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                                                        Aneddoti

 

N.1   SEMPLICITA' E UMILTA' - Toglietemi le scarpe

 

San Filippo Neri considerava l'umiltà la prima virtù di un santo. C'era ai suoi tempi una religiosa di cui tutti parlavano, poiché si diceva avesse estasi e rivelazioni. Un giorno il Papa manda proprio Pippo bono in un convento nei pressi di Roma per rendersi conto della santità di questa suora. Il tempo si mette al brutto. La pioggia vien giù come Dio la manda... Filippo Neri arriva al convento infangato fino alle ginocchia. Chiede subito della suora, ed eccola che arriva... seria seria, compunta, tutta annegata in Dio. Il Santo siede, tende le gambe e dice alla suora: «Toglietemi le scarpe!».

Al che, la suora s'impenna, alza il mento e resta immota, tutta indignata. Padre Filippo non chiede nulla. Ne sa già abbastanza. Si riprende il mantello, si piazza in testa il cappello e torna dal Papa a riferire che, secondo lui, una persona così al­tezzosa non poteva essere una santa.

(Lia Carini Alimandi - Così sorridono i santi - ed. Citta' Nuova)

 

 

N.2  MODA E MODESTIA - Attenti alle mele! 

È famoso, riguardo alla proprietà del vestire, 1'episodio accaduto a un pranzo diplomatico dove il Nunzio apostolicodi quella Nazione si trovò a tavola con la moglie di un amba­sciatore, la quale indossava un abito davvero indecente. Il Nunzio era imbarazzatissimo: far finta di non accorgersi non poteva fare scenate nemmeno. Pensò di offrire alla signora una bella mela.

«Grazie! - gli disse la nobildonna -. Ma perché, in que­sto  momento dovrei mangiarla?».

<<E’ molto semplice – le rispose il prelato – Perché soltanto dopo aver morsicato la mela, Eva si accorse dello stato in cui si trovava, ne arrossì di vergogna… e si coprì>>. Quel Nunzio apostolico pare fosse Papa Giovanni!

(Lia Carini Alimandi - Così sorridono i santi - ed. Citta' Nuova)

 

 

N.3  Una Messa che costi poco 

   Reverendo, voglio una Messa che mi faccia fare bella figura e che costi  

   poco. Sa, la gente ha la lingua lunga...

E così quella mattina nella Chiesa alla Messa da Requiem l‘odore dell’incenso era sopraffatto dal profumo delle belle signore in pelliccia e da un monumentale cuscino di rose che copriva il tumulo.

La Messa era celebrata secondo le nuove in italiano, ma a quella assemblea pareva che l‘augurio: «Il Signore sia con voi» non riuscisse troppo gradito. Dove metterlo il Signore, lui così nudo sulla Croce, che odorava di sudore e di sangue raggrumato?

Finì la Messa e la chiesa ritornò silenziosa.

Sul sagrato le ultime strette di mano, qualche abbraccio con baci appena accennati per non rovinare il trucco, un assordante rumore di motori...

Il  prete era nel banco, in fondo. Guardava le sue mani che avevano stretto Gesù ed il suo sguardo scese sulla tonaca lisa alla quale mancavano due bottoni. «Ti ringrazio, o mio Signore, per il grande dono di questo Sacrificio. Perdona le mie ne­gligenze, mentre rinnovavo il grande atto di amore della Tua Passione. Tu che sul Calvario hai aperto gli occhi del Centurione incredulo, apri gli occhi della mia gente».

«Una Messa che costi poco.....». Ma la Messa costa il Tuo Sangue

e nessun denaro la può pagare! Quanto i fedeli mi offrono non sia mai per me, ma per la Tua Casa, per i miei fratelli. Impazzirei, pensando che posso arricchirmi con il Sangue di un Giusto.

«Che mi faccia fare bella figura...». Quanto lontani i tempi in cui

il decoro di una bella fun­zione era un atto di amore per chi era

scomparso, mentre tutto il fumo di oggi diventava pane per i poveri,

opere di bene ai bi­sognosi e le rose più belle erano i sorrisi dei piccoli

beneficati. Amen!         (Carlo Vallaro)

(da una Rivista di “Maria Ausiliatrice”) di Torino

 

 

N.4 Gli amici di Gesu'

 

Santa Teresa d’Avila si recava un giorno in una città della Spagna per una fondazione. Il tempo era avverso. Una bufera di vento e di pioggia flagellava la povera carrozza sulla quale la Santa viaggiava. Ad un tratto i cavalli sbandarono e rovesciarono i viaggiatori nell’acqua gelida del fossato, che correva lungo la strada.

