Nono Incontro di Preghiera
“Eucaristia: fede e vita di grazia”
Canto di adorazione:
Esposizione del SS.mo
Preghiera
Lo
Stupore di una Presenza
Come bimbo affascinato davanti alla novità, i miei occhi si aprono al Mistero.
Avverto lo stupore di una Presenza.
Avvolto, mi lascio trascinare. E’ Invisibile, Trascendente.
Mi attrae……Contemplo una Presenza incandescente.
In ginocchio, …..In silenzio, mi prostro. Adoro!
(Mendicante di Dio)
Ascolto
della Parola di Dio – dal Vangelo di Giovanni 6,48-58
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel
deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne
mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di
questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita
del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può
costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità
vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo
sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue
ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne
è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio
sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e
io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo
è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e
morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Parola del Signore –
Lode a Te o Cristo!
Pensiero Eucaristico - Il mio cuore ripete senza fine che voglio Te, Te solo! Tutti i desideri che ogni giorno e notte mi distraggono sono falsi e vani, fin nel profondo dell'anima. Come la notte cela nelle tenebre la brama che ha della luce, così nel profondo dell'essere mio, un grido risuona: Te, Te solo!
R.
Tagore
Prima Meditazione – Cio’ che ci piace ci attrae
Dal
commento al Vangelo di Giovanni di S.Agostino – Omelia 26,4
Quando ascolti: Nessuno viene a me se non è attratto dal Padre, non pensare di essere attratto per forza. Anche l'amore è una forza che attrae l'anima. Non dobbiamo temere il giudizio di quanti stanno a pesare le parole, ma sono incapaci d'intendere le cose di Dio; i quali, di fronte a questa affermazione del Vangelo, potrebbero dirci: Come posso credere di mia volontà se vengo attratto? Rispondo: Non è gran cosa essere attratti da un impulso volontario, quando anche il piacere riesce ad attrarci. Che significa essere attratti dal piacere? Metti il tuo piacere nel Signore, ed egli soddisferà i desideri del tuo cuore (Sal 36, 4). Esiste anche un piacere del cuore, per cui esso gusta il pane celeste. Che se il poeta ha potuto dire: "Ciascuno è attratto dal suo piacere" (Virg., Ecl. 2), non dalla necessità ma dal piacere, non dalla costrizione ma dal diletto; a maggior ragione possiamo dire che si sente attratto da Cristo l'uomo che trova il suo diletto nella verità, nella beatitudine, nella giustizia, nella vita eterna, in tutto ciò, insomma, che è Cristo. Se i sensi del corpo hanno i loro piaceri, perché l'anima non dovrebbe averli? Se l'anima non avesse i suoi piaceri, il salmista non direbbe: I figli degli uomini si rifugiano all'ombra delle tue ali; s'inebriano per l'abbondanza della tua casa, bevono al torrente delle tue delizie; poiché presso di te è la fonte della vita e nella tua luce noi vediamo la luce (Sal 35, 8-10).
Dammi
un cuore che ama, e capirà ciò che dico. Dammi un cuore anelante, un cuore
affamato, che si senta pellegrino e assetato in questo deserto, un cuore che
sospiri la fonte della patria eterna, ed egli capirà ciò che dico. Certamente,
se parlo ad un cuore arido, non potrà capire. E tali erano coloro che
mormoravano tra loro. Viene a me - dice il Signore - chi è attratto
dal Padre.
In primavera, ero erba al vento, ero fiore, ero gioco e gioia. Allora, Dio mio,
ti ho amato. In estate, il mio grano maturò: ti ho dato qualche opera.
In autunno, l‘ ho perduto! Non ho più nulla da darti.Non ho più nè fiore,
nè grano. Non sono più io, nè nulla che mi assomigli.
Di disfatta in disfatta eccomi ridotta in polvere;
eccomi pane impastato cotto, addentato, masticato, distrutto.
Di me, non è rimasto nulla. Non ho più nulla da darti, Signore,
nè fiore, nè frutto, nè cuore, nè opera; niente se non un docile boccone di pane raffermo.
Il tuo pane, come tu sei il mio.
(dal
Diario di Marie Noél)
Pensiero Eucaristico - "Incontratelo, carissimi, e contemplatelo in modo tutto speciale nell'Eucaristia, celebrata e adorata ogni giorno, come fonte e culmine dell'esistenza e dell'azione apostolica"
Giovanni Paolo II
Seconda Meditazione “Mistero di Fede”
Nel canone della Messa l’Eucaristia è chiamata <<mistero della
fede>>, e infatti solo la fede può farci conoscere Dio presente sotto le
sacre specie. Qui i sensi non servono a nulla, anzi, la vista, il tatto, il
gusto ingannano, non avvertendo che un po’ di pane e di vino. Ma c’è la
parola del Figlio di Dio, la parola di Cristo che ha dichiarato: <<Questo
è il mio corpo….questo è il mio sangue>>, e su questa parola il
cristiano crede sicuro: <<credo tutto quello che disse il Figlio di Dio;
niente è più vero di questo Verbo di verità. Molti credono nell’Eucaristia,
non hanno dubbi da opporre, ma spesso la loro fede è languida. L’abitudine
attutisce le impressioni e così avviene che
anche le cose più sante lasciano indifferenti chi le considera in modo
superficiale. Pur frequentando la Chiesa e abitando forse sotto lo stesso tetto
di Gesù sacramentato, non è difficile rimanere un po’ freddi, insensibili.
