CASA LENZI in PIEVE




La Storia non è fatta solo di grandi guerrieri, poeti, musicisti, grandi feudatari, ricchi commercianti.
La storia siamo noi, è il popolo. Mille storie, mille drammi, mille gioie. La storia è questa, fatta di gente comune ma a volte queste persone la signora Lenzihanno più valore e cuore di molte facce che troviamo sui libri di storia.
Commovente la storia di Carla Lenzi, una vivace signora, oggi ottantuno anni portati molto bene, originaria della Baviera (Lenzi deriva da Lenz, diminutivo usato tutt'oggi di Lorenz). E' molto bello sentirla raccontare anche grazie al suo simpatico accento bavaro-primierotto. La signora Carla, infatti, prima ancora dell'italiano ha imparato il nostro dialetto grazie alla suocera che in casa, nonostante abitasse in Germania, parlava solamente il primierotto.
Dopo aver vissuto una vita oltrebrennero la signora Lenzi seguì il marito Angelo, oggi novantunenne ma ancora in forma, nel suo desiderio di ritornare nella terra dei suoi avi una volta giunta l'età della pensione.
Il signor Angelo Lenzi, con l'aiuto della moglie Carla, da sempre è stato un grandissimo appassionato di ricerche storiche e di fotografia; il suo grandissimo amore per Pieve e la Valle di Primiero lo ha portato a costituirsi anche un interessante archivio fotografico per la storia della Valle di questi ultimi decenni.
Giunti a Pieve di Transacqua i signori Lenzi ritornarono in quella che era diventata una baracca fatiscente, un rudere decadente che tutti consigliavano di buttare giù e ricostruire qualcosa di più moderno.
Ma l'attaccamento alle origini spinse i due ad armarsi di pazienza e a poco a poco ripristinarono la casa dei loro avi restituendo a tutta la comunità di Primiero un pezzo unico dell'urbanistica medioevale della nostra valle.
Restaurando le pareti e rimuovendo i mattoni più recenti tornò alla luce una finestra tipica dell'epoca, unica nella valle, e rimuovendo la fuliggine dalle pareti venne ritrovata una porta arcata che collegava le stanze.

m.m.d.

Così la signora Lenzi ci racconta la sua casa - orgoglio della sua famiglia ma di un po' tutti.

" Il grande attaccamento di mio marito al paese delle sue origini ha fatto si che anch'io mi senta il cuore traboccare di gioia nel poter parlare della storia e di questa casa...

Il "Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca" dichiarato nel 911 da Corrado I era diviso in Ducati e Contee. Primiero era aggregata alla Contea di Feltre.
Con la donazione del territorio di Primiero alla Mensa Vescovile di Feltre nell'anno 1027, l'interno del primo piano visto dall'ingresso Corrado Il, per meritare un posto in Paradiso per sé, la moglie ed il figlio Enrico, cedeva il suo padronato e Primiero rimase perciò sotto il padronato di Feltre, mentre questo luogo, che in seguito prese il nome "Pieve", divenne Feudo, cioè proprietà privata del Vescovo.
Dopo la morte di Corrado II e con la conferma della donazione del 1027 da parte del figlio Enrico, ora Enrico III, nell'anno 1040 secondo l'uso del tempo, il Vescovo di Feltre mandò un suo Gastaldo con la famiglia ed i coloni a coltivare la terra del suo Feudo.
Il primo Gastaldo costruì questa casa e vi abitò e cosi inizia la sua storia.
Col passare del tempo, aumentando la popolazione, la casa fu ampliata (la parte aggiunta è ancora visibile) e al primo piano fu costruita la sala destinata a primo luogo di culto.
Probabilmente dopo il 1100 fu eretta, sempre sul territorio del Vescovo, la piccola Chiesetta di S. Martino.
Nel 130 secolo invece fu costruita la chiesa, precedente all'attuale Chiesa Parrocchiale, che prese il nome: "Santa Maria di Plebe Primei".
Con l'apertura delle miniere (già conosciute nel 1350) nel 1420 dalla Casa Austria, la fondazione di Fiera (1450-72) e con il conseguente grande afflusso di Canopi, in maggio-ranza tedeschi, esperti nelle attività minerarie, la chiesa divenne troppo angusta e si cominciò ad erigere l'attuale chiesa gotica sui muri di quella precedente.
Fu anche sopraelevato il campanile, originariamente romanico. La chiesa, terminata nel 1493, fu consacrata nel 1495.

