Studiare la Bibbia senza prima preoccuparsi
dell'esistenza di Dio, è come ammirare un quadro senza conoscerne
l'autore. Nell'arte in genere si usano sistemi rigidamente scientifici
per stabilire con certezza quali opere siano dei falsi perfettamente
imitati e quali invece delle opere autentiche. Non si può quindi
prescindere dal legame esistente tra opera e autore. Se di un quadro
falso si può sempre dire che è un bel quadro, per la
Bibbia la questione è diversa: se l'Autore della Bibbia non è
Dio, essa non rimane un bel libro, ma soltanto uno dei più grandi
imbrogli della vita.
Esiste Dio? Può egli rivelarsi all'uomo?
Il problema dell'esistenza di Dio non può essere né
ignorato né sottovalutato; dalla sua soluzione dipenderà
tutto l'indirizzo che daremo alla nostra vita. Esaminiamo quindi la
prima di queste due domande:
Esiste Dio?
L'ateo risponde: no! Ma si tratta di una risposta ragionevole?
L'ateo è stato in grado di esaminare ogni cosa e cioè
il cielo e la terra, il mondo della materia e quello dello spirito, prima
di poter esprimere il suo giudizio negativo sull'esistenza di Dio?
E' forse egli così onnisciente da conoscere tutto e quindi anche
che Dio non esiste?
La sana ragione ci dice che ciò che esiste eternamente
non può essere la materia. Prima della materia deve esserci
stato qualcosa che è esistito da sempre. Infatti, tutto ciò
che esiste, può essere suddiviso in due gruppi: spirito e materia.
Di fronte a queste due: spirito e materia, gli uomini hanno assunto
tre posizioni:
1 DUALISMO, ammette lo spirito e la materia sempre ugualmente esistenti,
2 MATERIALISMO, sostiene l'eternità della materia, che ha
avuto origine per un puro caso fortuito
3 TEISMO, afferma l'eternità dello spirito, creatore della
materia.
La maggior parte degli studiosi ha scartato il dualismo
in quanto antiscientifico perché, supponendo due principi
eterni, non si risolve il problema, ma lo si rimanda. Ci si può,
infatti, chiedere ancora: chi ha creato lo spirito e la materia?
Fra il materialismo ed il teismo la più ragionevole
è senza dubbio il teismo, che ammette l'eternità dello
spirito. Infatti lo spirito conosce, mentre la materia è l'oggetto
conosciuto; lo spirito muove e modifica la materia, mentre questa
è inerte (è ferma, non si muove).
Per esistere da sempre si richiede spontaneità
e forza. Senza spontaneità si rimane inattivi e, senza forza,
non si potrebbe causare alcun effetto. Secondo il principio, generalmente
riconosciuto, di causa ed effetto, ogni cosa che noi vediamo ha avuto
all'origine una causa che l'ha prodotta. Così ad esempio se
noi vediamo una casa pensiamo subito che qualcuno deve averla costruita,
anche se non abbiamo mai visto questo costruttore.
L'evidenza di questo ci costringe a credere nell'esistenza
di una causa intelligente della quale veniamo anche a conoscere alcune
cose.
Se la rete elettrica di una qualsiasi città con
l'impressionante intreccio di cavi e diramazioni, ha avuto un costruttore,
perché sostenere stoltamente che il cervello dell'uomo, che
la sua spina dorsale con i nervi che si ramificano per ogni parte
del corpo, siano il prodotto di una causa cieca e senza intelligenza?
Se il telescopio non si è potuto fare da sé,
perché sostenere che l'occhio umano ne è stato capace?
Se tutto il sistema di irradiazione idrica di una qualsiasi città
esige una causa intelligente, come si può sostenere che il
sistema umano delle vene e delle arterie diramantisi per tutto il corpo
umano sia un prodotto del caso?
Alzando lo sguardo verso il cielo il salmista, nel Salmo
8, 3-4, esclama estasiato: «Quando considero i tuoi cieli,
che sono opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai disposte,
che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio
dell'uomo perché lo visiti?». Nel Salmo 19 al versetto
1 troviamo scritto: «I cieli raccontano la gloria di Dio ed
il firmamento dichiara l'opera delle sue mani». Le migliaia
di stelle che possiamo vedere ad occhio nudo, i milioni che ne riusciamo
a vedere col telescopio, la regolarità dei loro movimenti, le
loro infinite distanze ci confermano l'esistenza di una causa intelligente,
eterna.
Benjamin Franklin, trovandosi a Parigi, modellò
un sistema planetario per mostrare agli astronomi i pianeti più
vicini alla terra. Lo vide un giorno anche un ateo dichiarato, il
quale, dopo averlo ammirato, chiese a Franklin chi lo avesse costruito.
« Nessuno gli rispose Franklin
si è fatto da sé, per caso ». «
Che cosa replicò l'ateo con sorpresa voi scherzate!
». «E così è dell'uomo
il quale asserisce che l'universo è dovuto al caso,
soggiunse Franklin, egli scherza!
».
L'Essere Eterno, da cui tutto ha avuto origine, deve
aver avuto gli stessi attributi che troviamo sviluppati e manifestati
nell'universo, cioè il potere di pensare, progettare, sentire,
la capacità di amare e di odiare, di fare distinzioni morali,
di scegliere tra il bene e il male. Poteri che non possono dirsi posseduti
dalla materia, ma sono inerenti allo spirito. E' questo pertanto ad
essere eterno e non quella.
