre sospettasse da tempo qualcosa, ma perché abbia impiegato tanto tempo a dirmelo, non lo so.

E’ riuscito a rovinare anche questo momento di gioia. Perché non vuole che io sia felice?

Dopo quella che mi sembra un’eternità mio padre mormora: “E sia crederò alla vostra parola” poi dopo un’altra lunga pausa aggiunge: “Questa notte ho preso una decisione, quando nascerà il bambino, se sarà un maschio, tu e Nerek verrete esiliati per sempre da Goran. Se sarà una femmina tempo che dovrai riprovarci Atras”

“Ogar…” interviene mia madre.

“Mi dispiace mia cara, ho sopportato troppo in tutti questi anni” mormora.

Non so cosa pensare, sono senza fiato e senza parole.

“Esiliato…” mormoro, comprendendo il significato della parola, solo pronunciandola.

“Non tollererò più certe cose nella mia casa, nel mio regno. Mi dispiace, Atras”

Mio padre si alza e lascia la sala mentre mia madre si avvicina e mi abbraccia.

“So che stai soffrendo, figlio mio, ma credimi, io penso che questa sia la soluzione migliore per tutti”

Annuisco forse ha ragione e poi c’è ancora tempo.

 

Nerek

I mesi trascorrono e arriva l’inverno freddo e spietato, tutto è ammantato di bianco, come quel lontano giorno in cui Atras ed io ci siamo conosciuti.

A volte penso che se fossi morto quella notte non saremmo giunti fino a qui. Ora Atras attenderebbe la nascita di suo figlio senza dover temere la condanna che scoccherà quando avremo scoperto il sesso del nascituro.

Semplicemente non gli importerebbe, aspetterebbe il giorno del parto con l’ansia di tutti i padri e basta senza rabbia, senza rancore.

Atras e suo padre non si parlano quasi più. Io soffro terribilmente nel vederlo così ed anche Senha.

Lei non vorrebbe che Atras ed io ce ne andassimo, ma come ha detto la regina credo che sia la soluzione migliore.

 

La levatrice dice che non manca molto ormai e Atras è sempre più nervoso. Commina avanti ed indietro da ore.

Si ferma un momento mi guarda e riprende a marciare.

“Dove andremo” domanda all’improvviso.

“Beh ho pensato che potremmo tornare ai Ghiacci Perenni, dopo tutto quella è la mia terra e la ci sono mia sorella Raret, Gwen e Marian”

Atras riflette un momento.

“Non ci aveva pensato, hai ragione”

 

Atras

Manca poco. Molto poco.

L’andirivieni di donne nella stanza di Senha mi mette in ansia, cerco di sbirciare all’interno, ma mi è impossibile.

Vorrei poter entrare, ma non me lo permetterebbero mai.

La sento gridare e questo mi fa sentire ancora più impotente.

Un altro grido e Nerek posa la sua mano sulla mia spalla.

“Andrà tutto bene, vedrai”

Un altro grido e poi il pianto di un neonato.

Mi rendo contro solo in quel momento che stavo trattenendo il respiro.

La levatrice esce pulendosi le mani sul grembiule.

“E’ un bel maschietto!” esclama facendoci entrate.

Le lacrime scorrono sul mio viso mentre bacio la fronte di Senha provata, ma felice.

Mia madre, mio padre e le mie sorelle entrano.

“Come lo chiamerete” domanda Beria felice.

La levatrice mi pone tra le braccia mio figlio.

Cerco gli occhi di mio padre “Lefred” rispondo senza esitare.

Mi madre si copre con una mano la bocca e scuote la testa. Mio padre serra con forza la mascella e poi distoglie lo sguardo, non c’è altro da dire fra noi.

 

Nerek

Atras ha sfidato suo padre un’ultima volta. Senha lo guarda con infinita dolcezza, deve averle raccontato la verità.

E’ una donna fantastica, si merita di essere felice.

Atras mi comunica che partiremo l’indomani all’alba, non mi aspettavo niente di diverso eppure mi dispiace andarmene da qui.

Senha mi fa chiamare e la raggiungo nella sua stanza. E’ seduta sulla poltrona accanto al camino, il bambino dorme tranquillo nella culla.

“Dove andrete?”

Atras non te l’ha detto?”

Scuote il capo.

“Ai Ghiacci Perenni”

“E’ un luogo inospitale ed impervio”

“Abbiamo degli amici laggiù”

“Fate attenzione e rimanete uniti. Un giorno questo esilio verrà revocato” assicura con la fermezza di una regina.

Sorrido.

 

L’indomani partiamo ed io torno di nuovo a casa.

 

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