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AIDS: LE CIFRE DELL'EPIDEMIA NEL MONDO - 11-7-2006 Ecco le principali cifre dell'epidemia di Aids nel mondo: - 38 milioni: le persone che vivono con il virus Hiv; - 35 milioni: gli adulti colpiti dal virus Hiv; - 25 milioni: le persone con il virus Hiv nell¿Africa sub-sahariana; - 20 milioni: le morti per Aids dall¿inizio dell¿epidemia, nel 1981; - 18 milioni: i bambini orfani previsti in Africa entro il 2010; - 17 milioni: le donne con Hiv; - 12 milioni: i bambini orfani a causa dell'Aids in Africa; - 5 milioni: le nuove infezioni avvenute nel 2003; - 3 milioni: le morti per Aids avvenute nel 2003; - 2 milioni: i bambini con meno di 15 anni con Hiv; - 14.000: le nuove infezioni che avvengono ogni giorno; - 2.000: i bambini con meno di 15 anni che ogni giorno contraggono l'infezione; - 630.000: i bambini che hanno contratto l'infezione nel 2003; - 490.000: i bambini morti per Aids nel 2003; - 25: gli anni trascorsi dalla comparsa dei primi casi di Aids AIDS/HIV: le cose che vi hanno detto.
l'AIDS e' la "Sindrome Da Immune Deficienza Acquisita. CAUSE E FATTORI DI RISCHIO I'AIDS e'
causato dal virus umano di immunodeficienza (HIV). L'AIDS e' la fase finale
della malattia del virus HIV, in cui i segni ed i sintomi della malattia si
sono sviluppati a causa della mancanza di anticorpi. L'AIDS e'¨ la quinta
causa principale di morte fra le persone tra i 25 e 44 anni negli Stati
Uniti. Circa 47 milioni di persone nel mondo sono positivi al virus HIV da
quando ebbe inizio l'epidemia.
SVILUPPO
L'AIDS comincia con l'infezione dal virus HIV. Persone che si sono infettate con il virus HIV possono anche non avere sintomi per dieci anni, ma possono tranquillamente trasmettere l'infezione ad altre persone.. Nel frattempo, il loro sistema immunitario si indebolisce gradualmente fino a essere diagnosticate con AIDS conclamata.
La maggior parte degli individui positivi al virus HIV progrediscono in AIDS se non opportunamente trattati. Tuttavia, esiste un numero di pazienti molto piccolo che sviluppano molto lentamente o mai l'AIDS. Questi pazienti sono chiamati "non-progressors". PREVENZIONE La prevenzione dell' AIDS richiede prudenza e autodisciplina. I requisiti possono sembrare personalmente troppo restrittivi ma sono efficaci e possono salvare la vostra vita.
Il rifornimento di sangue
dagli Stati Uniti e' fra il piu' sicuro del mondo. Quasi tutta la gente
infettata con il virus HIV con le trasfusioni di sangue ha ricevuto quelle
trasfusioni prima del 1985, l' HIV test e' cominciato in quell'anno per
tutti i donatori di sangue. Attualmente, il rischio di infezione con l' HIV
negli Stati Uniti tramite SINTOMI
I sintomi dell'AIDS sono soprattutto il
risultato delle infezioni che non si sviluppano normalmente in individui con
i sistemi immunitari sani. Queste infezioni sono chiamate
" infezioni opportunistiche."
Cio' che segue e' una lista "di definizione dell'AIDS ", delle infezioni ed dei tumori che si sviluppano con la distruzione del sistema immunitario. Nel progredire verso l'AIDS conclamato il conteggio dei CD4 diminuisce. Molte altre malattie e sintomi possono svilupparsi oltre a quelli elencati qui.
Oltre che il conteggio del linfocita CD4, il conteggio del linfocita T (timo derivato), gli esami radiografici del torace, il pap test ed altre prove sono utili nella gestione della malattia dell' HIV. AIDS: serve a qualcosa la conta dei CD4?
Un "senza tetto" seduto sul
marciapiede sostiene un cartello nel quale c'è scritto: "Aiutatemi. Ho
l'AIDS. Ho solo 190 T4". In una riunione di gruppo di auto-aiuto la
discussione girava intorno alle cellule T, come spesso accade in questi
ambiti. Le persone con HIV si attaccano al loro numero di cellule T come ad
una prova del loro stato di salute (più sono i T4, maggiore è la speranza di
vita, si suppone). Una persona, dopo altri dettagli, racconta la sua odissea
delle cellule T, recitando una vertiginosa sequenza di numeri: "Il mio
ultimo conteggio era di 267, il precedente era di 340 per cui si stanno
veramente abbassando, però il bello è che mi sento più bene che mai". Un
altro, dall'aspetto chiaramente salutare, alza la mano e annuncia in maniera
provocatoria: "Mi resta solo una cellula T. Ma questa orfanella è veramente
in gamba!". Nella stanza scoppiano le risate; una specie di sollievo di
fronte al non-senso della medicina; una stanza piena di gente normale che
cerca di confrontarsi con un misterioso gergo immunologico.