Si crede nella presenza reale di Gesù, ma non si avverte la grandezza di questa
ineffabile realtà, manca quella fede viva, concreta che avevano i santi i quali
cadevano in adorazione davanti al Sacramento.
A
giudicare dal contegno della maggioranza dei cristiani di fronte
all’Eucaristia si dovrebbe dire che sono <<uomini di poca fede>> (Mt
8,26). Forse meritiamo un po’ tutti questo rimprovero di Gesù. Occorre
chiedere una fede più viva; occorre ripetere con umiltà e confidenza la bella
preghiera degli Apostoli. <<Signore, aumenta la nostra fede>>(Lc
17,5)
(da
“Intimità divina” di P. Gabriele di S.M. Maddalena O.D.C.)
L’
anima in grazia - Dalle relazioni spirituali di Santa Teresa d’Avila (57)
Un giorno, appena comunicata, mi fu dato d’intendere che il corpo sacratissimo di Cristo vien ricevuto nell’interno dell’anima dallo stesso suo Padre. Compresi chiaramente che le tre divine Persone sono dentro di noi e che il Padre gradisce molto l’offerta che gli facciamo di suo Figlio, per. ché gli si offre la possibilità di trovare in Lui le sue delizie e le sue compiacenze anche sulla terra. Nell’anima abbiamo soltanto la divinità, non l’umanità, perciò l’offerta gli è così cara e preziosa, che ce ne ricompensa con immensi favori. Compresi pure che il Padre lo riceve in sacrificio anche se il sacerdote è in peccato, salvo che all’infelice non sono concessi i favori come alle anime in grazia. E ciò, non perché manchi al Sacramento la virtù d’influire, dipendendo essa dalla compiacenza con cui il Padre accetta il sacrificio, ma per difetto di chi lo riceve, a quel modo che non è per difetto del sole se i suoi raggi non riverberano quando cadono sulla pece come quando battono sul cristallo. Se ora mi dovessi spiegare, mi farei meglio comprendere. Sono cose che importa molto conoscere. Grandi misteri avvengono nel nostro interno al momento della comunione. Il male è che questi nostri corpi non ce li lasciano godere!
Pensiero Eucaristico - Quando avrai detto si a Dio e lo avrai nel cuore, possederai l'ospite che non ti darà più riposo. Paul Claudel
Secondo l’affermazione di S. Tommaso d’Aquino nell’inno eucaristico “Adoro Te devote” tutti i nostri sensi “falliscono” di fronte all‘Eucaristia. Anzi la stessa ragione si sente sconcertata. Solo la fede può ammettere il mistero. E’ necessario allora, al di là delle apparenze sensibili, ammettere una realtà che ad esse non corrisponde affatto, al di là del pane e del vino consacrato: adorare l‘essere intero del Verbo incarnato, nello stesso tempo immolato e glorioso. In tal modo, il Signore ha coperto con un velo di oscurità la sua presenza nel SS. Sacramento. Egli ha voluto umilmente nascondersi (occultarsi) sotto i tenui veli delle Specie eucaristiche. In tal modo, anche l’uomo viene indotto a sentimenti di umiltà. Egli deve rifiutare la conoscenza ordinaria attraverso la vista, il gusto e il tatto e persino l‘intelletto, per aderire unicamente alla sola Parola del Signore. A questa nulla è impossibile. All’inizio del mondo, essa ha pronunciato efficacemente: "Fiat lux” e la luce fu fatta. Con la medesima potenza creatrice, essa dichiara oggi, attraverso la voce dì un sacerdote: “Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue!”.
(Dalla
prefazione “I miracoli eucaristici” EDB)
Io sono morbido come un chicco di grano:
O GESU’, dammi ti prego: il pane dell’umiltà,
il pane dell' obbedienza, il pane della carità,
il pane della pazienza.
S. Bernardette Soubirous
Marta Robin è una mistica francese dei nostri tempi (1902-1981). Innumerevoli mali di inspiegabile natura paralizzano progressivamente il suo corpo, impedendole non solo di muoversi ma anche di deglutire. Vive senza più mangiare né bere, e quando i medici vogliono farla bere per forza, il liquido introdotto per bocca fuoriesce dal naso.Il suo unico nutrimento, per cinquant’anni, è l’Eucaristia!
