Regia Vittorio De
Sica Soggetto
e sceneggiatura Oreste Biancoli,
Suso Cecchi D'Amico, A. Franci, G. Gherardi, Cesare
Zavattini Fotografia-
Musica- InterpretiLamberto Maggiorani, Enzo Staiola, Lianella Carell, Vittorio Antonucci, Elena Altieri, Ida Bracci Dorati Durata92'
Ricci, operaio disoccupato, trova
lavoro come attacchino municipale, per essere assunto ha
bisogno della bicicletta che ha impegnato al monte di pietà.
La moglie per riscattarla impegna la biancheria del corredo
nuziale. La sfortuna vuole che al primo giorno di lavoro un
giovane rubi la bici lasciata incustodita dall’uomo che sta
lavorando, egli tenta l’inseguimento ma senza successo.
Torna a casa disperato, il figlioletto Bruno e gli amici
promettono di aiutarlo nella ricerca. Ricci e Bruno girano
tutti i rivenditori di biciclette usate di Roma senza
successo. Dopo aver intravisto il ladro tentano
l’inseguimento che li porta ad attraversare tutta Roma di domenica,
ma ogni suo tentativo di rintracciare il ragazzo è vano. Alla
fine vede una bicicletta incustodita in una via semi deserta,
sopraffatto dalla disperazione decide di rubarla, ma viene
subito preso, a salvarlo dall’arresto è il pianto del
bambino.
Il film, capolavoro di
ricostruzione dell’Italia del primo dopoguerra, è
ambientato in un mondo ancora ai limiti della sopravvivenza,
in cui la bicicletta diviene simbolo di benessere e di
differenziazione sociale. Interamente girato per le strade di
Roma mette a nudo l’anima della città oltre a quella dei
protagonisti, il girovagare dà occasione al regista di creare
innumerevoli sottotrame, in cui inserire cameo
rappresentanti diverse tipologie di uomini, una per ogni
classe sociale. Il racconto si stacca dalla normale scansione
narrativa e procede per associazioni, il dialogo scivola
sempre più spesso nel silenzio, ci sono lunghi periodi vuoti
e i personaggi comunicano sempre più con gesti e sguardi.
Memorabile è la scena al
ristorante con i due bambini Bruno, alla prima esperienza in
un ristorante, e l’altro ricco e viziato; perfetti simboli
di due classi sociali fra loro troppo distanti.
I significati del film convergono
tutti nella scena finale, nello sguardo perso e pieno di
lacrime del bambino, che comprende fin troppo bene il gesto di
disperazione del padre. (De Rosa)