AIDS?

     

 

 

 

 

 

AIDS: LE CIFRE DELL'EPIDEMIA NEL MONDO - 11-7-2006

Ecco le principali cifre dell'epidemia di Aids nel mondo:

- 38 milioni: le persone che vivono con il virus Hiv;
- 35 milioni: gli adulti colpiti dal virus Hiv;
- 25 milioni: le persone con il virus Hiv nell¿Africa sub-sahariana;
- 20 milioni: le morti per Aids dall¿inizio dell¿epidemia, nel 1981;
- 18 milioni: i bambini orfani previsti in Africa entro il 2010;
- 17 milioni: le donne con Hiv;
- 12 milioni: i bambini orfani a causa dell'Aids in Africa;
- 5 milioni: le nuove infezioni avvenute nel 2003;
- 3 milioni: le morti per Aids avvenute nel 2003;
- 2 milioni: i bambini con meno di 15 anni con Hiv;
- 14.000: le nuove infezioni che avvengono ogni giorno;
- 2.000: i bambini con meno di 15 anni che ogni giorno contraggono l'infezione;
- 630.000: i bambini che hanno contratto l'infezione nel 2003;
- 490.000: i bambini morti per Aids nel 2003;
- 25: gli anni trascorsi dalla comparsa dei primi casi di Aids
AIDS/HIV: le cose che vi hanno detto.
l'AIDS e' la "Sindrome Da  Immune Deficienza Acquisita.

CAUSE E FATTORI DI RISCHIO

I'AIDS e' causato dal virus umano di immunodeficienza (HIV). L'AIDS e'  la fase finale della malattia del virus HIV, in cui i segni ed i sintomi della  malattia si sono sviluppati a causa della mancanza di anticorpi. L'AIDS e'¨ la quinta causa principale di morte fra le persone tra i 25 e 44 anni negli Stati Uniti. Circa 47 milioni di persone nel mondo sono positivi al virus HIV  da quando ebbe inizio l'epidemia.
Il virus HIV attacca il sistema immunitario e lascia il corpo vulnerabile ad una varieta' di malattie e di tumori. I comuni batteri, i parassiti ed i virus che comunemente non causano malattie gravi nella gente con il sistema immunitario completamente funzionante, invece causano malattie mortali nella gente con l'AIDS.
Il  virus HIV e' stato trovato nella saliva, nelle lacrime, nel tessuto del sistema nervoso, nel sangue, nello sperma  (liquido pre-seminale compreso), nel latte materno e nelle secrezioni vaginali. Tuttavia, soltanto il sangue, lo sperma, le secrezioni vaginali ed il latte materno si sono rivelati trasmettitori dell'infezione ad altri.

LA TRASMISSIONE DEL VIRUS AVVIENE: 

Attraverso il rapporto sessuale -- compreso il sesso orale, vaginale ed anale
Attraverso il sangue -- con le trasfusioni di sangue o con le siringhe scambiate
Dalla mamma al bambino -- la donna incinta puo' trasmettere passivamente il virus al suo feto, o con il latte materno puo' trasmettere attivamente il virus al suo bambino
Altri metodi di trasmissione sono rari ed includono il contatto con  ferite accidentali di persone sieropositive, la condivisione di rasoi, atrezzi del dentista non sterilizzati, della manicure ecc, l'inseminazione artificiale attraverso sperma infetto donato e attraverso donazioni di organi.
Il virus HIV non si trasmette  tramite il contatto casuale come abbracciare e toccare una persona sieropositiva, toccando i suoi piatti,  le maniglie delle porte, i sedili della toilette, durante la partecipazione agli sport, o dalle zanzare. Non e' trasmessa ad una persona che dona il sangue o gli organi. Tuttavia, puo' essere trasmessa alla persona che riceve il sangue o gli organi di un donatore infetto. Questo perche' le banche del sangue e i programmi dei donatori di organo non selezionano completamente i donatori in alcuni paesi.
Ad alto rischio sono le persone omosessuali o bisessuali che praticano sesso non protetto, chi scambia siringhe per iniezioni endovenose di droga,
 coloro che hanno una vita sessuale ad alto rischio, i bambini nati da madri sieropositive e  le persone che hanno fatto trasfusioni di sangue o di prodotti coagulanti (plasma) fra il 1977 e 1985 (prima del piano di selezione del virus nel sangue).

SVILUPPO

L'AIDS comincia con l'infezione dal virus HIV. Persone che si sono infettate con il virus HIV possono anche non avere sintomi per dieci anni, ma possono tranquillamente trasmettere l'infezione ad altre persone.. Nel frattempo, il loro sistema immunitario si indebolisce gradualmente fino a essere diagnosticate con AIDS conclamata.

INFEZIONE DA HIV (INFEZIONE ACUTA) --> INFEZIONE ASINTOMATICA DA HIV --> (ASINTOMATICA) -->INFEZIONE SINTOMATICA DA HIV --> (AIDS CONCLAMATA).

La maggior parte degli individui positivi al virus HIV  progrediscono in AIDS se non opportunamente trattati. Tuttavia, esiste un numero di pazienti molto piccolo che sviluppano molto lentamente o mai l'AIDS. Questi pazienti sono chiamati "non-progressors".

PREVENZIONE

La prevenzione dell' AIDS richiede prudenza e autodisciplina. I requisiti possono sembrare personalmente troppo restrittivi ma sono efficaci e possono salvare la vostra vita.

REQUISITI:

Non avere rapporti sessuali con: Persone HIV positive o ritenute sospette di essere infettate con il  virus HIV.  Avere molti partners. Non avere rapporti con una persona che ha molti partners. Non avere rapporti con persone che usano le droghe endovenose
Non usare le droghe endovenose. Se le droghe endovenose sono usate, non scambiare gli aghi o siringhe. Evitare il contatto con il sangue da ferita o emorragia
di persone, dove la condizione dell'individuo sanguinante e' sconosciuta. Un' abbigliamento consono, una mascherina e gli occhiali di protezione possono essere
adatti quando ci si occupa di persone¨ ferite
Chiunque si trovi positivo all' HIV  non puo' far finta di niente riguardo alla malattia, non dovrebbe donare il sangue, il plasma, gli organi del corpo, o lo sperma. Da un punto di vista legale, etico e morale, dovrebbe avvertire tutti i potenziali partners sessuali della sua condizione di positivo al virus HIV. Non dovrebbe scambiare i fluidi fisiologici durante l'attivita' sessuale e deve usare qualsiasi misura di prevenzione ( preservativo di lattice) cio' permettera' al partner una  maggiore protezione.
 Le donne positive dell' HIV dovrebbero essere consigliate prima di rimanere incinte circa il rischio per il futuro bambino ed chiedere consigli medici che possono contribuire ad impedire al feto di essere infettato.
Le madri che sono positive al virus HIV non dovrebbero allattare al seno.
 " Praticare il sesso sicuro ", come con i preservativi di lattice. Essi sono altamente efficaci nell'impedire la trasmissione dell' HIV. TUTTAVIA, rimane un rischio di acquisizione dell'infezione anche con l'uso dei preservativi, l'astinenza e' l'unico modo sicuro  per impedire la trasmissione sessuale dell' HIV.
 I pazienti HIV-positivi che stanno prendendo i farmaci anti-retrovirali hanno meno probabilita' di trasmettere il virus. Per esempio, le donne incinte che sono sotto trattamento da tempo trasmettono il virus HIV all'infante solo in circa 5% di casi..

Il rifornimento di sangue dagli Stati Uniti e' fra il piu' sicuro del mondo. Quasi tutta la gente infettata con il  virus HIV con le trasfusioni di sangue ha ricevuto quelle trasfusioni prima del 1985, l' HIV test e' cominciato in quell'anno per tutti i donatori di sangue. Attualmente, il rischio di infezione con l' HIV negli Stati Uniti tramite
una trasfusione di sangue o di prodotti  di sangue e' estremamente basso ed e' diventato progressivamente piu' basso, anche nelle zone geografiche con alta prevalenza dell' HIV.

SINTOMI

I sintomi dell'AIDS sono soprattutto il risultato delle infezioni che non si sviluppano normalmente in individui con i sistemi immunitari sani. Queste infezioni sono chiamate " infezioni opportunistiche."

I pazienti con l'AIDS hanno il loro sistema immunitario distrutto dall'HIV e sono suscettibili di tali infezioni opportunistiche. I sintomi generali sono febbre, sudore freddo, perdita del peso e debolezza.

Nota: L'infezione iniziale puo' non produrre sintomi. Qualche persona con l'infezione da HIV rimane senza sintomi per anni fra il periodo di rivelazione e lo sviluppo dell' AIDS.

 Non tutti i pazienti infettati con il  virus HIV hanno l'AIDS. I pazienti che hanno testato la loro posivita' al virus dell' HIV con anticipo sviluppano l'AIDS quando il  virus HIV distrugge gradualmente il loro sistema immunitario

 Per un paziente che e' infettato con il virus HIV, per avere l'AIDS, il suo sistema immunitario deve essere danneggiato severamente. La severita' dei danni al sistema immunitario e' misurata da un conteggio assoluto del linfocita CD4. Il linfocita CD4 e' una cellula importante nella circolazione sanguigna che aiuta a proteggerci da parecchie infezioni e tumori.