TRATTAMENTO
Non c'e' una cura per l'AIDS attualmente.
Tuttavia, parecchi trattamenti sono disponibili e possono far ritardare il
progresso della malattia per quelli positivi all'HIV e migliorare la
qualita' della vita di coloro che hanno sviluppato i sintomi dell'AIDS. QUANDO INIZIARE LA TERAPIA "HAART" ? Punto di
partenza è che le HAART (High Active Antiretroviral Therapy) somministrate
ai pazienti sieropositivi dal '96, hanno permesso una diminuzione della
mortalità tra le persone con HIV nel Nord del mondo dell’85%. “Iniziare
troppo presto ha troppi rischi, iniziare tardi potrebbe inficiarne
l’efficacia….risolvere queste domande potrebbe costare molto e richiedere
troppo tempo”.“...le linee guida necessitano più dell’esperienza dei medici
che della evidence based medicine. La maggior parte dei medici è d’accordo
sul dare inizio alle terapie quando i CD 4 sono tra 200 e 350 cell/mm3, sul
trattare l’infezione acuta subito ed aggressivamente per poi accedere,
forse, ad un STI (Structureted Treatment Interruption), trattare tutte le
persone con sintomi e CD4 <200, considerare soprattutto il numero dei CD4
tra 200 e 500 cell/mm3 e dare meno importanza al Viral load. Concordi anche
nel mantenere la viremia <50 copie/ ml nella persona alla prima terapia per
il più lungo tempo possibile e mantenere la viremia ad una soglia
accettabile per coloro che hanno fallito altre terapie, questi sono gli
obiettivi che, chi cura l’HIV deve porsi oggi. Tra le strategie terapeutiche
più allettanti oggi, vi è sicuramente l’interruzione strutturata della
terapia STI, (il sogno più bello oggi è vivere qualche mese senza farmaci)
con questi possibili vantaggi : 1) Interrompere la terapia e permettere che
la viremia rimanga controllata nel tempo per i pazienti in infezione acuta;
2) Diminuire la tossicita’ e permettere una diminuzione dei ceppi resistenti
circolanti per coloro in terapia di salvataggio 3) Diminuzione della
tossicità e viremia controllata nelle fasi libere da terapia per coloro in
trattamento cronico. Fondamentale per un’adeguata personalizzazione della
terapia e' l’uso del TDM (Theraputic Drug Monitoring), tale tecnica, poco
costosa, potrebbe essere facilmente utilizzata con la collaborazione dei
farmacologi , per dosare il livello plasmatico almeno degli NNRTI (analoghi
non nucloessidi inibitori della TI) e dei PI ( inibitori della proteasi
virale). L’individualità dei meccanismi metabolici è tale da rendere
indispensabile per una vera e fondamentale personalizzazione della terapia.
“ …non sempre il dosaggio convenzionale e’ quello efficace per tutte le
persone …”. La tossicità del farmaco e la sua efficacia cambiano
individualmente con estrema facilita’. I farmaci sono tanti e le interazioni
altrettanto complicate Nuove tecniche terapeutiche come il TDM potrebbero
garantire indicazioni per una terapia più personalizzata, l’STI potrebbe
essere la strategia che apre le porte ad un modo nuovo di vedere le terapie
per le malattie croniche. LA RICERCA SULL'AIDS
Al momento esistono 9 sottotipi di virus che differiscono l'uno dall'altro al 30-35% inoltre il virus muta, una volta all'interno del corpo ospite, rendendosi irriconoscibile al sistema immunitari. La ricerca continua...
A COLLOQUIO CON IL PROF. FERNANDO AIUTI Nato a Urbino nel 1935, dal 1950 risiede a Roma ove ha percorso la sua carriera scientifica, didattica ed assistenziale. Professore Ordinario di Medicina Interna e Allergologia e Immunologia Clinica, Primario e Direttore della Scuola di Specializzazione di Allergologia e Immunologia Clinica dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Presidente Società Italiana di Immunologia e Immunologia Clinica. Fondatore e Presidente Associazione Nazionale per la Lotta contro l'AIDS. Fondatore della Società Europea delle Immunodeficienze. Membro del gruppo di studio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per le Immunodeficienze Primitive. Membro della Commissione Nazionale per la lotta contro l'AIDS del Ministero della Sanità. Membro della Commissione Nazionale per la lotta alla droga del Ministero della Pubblica Istruzione dal 1989 al 1994. Inoltre dal 2002 è Coordinatore della Commissione sulla sessualità, discriminazioni e integrazione sociale presso il Ministero delle Pari opportunità. Dal 2003 è stato nominato membro della Task Force per il controllo della SARS, presso il Ministero della Salute ed é membro della Commissione per le Malattie Rare presso il Ministero della Salute. E' autore
di oltre 600 pubblicazioni scientifiche e di queste 330 sono state
pubblicate nelle più importanti riviste internazionali. Negli ultimi anni ha anche studiato gli aspetti psicologici dei malati e a contribuito alle ricerche per il miglioramento della qualità della vita.Il suo impegno sociale è stato anche diretto alla prevenzione dell'AIDS, attraverso la sensibilizzazione dei mass media e dell'opinione pubblica, affrontando personalmente il problema,soprattutto tra i giovani, con conferenze nelle scuole, nelle discoteche, nei circoli culturali e sportivi, nelle carceri, nelle caserme, in dibattiti radiofonici e televisivi. Il suo impegno si è concretizzato con forti appelli attraverso i mass media per modificare i comportamenti a rischio dei giovani. In particolare si è battuto per combattere l'uso della droga e la diffusione delle malattie trasmesse attraverso lo scambio di siringhe e i rapporti sessuali. Ha inoltre denunciato i fenomeni di discriminazione nei confronti di malati di AIDS, nelle carceri, negli ospedali, nelle scuole ed in luoghi di lavoro. Ha cercato di rassicurare l'opinione pubblica con messagggi sicuri sulla impossibilità di contrarre l'AIDS nei normali contatti casuali. Per queste benemerenze ha ricevuto l'onoreficienza di Cavaliere di Gran Croce dell Repubblica Italiana. Quali sono le terapie oggi più efficaci nella malattia da HIV-1 ?
