Il giacimento di Isernia La Pineta è contenuto in una serie di sedimenti
fluvio-lacustri in cui sono intercalati numerosi livelli di materiali
eruttivi. I cristalli di sanidino e la biotite, raccolti in questi livelli,
sono serviti per eseguire datazioni radiometriche con il metodo
potassio/argon. Questo si basa sul fatto che il potassio radioattivo
contenuto in questi minerali, si disintegra lentamente nel tempo
dando luogo all'Argon. Nel momento in cui il tufo è espulso dalla bocca del
vulcano e si forma il sanidino, esso non contiene Argon; questo si forma
progressivamente nel tempo, man mano che il potassio radioattivo si
disintegra. Stimando il rapporto Potassio/Argon nel campione in oggetto,
si risale all'età del minerale e di conseguenza del tufo che lo contiene.
Con questo metodo è stato possibile accertare che i sedimenti
tufacei, che ricoprono le ossa della paleosuperficie t. 3a del primo
settore di scavo, contemporanei quindi all'accampamento stesso,
risalgono a circa 730.000 anni fa.
Le argille lacustri ed il travertino, su cui l'accampamento preistorico
poggia, hanno polarità magnetica inversa rispetto al campo magnetico terrestre attuale; appartengono, quindi, all'epoca denominata Matuyama,
compresa tra settecentomila e due milioni cinquecentomila anni fa.
Grazie alla posizione stratigrafica, il sito paleolitico si colloca verso
la fine di questo periodo; vi è una perfetta rispondenza fra la datazione
ottenuta con il metodo del Potassio/Argon e quella deducibile dalla
stratigrafia paleomagnetica.
L'accampamento risale perciò a più di 700.000 anni fa.
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Rilievo di G. Giusberti, A. Guerreschi e C. Peretto del suolo abitato
(2° Livello) relativo alla zona di maggior concentrazione dei reperti,
dopo l'asportazione di alcuni dei blocchi di travertino e di parte dei
reperti più superficiali. Al di sotto, a diretto contatto con questi resti,
lo scavo ha accertato la presenza di numerose altre ossa di grandi dimensioni, strumenti e ciottoli in calcare ed in travertino.
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