Tornando ai Vescovi di Feltre.
Negli anni 1373-86 i Vescovi dovettero ritirarsi per ragioni politiche e Primiero passò sotto il dominio della Casa d'Austria.
Nel 1401 il Duca Leopoldo d'Austria cedette, contro il paga-mento di 4000 fiorini d'oro, la giurisdizione della nostra bella valle ai Conti Welsperg come Feudo, che essi dominarono quasi ininterrottamente per 500 anni fino al 1918 quando dopo la Prima Guerra Mondiale, l'Italia ottenne parte del Tirolo e Primiero entrò cosi a far parte dello Stato Italiano.
Dopo il ritiro del Vescovo questa casa divenne casa rurale ed i suoi terreni furono divisi fra i coloni; dal 1750 circa è in possesso della famiglia Simon, da cui discende mio marito.
Il "Sacro Romano Impero il caminetto della Nazione Tedesca" durò fino al 1806, quando l'Imperatore Francesco II, rinunciando al titolo di Imperatore del Sacro Romano Impero, assunse quello di Imperatore Francesco I d'Austria.


Casa LENZI in Pieve/Primiero


Pianoterra
Porta ad arco: fu l'entrata del sotterraneo per accedere alle stalle dei cavalli.

Piano superiore
La porta ad arco serviva per entrare alla sala che fu il primo luogo di culto; stile romanico.
Una croce greca è sulla sommità della ghiera di malta bianca.
Sulla stessa porta si possono notare simboli intagliati nel legno e chiodi.
Vi sono due croci ed una freccia, che significa:
"dalla croce viene la salvezza"
Ai fianchi: due lettere "J e S (Gesù Salvatore). Da notare la "S" rovescia, tipica del medioevo. Sopra alle croci nove chiodi, fatti a mano. Nove era numero sacro (tre per tre) e la gente nel medioevo, molto superstiziosa, considerava detto numero come protezione dalle streghe.
La finestra accanto, ritrovata dal proprietario, ha sulla sinistra una strombatura più marcata. Perché, essendo rivolta verso tramonto, anche l'ultimo raggio di sole poteva entrare più facilmente. Questa finestra e l'unica in Valle di Primiero, che ha queste caratteristiche.

Interno
Una bellissima stanza pavimentata in "laste", tenute insieme con i "cogni". (Pavimento di lastroni, tenuti assieme con dei cunei di pietra).
Un caratteristico "larin", originale di quei tempi con gli attrezzi "de 'na volta".

Parete nord esterno
Feritoia e una porta gotica, per ora nascosta sotto l'intonaco.

 




Appesa alla pareti di casa all'ingresso c'è questa poesia scritta da Corrado Trotter in onore di Carla Lenzi e della sua dimora.

la casa dei noni

Casa dei noni

Casa dei nòni, casa benedèta
da fadighe, strusiàde e orazión,
onde me mare l'à laorà e cantà,
co su la tòla pàpe e menestron,

te la cosina negra, co le laste,
ma co 'l fóc che bampèa su 'l arin
e 'l mandéa le fiadis su par 'na negra
granda sparvèrsa càpa de 'l camin.

Co 'l fornèl a musàt en te la stua
bèn ordinàda e nèta e granda e bèla,
onde batèa sui viéri, a desmisiàr
par la mésa, i rài de la Padèla;

ónde 'l nòno 'l contea le so scione,
tra le ghebàde, a far pasàr el trist
a le tosate e pò despò a le tòse
che de si bùle poche i ghe n'à vist.

Amela e cara casa dei mè vèci,
santificàda da la vita grama
de tuti quei che t'à cossi abitàda,
mi te òi ben, e ò par ti 'na bràma:

òi véderte vestida de le fèste,
rencuràndo de ti ògni sasét,
e t'el recòrdo dolz de i antenati,
gòderme, 'rènt la Carla, 'l tò bel cèt.

Mezzano, 5 settembre 1975


Traduzione

* Casa La s.ra Lenzi mentre ci legge commossa la sua poesia dei nonni, casa benedetta da fatiche, patimenti per la miseria e orazioni, dove mia madre ha lavorato e cantato, con in tavola farinata e minestrone,
* nella cucina nera con le pietre lisce, ma con il fuoco che emette vampate sul Arìn (1) e mandava le fiamme su per una cappa del camino nera, grande e fuori dal normale.
* Col fornello a schiena d'asino nella Stua (2) ben ordinata e pulita e grande e bella, dove batteva sui vetri, a svegliare per la messa, i raggi del monte Padella (3).
* dove il nonno raccontava le sue storie, tra le nuvole di fumo, a far passare la malinconia alle ragazzine e poi dopo alle ragazze che di più vanitose e prosperose poche se ne sono viste.
* Amena e cara casa dei miei vecchi, santificata alla magra vita di tutti quelli che ti hanno abitata così, io ti voglio bene, e ho per te un desiderio;
* di vederti vestita delle feste, prendendo cura di ogni tuo sassolino, nel ricordo dolce degli antenati, godermi, il tuo bel silenzio.

(1) Piano rialzato di pietre situato all'estremità della cucina e, di solito, in una sporgenza del fabbricato di forma tondeggiante.
(2) la Stua era la stanza migliore della casa, quella più arredata, quella più calda dove c'era la stufa.
(3) Il monte che sovrasta Transacqua, di fronte a Pieve in direzione Est, dove nasce il sole.

m.m.d.






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