Vittorio
De Sica nasce a Sora (Frosinone) il7 Luglio 1901, di famiglia modesta cresce in Ciociaria,
si diploma in ragioneria e per un certo periodo lavora alla
Banca d’Italia. Debutta in teatro giovanissimo (a 16 anni)
alternando il palcoscenico con vari altri lavori per mantenere
la famiglia.
Nel 1923 entra a far parte della
compagnia teatrale di Tatiana Pavlova, interpretando
prevalentemente ruoli di tipo macchiettistico, tre anni dopo
esordisce al cinema.
In questo primo periodo non
abbandona il teatro e nel 1933 assieme alla moglie Giuditta
Rissone e con Sergio Tofano forma una compagnia teatrale,
specializzandosi nel repertorio comico-brillante.
I primi ruoli cinematografici
sono amorosi, in alcune commedie ironiche come Gli uomini…che mascalzoni (1932) di Mario Camerini, che trionfò
alla Mostra di Venezia e rappresenta il suo primo successo al
cinema. Bruno il personaggio che De Sica interpreta,
rappresentava una tipologia di italiano in cui il pubblico
piccolo borghese trovò forti motivi di identificazione.
Nel 1940 esce il primo film di
cui è sia regista che protagonista, Rose
scarlatte, che si rifà alla lezione di Camerini, nello
stile garbato ma non zuccheroso della “commedia
sentimentale”.
L’incontro con lo sceneggiatore
Zavattini contribuisce alla sua maturazione come artista, il
loro primo film assieme è I
bambini ci guardano (1943), la collaborazione dei due
durerà a lungo e nell’atmosfera stimolante del dopoguerra
darà vita ad una serie di capolavori all’interno della
corrente del neorealismo: Sciuscià
(1946), Ladri
di biciclette (1948) con cui vinse l’Oscar Speciale (poi
divenuto Miglior Film Straniero), e Miracolo a Milano (1951) che si aggiudica la Palma d’Oro a Cannes.
Nel 1952 vede la luce il suo capolavoro, Umberto
D, film sull’amara ed emblematica solitudine di un
vecchio pensionato. In questi quattro film egli riesce ad
accompagnare l’impegno civile alla scoperta di una realtà
dimessa ma poeticamente vibrante e a un ritmo narrativo sobrio
ed esatto; cosa che nei successivi lavori neorealisti (Stazione Termini, 1953 e Il
tetto, 1956) raggiunge con risultati poco convincenti.
A contatto con l’esperienza
neorealista De Sica non matura solo come regista ma anche come
attore, arricchendo la propria esperienza professionale e
specializzandosi in una galleria di personaggi che esibiscono
il peso della recitazione (vedi Peccato
che sia una canaglia, 1954 e Amore
e chiacchiere, 1957). Negli anni ’50 De Sica diviene
modello per quella generazione di interpreti che in questi
anni inizia la propria carriera.
Sempre negli anni ’50, non
volendo rinunciare al contatto con il pubblico, che il cinema
neorealistain questo
periodo aveva già perso, cede alle ragioni di mercato e torna
a girare commedie dai toni leggeri come L’oro
di Napoli (1954) con un cast che vede impegnati Totò, Eduardo
De Filippo e Sophia Loren.
Sono anni di transizione per il
mondo del cinema, dagli anni ’60 De Sica decide di imboccare
strade produttivamente meno impervie e tenta l’esperimento
di trapiantare e adattare il modello produttivo hollywoodiano
nel cinema italiano, i maggiori investimenti e rischi
produttivi sono subito ampiamente ripagati dal pubblico;
nascono La
ciociara (1960), Ieri,
oggi, domani (1963) vincitore di un premio Oscar, Matrimonio
all’italiana (1963).
Tutti questi film sono costruiti
su misura per la Loren, unica diva italiana capace di
competere con quelle hollywoodiane. De Sica mette la sua
capacità di osservazione del comportamento popolare al
servizio della recitazione della Loren, che domina la scena e
accelera il flusso di emozioni e sentimenti. In questi film De
Sica ripercorre luoghi e situazioni comuni valorizzandone gli
aspetti più spettacolari perdendo però la sua capacità di
penetrare nel profondo di persone e avvenimenti.
Nel decennio successivo realizza
ancora alcune opere buone, degna di particolare nota è la
riduzione cinematografica de Il
giardino dei Finzi Contini, vincitore dell’Oscar come
Miglior Film Straniero nel 1970. De Sica però seppur
riconoscendo la paternità di queste opere le vive con
indifferenza, pensa di essere giunto a una fase di stallo
creativo e riconosce la crescente incapacità di capire e
interpretare la realtà di cui vorrebbe parlare.
Vittorio
De Sica muore il 13 Novembre 1974 a Parigi, dopo
un’operazione per asportare un tumore polmonare.(De
Rosa)