Sono di
particolare facile impiego associazioni di tre inibitori della Trascrittasi
(AZT,3TC,abacavir) in due sole somministrazioni quotidiane, tuttavia ci sono
problemi per l'efficacia terapeutica nel tempo. Quando va iniziata la
terapia antivirale ?
Ci sono metodi più scientifici per affrontare una scelta terapeutica ?
Quali
prospettive per il vaccino italiano contro l'AIDS ?
L'interleuchine sono utili nella terapia dell'AIDS ?
Ci sono cure per persone che soffrono di forme respiratorie infettive ricorrenti ?
AIDS/HIV: le cose che non vi hanno mai detto Omaggio al Dott. PETER DUESBERG, direttore del laboratorio di Biologia Molecolare dell'Università di Berkeley in California, pioniere e principale protagonista della lotta alle falsa teoria virale dell'AIDS. Suo il principale libro scritto dai dissidenti: "Inventing the AIDS virus" edito in italiano da Baldini e Castoldi col titolo "AIDS - Il Virus Inventato". La storia di Peter Duesberg,"probabilmente lo scienziato vivente più diffamato in assoluto" (Il direttore del periodico medico The Lancet) è stata presentata da Massimiliano Bucchi nella sua relazione "Eresia e censura nella scienza: il caso AIDS" al convegno Scienza e Democrazia tenuto a Napoli il 20 Aprile 2001. In seguito ad una ricerca sull'AIDS, avviata per approfondire la conoscenza di un argomento che riguarda tutti, dopo aver sentito alcune storie di persone "sieropositive" in piena salute che hanno cominciato a star male nel momento in cui è iniziata la cura con i farmaci antiretrovirali. Si poteva pensare a semplice coincidenza oppure ipotizzare una qualche relazione tra i due eventi: la logica e un po' di sano scetticismo ci hanno spinto verso l’indagine. Abbiamo quindi condotto una ricerca approfondita sull’argomento, e siamo arrivati dove non potevamo immaginare: ciò che credevamo vero da sempre, dal 1984, si è rivelato incoerente ridicolo e criminale; altre posizioni sono affiorate, un mondo di scienziati, medici, giornalisti e politici impegnati in una battaglia contro l’establishment per combattere un mostro che ha arricchito alcuni, ucciso molti, condizionato o terrorizzato tutti. Il quadro che si è delineato nel corso della nostra ricerca è estremamente complesso, gli aspetti clinici e sanitari del problema sono profondamente collegati a quelli sociali economici e politici. Non ci proponiamo quindi, in questo spazio, di fornire un’analisi completa ed esaustiva del fenomeno, ma piuttosto di indicare al lettore una prospettiva diversa, abbozzando gli aspetti principali della storia e fornendo indicazioni per reperire tutte le informazioni necessarie per validare e completare personalmente il quadro. Premessa Quando parliamo di AIDS usiamo due concetti basilari: "malato asintomatico" e "sieropositivo". Sono intimamente collegati. Un malato asintomatico è una persona in cui non c'è nessuna evidenza, nessun sintomo, nessun segno della malattia: insomma uno che non è malato se non sulla base di un foglio di carta dove c'è scritto positivo. E anche la sieropositività è basata soltanto sulla stessa parola scritta sullo stesso foglio di carta. E quella parola è solo il risultato di un test. I medici sono stati espropriati della possibilità di fare una diagnosi, non c'è più confronto, non c'è più la possibilità che uno dica si e un altro no. La diagnosi la fa esclusivamente il sistema sanitario/farmaceutico che brevetta, approva e produce i test. E' evidente che il concetto di malato asintomatico sieropositivo è contraddittorio e che tutto l'insieme è estremamente pericoloso: il test decide, al di là di ogni evidenza, se una persona è sana o malata. Il Malato di AIDS Un soggetto viene classificato malato conclamato di AIDS quando si verificano due condizioni:
Se il soggetto è positivo al test ma sta bene viene considerato malato asintomatico. L’eventuale successiva comparsa dei sintomi di cui sopra cambierà la sua classificazione in malato conclamato. Se il soggetto presenta i sintomi di una delle patologie in elenco ma non è positivo al test non è malato di AIDS. L’eventuale successiva risposta positiva al test cambierà la sua classificazione in malato conclamato. Pertanto un malato di polmonite o tubercolosi negativo al test è solo malato di polmonite o tubercolosi. Mentre un malato di polmonite o tubercolosi positivo al test è malato di AIDS. E’ subito evidente che il test HIV ha un ruolo centrale nella diagnosi di AIDS.