SE UNA PERSONA INFETTATA CON L'HIV HA UN CONTEGGIO DI  CD4 < 200 cell/cu.mm, SI DICE HA L'AIDS.

 Cio' che segue e' una lista "di definizione dell'AIDS ", delle infezioni ed dei tumori che si sviluppano con la distruzione del sistema immunitario. Nel  progredire verso l'AIDS conclamato il conteggio dei CD4 diminuisce. Molte altre malattie e sintomi  possono svilupparsi oltre a quelli elencati qui.

CONTEGGIO CD4 < 350 cell/cu.mm

Herpes Simple Virus; causa ulcere nella vostra bocca e/o genitali. 
Tubercolosi; infezione dai batteri della tubercolosi che prevalentemente interessa i polmoni
Candidosi orale e/o vaginale; infezione della bocca o dei genitali. 
Herpes Zoster; ulcere sopra una zona discreta della pelle causate da questo viru
Linfoma Di Non-Hodgkins; cancro delle ghiandole linfatiche

CONTEGGIO CD4 < 200 cell/cu.mm

Polmonite di carinii  Pneumocystis.
Esofagite da candida; infezione dolorosa dell' esofago

CONTEGGIO CD4 < 100 cell/cu.mm

Meningite criptococcica; infezione del cervello da questo fungo
Demenza Da Aids; peggioramento e ritardo della funzione mentale causato dal virus HIV
Toxoplasmosi encefalica; infezione del cervello causata da questo parassita
Sindrome di Wasting; perdita estrema del peso ed anoressia causata dal virus HIV
Leukoencelopatite multifocale progressiva; una malattia virale del cervello causata dal virus di JC che causa il declino rapido cognitivo e della  funzione motoria

CONTEGGIO CD4 < 50 cell/cu.mm

Micobatterio; un' infezione del sangue provocata da un batterio imparentato alla tubercolosi.
Infezione da Citomegalovirus; un' infezione virale che puo' interessare ogni organo del corpo, particolarmente gli occhi.

Oltre che il conteggio del linfocita CD4, il conteggio del linfocita T (timo derivato), gli esami radiografici del torace, il pap test ed altre prove sono utili nella gestione della malattia dell' HIV.

AIDS: serve a qualcosa la conta dei CD4?

Un "senza tetto" seduto sul marciapiede sostiene un cartello nel quale c'è scritto: "Aiutatemi. Ho l'AIDS. Ho solo 190 T4". In una riunione di gruppo di auto-aiuto la discussione girava intorno alle cellule T, come spesso accade in questi ambiti. Le persone con HIV si attaccano al loro numero di cellule T come ad una prova del loro stato di salute (più sono i T4, maggiore è la speranza di vita, si suppone). Una persona, dopo altri dettagli, racconta la sua odissea delle cellule T, recitando una vertiginosa sequenza di numeri: "Il mio ultimo conteggio era di 267, il precedente era di 340 per cui si stanno veramente abbassando, però il bello è che mi sento più bene che mai". Un altro, dall'aspetto chiaramente salutare, alza la mano e annuncia in maniera provocatoria: "Mi resta solo una cellula T. Ma questa orfanella è veramente in gamba!". Nella stanza scoppiano le risate; una specie di sollievo di fronte al non-senso della medicina; una stanza piena di gente normale che cerca di confrontarsi con un misterioso gergo immunologico.

"Si terrorizza la gente, con questi conteggi delle cellule T". Dice Michael Ellner, uno studioso dell'AIDS di New York con qualche poco ortodossa sull'AIDS, presidente di questo gruppo di auto-aiuto, HEAL (Health Education AIDS Liason).

"Lo dico a tutti quelli che non lo sanno. Non abbiamo nessuna idea certa di quello che significa, allora perché la gente si preoccupa tanto per questo?

La maggioranza di coloro che lavorano nel campo dell'AIDS saranno estremamente in disaccordo con Ellner. Da quando
l'AIDS fu riconosciuta per la prima volta come una sindrome, nel 1981, la conta dei linfociti CD4 o usualmente chiamati cellule T4 (misurate in cellule per millimetro cubo), ha giocato un ruolo centrale nell'AIDS, non solo nello schematizzare la progressione della malattia, ma anche nel determinare tutto, a partire dalla ricerca sui farmaci per il trattamento, fino alla stessa definizione di AIDS - chi ce l'ha e chi no. A questo punto seguì l'osservazione, fatta nei primi anni dell'epidemia, per la quale le persone con AIDS sembravano ammalarsi di più nella misura in cui le proprie cellule T4 diminuivano.

Con un HIV tanto misterioso - nascondendosi nelle cellule, uccidendo cellule mediante qualsiasi tipo di meccanismo sconosciuto, mutando rapidamente -, la cellula CD4, solida e quantificabile, passò ad essere al suo posto un punto di riferimento alternativo.


La si può vedere, osservare, misurarla, e la speranza era che i farmaci ad alta tecnologia avrebbero potuto reimpiantarla e curare la malattia. Tuttavia, ora i ricercatori stanno cominciando a mettere in discussione il nesso assoluto tra CD4 e l'AIDS.
Anche la maggioranza degli esperti immunologi confessano che si trovano disorientati sul ruolo esatto che le cellule CD4 avrebbero sul sistema immunitario. La ricerca ha evidenziato che alcune persone sono rimaste in buona salute per anni con un numero di linfociti molto basso. Come pure vi sono persone che nonostante siano negative all'HIV hanno mostrato una conta di cellule T sufficientemente basse per essere definite malate di AIDS. Il colmo arrivò dalla conferenza internazionale sull'AIDS a Berlino nel 1994, dove si rivelarono i risultati dello studio Concorde. Lo studio, che trattava dell'uso a lungo termine dell'AZT su persone HIV positive ma asintomatiche, concluse che, anche se l'AZT era capace di aumentare il livello delle cellule T, coloro con più cellule T nona stavano certo meglio. Verso la fine della conferenza, dopo che per quasi dieci anni la conta dei CD4 ha rappresentato l'ico valido elemento di valutazione dello stato immunologico, questo metodo fu scartato con la promessa di rimpiazzarlo con un'analisi nuova e migliore.

Paradossalmente, il CDC (Center of Desease Control) revisionò la propria definizione di AIDS verso il gennaio del 1993, includendo la conta dei CD4. In accordo con la vecchia definizione, una persona non aveva l'AIDS fino alla sua prima malattia opportunistica. Ma, in base alla nuova definizione, chiunque HIV positivo con un numero di CD4 inferiori a 200 ha l'AIDS, indipendentemente dai sintomi. Un interlocutore del CDC National AIDS, riferendosi al rapporto medico generale, spiega la logica del CDC per avere cambiato la definizione: grazie ai farmaci antivirali e altre terapie, le persone hanno vissuto per più tempo senza sviluppare infezioni. Per cui, la definizione fu ampliata nell'intento di includere tutte le persone la cui salute era minacciata dal numero delle cellule T che erano abbassate sotto un certo livello, con o senza infezioni.

Sotto pressione su perché il numero fosse precisamente 200, il portavoce del CDC Tom Skinner, disse che rifletteva il consenso di varie associazioni mediche.

Il servizio di salute pubblica degli USA, ancora oggi raccomanda che il numero dei CD4 sia osservato ogni 3-6 mesi in tutte le persone HIV positive, e molti medici ancora pensano che sia buon indicatore del declino della salute, oltre che offrire parametri per le opzioni di trattamento. Nonostante questo molte persone HIV positive stanno cominciando a fregarsene dell'esame dei CD4 come indicatore cruciale.

"Personalmente, non lo farò mai più!", dice una donna HIV positiva alla riunione di HEAL quando il discorso ritorna alla conta delle cellule T.


"Non permetterò mai più che un numero mi minacci di morte". "Ti bombardano!", si lamenta un uomo con un grido di disperazione. "Cellule T basse, devi morire - anch'io lo sento. Devo fermarmi. Mi chiedo: come sto? Stupendamente - allora non ci penso più. ma altre persone con questo dilemma diventano pazze. E per questo che si lasciano andare, e che sia quel che sia". Anche se raramente lo si ammette, nella discussione si evidenza una reale confusione su tutta la ricerca sull'AIDS.

Che significato reale ha la conta dei T4? Che cosa li fa salire e scendere? Perché le persone non si sentono né meglio né peggio, nonostante il continuo variare delle cellule T, se ciò è un buon indicatore dell'evolversi della malattia? Uno alza la mano. "Domandai al mio medico: vi è una qualche relazione tra cellule T alte, cellule T basse, malattia e salute?. Rispose che veramente non lo sapeva".