Quando Santa Teresa riuscì ad uscire dall’acqua, si sentì gelare dal freddo e mentre prendeva un po’ di respiro, seduta su una pietra, non poté fare a meno di lamentarsi col Signore: — Io mi sono consacrata completamente ai tuoi interessi e tu mi lasci soffrire così? Mi tratti così?

Teresa, le rispose Nostro Signore, così tratto i miei amici!

— Ah, è per questo, soggiunse la Santa, che ne hai così pochi!

Sia nostra gioia e nostro vanto di essere tra questi pochi ma veri amici di Gesù, di cui Gesù ha promesso di scrivere il nome sul Suo Cuore, perché gli sono fedeli sempre, non solo nelle gioie, ma soprattutto nelle pene, nel sacrificio e nell’immolazione di tutto se stessi per il trionfo del suo Regno di carità e di grazia, di santità e di vita, di giustizia, di amore e di pace. (Dai fioretti)

 

N.5 - Far colazione con Dio
(Traduzione dallo spagnolo di un racconto di Te-La Gitana)

Un bambino voleva conoscere Dio.
Sapeva che era un lungo viaggio arrivare dove abita Dio,
ed è per questo che un giorno mise dentro al suo cestino
dei dolci, marmellata e bibite e cominciò la sua ricerca.
Dopo aver camminato per trecento metri circa,
vide una donna anziana seduta su una panchina nel parco.
Era sola e stava osservando alcune colombe.
Il bambino gli si sedette vicino ed aprì il suo cestino.
Stava per bere la sua bibita quando gli sembrò
che la vecchietta avesse fame,
ed allora le offrì uno dei suoi dolci.
La vecchietta riconoscente accettò e sorrise al bambino.
Il suo sorriso era molto bello, tanto bello
che il bambino gli offrì un altro dolce
per vedere di nuovo questo suo sorriso.
Il bambino era incantato!
Si fermò molto tempo mangiando e sorridendo,
senza che nessuno dei due dicesse una sola parola.
Al tramonto il bambino, stanco, si alzò per andarsene,
però prima si volse indietro,
corse verso la vecchietta e la abbracciò.
Ella, dopo averlo abbracciato,
gli dette il più bel sorriso della sua vita.
Quando il bambino arrivò a casa sua ed aprì la porta,
la sua mamma fu sorpresa nel vedere la sua faccia
piena di felicità, e gli chiese:
"Figlio, cosa hai fatto che sei tanto felice?".
Il bambino rispose: "Oggi ho fatto colazione con Dio!".
E prima che sua mamma gli dicesse qualche cosa aggiunse:
"E sai cosa, ha il sorriso più bello che ho mai visto!".
Anche la vecchietta arrivò a casa raggiante di felicità.
Suo figlio restò sorpreso per l'espressione di pace
stampata sul suo volto e le domandò:
"Mamma, cosa hai fatto oggi che ti ha reso tanto felice?".
La vecchietta rispose:
"Oggi ho fatto colazione con Dio, nel parco!".
E prima che suo figlio rispondesse, aggiunse:
"E sai? E' più giovane di quel che pensavo!".

 

N.6  Lettera ambigua

 

Una famiglia inglese trascorse le vacanze estive in Germania; durante una passeggiata, vide una graziosa casetta in campagna che sembrava adatta per trascorrere le vacanze in futuro. La mamma domandò chi fosse il proprietario, e seppe che era un pastore protestante, con il quale stipulò un contratto d’affitto per l’estate successiva.

Di ritorno in Inghilterra, improvvisamente la signora si rese conto di non aver visto il WC. e, data la pignoleria inglese, decise di scrivere al pastore protestante affinché la informasse circa l’ubicazione dello stesso.