Due posizioni a confronto
1. La posizione ufficiale:
2. La posizione dei dissidenti:
In altre parole i dissidenti accusano l’establishment sanitario di adottare terapie che:
Il paradigma dell’ortodossia è: HIV = AIDS = MORTE Il paradigma della dissidenza è: TEST Positivo = CURA = MALATTIA e/o MORTE Ora questo fenomeno ha interessato ad oggi circa duemilioniottocentomila persone in tutto il mondo (fonte: WER - Weekly Epidemiological Record – OMS - bollettino n. 49 del 7 Dicembre 2001 – Totale malati registrati in tutto il mondo dall’inizio ad oggi: 2.784.317); se è vero quanto sopra allora stiamo forse parlando di uno dei più atroci crimine contro l’umanità dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi. Ma non contro l’umanità in genere: quasi esclusivamente contro omosessuali, tossicodipendenti e neri. Un virus altamente selettivo, come nessun altro prima, tanto da potervi vedere uno strumento di pulizia etnica al servizio dell’uomo bianco e puritano.
Ricerche avanzate sull’HIV.
In Australia un gruppo di ricercatori del Royal Perth Hospital, definito "The Perth Group", ha concentrato le proprie ricerche sull’isolamento dell’HIV e sulla validità dei test ELISA (test di primo livello, il più utilizzato), Western Blot (secondo livello, considerato più attendibile) e Viral Load (l'ultimo apparso); hanno concluso le loro ricerche affermando che nessuno dei lavori pubblicati dimostra che l’HIV sia stato isolato e che i tre test non provano affatto la presenza del virus HIV nei campioni di sangue sottoposti a test.
La voce di un Nobel.
Il Dottor Kary Mullis ha ricevuto il premio Nobel nel 1993 per aver inventato un procedimento, la PCR (Polymerase Chain Reaction), che permette di identificare un segmento di codice genetico (una specifica sequenza di nucleotidi) eventualmente presente in un campione ed amplificarne la concentrazione per facilitare all’osservatore la sua individuazione. Per poter completare una sua relazione ha cercato inutilmente documenti scientifici che contenessero la prova che il virus HIV sia la causa dell’AIDS. Da allora non si stanca di ripetere, senza essere mai stato smentito, che non esiste un solo documento scientifico che contenga tale prova. La scienza ha le sue regole, e nessuno può sostenere di aver scoperto qualcosa se non rende disponibile una documentazione completa ed esauriente che consenta ad altri di confermare o confutare la sua scoperta. È paradossale e preoccupante che un migliaio di scienziati sparsi per il mondo stiano lottando per dimostrare che l’ipotesi HIV=AIDS sia falsa, quando nessuno ha ancora dimostrato che è vera. D’altronde se qualcuno avesse isolato il virus HIV ed avesse provato il rapporto causale tra l’HIV e l’AIDS avrebbe con ogni probabilità ricevuto per tale scoperta il Nobel per la medicina. Non ci risulta che tale Nobel sia stato ad oggi assegnato.
L’AIDS e la legge.