La ragione per la quale e cellule T4 arrivarono a giocare un ruolo tanto importante nell'AIDS può essere ricercata nelle prime osservazioni che si fecero sulla sindrome. Nel 1981 i ricercatori cominciarono a notare che i primi pazienti di AIDS quasi non avevano cellule T4. Più tardi, quando si scoprì l'HIV e si notò che l'HIV infettava queste cellule, si concluse che l'AIDS era fondamentalmente una malattia da deficienza di T4 causata dall'HIV. Tuttavia, oggi, i ricercatori hanno rivisto radicalmente questa approssimazione, basandosi sull'osservazione realizzata per la prima volta nel 1987 dallo scettico dell'HIV: il Dr. Peter Duesberg, il quale sosteneva che l'HIV non uccideva un numero tale di cellule da provocare una caduta immunitaria.

(...) Danny, 36 anni, ha continuato ad essere sieropositivo con valori di cellule T che continuavano a scendere, senza per questo riscontare alcun sintomo nell'arco degli ultimi dieci anni. La sua storia evidenzia la confusione e la "montagna russa" emozionale della maggioranza delle persone che si trovano a confrontarsi con la diagnosi di AIDS. "Risultai positivo al test degli anticorpi nel 1985. Agli inizi del 1991 cominciai ad avere una serie di infezioni alla gola. Perciò mi testarono le cellule T. Erano a quota 532. Quattro mesi più tardi erano 304, due mesi dopo, 428". Le cellule T di Danny continuavano a scendere. Tuttavia dopo l'operazione di estrazione delle tonsille, si mantiene asintomatico. Oggi ha 59 cellule T. "Il fatto curioso - dice - è che l'unica volta che mi ammalai fu quando ebbi tutte queste infezioni alla gola, i miei T4 erano 496. Da allora non ho più avuto alcuna malattia seria. Certamente nessuna infezione opportunistica. Le mie cellule T8, d'altra parte, sono salite fino a 2500. Se i suoi T8 salivano troppo, pensavano che era un segnale negativo, ora dicono che è positivo". Nel frattempo Danny continua a diffidare delle credenze prevalenti sulle cellule T4 basse e l'AIDS. "A causa di questo moto mass-mediatico sulle cellule T", dice, "ho qualche preoccupazione, però non credo che sia tanto importante cosa la gente possa pensare, comunque non mi importerebbe avere valori un po' più alti, semplicemente per stare dalla parte più sicura".

TRATTAMENTO

Non c'e' una cura per l'AIDS attualmente. Tuttavia, parecchi trattamenti sono disponibili e possono far ritardare il progresso della malattia per quelli positivi all'HIV e migliorare la qualita' della vita di coloro che hanno sviluppato i sintomi dell'AIDS.

La terapia antivirale rallenta l'avanzare dell' infezione da HIV nel corpo. Una combinazione di parecchi agenti antiretrovirali, chiamata terapia  HAART, e' stata altamente efficace nella riduzione del numero di particelle del  virus HIV nella circolazione sanguigna (come misurato da un'analisi del sangue, chiamata viral-load) e di conseguenza aumenta il conteggio positivo dei linfociti CD4 e T.

Sebbene questa non e' una cura per l' HIV e le persone trattate con l' HAART con i livelli stabili dell' HIV possono tranquillamente trasmettere il virus ad altri con il sesso o con lo scambio di siringhe, il trattamento mostra grandi speranze. Ci sono testimonianze che segnalano che se i livelli dell' HIV rimangono stabili ed il conteggio delle cellule CD4 rimane alto (> 200) il prolungamento di vita puo' essere realizzato. Tuttavia, l'HIV tende a diventare resistente in pazienti che non prendono i loro farmaci ogni giorno. Inoltre, in seguito a determinati mutamenti il virus HIV  puo' diventare resistente all' HAART. Quando il virus HIV diventa resistente all' HAART, la terapia di salvataggio e' richiesta per provare a sopprimere questa resistenza dell' HIV. Cio' non riesce spesso purtroppo, ed il paziente sviluppera' solitamente l'AIDS e le relative complicazioni.

Il trattamento con l'HAART non e' senza complicazioni. L'HAART e' una combinazione di farmaci differenti, ciascuno con i propri effetti collaterali. Alcuni effetti secondari comuni sono nausea, emicrania, debolezza, malesseri ed accumulazione di grasso sulla schiena ed addome. Tuttavia il medico che prescrive l'HAART dovrebbe seguire il paziente con attenzione per notare eventuali possibili effetti secondari connessi con l'assunzione di questa combinazione di farmaci.
In piu', le analisi del sangue sistematiche che misurano il numero di cellule/mm CD4 ed il Viral Load dell' HIV (un' analisi del sangue che misura quanto virus e' nel sangue) dovranno essere fatte ogni tre - quattro mesi. L'obiettivo e' di incrementare il piu' possibile il conteggio CD4 e di portare il Viral Load del virus HIV ad un livello accettabile.

Altri agenti antivirali sono nelle fasi di studio. I fattori di crescita che stimolano lo sviluppo delle cellule, quali l'epogen (erthythropoetin) e G-CSF a volte sono usati per trattare l'anemia ed i bassi valori di globuli bianchi nel sangue connessi con l'AIDS.

I farmaci egualmente sono usati per impedire le infezioni opportunistiche e possono mantenere i pazienti di AIDS piu' "sani" per periodi di tempo piu' lunghi. Le infezioni opportunistiche sono trattate secondo la medicina convenzionale.

Attualmente, non c'e' una cura per l'AIDS. Si e'¨ rivelata essere una malattia universalmente mortale. Tuttavia, la maggior parte dei pazienti che seguono la terapia sopravvivono molti anni. L'HAART ha aumentato notevolmente il tempo tra la diagnosi e la morte. 

QUANDO INIZIARE LA TERAPIA "HAART" ?

Punto di partenza è che le HAART (High Active Antiretroviral Therapy)  somministrate ai pazienti sieropositivi dal '96, hanno permesso una diminuzione della mortalità tra le persone con HIV nel Nord del mondo dell’85%. “Iniziare troppo presto ha troppi rischi, iniziare tardi potrebbe inficiarne l’efficacia….risolvere queste domande potrebbe costare molto e richiedere troppo tempo”.“...le linee guida necessitano più dell’esperienza dei medici che della evidence based medicine. La maggior parte dei medici è d’accordo  sul dare inizio alle terapie quando i CD 4 sono tra  200 e 350 cell/mm3, sul trattare l’infezione acuta subito ed aggressivamente per poi accedere, forse, ad un STI (Structureted Treatment Interruption), trattare tutte le persone con sintomi e CD4 <200, considerare soprattutto il numero dei CD4 tra 200 e 500 cell/mm3 e dare meno importanza al Viral load. Concordi anche nel mantenere la viremia <50 copie/ ml nella persona alla prima terapia per il più lungo tempo possibile e mantenere la viremia ad una soglia accettabile per coloro che hanno fallito altre terapie, questi sono gli obiettivi che, chi cura l’HIV deve porsi oggi. Tra le strategie terapeutiche più allettanti oggi, vi è sicuramente l’interruzione strutturata della terapia STI, (il sogno più bello oggi è vivere qualche mese senza farmaci) con questi possibili vantaggi : 1) Interrompere la terapia e permettere che la viremia rimanga controllata nel tempo per i pazienti in infezione acuta; 2) Diminuire la tossicita’ e permettere una diminuzione dei ceppi resistenti circolanti per coloro in terapia di salvataggio 3) Diminuzione della tossicità e viremia controllata nelle fasi libere da terapia per coloro in trattamento cronico. Fondamentale per un’adeguata personalizzazione della terapia e' l’uso del TDM (Theraputic Drug  Monitoring), tale tecnica, poco costosa, potrebbe essere facilmente utilizzata con la collaborazione dei farmacologi , per dosare il livello plasmatico almeno degli NNRTI (analoghi non nucloessidi inibitori della TI) e dei PI ( inibitori della proteasi virale). L’individualità dei meccanismi metabolici è tale da rendere indispensabile per una vera e fondamentale personalizzazione della terapia. “ …non sempre il dosaggio convenzionale e’ quello efficace per tutte le persone …”. La tossicità del farmaco e la sua efficacia cambiano individualmente con estrema facilita’. I farmaci sono tanti e le interazioni altrettanto complicate Nuove tecniche terapeutiche come il TDM potrebbero garantire indicazioni per una terapia più personalizzata, l’STI potrebbe essere la strategia che apre le porte ad un modo nuovo di vedere le terapie per le malattie croniche.
Ma rimane il fatto inconfutabile che il 95% delle persone con HIV non ha accesso ai trattamenti fondamentali per l’HIV e l’emergenza per questi paesi non può essere altro che la vita.

  LA RICERCA SULL'AIDS

ANNI '80-'90

All'inizio dell'epidemia dell'AIDS, difficilmente i pazienti riuscivano a vivere oltre i due anni dalla manifestazione della malattia.

 

IL"COCKTAIL"

Studiando il modo nel quale il virus attacca le cellule sane, gli scienziati hanno sviluppato due tipi di medicinali che impediscono all'HIV di moltiplicarsi:

INIBITORI DI PROTEASI

INIBITORI DI REVERSE TRASCRIPTASE

utilizzati in combinazioni chiamate eufemisticamente " COCKTAIL", questi farmaci hanno permesso ai pazienti di vivere molto piu' a lungo che un tempo.