«Secondo la testimonianza di numerosi sacerdoti, l’Ostia sfuggiva dalle loro dita come aspirata dall’essere di Marta, che entrava subito in estasi». Affamata e assetata di Dio, in Dio si perde e vive.
Il suo corpo, oltre ad essere martoriato dall’interminabile digiuno, riceve, negli ultimi trent’armi della sua vita, i segni della Passione di Cristo: sulle mani, sui piedi, sul petto e sulla fronte.
Non mangia, non beve e perde pure sangue!
Di fronte a questo caso, i medici rimangono sconcertati e impotenti. La scienza non sa dare delle risposte, in quanto non può indagare su una creatura che vive solo perché così è scritto nei piani del Creatore. Marta Robin, infatti, non vegeta nel suo letto d’inferma, come si potrebbe ragionevolmente pensare. Viene scelta da Gesù come fiamma per propagare un incendio d’amore su tutta la terra, in una nuova Pentecoste; e questo, a partire dalla sua parrocchia, per poi espandersi in ogni luogo, mediante i “focolari”, comunità di anime sante.
Ed è lei il punto di riferimento. Dalla sua stanza buia - in quanto i suoi occhi non sopportano la luce - conforta, guida, consiglia, incoraggia, aiuta tutti coloro che l’avvicinano: gente comune, suore, sacerdoti, alti prelati...
L’Eucaristia è il Pane della sofferenza e dell’amore. E Marta Robin è «fenomeno di sofferenza» e «serafino d’amore»: vivendo di sola Ostia, ostia diventa.
(
da Gesù Ostia – Giuseppe Giulino – editrice Ancilla)
Pensiero
Eucaristico Comunicati
sovente, o Filotea, e credi a me: come le lepri diventono bianche d'inverno
perché non mangiano altro che neve, così a forza di adorare e mangiare la
bellezza, la bontà e la purezza medesima in questo divin sacramento, diventerai
tu pure tutta bella, tutta buona, tutta pura!
(San Francesco di Sales)
RACCONTO
- UN PANE DAL SAPORE TUTTO SPECIALE...
In
un villaggio di pescatori viveva Marco, sua moglie Linda e i loro tre figli José,
Amalio e Lucia. Marco faceva il pescatore da molti anni, ma da alcuni mesi era
rimasto senza lavoro.
Marco
fu costretto a trasferirsi in città per guadagnare il pane. Se fosse rimasto
nel villaggio, i pochi risparmi sarebbero presto finiti e la famiglia avrebbe
sofferto la fame. Quando arrivò il giorno della partenza tutti erano tristi.
Anche il padre era addolorato. Non sapeva quando li avrebbe rivisti. Per tutto
il giorno pensò a cosa avrebbe potuto lasciare loro, affinché pensassero a lui
mentre era lontano e a cosa avrebbe potuto portare con sé di loro.
Scese la sera e tutti si misero a tavola, ben sapendo che era l'ultima
volta che cenavano con il padre. Un silenzio teso regnava sulla famiglia. Solo
la piccola Lucia osò domandare: «Papà, starò ancora dormendo domani, quando
tu partirai?». «Sì», rispose il papà, «dovrò partire di buonora. Mi ci
vorranno due giorni per arrivare lassù al nord con la vecchia corriera. Ma
troverò presto un lavoro ed una casa e allora verrò a riprendervi e staremo
nuovamente insieme. Vorrei portarmi via qualcosa, che mi ricordi quanto vi amo e
che devo tornare a prendervi. Ma voglio lasciare anche a voi qualcosa che vi
ricordi che mi amate e che mi aspetterete. Ma non ho niente da potervi regalare.
Tuttavia c'è qualcosa che ci aiuterà, che aiuterà voi a pensare a me e me a
pensare a voi. Quando siederete insieme a questo tavolo e mangerete il vostro
pane, pensate a me. E quando io mangerò il pane, lassù in città, anch'io
penserò a voi!».
«Affare
fatto!», esclamarono i bambini. Ora sapevano che ogni volta che si fossero
seduti a tavola con la mamma avrebbero pensalo al papà. Da quel giorno, il pane
acquistò, per i bambini e per la mamma, ma anche per il padre lontano, un
sapore del tutto speciale.
Da
Willi Hoffsummer, La Messa spiegata ai bambini, Elledici 2001, pp.88-89
Preghiera Finale
Mistero
di amore! Simbolo di unità! Vincolo di carità!
Chi vuol vivere, ha dove vivere, ha di che vivere.
S'avvicini, creda, entri a far parte del Corpo, e sarà vivificato.
Non disdegni d'appartenere alla compagine delle membra,
non sia un membro infetto che si debba amputare,
non sia un membro deforme di cui si debba arrossire.
Sia bello, sia valido, sia sano, rimanga unito al corpo, viva di Dio per Iddio;
sopporti ora la fatica in terra per regnare poi in cielo.
Commento al Vangelo di Giovanni 26,10