La corte di Dortmund, il 15 Gennaio 2001, ha emesso una sentenza di condanna ad 8 mesi, con sospensione della pena, in un procedimento per Genocidio (Legge § 220a StGB) contro le Autorità Sanitarie Federali Tedesche e contro il Parlamento della Repubblica Federale Tedesca. Le autorità sanitarie erano accusate di aver diffuso informazioni e foto false relative all’isolamento del virus HIV; il Parlamento Tedesco era accusato di aver assecondato tali menzogne nonostante fosse a conoscenza dal 1994 del fatto che il virus HIV non è mai stato isolato, e che conseguentemente nessun test poteva essere approvato ed utilizzato per definire infette persone che, sane prima del test, sono poi morte dopo un trattamento con farmaci antiretrovirali. La tesi dell’accusa, e cioè che ne Montagnier (1983) ne Gallo (1984) avevano isolato alcun virus in connessione con l’AIDS e che il Bundestag era dal 1994 a conoscenza di tale fatto, è stata provata sulla base di un documento registrato negli archivi del German Bundestag stesso col numero DS 12/8591.Dopo la sentenza i ricorrenti hanno indirizzato una lettera nella quale descrivono le motivazioni e le conclusioni del procedimento legale a:
Sudafrica. L’attuale Presidente Sudafricano Thabo Mbeki, subentrato a Nelson Mandela il 16 Giugno 1999, sta combattendo da ormai due anni una battaglia, contro il potere politico/economico dell’ortodossia sanitaria occidentale, sul tema dell’AIDS: ha voluto una commissione presidenziale mista ortodossi e dissidenti appositamente istituita col compito di affrontare gli aspetti più controversi dell’AIDS, come la non specificità del test o la tossicità dei farmaci antiretrovirali. Il 3 Aprile 2000 il Presidente Mbeki ha indirizzato una lettera a tutti i Leaders del Mondo per spiegare la posizione del Governo Sudafricano sull’epidemia sub-sahariana di AIDS. In sostanza ha ringraziato per la disponibilità del mondo occidentale, ha sottolineato come l’AIDS in Africa sia un fenomeno specifico e profondamente diverso da quello occidentale, ha affermato che sarebbe assurdo e illogico imporre l’esperienza occidentale alla realtà africana, e che quindi il problema deve essere affrontato e risolto dall’Africa in modo autonomo. Nel frattempo i farmaci antiretrovirali non sono compresi nelle terapie per l’AIDS utilizzate dal sistema sanitario sudafricano, ne da quelli di diversi altri paesi a sud del Sahara che appoggiano l’iniziativa del Presidente Mbeki, nonostante la recente e reclamizzata vittoria giudiziaria contro Big Pharma. Questa scelta ha scatenato una campagnia diffamatoria internazionale contro il Presidente Mbeki, veicolata ai massimi livelli in Gran Bretagna con accuse infamanti tramite:
La GlaxoSmithKline (già Barrough Wellcome e poi Glaxo Wellcome), produttrice dell’AZT, il più tristemente famoso dei farmaci antiretrovirali, e di tanti altri farmaci dello stesso tipo, leader mondiale nel commercio di farmaci HIV/AIDS è una multinazionale inglese. In questo scenario, che fa del Presidente Mbeki il leader di un nuovo tentativo di indipendenza e rinascita dell’Africa, l’ex Presidente Nelson Mandela si è apertamente schierato con le tesi dei poteri forti occidentali, sostenendo la teoria virale dell’AIDS e la necessità di utilizzare i farmaci antiretrovirali. L’Africa. Il Dott. David Rasnick, membro della Commissione Presidenziale Sudafricana, ha descritto l’epidemia africana di AIDS con le seguenti parole: "Se si smettesse di usare il test HIV l’epidemia africana di AIDS scomparirebbe". Il WHO (World Health Organization) produce un bollettino settimanale chiamato WER (Weekly Epidemiological Record) nel quale vengono riportati i totali cumulativi di tutti i casi di HIV/AIDS registratati in ciascun paese del mondo, totalizzati per paese e continente:
Come si vede i casi registrati in Africa negli ultimi due anni sono 299.078. Davvero poca cosa se si pensa che in Africa vivono 760 milioni di persone e ne muoiono più di 10 milioni all’anno, di cui un milione per malaria. Purtroppo il WHO preferisce dare evidenza alle stime invece che ai dati ricevuti dai paesi interessati, ed ecco allora comparire 30/40 milioni di malati ed avviare una crociata contro questo flagello biblico. L’epidemia vera è quella di menzogne. In Africa esistono da sempre patologie tipiche della povertà e molto diffuse: aggiungiamo il test che risulta tendenzialmente positivo in presenza di una qualche patologia (vedere la lista dei fattori che possono causare una risposta positiva al test HIV) e il gioco è fatto. Chi prima moriva di tubercolosi o diarrea oggi muore di AIDS. Nessun problema, l’uomo bianco dispone della medicina giusta. Ma è troppo costosa, i paesi africani non possono permettersela. Nessun problema, l’uomo bianco ha anche la banca mondiale e può concedere prestiti molto vantaggiosi per acquistare le miracolose medicine occidentali. La CIA. Il 1 Maggio 2000 la Casa-Bianca ha dichiarato l’AIDS una minaccia per la sicurezza nazionale, e ha dato con ciò mandato alla CIA per gestire ufficialmente la faccenda. Viene spontaneo pensare che la minaccia sia rappresentata dalla diffusione dell’epidemia negli USA, ma non è cosi: i dati del CDC (Center for Disease Control) mostrano che i casi di AIDS negli ultimi anni sono calati notevolmente, e sono circa il 30% rispetto al picco degli anni 92/93. Il problema non è quindi la crescita del fenomeno, ma, per quanto paradossale e grottesco possa apparire, l’esatto contrario, la sua eventuale scomparsa. Sono ormai così imponenti gli interessi economici politici e burocratici legati al virus HIV che la sua morte prematura potrebbe sconvolgere parecchi equilibri:
C’è da credere che tale virus sarà tenuto in vita artificialmente per parecchio tempo. C’è anche da credere che la successione temporale tra la lettera del Presidente Mbeki e l’annuncio della Casa Bianca non sia pienamente casuale. D’altronde lo stesso Mbeki ha apertamente accusato la CIA e le multinazionali del farmaco di aver orchestrato la campagna di discredito nei suoi confronti. Tutto ciò non deve stupire. Il dissenso ha ripetuto le proprie critiche per 16 anni senza che l’establishment scientifico e gli interessi che esso rappresenta, e da cui è sostenuto, si sentissero minimamente minacciati, visto il loro enorme potere e la conseguente capacità di emarginare e imbavagliare i settori della scienza non graditi. Ma ora il Presidente Mbeki con la sua Commissione mista sull’AIDS ha dato voce alla dissidenza, e la recente relazione (Presidential AIDS Advisory Panel Report), pubblicata nel mese di Marzo 2001, prevede 10 progetti di ricerca che potrebbero seppellire la teoria ufficiale sull’ipotesi virale dell’AIDS. Forse si capisce come mai, in questi ultimi mesi, il tam-tam mediatico sui 30 milioni di malati africani ha suonato senza tregua al massimo del volume. Terapie antiretrovirali. Il DHHS (U.S.A. Department of Health and Human Services) ha dal 5 Febbraio 2001 modificato le direttive sanitarie relative all'utilizzo dei farmaci antiretrovirali (Guidelines for the Use of Antiretroviral Agents in HIV-Infected Adults and Adolescents), affermando che forse non è il caso di utilizzarli su pazienti asintomatici non essendo chiaro se i "vantaggi" bilanciano gli effetti tossici. Ha con ciò abbandonato una filosofia terapeutica in auge dal 1987, anno in cui la FDA (Food and Drug Administration) ha approvato l'utilizzo dell'AZT, filosofia riassunta nelle parole "hit hard and hit early" (colpisci duro e colpisci presto) sulla base della quale persone positive-al-test assolutamente sane, sono state messe in cura con terapie a base di farmaci allungavita: spesso la morte è sopravvenuta nel giro di pochi mesi. I nuovi indirizzi prevedono che la terapia venga prescritta al presentarsi di qualche segno della malattia e non per la sola condizione di sieropositività. Con ciò si ammette che il sieropositivo non è più un malato e non corre alcun rischio. Si deve considerare che il primo test HIV è stato introdotto nel 1984 ed in quell'anno sono comparsi i primi sieropositivi destinati ad ammalarsi, si diceva allora, entro 1-2 anni. Col passare degli anni, e dell'invecchiamento in salute di sieropositivi che hanno scelto di non assumere farmaci antiretrovirali e la cui vita si è "allungata spontaneamente", il periodo di latenza si è dovuto estendere inesorabilmente ed è adesso stimato in decine di anni. Col periodo di latenza lungo ormai quanto una vita le direttive sanitarie che prevedevano la terapia da subito erano diventate ingiustificabili. E non è quindi più sostenibile che i pazienti di una volta "sarebbero" morti senza terapia. Prima o poi qualcuno dovrà rispondere ad alcune domande: spiegare come mai i positivi-al-test asintomatici fino a ieri sono stati terrorizzati, e come mai quelli che sotto terrore hanno accettato la cura sono per lo più morti, mentre quelli che hanno resistito e non sono stati curati sono vivi e non si sono ammalati di AIDS. Esemplare è la storia di Christine Maggiore positiva-al-test asintomatica dal 1992 quando i risultati di un test le cambiarono, giovanissima, la vita. Superato il trauma della sentenza "da 5 a 7 anni di vita, trattamento con AZT da subito", ha iniziato la sua personale via crucis tra un medico e l'altro, finchè dopo circa un anno l'incontro con la dissidenza l'ha condotta fuori dall'incubo. Da quel momento, sfuggita al sistema sanitario, ha dedicato la sua vita alla causa: con altri positivi-al-test come lei ha fondato un'associazione "Alive and Well" (vivi e vegeti) che ha lo scopo di fornire informazioni a quelli che devono, come lei ha fatto, fare una scelta. Ha realizzato un sito, ha scritto un libro, ha incontrato un uomo che ama, hanno avuto un bambino che ora ha 5 anni. È sempre positiva-al-test. La sua vita valeva per Big Pharma alcune decine di migliaia di dollari. AZT and friends (Medicines from Hell) L'AZT (Azidotimidina, Zidovudina, Retrovir) fu messo a punto nel 1964 da un ricercatore della Cancer Foundation di Detroit, Jerome Horwitz . E’ una forma alterata della Timina, uno dei quattro nucleotidi che costituiscono i filamenti del nostro DNA. A differenza della Timina ha un solo legame per cui sostituendosi al nucleotide originale impedisce l’aggiunta di ulteriori nucleotidi al filamento in formazione