 

IL FUTURO

La ricerca punta ora a un vaccino che non solo prevenga il manifestarsi dell'infezione, ma che possa anche aiutare i pazienti gia' colpiti dalla malattia. Gli scienziati stanno lavorando  a due tipi di vaccino per l'HIV:

UN VACCINO CHE DOVREBBE STIMOLARE GLI ANTICORPI.

In grado di avvertire il corpo della presenza del virus e stimolare le cellule sane a produrre anticorpi. Cosi' avvertito, il sistema immunitario rileva l'infezione, le cellule sane si legano al virus e lo inglobano, poi si moltiplicano producendo altri anticorpi che imprigionano il virus e gli impediscono di infettare le cellule sane.

UN VACCINO CHE DOVREBBE UCCIDERE LE CELLULE INFETTE

Poiche' l'HIV puo' essere trasmesso come virus vagante e attraverso cellule infette, un vaccino contro l'HIV dovrebbe aiutare le cellule sane a riconoscere quelle infettate dal virus e a distruggerle.

Al momento esistono 9 sottotipi di virus che differiscono l'uno dall'altro al 30-35% inoltre il virus muta, una volta all'interno del corpo ospite, rendendosi irriconoscibile al sistema immunitari.

La ricerca continua...

A COLLOQUIO CON IL PROF. FERNANDO AIUTI 

Nato a Urbino nel 1935, dal 1950 risiede a Roma ove ha percorso la sua carriera scientifica, didattica ed assistenziale. Professore Ordinario di Medicina Interna e Allergologia e Immunologia Clinica, Primario e Direttore della Scuola di Specializzazione di Allergologia e Immunologia Clinica dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Presidente Società Italiana di Immunologia e Immunologia Clinica. Fondatore e Presidente Associazione Nazionale per la Lotta contro l'AIDS. Fondatore della Società Europea delle Immunodeficienze. Membro del gruppo di studio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per le Immunodeficienze Primitive. Membro della Commissione Nazionale per la lotta contro l'AIDS del Ministero della Sanità. Membro della Commissione Nazionale per la lotta alla droga del Ministero della Pubblica Istruzione dal 1989 al 1994. Inoltre dal 2002 è Coordinatore della Commissione sulla sessualità, discriminazioni e integrazione sociale presso il Ministero delle Pari opportunità. Dal 2003 è stato nominato membro della Task Force per il controllo della SARS, presso il Ministero della Salute ed é membro della Commissione per le Malattie Rare presso il Ministero della Salute.

E' autore di oltre 600 pubblicazioni scientifiche e di queste 330 sono state pubblicate nelle più importanti riviste internazionali.
Dirige un gruppo di ricerca all'Università aLa Sapienza" costituito da numerosi e validi collaboratori. Nella sua intensa attività scientifica ha portato contributi rilevanti alla conoscenza e agli aspetti diagnostici e terapeutici di numerose malattie tra cui le immunodeficienze primitive, le malattie allergiche, le malattie autoimmuni, i tumori e 1' AIDS. Tra le ricerche più significative sono da ricordare: l'identificazione di particolari sottopopolazioni dei linfociti nell'uomo, la diagnosi precoce di malattie infettive nei feti, la diagnosi delle allergie alimentari, delle immunodeficienze, la ricostituzione del sistema immunitario, gli studi sul vaccino contro l'AIDS e le ricerche sulle nuove terapie immunologiche.

Negli ultimi anni ha anche studiato gli aspetti psicologici dei malati e a contribuito alle ricerche per il miglioramento della qualità della vita.Il suo impegno sociale è stato anche diretto alla prevenzione dell'AIDS, attraverso la sensibilizzazione dei mass media e dell'opinione pubblica, affrontando personalmente il problema,soprattutto tra i giovani, con conferenze nelle scuole, nelle discoteche, nei circoli culturali e sportivi, nelle carceri, nelle caserme, in dibattiti radiofonici e televisivi. Il suo impegno si è concretizzato con forti appelli attraverso i mass media per modificare i comportamenti a rischio dei giovani. In particolare si è battuto per combattere l'uso della droga e la diffusione delle malattie trasmesse attraverso lo scambio di siringhe e i rapporti sessuali. Ha inoltre denunciato i fenomeni di discriminazione nei confronti di malati di AIDS, nelle carceri, negli ospedali, nelle scuole ed in luoghi di lavoro. Ha cercato di rassicurare l'opinione pubblica con messagggi sicuri sulla impossibilità di contrarre l'AIDS nei normali contatti casuali. Per queste benemerenze ha ricevuto l'onoreficienza di Cavaliere di Gran Croce dell Repubblica Italiana.

Quali sono le terapie oggi più efficaci nella malattia da HIV-1 ?


Per i pazienti che non hanno fatto mai terapia antivirale sono consigliabili cocktail di farmaci che contengono due inibitori della trascrittasi inversa, di tipo nucleosidico (es. AZT+ 3TC o DDI + d4T) associati a un inibitore non nucleosidico (es. efavirenz o nevirapina), oppure nei casi con grave immunodeficienza ed elevata replicazione virale è meglio associare un inibitore proteasi ( es. Indinavir, Nelfinavir, Amprenavir, Saquinavir, Lopinavir associato a Ritonavir come booster) . Recentemente sono state anche provate con successo associazioni anche con due inibitori delle proteasi e in particolare l'associazione con Ritonavir a basse dosi si è dimostrata molto efficace nell'aumentare la vita media di tutti gli altri inibitori e quindi con riduzione dei loro dosaggi e conseguente diminuzione della tossicità.
Ci sono inoltre nuove formulazioni che hanno reso alcuni inibitori più facilmente assorbibili quali ad esempio il Fortovase.

Sono di particolare facile impiego associazioni di tre inibitori della Trascrittasi (AZT,3TC,abacavir) in due sole somministrazioni quotidiane, tuttavia ci sono problemi per l'efficacia terapeutica nel tempo.
Nel 2003 si é reso disponibile un altro farmaco antivirale, il Tenofovir e nel 2004 sarà utilizato il T-20. Quest'ultimo è in grado di agire contro il virus HIV bloccando la penetrazione del virus nei linfociti e può essere associata ad altri farmaci antivirali.

Quando va iniziata la terapia antivirale ?

In tutte le persone che presentano segni clinici (malati di AIDS e sindromi correlate), nei soggetti asintomatici che hanno valori di CD4 < a 350/mm3 e/o una viremia con numero di copie di RNA virale > 50.000 - 100.000. Negli altri soggetti asintomatici che non rientrano in questi parametri si può attendere e ci si deve regolare in base al trend dei CD4 e della viremia osservato negli ultimi mesi.

Ci sono metodi più scientifici per affrontare una scelta terapeutica ?


Nei pazienti che hanno già eseguito per anni la terapia si dovrebbero saggiare le resistenze ai farmaci antivirali.Tuttavia queste metodiche sono costose e non sempre sicure al 100% e quindi vanno valutate nell'insieme dei dati clinici e immunovirologici del singolo paziente, inclusa l'aderenza ai farmaci e gli effetti tossici potenziali.

Quali sono gli obiettivi da raggiungere con la terapia antiretrovirale ?


Miglioramento delle condizioni cliniche, diminuzione della tossicità dei farmaci, riduzione della viremia di almeno 1 logaritmo o meglio se aldisotto della soglia di rilevabilità ( 50 copie di RNA virale) e aumento dei linfociti CD4 del 30 % rispetto ai valori iniziali pre-terapia.

Quando saranno disponibili i nuovi farmaci inibitori delle integrasi ?


Ancora non ci sono studi clinici controllati rilevanti sulla loro efficacia, tra circa due anni se risulteranno positivi potranno essere disponibili in fase sperimentale.

Quali prospettive per il vaccino italiano contro l'AIDS ?
Sarà iniziata la sperimentazione entro il 2003 ?
Come si potrà accedere alla sperimentazione ?


Al momento esiste solo uno studio pubblicato in 7 scimmie che dimostra un certo grado di protezione parziale nella prevenzione dell'infezione. Non ci sono dati su questo vaccino anti-TAT che dimostrino una efficacia come vaccino terapeutico, cioé da usare
anche nei malati di AIDS o nei sieropositivi.
La sperimentazione inizierà entro il 2003.
Ci vorranno almeno 5 anni prima di dimostrare l'eventuale efficacia preventiva o terapeutica. Saranno scelti alcuni volontari sieropositivi in alcuni centri per dimostrare la non tossicità del prodotto e poi dopo due-tre anni sarà studiata la capcità del vaccino di immunizzare e poi di proteggere eventualmente i vaccinati dall'infezione.

Ci sono altri vaccini in sperimentazione ?


Si ci sono almeno 2 vaccini che si stanno preparando nel mondo e alcuni di questi sono già pervenuti alla fase III, cioé allo studio della loro efficacia preventiva o terapeutica.
Questi vaccini sono a base di miscela di proteine,come il vaccino anti-ENV, anti p24, anti-Gag o anti-TAT, altri sono a base di DNA.
Altri ancora sono veicolati da virus non dannosi (es. canaripox virus).
Molti di questi vaccini hanno prodotto immunità cellulare o umorale contro le componenti inoculate, ma ancora non sono disponibili sul piano commerciale.

