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prima lettera di S.Chiara

alla Beata Agnese di Praga di Santa Chiara d'Assisi

Alla venerabile e santissima vergine, Donna Agnese, figlia dell’esimio e illustrissimo re di Boemia,  Chiara, indegna serva di Gesù Cristo ed ancella inutile (cfr Lc 17,10) delle Donne recluse del monastero di San Damiano, sua suddita in tutto e serva, si raccomanda in ogni modo con particolare rispetto, mentre augura di conseguire la gloria della eterna felicità (cfr Sir 50,5).

All’udire la stupenda fama della vostra santa vita religiosa, che non a me soltanto è giunta, ma si è sparsa magnificamente su tutta quasi la faccia della terra, sono ripiena di gaudio nel Signore e gioisco (Ab 3,18);  e di questo possono rallegrarsi non soltanto io, ma tutti coloro che servono o desiderano servire Gesù Cristo.

 Il motivo è questo: mentre potevate più di ogni altra godere delle fastosità, degli onori e delle dignità mondane, ed anche accedere con una gloria meravigliosa a legittimi sponsali con l’illustre Imperatore, - unione che, del resto, sarebbe stata conveniente alla vostra e sua eccelsa condizione -, tutte queste cose voi avete invece respinte, e avete preferito con tutta l’anima e con tutto il trasporto del cuore abbracciare la santissima povertà e le privazioni del corpo, per donarvi ad uno Sposo di ancor più nobile origine, al Signore Gesù Cristo, il quale custodirà sempre immacolata e intatta la vostra verginità.

Il suo amore vi farà casta, le sue carezze più pura, il possesso di Lui vi confermerà vergine. Poiché la sua potenza è più forte d’ogni altra, più larga è la sua generosità; la sua bellezza è più seducente, il suo amore più dolce ed ogni suo favore più fine. Ormai stretta nell’amplesso di Lui, Egli ha ornato il vostro petto di pietre preziose; alle vostre orecchie ha fissato inestimabili perle; e tutta vi ha rivestita di nuove e scintillanti gemme, come a primavera, e vi ha incoronata di un diadema d’oro, inciso col simbolo della santità (Sir 45,14).

Perciò, sorella carissima, o meglio signora degna di ogni venerazione, poiché siete sposa, madre e sorella del Signor mio Gesù Cristo (cfr 2Cor 11,2; Mt 12,50), insignita dello smagliante stendardo della inviolabile verginità e della santissima povertà, riempitevi di coraggio nel santo servizio che avete iniziato per l’ardente desiderio del Crocifisso povero. Lui per tutti noi sostenne il supplizio della croce (Eb 12,2), strappandoci dal potere del Principe delle tenebre (Col 1,13), che ci tratteneva avvinti con catene in conseguenza del peccato del primo uomo, e riconciliandoci con Dio Padre.

O povertà beata! A chi t’ama e t’abbraccia procuri ricchezze eterne. O povertà santa! A quanti ti possiedono e desiderano, Dio promette il regno dei cieli (cfr Mt 5,3), ed offre in modo infallibile eterna gloria e vita beata. O povertà pia! Te il Signore Gesù Cristo, in cui potere erano e sono il cielo e la terra, giacché bastò un cenno della sua parola e tutte le cose furono create (Sal 32,9; 148,5), si degnò abbracciare a preferenza di ogni altra cosa. Disse egli, infatti: Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli del cielo i nidi, ma il Figlio dell’uomo, cioè Cristo, non ha dove posare il capo (Mt 8,20); e quando lo reclinò sul suo petto, fu per rendere l’ultimo respiro (Gv 19,30).

Se, dunque, tale e così grande Signore, scendendo nel seno della Vergine, volle apparire nel mondo come uomo spregevole, bisognoso e povero (cfr 2Cor 8,9),  affinché gli uomini che erano poverissimi e indigenti, affamati per l’eccessiva penuria del nutrimento celeste-, divenissero in Lui ricchi col possesso dei reami celesti;  esultate e godete molto, ripiena di enorme gaudio e di spirituale letizia (Ab 3,18).

 Invero, voi, che avete preferito il disprezzo del mondo agli onori, la povertà alle ricchezze temporali, e avete affidato i vostri tesori, piuttosto che alla terra, al cielo, 23 ove non li corrode ruggine, non li consuma il tarlo, non li scoprono né rubano i ladri (Mt 6,20), voi riceverete abbondantissima ricompensa nei cieli (Mt 5,12),  e avete meritato degnamente di essere chiamata sorella, sposa e madre del Figlio dell’Altissimo Padre e della gloriosa Vergine (cfr 2Cor 11,2; Mt 12,50).

Certamente voi sapete, - ne sono sicurissima- che il regno dei cieli il Signore lo promette e dona solo ai poveri (cfr Mt 5,3), perché quando si amano le cose temporali, si perde il frutto della carità;  e che non è possibile servire a Dio e a Mammona, perché o si ama l’uno e si ha in odio l’altro, o si serve il secondo e si disprezza il primo (Mt 6,24).  E l’uomo coperto di vestiti non può pretendere di lottare con uno ignudo, perché è più presto gettato a terra chi offre una presa all’avversario; e neppure è possibile ambire la gloria in questo mondo e regnare poi lassù con Cristo;  ed è più facile che un cammello passi per una cruna di un ago, che un ricco salga ai reami celesti (cfr Mt 19,24).  Perciò voi avete gettato le vesti superflue, cioè le ricchezze terrene, a fine di non soccombere neppure in un punto nella lotta e di poter entrare nel regno dei cieli per la via stretta e la porta angusta (cfr Mt 7,13-14).

É magnifico davvero e degno di ogni lode questo scambio: rifiutare i beni della terra per avere quelli del cielo, meritarsi i celesti invece dei terreni, ricevere il cento per uno e possedere la vita beata per l’eternità (cfr Mt 19,29).

Per questo ho ritenuto opportuno supplicare con umili preghiere, nell’amore di Cristo (cfr Fil 1,8), la vostra maestà e la vostra santità, per quanto io posso, a valor perseverare con coraggio nel suo santo servizio, progredendo di bene in meglio, di virtù in virtù (cfr Sal 83,8), affinché Colui, al quale servite con tutto l’amore, si degni concedervi il desiderato premio.

 Vi scongiuro ancora nel Signore, come posso, di tener presenti nelle santissime vostre preghiere me (cfr Rm 15,30), vostra serva, sebbene inutile (cfr Lc 17,10), e con me tutte le altre sorelle di questo monastero, che tanto vi venerano, affinché, col soccorso di esse, possiamo meritarci la misericordia di Gesù Cristo e insieme con voi gioire dell’eterna visione. State bene nel Signore, e pregate per me (cfr 1Ts 5,25).

 Fonti Francescane - Scritti di S.Chiara -  sez. quarta - da n.2859 a 2870

 

 

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