El Tita e la so famèa,
raffigurazione con la paglia a Siror.
Nell'Anno Internazionale dedicato alla Montagna pare doveroso ricordare gli uomini che vissero a stretto contatto con Essa. Un ambiente a tratti duro e ostile, ma di una bellezza che porta la nostra immaginazione a vagare tra i boschi e sulle alte cime quasi a toccare le nuvole.
I contadini, custodi gelosi del territorio, con l'arrivo dei primi turisti diventarono consiglieri e guide per i visitatori che decidevano di scalare queste maestose rocce.
Prima della costruzione dei rifugi, le malghe ed i masi in quota diventarono un sostegno per il pernottamento. Chi ha trascorso lassù qualche serata, non potrà dimenticare le lunghe chiacchierate al chiaro della lampada a petrolio o della fiamma viva del larin sotto l'annerita cappa della ritonda.
El Tita, paron del maso e siegador, con la moglie Catarina ed i piccoli Nane e Luzieta raccontano allo scalatore Franzele le loro esperienze, offrendo con genuina amicizia una tazza di latte caldo.
Il mattino seguente, all'alba, Franzele partiva:
piccozza, corda e refa lo equipaggiavano e, accompagnato dalle premurose avvertenze: "Stai attento", "Ti aspettiamo stasera", "portene na stela alpina", iniziava la sua giornata.
Giunto in cima alla vetta, Franzele poteva finalmente riposare e ammirare quel stupendo panorama che da sempre dall'alto è infinito... Ritornando a valle, sapeva che c'era qualcuno che lo attendeva e con ammirazione era pronto a porgergli un caffè d'orzo e magari anche un catino d'acqua calda.
LE STATUE DI FIENO DI SIROR A GINEVRA
All'esposizione in occasione dell'anno internazionale della Montagna, che si apre venerdì 4 prossimo, al Palazzo delle Nazioni di Ginevra, ci saranno anche le statue di fieno create dal Comitato tradizione e cultura di Siror. Le tre statue (nelle foto) che rappresentano un uomo che falcia l'erba, un altro che tira una "sloiza" ed un bambino che gioca con un trenino, saranno collocate all'entrata della mostra che accoglie il settore italiano, curato dagli architetti primierotti Giovanni e Roberto Pezzato.
[... continua ...]
[da "il Trentino", mercoledì 2 ottobre 2002 e giovedì 31 ottobre 2002]
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