L'interleuchine sono utili nella terapia dell'AIDS ?


Esistono numerosi studi sperimentali in corso che dimostrano la capacità della interleuchina 2 di correggere il deficit immunitario in associazione alla terapia antivirale.
Da recenti indagini sembra che l'IL-2 sia particolarmente indicata in associazione con la terapia antivirale in pazienti con grave deficit
immunitario. Sono in corso studi controllati per accertare la efficacia terapeutica della IL-2.

Che importanza ha la scoperta dell'anticorpo anti-virus dell'AIDS ?


Sul piano pratico serve per confermare la diagnosi di infezione da HIV e se una persona é sieropositiva deve adottare tutte le precauzioni per evitare il contagio. Il test é utile anche ai centri trasfusionali per utilizzare sangue sicuro HIV negativo. Si potrebbe tentare di utilizzare questi anticorpi a scopo terapeutico, ma l'eventualità che si possa bloccare con questo anticorpo l'entrata del virus HIV nelle cellule è ancora da dimostrare in laboratorio e poi eventualmente sull'animale e quindi nell'uomo.

E' vero che il virus si può trasmettere con i rapporti orali ?


La trasmissione è stata dimostrata anche se raramente anche con rapporti orogenitali tra uomo e donna e tra uomo e uomo, e per questo è consigliabile l'uso del profilattico sempre e in ogni rapporto sessuale a rischio.

Ci sono cure per persone che soffrono di forme respiratorie infettive ricorrenti ?


Si, ci sono numerosi farmaci immunomodulanti che possono essere impiegati con successo in alcune forme di deficit immunitario.

AIDS/HIV: le cose che non vi hanno mai detto  

Omaggio al Dott. PETER DUESBERG, direttore del laboratorio di Biologia Molecolare dell'Università di Berkeley in California, pioniere e principale protagonista della lotta alle falsa teoria virale dell'AIDS. Suo il principale libro scritto dai dissidenti: "Inventing the AIDS virus" edito in italiano da Baldini e Castoldi col titolo "AIDS - Il Virus Inventato". La storia di Peter Duesberg,"probabilmente lo scienziato vivente più diffamato in assoluto" (Il direttore del periodico medico The Lancet) è stata presentata da Massimiliano Bucchi nella sua relazione "Eresia e censura nella scienza: il caso AIDS" al convegno Scienza e Democrazia tenuto a Napoli il 20 Aprile 2001.

In seguito ad una ricerca sull'AIDS, avviata per approfondire la conoscenza di un argomento che riguarda tutti, dopo aver sentito alcune storie di persone "sieropositive" in piena salute che hanno cominciato a star male nel momento in cui è iniziata la cura con i farmaci antiretrovirali. Si poteva pensare a semplice coincidenza oppure ipotizzare una qualche relazione tra i due eventi: la logica e un po' di sano scetticismo ci hanno spinto verso l’indagine. Abbiamo quindi condotto una ricerca approfondita sull’argomento, e siamo arrivati dove non potevamo immaginare: ciò che credevamo vero da sempre, dal 1984, si è rivelato incoerente ridicolo e criminale; altre posizioni sono affiorate, un mondo di scienziati, medici, giornalisti e politici impegnati in una battaglia contro l’establishment per combattere un mostro che ha arricchito alcuni, ucciso molti, condizionato o terrorizzato tutti. Il quadro che si è delineato nel corso della nostra ricerca è estremamente complesso, gli aspetti clinici e sanitari del problema sono profondamente collegati a quelli sociali economici e politici. Non ci proponiamo quindi, in questo spazio, di fornire un’analisi completa ed esaustiva del fenomeno, ma piuttosto di indicare al lettore una prospettiva diversa, abbozzando gli aspetti principali della storia e fornendo indicazioni per reperire tutte le informazioni necessarie per validare e completare personalmente il quadro.

 Premessa

Quando parliamo di AIDS usiamo due concetti basilari: "malato asintomatico" e "sieropositivo". Sono intimamente collegati. Un malato asintomatico è una persona in cui non c'è nessuna evidenza, nessun sintomo, nessun segno della malattia: insomma uno che non è malato se non sulla base di un foglio di carta dove c'è scritto positivo. E anche la sieropositività è basata soltanto sulla stessa parola scritta sullo stesso foglio di carta. E quella parola è solo il risultato di un test. I medici sono stati espropriati della possibilità di fare una diagnosi, non c'è più confronto, non c'è più la possibilità che uno dica si e un altro no. La diagnosi la fa esclusivamente il sistema sanitario/farmaceutico che brevetta, approva e produce i test. E' evidente che il concetto di malato asintomatico sieropositivo è contraddittorio e che tutto l'insieme è estremamente pericoloso: il test decide, al di là di ogni evidenza, se una persona è sana o malata.

Il Malato di AIDS

Un soggetto viene classificato malato conclamato di AIDS quando si verificano due condizioni:

  • presenta i sintomi di almeno una delle 29 patologie considerate possibili conseguenze, come Polmonite, Tubercolosi, Linfoma, Diarrea, Herpes Simplex, Sarcoma di Kaposi, Candidiasi, etc..

  • è positivo al test HIV (Human Immunodeficiency Virus).

Se il soggetto è positivo al test ma sta bene viene considerato malato asintomatico. L’eventuale successiva comparsa dei sintomi di cui sopra cambierà la sua classificazione in malato conclamato. Se il soggetto presenta i sintomi di una delle patologie in elenco ma non è positivo al test non è malato di AIDS. L’eventuale successiva risposta positiva al test cambierà la sua classificazione in malato conclamato. Pertanto un malato di polmonite o tubercolosi negativo al test è solo malato di polmonite o tubercolosi. Mentre un malato di polmonite o tubercolosi positivo al test è malato di AIDS. E’ subito evidente che il test HIV ha un ruolo centrale nella diagnosi di AIDS.

 

Due posizioni a confronto

 

1. La posizione ufficiale:

  • il virus HIV è la causa dell’AIDS, che è quindi una patologia infettiva.

  • un test individua la presenza degli anticorpi e quindi del virus.

  • il virus può avere un periodo di latenza fino a decine di anni.

  • i sieropositivi (positivi-al-test) si ammaleranno e moriranno

  • i farmaci antiretrovirali (AZT in testa) combattono la diffusione del virus e allungano la vita.

  • alcuni sieropositivi non hanno sintomi perchè il virus è latente

  • anche i sieropositivi asintomatici devono prendere i farmaci quanto prima.

2. La posizione dei dissidenti:

  • il virus HIV non è stato mai isolato, probabilmente neanche esiste, l’AIDS non è causato da un virus e non è quindi una patologia infettiva.

  • l’AIDS è causato da un complesso di fattori (droghe pesanti, superesposizione ad agenti patogeni, farmaci) fortementi presenti in certi stili di vita, che alla lunga distruggono il sistema immunitario.

  • i test HIV non sono specifici e non è chiaro che cosa individuino.

  • la risposta positiva al test non è indice di niente e non giustifica alcuna terapia.

  • i farmaci antiretrovirali sono inutili in quanto non c’è nessun virus da combattere, e soprattutto letali perchè possono portare alla morte in pochi mesi distruggendo in particolare il sistema immunitario.

  • i malati di AIDS devono sospendere l’esposizione ai fattori patogeni, curarsi per le patologie specifiche di cui soffrono, seguire nel contempo terapie di sostegno per consentire al loro sistema immunitario il recupero.

  • i farmaci antiretrovirali hanno trasformato in malati di AIDS individui altrimenti sani che hanno avuto la sfortuna di risultare positivi-al-test.

In altre parole i dissidenti accusano l’establishment sanitario di adottare terapie che:

  • non curano i malati "veri" di AIDS ma anzi ne affrettano o ne causano la morte.

  • portano alla malattia e/o alla morte per AIDS malati "inventati", soggetti sani risultati positivi-al-test.

Il paradigma dell’ortodossia è: HIV = AIDS = MORTE

Il paradigma della dissidenza è: TEST Positivo = CURA = MALATTIA e/o MORTE

Ora questo fenomeno ha interessato ad oggi circa duemilioniottocentomila persone in tutto il mondo (fonte: WER - Weekly Epidemiological Record – OMS - bollettino n. 49 del 7 Dicembre 2001 – Totale malati registrati in tutto il mondo dall’inizio ad oggi: 2.784.317); se è vero quanto sopra allora stiamo forse parlando di uno dei più atroci crimine contro l’umanità dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi. Ma non contro l’umanità in genere: quasi esclusivamente contro omosessuali, tossicodipendenti e neri. Un virus altamente selettivo, come nessun altro prima, tanto da potervi vedere uno strumento di pulizia etnica al servizio dell’uomo bianco e puritano.

 

Ricerche avanzate sull’HIV.

 

In Australia un gruppo di ricercatori del Royal Perth Hospital, definito "The Perth Group", ha concentrato le proprie ricerche sull’isolamento dell’HIV e sulla validità dei test ELISA (test di primo livello, il più utilizzato), Western Blot (secondo livello, considerato più attendibile) e Viral Load (l'ultimo apparso); hanno concluso le loro ricerche affermando che nessuno dei lavori pubblicati dimostra che l’HIV sia stato isolato e che i tre test non provano affatto la presenza del virus HIV nei campioni di sangue sottoposti a test.

