In questo ultimo passo affrontiamo il tema dell’ interattività.
In verità informazione ed interattività sono due aspetti che andrebbero affrontati parallelamente, tuttavia li abbiamo affrontati separatamente per questioni pratiche, ma non mancheranno riferimenti diretti a quanto detto fin ora.
Infatti secondo noi informazione genera interazione.
La città del futuro, quella della Light Architecture, trasforma profondamente il ruolo del cittadino, che da spettatore diventa attivo, dunque interattivo.
Questo aspetto, riteniamo non sia giunto ancora a maturazione nella realtà in cui viviamo, ma di fatto rappresenta l’ obiettivo di chi si occupa di architettura ed informazione.
Se la tendenza è quella di ragionare nei termini di una rete globale, di una città di connessioni e comunicazione, dunque di una città in cui sostanzialmente reale e virtuale sono due facce della stessa medaglia, l’ interattività ne è la linfa vitale, non si può prescindere da essa.
Il caso della Media Building ne è l’ emblema; rappresenta quel delicato equilibrio che vi è tra realtà-virtualità e tra informazione-interazione.
Marcos Novak, a proposito di questa fusione tra reale e virtuale, parla di Trans-architettura, dove il termine trans sta per “andare oltre, al di là”.
Dunque, secondo noi, questa spinta all’ andare oltre il reale ci restituisce quel senso di profondità, quella sensazione di essere proiettati in una dimensione non vera; si potrebbe parlare di spazio mentale, di pluridimensionalità.
Spazio e tempo, legati indissolubilmente, regolano questa “giostra” di colori, informazioni, messaggi, pubblicità.


la profondita' dell' interazione
...la trans-architettura...
Ma( e qui riprendiamo forse uno dei quesiti fondamentali che sta alla base della ricerca del prof. Arch. Antonino Saggio ), come è possibile lavorare ad un architettura che abbia la consapevolezza di poter essere interattiva, di poter avere strutture e spazi e situazioni, navigabili e modificabili come un ipertesto? Qual’ è il senso estetico dell’ interattività?
Se con il cemento armato, quelli che noi chiamiamo i nostri maestri (Taut, Gropius, Mies e Mendelsohn ) divennero tali perché individuarono nelle potenzialità del nuovo materiale una nuova estetica basata sulla trasparenza, per noi, oggi, la trasparenza e la profondità potrebbero essere nuovamente il senso di una nuova estetica basata sull’ interattività?
La ricerca è già cominciata, tutt’ ora aperta, ed il nostro contributo, se pur minimale e quasi irrisorio rispetto a che vi dedica la vita da anni, verte proprio a cercare di far comprendere che forse la nuova estetica dell’ architettura consiste proprio nella profondità che informazione-interazione-virtualità danno al mondo che noi conosciamo.
Per questo, la nostra ipotetica installazione prevede la costruzione di uno spazio ricavato dentro una struttura a telaio che abbia le stesse proporzioni del semicubo della Casa del Fascio, in cui all’ informazione si accompagna l’ interattività della comunicazione.
L’ anima di questo spazio sono i layer, la trasparenza delle superfici tali da generare quel senso di profondità e di pluridimensionalità cui la rivoluzione informatica sta tendendo.
Questo semicubo interattivo altro non è che un piccolo esempio di rete di comunicazione in cui l’ uomo è il protagonista, è lui che sceglie la convenzione, il messaggio, la forma, il modo di comunicare.
Ma egli è allo stesso tempo lo spettatore di una informatizzazione a trecentosessanta gradi, lo spettatore di un piccolo cyberspazio multimediale.

BIBLIOGRAFIA

-http://newitalianblood.com

-Derrick de Kerckhove, L' architettura dell' intelligenza, dalla collana "La rivoluzione Informatica a cura di Antonino Saggio

http://architettura.supereva.it/coffeebreak/20021105/index.htm

http://architettura.supereva.it/coffeebreak/20021223/index.htm

 

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Gianni Ranaulo, Interactor.
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