interrompendo il processo di duplicazione del DNA. Quindi l’AZT, impedendo alla cellula di copiare il proprio DNA ne blocca il processo di duplicazione, e impedisce così la formazione di nuove cellule. L’AZT non fa differenza tra cellule sane, cancerose o virus. Per cui se da una parte può arrestare la duplicazione di quelle malate o dei virus, dall’altra blocca tutti i processi vitali devastando l’organismo. La sostanza si rivelò talmente tossica (letale) che Horwitz neanchè ne chiese il brevetto, e archiviò la documentazione. L’AZT usci dalla polvere nel 1986 e fu approvato dalla FDA nel 1987, dopo una sperimentazione truffa (Vedi Poison by Prescription: The AZT Story – John Lauritsen). Tra le conseguenza della somministrazione di AZT ci sono: distruzione del sistema immunitario, distruzione del midollo osseo, distruzione dei tessuti e della flora batterica intestinale, atrofia dei muscoli, danni al fegato al pancreas alla pelle al sistema nervoso, linfoma. Della categoria degli pseudo nucleotidi fanno parte oltre all’AZT i successivi 3TC (Epivir), D4T (Zerit), ddC (Hivid), ddI (Videx) e ABC (Ziagen): il loro funzionamento è analogo, così come le conseguenze. A partire dal 1996 all’utilizzo di un singolo farmaco si è sostituito un "cocktail" di farmaci (HAART – Highly Active Antiretroviral Therapy) unendo agli pseudo nucleotidi gli inibitori della proteasi, un enzima necessario alla separazione di segmenti proteici. In tal modo, ancora una volta si impediscono delle attività biologiche necessarie sia alla formazione di nuove copie dei virus che al corretto funzionamento delle nostre cellule, con effetti tossici devastanti. Fanno parte di questa categoria: Invirase, Fortovase, Agenerase, Kaletra. Se l’HIV-AIDS fosse una sentenza inappellabile di morte da virus, come la teoria ufficiale sostiene, l’utilizzo delle sostanze antiretrovirali, le cui caratteristiche tossiche sono evidenti e riconosciute, potrebbe apparire come un male necessario. Ma se come, sostengono i dissidenti, non è un virus la causa dell’AIDS, allora la somministrazione di sostanze antiretrovirali è un atto criminale, genocidio, perpetrato secondo le seguenti modalità:
Secondo Lauritsen, che ha condotto le analisi più approfondite sull’argomento, circa la metà delle persone trattate con le sostanze antiretrovirali appartengono al gruppo dei positivi-al-test perfettamente sani prima della "cura". Al momento ci sono alcune centinaia di migliaia di persone al mondo a cui vengono somministrate sostanze antiretrovirali. Fortunatamente i dosaggi delle sostanze antiretrovirali sono stati alleggeriti nel corso degli anni, e la somministrazione che era continuativa nei primi anni è oggi a cicli: questo ha ridotto fortemente la mortalità dei soggetti trattati allontanandola da una percentuale che è stata prossima al 100% per parecchi anni. lI piccolo testimonial africano. I telegiornali RAI del 1 Giugno 2001 hanno mandato un servizio per ricordare la morte di Nkosi Johnson, il bambino nero di 12 anni, dal corpo ischeletrito e straziato, che durante la conferenza sull’AIDS tenuta a Durban nel 2000 ha commosso la platea ed il mondo con le sue poche parole appena percettibili. Il cuore non può rimanere insensibile a quell’immagine. Lo sapevano bene gli organizzatori quando con lucido cinismo hanno deciso di utilizzarlo come testimonial e prova toccante della tragedia che vogliono imporre all’Africa e al mondo. È nato sieropositivo, ha detto il giornalista RAI, ma è stato fortunato perché all’età di 2 anni è stato adottato da una famiglia bianca ed ha potuto essere curato. Si, ha potuto prendere l’AZT prima ed il cocktail poi, ed il suo piccolo corpo martoriato ne mostrava con terribile evidenza gli effetti devastanti. Questo il giornalista RAI non l’ha detto, ne i telespettatori hanno potuto supporlo, e dieci milioni di persone sono rimaste convinte che quello strazio sia la conseguenza del terribile virus dell’AIDS. La storia è comparsa anche su "la Repubblica" del 2 Giugno. Nkosi ha preso 15 pillole al giorno per 9 anni, c’era scritto, (e cioè 49.275 pillole, più o meno il suo peso corporeo, circa 100.000 dollari) ma neanche una parola sulla possibilità che tutto quel veleno sia responsabile di quell’immagine di morte, scolpita sul suo corpo come un virus non avrebbe mai potuto fare. Tali sospetti, ancorchè concepiti, non potrebbero d'altronde essere espressi da parte di giornali che tramite l’inserto salute raccolgono miliardi con la pubblicità delle case farmaceutiche. Il virus che non è un virus. Il virus HIV a voler esser precisi non è un virus ma un retrovirus. La differenza è che i virus contengono DNA mentre i retrovirus contengono RNA: questo è un codice di servizio utilizzato dai processi cellulari per trasferire informazioni dal nucleo, dove risiede il DNA, ai ribosomi, dove si assemblano proteine. I retrovirus sono andati di moda negli anni 70/80 e ne sono stati individuati ed isolati circa 200, tutti assolutamente innocui. Tutti meno quello HIV che oltre ad essere assolutamente terribile è anche l’unico mai isolato. Successive ricerche hanno confutato l’esistenza stessa dei