Anche il governo morale del mondo esige l'esistenza
di Dio. Ogni uomo sente nella propria coscienza la legge morale che
gli dice: «Fa il bene e fuggi il male!
» Da dove e da chi essa proviene? Il nostro cuore aspira irresistibilmente
alla giustizia: purtroppo constatiamo che essa su questa terra
è rarissima. Tuttavia questo nostro legittimo desiderio
resterà inappagato? No! Un essere più alto ce la darà.
Tutti i martiri di ogni età e di ogni tempo, morti per la verità
e per la giustizia desiderano vederLo. Tutti i colpevoli Lo temono.
Distruggere questa fede nel trionfo della giustizia,
nell'esistenza di un Essere Giusto che renderà giustizia ad
ognuno equivale a togliere il vero fondamento della morale e della rettitudine
sociale. Significa rendere vani i nostri sforzi per la verità
e per la giustizia.
L'esistenza di Dio è evidentissima. Ragioni di
intuizione, ontologia, cosmologia, geologia, astronomia, fisio-teologia,
psicologia, storia, provvidenza ed etica, danno, a chiunque voglia
indagarle, la certezza dell'esistenza di Dio.
L'ateo che nega Dio fa della materia stessa un dio.
Inevitabilmente egli sostiene l'esistenza eterna della materia,
che avvalendosi dell'auto attività delle forze di questo
mondo, dell'eterna esistenza delle leggi dell'universo, dell'infinito
ripetersi del ciclo dei cambiamenti, va progressivamente evolvendosi
verso forme superiori di vita fino ad arrivare all'uomo che quindi
deriva dalla materia senza alcun intervento divino superiore.
Questa causa però è inadeguata a spiegare
l'universo, in quanto la vita non poté provenire dalla morte,
senza uno stimolo esterno. Il cambiamento di stato o di natura, per
un'interna virtù della cosa stessa, è assolutamente
inconcepibile. Le parti di un orologio, chiuse in una scatola, non si
uniranno mai fra loro fino a formare un orologio nemmeno dopo miliardi
anni! Così è del corpo umano, così è di tutta
la natura.
Gli atei sostengono che la nozione di causa prima intelligente
non proverebbe nulla in quanto la stessa prima causa richiederebbe
una spiegazione. Ma nel concetto di causa prima è già
implicito che di essa non si può dare alcuna spiegazione, altrimenti
non sarebbe più causa prima. D'altra parte se tale causa prima
fosse identificabile con la materia, ci si potrebbe chiedere «Chi»
ha prodotto questa materia dal momento che non reca in sé alcuna
prova della propria esistenza.
Affermare poi che Dio non esiste perché non Lo
potremo mai conoscere perfettamente non si può, perché
se Lo conoscessimo perfettamente saremmo uguali a Lui e cioè
altri dei. Del resto non conosciamo perfettamente neppure la materia;
non per questo possiamo concludere che essa non esiste e per riflesso
che anche noi non esistiamo in quanto siamo fatti, oltre che di spirito,
anche di materia.
Questo Essere Intelligente ed Eterno è una PERSONA
non un'idea od un'astrazione, Una causa intelligente, una progettazione
ed esecuzione di lavoro richiedono le doti di una persona. Perciò
possiamo affermare che DIO E' UNA PERSONALITA' DIVINA ESISTENTE
DA SEMPRE.
Gli scettici potrebbero dire: perché questa verità
non balza evidente agli occhi di tutti, ma è sempre densa
di così gravi incognite?
Circa duemila anni fa l'apostolo Paolo scrisse ai Romani
(1, 20-21): «Poiché le perfezioni
invisibili di Lui, la Sua eterna potenza e divinità si vedono
chiaramente sin dalla fondazione del mondo, essendo intese per mezzo
delle Sue opere; per cui essi sono inescusabili».
Quando Lazzaro fu risuscitato da Cristo, alcuni capi
sacerdoti volevano uccidere il risuscitato per nascondere l'evidenza
del miracolo appena compiuto da Gesù. Allo stesso modo si comportano
coloro i quali affermano che Dio non esiste. Ricordiamoci la parabola
del ricco epulone e del povero Lazzaro. Ad un certo punto il ricco
epulone, nei tormenti dell'inferno, chiede ad Abrahamo di mandare qualcuno
ad avvertire i suoi parenti che si ravvedano per non fare la sua stessa
fine, ma gli viene risposto: «Se non ascoltano
Mosè ed i profeti, non crederanno neppure se uno risuscita dai
morti » (Lc 6, 31).
E' un fatto incontestabile che l'uomo ha ed ha sempre
avuto fin dai suoi primordi un concetto istintivo di una vita futura
nell'aldilà. Lo testimoniano anche le credenze dei popoli
più antichi e primitivi. La speranza della vita futura è
una delle più esaltanti benedizioni per coloro che credono in
Dio. La fede in Dio, infatti, allontana il timore della morte, la paura
della tomba, la disperazione della fine di ogni cosa, l'amarezza dell'addio
alla vita per sostituirla con la certezza di una esistenza futura priva
di morte, di dolore e di infermità. E' di grande conforto per
il credente poter ripetere e fare proprie le parole dell'apostolo Paolo,
il quale giunto alla fine dei suoi giorni, poté affermare: «
Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbato la
fede; del rimanente mi è riservata la corona di giustizia che il
Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno»
(2° Ti 4, 7-8).