 

La voce di un Nobel.

 

Il Dottor Kary Mullis ha ricevuto il premio Nobel nel 1993 per aver inventato un procedimento, la PCR (Polymerase Chain Reaction), che permette di identificare un segmento di codice genetico (una specifica sequenza di nucleotidi) eventualmente presente in un campione ed amplificarne la concentrazione per facilitare all’osservatore la sua individuazione. Per poter completare una sua relazione ha cercato inutilmente documenti scientifici che contenessero la prova che il virus HIV sia la causa dell’AIDS. Da allora non si stanca di ripetere, senza essere mai stato smentito, che non esiste un solo documento scientifico che contenga tale prova. La scienza ha le sue regole, e nessuno può sostenere di aver scoperto qualcosa se non rende disponibile una documentazione completa ed esauriente che consenta ad altri di confermare o confutare la sua scoperta. È paradossale e preoccupante che un migliaio di scienziati sparsi per il mondo stiano lottando per dimostrare che l’ipotesi HIV=AIDS sia falsa, quando nessuno ha ancora dimostrato che è vera. D’altronde se qualcuno avesse isolato il virus HIV ed avesse provato il rapporto causale tra l’HIV e l’AIDS avrebbe con ogni probabilità ricevuto per tale scoperta il Nobel per la medicina. Non ci risulta che tale Nobel sia stato ad oggi assegnato.

 

L’AIDS e la legge.

 

La corte di Dortmund, il 15 Gennaio 2001, ha emesso una sentenza di condanna ad 8 mesi, con sospensione della pena, in un procedimento per Genocidio (Legge § 220a StGB) contro le Autorità Sanitarie Federali Tedesche e contro il Parlamento della Repubblica Federale Tedesca. Le autorità sanitarie erano accusate di aver diffuso informazioni e foto false relative all’isolamento del virus HIV; il Parlamento Tedesco era accusato di aver assecondato tali menzogne nonostante fosse a conoscenza dal 1994 del fatto che il virus HIV non è mai stato isolato, e che conseguentemente nessun test poteva essere approvato ed utilizzato per definire infette persone che, sane prima del test, sono poi morte dopo un trattamento con farmaci antiretrovirali. La tesi dell’accusa, e cioè che ne Montagnier (1983) ne Gallo (1984) avevano isolato alcun virus in connessione con l’AIDS e che il Bundestag era dal 1994 a conoscenza di tale fatto, è stata provata sulla base di un documento registrato negli archivi del German Bundestag stesso col numero DS 12/8591.Dopo la sentenza i ricorrenti hanno indirizzato una lettera nella quale descrivono le motivazioni e le conclusioni del procedimento legale a:

  • ONU, Office of the High Commissioner for Human Rights, Mary Robinson
  • Tutti i capi di Stato e tutti i capi di Governo
  • Tutte le Organizzazioni Governative

Sudafrica.

L’attuale Presidente Sudafricano Thabo Mbeki, subentrato a Nelson Mandela il 16 Giugno 1999, sta combattendo da ormai due anni una battaglia, contro il potere politico/economico dell’ortodossia sanitaria occidentale, sul tema dell’AIDS: ha voluto una commissione presidenziale mista ortodossi e dissidenti appositamente istituita col compito di affrontare gli aspetti più controversi dell’AIDS, come la non specificità del test o la tossicità dei farmaci antiretrovirali. Il 3 Aprile 2000 il Presidente Mbeki ha indirizzato una lettera a tutti i Leaders del Mondo per spiegare la posizione del Governo Sudafricano sull’epidemia sub-sahariana di AIDS. In sostanza ha ringraziato per la disponibilità del mondo occidentale, ha sottolineato come l’AIDS in Africa sia un fenomeno specifico e profondamente diverso da quello occidentale, ha affermato che sarebbe assurdo e illogico imporre l’esperienza occidentale alla realtà africana, e che quindi il problema deve essere affrontato e risolto dall’Africa in modo autonomo. Nel frattempo i farmaci antiretrovirali non sono compresi nelle terapie per l’AIDS utilizzate dal sistema sanitario sudafricano, ne da quelli di diversi altri paesi a sud del Sahara che appoggiano l’iniziativa del Presidente Mbeki, nonostante la recente e reclamizzata vittoria giudiziaria contro Big Pharma. Questa scelta ha scatenato una campagnia diffamatoria internazionale contro il Presidente Mbeki, veicolata ai massimi livelli in Gran Bretagna con accuse infamanti tramite:

  • The Observer: "Mbeki lascia morire nel dolore i bambini malati di AIDS"

  • The Times: "Mbeki soffre di un complesso di persecuzione"

  • The Telegraph: "L’Africa dovrebbe essere ricolonizzata"

  • The Sunday Times: "Mbeki nemico della gente"

  • International Herald Tribune: " Il Sudafrica rifiuta un prestito di un miliardo di US$ per comprare farmaci antiretrovirali"

La GlaxoSmithKline (già Barrough Wellcome e poi Glaxo Wellcome), produttrice dell’AZT, il più tristemente famoso dei farmaci antiretrovirali, e di tanti altri farmaci dello stesso tipo, leader mondiale nel commercio di farmaci HIV/AIDS è una multinazionale inglese. In questo scenario, che fa del Presidente Mbeki il leader di un nuovo tentativo di indipendenza e rinascita dell’Africa, l’ex Presidente Nelson Mandela si è apertamente schierato con le tesi dei poteri forti occidentali, sostenendo la teoria virale dell’AIDS e la necessità di utilizzare i farmaci antiretrovirali.

L’Africa.

Il Dott. David Rasnick, membro della Commissione Presidenziale Sudafricana, ha descritto l’epidemia africana di AIDS con le seguenti parole: "Se si smettesse di usare il test HIV l’epidemia africana di AIDS scomparirebbe". Il WHO (World Health Organization) produce un bollettino settimanale chiamato WER (Weekly Epidemiological Record) nel quale vengono riportati i totali cumulativi di tutti i casi di HIV/AIDS registratati in ciascun paese del mondo, totalizzati per paese e continente:

  • Bollettino n. 47 del 26 Novembre 1999 - totale casi HIV/AIDS registrati in Africa dall’inizio dell’epidemia al Nov. 1999: 794.444

  • Bollettino n. 47 del 24 Novembre 2000 - totale casi HIV/AIDS registrati in Africa dall’inizio dell’epidemia al Nov. 2000: 876.009

  • Bollettino n. 49 del 07 Dicembre 2001 - totale casi HIV/AIDS registrati in Africa dall’inizio dell’epidemia al Dic. 2001: 1.093.522

Come si vede i casi registrati in Africa negli ultimi due anni sono 299.078. Davvero poca cosa se si pensa che in Africa vivono 760 milioni di persone e ne muoiono più di 10 milioni all’anno, di cui un milione per malaria. Purtroppo il WHO preferisce dare evidenza alle stime invece che ai dati ricevuti dai paesi interessati, ed ecco allora comparire 30/40 milioni di malati ed avviare una crociata contro questo flagello biblico. L’epidemia vera è quella di menzogne. In Africa esistono da sempre patologie tipiche della povertà e molto diffuse: aggiungiamo il test che risulta tendenzialmente positivo in presenza di una qualche patologia (vedere la lista dei fattori che possono causare una risposta positiva al test HIV) e il gioco è fatto. Chi prima moriva di tubercolosi o diarrea oggi muore di AIDS. Nessun problema, l’uomo bianco dispone della medicina giusta. Ma è troppo costosa, i paesi africani non possono permettersela. Nessun problema, l’uomo bianco ha anche la banca mondiale e può concedere prestiti molto vantaggiosi per acquistare le miracolose medicine occidentali.

La CIA.

Il 1 Maggio 2000 la Casa-Bianca ha dichiarato l’AIDS una minaccia per la sicurezza nazionale, e ha dato con ciò mandato alla CIA per gestire ufficialmente la faccenda. Viene spontaneo pensare che la minaccia sia rappresentata dalla diffusione dell’epidemia negli USA, ma non è cosi: i dati del CDC (Center for Disease Control) mostrano che i casi di AIDS negli ultimi anni sono calati notevolmente, e sono circa il 30% rispetto al picco degli anni 92/93. Il problema non è quindi la crescita del fenomeno, ma, per quanto paradossale e grottesco possa apparire, l’esatto contrario, la sua eventuale scomparsa. Sono ormai così imponenti gli interessi economici politici e burocratici legati al virus HIV che la sua morte prematura potrebbe sconvolgere parecchi equilibri:

  • 100.000 ricercatori e medici, in buona parte americani, hanno carriere e stipendi legati al virus.

  • 93 miliardi di US$ (oltre 200.000 miliardi di lire) sono stati stanziati fino ad oggi nei soli Stati Uniti per le ricerche sull’AIDS.

  • più di 1000 associazioni raccolgono in totale migliaia di miliardi di lire all’anno per aiutare i malati di AIDS.