retrovirus: le strutture biochimiche ed i processi enzimatici che avevano giustificato tale "scoperta" sono risultati appartenere alla cellula e non al presunto ospite. Ma dimentichiamo per un pò la nostra precisazione. Si sa che i virus vengono combattuti dal sistema immunitario. Si sa che sono gli anticorpi ad identificare ed eliminare il virus, e si sa che solo gli anticorpi che hanno già ottenuto dei successi sul virus cominciano a duplicarsi incessantemente per costituire truppe specializzate sufficientemente numerose per affrontare ed eliminare il nemico. Si sa quindi che la presenza di anticorpi attesta la vittoria del sistema immunitario ed il superamento della malattia. Questo è vero sempre, meno che per l’HIV. Si sa che all’infezione segue l’incubazione, durante la quale il virus si moltiplica rapidamente, fin quando la sua concentrazione porta al manifestarsi della malattia e all’attivazione del sistema immunitario: la prima battaglia è quella più difficile perché il nemico si presenta in forze avendo potuto, ancora sconosciuto, moltiplicarsi indisturbato. Dopo la prima sconfitta il virus può rimanere latente, guardato a vista, ed eventuali successivi scontri si risolvono rapidamente a favore del sistema immunitario: se c’è una battaglia che il virus può vincere questa è la prima, come l’esperienza insegna. Questo è vero sempre, meno che per l’HIV: in questo caso il virus viene sconfitto immediatamente dal sistema immunitario senza neanche mostrare segni della propria presenza, diventa latente per un tempo che può essere biblico, e si risveglia poi con conseguenze nefaste senza che il sistema immunitario possa opporre la benchè minima resistenza. Per spiegare questa sua particolare attitudine è stato definito un "lentivirus". Lo si è anche definito "elusivo" e "mutante" per spiegare la sua capacità di non farsi individuare dagli scienziati o eliminare dagli pseudo nucleotidi (AZT). Poi vista questa sua supposta capacità si è potuto suggerire di utilizzare l’azione combinata di più farmaci (il cocktail HAART) con vantaggi evidenti per le case farmaceutiche che invece di farsi concorrenza possono spartirsi una torta ancora più grande. Si sa che l’evoluzione ha impiegato un miliardo di anni per far assumere agli organismi unicellulari la nostra meravigliosa complessità. E va da se che per un miliardo di anni il sistema immunitario si è sviluppato vincendo tutte assolutamente tutte le sue battaglie contro i virus, altrimenti non saremmo qui a parlarne. E non ha usato l’AZT. Poi è arrivato l’HIV e quello che è stato vero per un miliardo di anni improvvisamente non lo è più. Il vaccino è una forma indebolita del virus di cui mantiene le sembianze ma non l’intraprendenza: è insomma una specie di identikit che si fornisce al sistema immunitario per consentirgli di selezionare e allertare i suoi anticorpi migliori, quelli capaci di combattere con successo quel virus. Se mai il virus si presenta il sistema immunitario è già pronto e può agire rapidamente evitando l’insorgere della malattia. Il male viene combattuto comunque dagli anticorpi, non dal vaccino che serve solo per predisporre gli anticorpi giusti. Secondo la tesi ufficiale, tutti i soggetti infettati dall’HIV sviluppano spontaneamente gli anticorpi entro 2-4 settimane dall’infezione, tant’è che il test rileva proprio la presenza di tali anticorpi. A cosa potrà mai servire un vaccino per l’HIV è uno dei più grandi misteri della storia dell’umanità. Se poi consideriamo che questo virus è mutante il mistero si infittisce: quale identikit verrà fornito al sistema immunitario? Se poi ci ricordiamo che il virus HIV non è mai stato isolato allora possiamo solo pensare al miracolo: l’identikit di una entità che nessuno ha mai visto. Tutte queste assurdità sono i sintomi evidenti di una grave malattia conclamata che ha colpito il sistema sanitario internazionale e l’ambiente scientifico collegato, un’infezione maligna che ha attaccato il rigore scientifico, l’onestà intellettuale, la correttezza professionale, e che ha lasciato spazio solo al potere e al guadagno, rivolgendo il sistema sanitario contro la sua stessa ragione di essere: curare i malati. Ma se il male si è potuto diffondere a tal punto è perché le nostre democrazie non hanno gli anticorpi giusti, il potere del sistema farmaceutico-sanitario non è controbilanciato da poteri altrettanto forti schierati dalla parte dei cittadini: i ministeri della sanità dei paesi occidentali nei 17 anni trascorsi hanno dato prova di essere pienamente asserviti agli interessi del sistema farmaceutico-sanitario internazionale, testimoniando così il livello di collusione ormai stabilitosi. Che fare? Cominciamo col diffondere informazione. E aiutiamo il Presidente Mbeki a difendere l’intelletto, la cultura, la sessualità, la sanità ed il buon senso da interessi criminali collocati un po’ ovunque ma principalmente oltreoceano. Libri: Questo è un elenco parziale dei principali libri scritti dai dissidenti. I primi 5 sono in lingua italiana e disponibili in libreria. Per gli altri librerie internazionali.
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