  • alcune decine di migliaia di miliardi di lire all’anno impinguano i bilanci delle multinazionali del farmaco con la vendita dei farmaci "salvavita" antiretrovirali e dei test HIV (ELISA, Western Blot, Viral Load)

  • organismi come USAID (U.S. Agency International Development) UNAIDS (United Nations AIDS program), WHO (World Health Organization), ricevono stanziamenti annuali di migliaia di miliardi di lire per combattere l’AIDS. L’ONU ha appena chiesto uno stanziamento di 20.000 miliardi di lire per affrontare l’emergenza.

C’è da credere che tale virus sarà tenuto in vita artificialmente per parecchio tempo. C’è anche da credere che la successione temporale tra la lettera del Presidente Mbeki e l’annuncio della Casa Bianca non sia pienamente casuale. D’altronde lo stesso Mbeki ha apertamente accusato la CIA e le multinazionali del farmaco di aver orchestrato la campagna di discredito nei suoi confronti. Tutto ciò non deve stupire. Il dissenso ha ripetuto le proprie critiche per 16 anni senza che l’establishment scientifico e gli interessi che esso rappresenta, e da cui è sostenuto, si sentissero minimamente minacciati, visto il loro enorme potere e la conseguente capacità di emarginare e imbavagliare i settori della scienza non graditi. Ma ora il Presidente Mbeki con la sua Commissione mista sull’AIDS ha dato voce alla dissidenza, e la recente relazione (Presidential AIDS Advisory Panel Report), pubblicata nel mese di Marzo 2001, prevede 10 progetti di ricerca che potrebbero seppellire la teoria ufficiale sull’ipotesi virale dell’AIDS. Forse si capisce come mai, in questi ultimi mesi, il tam-tam mediatico sui 30 milioni di malati africani ha suonato senza tregua al massimo del volume.

Terapie antiretrovirali.

Il DHHS (U.S.A. Department of Health and Human Services) ha dal 5 Febbraio 2001 modificato le direttive sanitarie relative all'utilizzo dei farmaci antiretrovirali (Guidelines for the Use of Antiretroviral Agents in HIV-Infected Adults and Adolescents), affermando che forse non è il caso di utilizzarli su pazienti asintomatici non essendo chiaro se i "vantaggi" bilanciano gli effetti tossici. Ha con ciò abbandonato una filosofia terapeutica in auge dal 1987, anno in cui la FDA (Food and Drug Administration) ha approvato l'utilizzo dell'AZT, filosofia riassunta nelle parole "hit hard and hit early" (colpisci duro e colpisci presto) sulla base della quale persone positive-al-test assolutamente sane, sono state messe in cura con terapie a base di farmaci allungavita: spesso la morte è sopravvenuta nel giro di pochi mesi. I nuovi indirizzi prevedono che la terapia venga prescritta al presentarsi di qualche segno della malattia e non per la sola condizione di sieropositività. Con ciò si ammette che il sieropositivo non è più un malato e non corre alcun rischio. Si deve considerare che il primo test HIV è stato introdotto nel 1984 ed in quell'anno sono comparsi i primi sieropositivi destinati ad ammalarsi, si diceva allora, entro 1-2 anni. Col passare degli anni, e dell'invecchiamento in salute di sieropositivi che hanno scelto di non assumere farmaci antiretrovirali e la cui vita si è "allungata spontaneamente", il periodo di latenza si è dovuto estendere inesorabilmente ed è adesso stimato in decine di anni. Col periodo di latenza lungo ormai quanto una vita le direttive sanitarie che prevedevano la terapia da subito erano diventate ingiustificabili. E non è quindi più sostenibile che i pazienti di una volta "sarebbero" morti senza terapia. Prima o poi qualcuno dovrà rispondere ad alcune domande: spiegare come mai i positivi-al-test asintomatici fino a ieri sono stati terrorizzati, e come mai quelli che sotto terrore hanno accettato la cura sono per lo più morti, mentre quelli che hanno resistito e non sono stati curati sono vivi e non si sono ammalati di AIDS. Esemplare è la storia di Christine Maggiore positiva-al-test asintomatica dal 1992 quando i risultati di un test le cambiarono, giovanissima, la vita. Superato il trauma della sentenza "da 5 a 7 anni di vita, trattamento con AZT da subito", ha iniziato la sua personale via crucis tra un medico e l'altro, finchè dopo circa un anno l'incontro con la dissidenza l'ha condotta fuori dall'incubo. Da quel momento, sfuggita al sistema sanitario, ha dedicato la sua vita alla causa: con altri positivi-al-test come lei ha fondato un'associazione "Alive and Well" (vivi e vegeti) che ha lo scopo di fornire informazioni a quelli che devono, come lei ha fatto, fare una scelta. Ha realizzato un sito, ha scritto un libro, ha incontrato un uomo che ama, hanno avuto un bambino che ora ha 5 anni. È sempre positiva-al-test. La sua vita valeva per Big Pharma alcune decine di migliaia di dollari.

AZT and friends (Medicines from Hell)

L'AZT (Azidotimidina, Zidovudina, Retrovir) fu messo a punto nel 1964 da un ricercatore della Cancer Foundation di Detroit, Jerome Horwitz . E’ una forma alterata della Timina, uno dei quattro nucleotidi che costituiscono i filamenti del nostro DNA. A differenza della Timina ha un solo legame per cui sostituendosi al nucleotide originale impedisce l’aggiunta di ulteriori nucleotidi al filamento in formazione interrompendo il processo di duplicazione del DNA. Quindi l’AZT, impedendo alla cellula di copiare il proprio DNA ne blocca il processo di duplicazione, e impedisce così la formazione di nuove cellule. L’AZT non fa differenza tra cellule sane, cancerose o virus. Per cui se da una parte può arrestare la duplicazione di quelle malate o dei virus, dall’altra blocca tutti i processi vitali devastando l’organismo. La sostanza si rivelò talmente tossica (letale) che Horwitz neanchè ne chiese il brevetto, e archiviò la documentazione. L’AZT usci dalla polvere nel 1986 e fu approvato dalla FDA nel 1987, dopo una sperimentazione truffa (Vedi Poison by Prescription: The AZT Story – John Lauritsen). Tra le conseguenza della somministrazione di AZT ci sono: distruzione del sistema immunitario, distruzione del midollo osseo, distruzione dei tessuti e della flora batterica intestinale, atrofia dei muscoli, danni al fegato al pancreas alla pelle al sistema nervoso, linfoma. Della categoria degli pseudo nucleotidi fanno parte oltre all’AZT i successivi 3TC (Epivir), D4T (Zerit), ddC (Hivid), ddI (Videx) e ABC (Ziagen): il loro funzionamento è analogo, così come le conseguenze. A partire dal 1996 all’utilizzo di un singolo farmaco si è sostituito un "cocktail" di farmaci (HAART – Highly Active Antiretroviral Therapy) unendo agli pseudo nucleotidi gli inibitori della proteasi, un enzima necessario alla separazione di segmenti proteici. In tal modo, ancora una volta si impediscono delle attività biologiche necessarie sia alla formazione di nuove copie dei virus che al corretto funzionamento delle nostre cellule, con effetti tossici devastanti. Fanno parte di questa categoria: Invirase, Fortovase, Agenerase, Kaletra. Se l’HIV-AIDS fosse una sentenza inappellabile di morte da virus, come la teoria ufficiale sostiene, l’utilizzo delle sostanze antiretrovirali, le cui caratteristiche tossiche sono evidenti e riconosciute, potrebbe apparire come un male necessario. Ma se come, sostengono i dissidenti, non è un virus la causa dell’AIDS, allora la somministrazione di sostanze antiretrovirali è un atto criminale, genocidio, perpetrato secondo le seguenti modalità: 

  • Positivi-al-test asintomatici morti: sono stati uccisi dal sistema sanitario con devastazioni e sofferenze indicibili.
  • Positivi-al-test asintomatici vivi: sono sottoposti dal sistema sanitario a danni e sofferenze ingiustificabili e rischiano di morire.
  • Positivi-al-test conclamati morti: alcuni sarebbero morti comunque ma senza una dose aggiuntiva di devastazioni e sofferenze; altri con le cure opportune avrebbero potuto guarire e sono quindi anch’essi vittime del sistema sanitario.
  • Positivi-al-test conclamati vivi: non sono curati opportunamente, sono sottoposti dal sistema sanitario a danni e sofferenze ingiustificabili e rischiano di morire.

Secondo Lauritsen, che ha condotto le analisi più approfondite sull’argomento, circa la metà delle persone trattate con le sostanze antiretrovirali appartengono al gruppo dei positivi-al-test perfettamente sani prima della "cura". Al momento ci sono alcune centinaia di migliaia di persone al mondo a cui vengono somministrate sostanze antiretrovirali. Fortunatamente i dosaggi delle sostanze antiretrovirali sono stati alleggeriti nel corso degli anni, e la somministrazione che era continuativa nei primi anni è oggi a cicli: questo ha ridotto fortemente la mortalità dei soggetti trattati allontanandola da una percentuale che è stata prossima al 100% per parecchi anni.

lI piccolo testimonial africano.

I telegiornali RAI del 1 Giugno 2001 hanno mandato un servizio per ricordare la morte di Nkosi Johnson, il bambino nero di 12 anni, dal corpo ischeletrito e straziato, che durante la conferenza sull’AIDS tenuta a Durban nel 2000 ha commosso la platea ed il mondo con le sue poche parole appena percettibili. Il cuore non può rimanere insensibile a quell’immagine. Lo sapevano bene gli organizzatori quando con lucido cinismo hanno deciso di utilizzarlo come testimonial e prova toccante della tragedia che vogliono imporre all’Africa e al mondo. È nato sieropositivo, ha detto il giornalista RAI, ma è stato fortunato perché all’età di 2 anni è stato adottato da una famiglia bianca ed ha potuto essere curato. Si, ha potuto prendere l’AZT prima ed il cocktail poi, ed il suo piccolo corpo martoriato ne mostrava con terribile evidenza gli effetti devastanti. Questo il giornalista RAI non l’ha detto, ne i telespettatori hanno potuto supporlo, e dieci milioni di persone sono rimaste convinte che quello strazio sia la conseguenza del terribile virus dell’AIDS. La storia è comparsa anche su "la Repubblica" del 2 Giugno. Nkosi ha preso 15 pillole al giorno per 9 anni, c’era scritto, (e cioè 49.275 pillole, più o meno il suo peso corporeo, circa 100.000 dollari) ma neanche una parola sulla possibilità che tutto quel veleno sia responsabile di quell’immagine di morte, scolpita sul suo corpo come un virus non avrebbe mai potuto fare. Tali sospetti, ancorchè concepiti, non potrebbero d'altronde essere espressi da parte di giornali che tramite l’inserto salute raccolgono miliardi con la pubblicità delle case farmaceutiche.

Il virus che non è un virus.

Il virus HIV a voler esser precisi non è un virus ma un retrovirus. La differenza è che i virus contengono DNA mentre i retrovirus contengono RNA: questo è un codice di servizio utilizzato dai processi cellulari per trasferire informazioni dal nucleo, dove risiede il DNA, ai ribosomi, dove si assemblano proteine.

I retrovirus sono andati di moda negli anni 70/80 e ne sono stati individuati ed isolati circa 200, tutti assolutamente innocui. Tutti meno quello HIV che oltre ad essere assolutamente terribile è anche l’unico mai isolato. Successive ricerche hanno confutato l’esistenza stessa dei retrovirus: le strutture biochimiche ed i processi enzimatici che avevano giustificato tale "scoperta" sono risultati appartenere alla cellula e non al presunto ospite. Ma dimentichiamo per un pò la nostra precisazione.

Si sa che i virus vengono combattuti dal sistema immunitario. Si sa che sono gli anticorpi ad identificare ed eliminare il virus, e si sa che solo gli anticorpi che hanno già ottenuto dei successi sul virus cominciano a duplicarsi incessantemente per costituire truppe specializzate sufficientemente numerose per affrontare ed eliminare il nemico. Si sa quindi che la presenza di anticorpi attesta la vittoria del sistema immunitario ed il superamento della malattia. Questo è vero sempre, meno che per l’HIV.

Si sa che all’infezione segue l’incubazione, durante la quale il virus si moltiplica rapidamente, fin quando la sua concentrazione porta al manifestarsi della malattia e all’attivazione del sistema immunitario: la prima battaglia è quella più difficile perché il nemico si presenta in forze avendo potuto, ancora sconosciuto, moltiplicarsi indisturbato. Dopo la prima sconfitta il virus può rimanere latente, guardato a vista, ed eventuali successivi scontri si risolvono rapidamente a favore del sistema immunitario: se c’è una battaglia che il virus può vincere questa è la prima, come l’esperienza insegna. Questo è vero sempre, meno che per l’HIV: in questo caso il virus viene sconfitto immediatamente dal sistema immunitario senza neanche mostrare segni della propria presenza, diventa latente per un tempo che può essere biblico, e si risveglia poi con conseguenze nefaste senza che il sistema immunitario possa opporre la benchè minima resistenza. Per spiegare questa sua particolare attitudine è stato definito un "lentivirus".

Lo si è anche definito "elusivo" e "mutante" per spiegare la sua capacità di non farsi individuare dagli scienziati o eliminare dagli pseudo nucleotidi (AZT). Poi vista questa sua supposta capacità si è potuto suggerire di utilizzare l’azione combinata di più farmaci (il cocktail HAART) con vantaggi evidenti per le case farmaceutiche che invece di farsi concorrenza possono spartirsi una torta ancora più grande.

Si sa che l’evoluzione ha impiegato un miliardo di anni per far assumere agli organismi unicellulari la nostra meravigliosa complessità. E va da se che per un miliardo di anni il sistema immunitario si è sviluppato vincendo tutte assolutamente tutte le sue battaglie contro i virus, altrimenti non saremmo qui a parlarne. E non ha usato l’AZT. Poi è arrivato l’HIV e quello che è stato vero per un miliardo di anni improvvisamente non lo è più.

Il vaccino è una forma indebolita del virus di cui mantiene le sembianze ma non l’intraprendenza: è insomma una specie di identikit che si fornisce al sistema immunitario per consentirgli di selezionare e allertare i suoi anticorpi migliori, quelli capaci di combattere con successo quel virus. Se mai il virus si presenta il sistema immunitario è già pronto e può agire rapidamente evitando l’insorgere della malattia. Il male viene combattuto comunque dagli anticorpi, non dal vaccino che serve solo per predisporre gli anticorpi giusti. Secondo la tesi ufficiale, tutti i soggetti infettati dall’HIV sviluppano spontaneamente gli anticorpi entro 2-4 settimane dall’infezione, tant’è che il test rileva proprio la presenza di tali anticorpi. A cosa potrà mai servire un vaccino per l’HIV è uno dei più grandi misteri della storia dell’umanità. Se poi consideriamo che questo virus è mutante il mistero si infittisce: quale identikit verrà fornito al sistema immunitario? Se poi ci ricordiamo che il virus HIV non è mai stato isolato allora possiamo solo pensare al miracolo: l’identikit di una entità che nessuno ha mai visto.

Tutte queste assurdità sono i sintomi evidenti di una grave malattia conclamata che ha colpito il sistema sanitario internazionale e l’ambiente scientifico collegato, un’infezione maligna che ha attaccato il rigore scientifico, l’onestà intellettuale, la correttezza professionale, e che ha lasciato spazio solo al potere e al guadagno, rivolgendo il sistema sanitario contro la sua stessa ragione di essere: curare i malati. Ma se il male si è potuto diffondere a tal punto è perché le nostre democrazie non hanno gli anticorpi giusti, il potere del sistema farmaceutico-sanitario non è controbilanciato da poteri altrettanto forti schierati dalla parte dei cittadini: i ministeri della sanità dei paesi occidentali nei 17 anni trascorsi hanno dato prova di essere pienamente asserviti agli interessi del sistema farmaceutico-sanitario internazionale, testimoniando così il livello di collusione ormai stabilitosi. Che fare? Cominciamo col diffondere informazione. E aiutiamo il Presidente Mbeki a difendere l’intelletto, la cultura, la sessualità, la sanità ed il buon senso da interessi criminali collocati un po’ ovunque ma principalmente oltreoceano.

Libri:

Questo è un elenco parziale dei principali libri scritti dai dissidenti. I primi 5 sono in lingua italiana e disponibili in libreria. Per gli altri librerie internazionali.

  1. Il Virus Inventato - Peter Duesberg – Baldini Castoldi.
  2. AIDS La grande truffa - De Marchi / Franchi – Edizioni SEAM.
  3. La vera storia dell'Aids - David Rasnick - Edizioni SPIRALI. (Storia romanzata).
  4. AIDS e se fosse tutto sbagliato? - Christine Maggiore - Macro Edizioni,
  5. AIDS: nuova frontiera - Siro Passi e Ferdinando Ippolito - Lombardo Editore in Roma.
  6. Jon Rapport - AIDS Scandal of theCentury - Human Energy Press.
  7. AIDS: The Failure of Contemporary Science - Neville Hodgkinson - Fourth Estate Press..
  8. AIDS: The Good News Is HIV Doesn't Cause It - Peter Duesberg & J. Yiamouyiannis.
  9. Black Lies, White Lies - Tony Brown - William Morrow and Company.
  10. Deadly Deception: the Proof That Sex and HIV do not cause AIDS - Robert Willner, MD.
  11. Infectious AIDS: Have We Been Misled? - Peter Duesberg. North Atlantic Books.
  12. Sex At Risk - Stuart Brody. - Transaction Press.
  13. The AIDS Cult - John Lauritsen. - ASKELEPIOS/Pagan Press.
  14. The AIDS War - John Lauritsen. - ASKELEPIOS/Pagan Press.
  15. Poison by prescription: the AZT Story - John Lauritsen. & Peter Duesberg.
  16. The HIV Mith - Jad Adams. - St. Martin's Press.
  17. World Without AIDS - Steven Ransom & Plillip Day - Credence Publications.
  18. Positively False - Joan Shenton - IB Taurus Books.

 

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