La lettera fu redatta in questi termini: «Gentile signore, sono la signora che alcuni giorni fa ha stipulato con lei un contratto di affitto per la sua casetta in campagna. Non ho notato nella suddetta il WC. Voglia pertanto illuminarmi in proposito. Distinti saluti ».

Ricevuta la lettera, il pastore non comprese l’abbreviazione W.C. e, credendo che si trattasse di una cappella della setta anglicana chiamata Walle-Chappel, rispose così: « Gentile signora, ho apprezzato il suo interessamento e ho il piacere di informarla che il luogo da lei richiesto si trova a soli 12 km dalla casa, il che è molto scomodo, specie per chi è abituato ad andare spesso. Chi ha l’abitudine di trattenersi parecchio tempo per le sue funzioni, è bene che si porti da mangiare, così può fermarsi sul luogo per tutta la giornata. Il posto si può raggiungere a piedi, in bicicletta oppure in macchina; è preferibile arrivarci al momento giusto per non rimanere fuori e per non disturbare gli altri.

« Nel locale c’è posto per quaranta persone a sedere e cento in piedi; c’è l’aria purificata dal condizionatore, per evitare l’inconveniente dei cattivi odori, I sedili sono di velluto rosso. Si raccomanda di arrivare in tempo per trovare posto a sedere. I bambini siedono vicino ai grandi, e tutti cantano in coro. All’entrata viene consegnato un foglio, e chi arriva in ritardo può servirsi del foglio del vicino. I fogli devono essere riconsegnati all’uscita agli incaricati, possibilmente non sgualciti, in modo che possano essere utilizzati le volte successive almeno per un mese. Ci sono amplificatori di grande efficacia, affinché i suoni si possano udire anche all’esterno. Tutto quello che viene raccolto, è devoluto ai poveri. Ci sono fotografi specializzati, che ritraggono nelle diverse pose, in modo che tutti possano vedere queste persone in un atto tanto umano ».

 

 

N. 7 - Sorridete

Alcune persone vennero a trovarmi a Calcutta e, prima di partire, mi pregarono: “Ci dica qualcosa che ci aiuti a vivere meglio”.

E io dissi loro: ‘Sorridete gli uni agli altri: sorridete a vostra moglie, a vostro marito, ai vostri figli, sorridetevi a vicenda; poco importa chi sia quello a cui

sorridete; e questo vi aiuterà a crescere nell’amore reciproco.

Allora uno di quelli mi domandò: “Lei è sposata?” Sì— risposi — e qualche volta trovo difficile sorridere a Lui! Gesù può essere molto esigente, ed è proprio quando egli è così esigente che è molto bello rispondergli con un gran sorriso”.

(Beata Madre Teresa di Calcutta - Sorridere a Dio - San Paolo)

 

 

N.8 -  Questa è Madre Teresa 

Il dono del mendicante

Mi trovavo in una città importante. Mi si avvicinò un mendicante e mi disse: ‘Madre Teresa, tutto il mondo le regala cose per i suoi Poveri. Anch’io voglio farle un regalo. Il fatto è che in tutto il giorno non mi è stato possibile racimolare che poche lire. Voglio che siano per lei Le accetti.

Pensai: “Se accetto, probabilmente dovrà andare a letto senza mangiare.

Se non le accetto, potrebbe sentirsi offeso”.

Le accettai.

Non ho mai visto sul volto di nessuno — dopo aver regalato denaro o cibo — una gioia come quella di quel mendicante che si sentiva felice di poter dare qualcosa anche lui. Ecco la gioia dell’amore.

(Beata Madre Teresa - I fioretti dl Madre Teresa di Calcutta - San Paolo)

 

 

 

9 - La «bocca della verità»

 A Roma sotto i portici della Chiesa di S. Maria in Cosmedin si trova una lastra di pietra famosa di epoca roma­na: la Bocca della verità. Al centro vi è un mascherone con un'apertura, come una bocca. Secondo la leggendaria tradizione, per verificare se uno diceva la verità o meno, gli si fa­ceva dire la cosa tenendo la mano dentro quella bocca. Se diceva il vero poteva ritirarla tranquillo; se no inesorabilmente quella bocca si chiudeva sulla mano, e affondava i denti. Se oggi possedessimo uno strumento simile della verità delle nostre parole, quale lavoro incessante di addentare, per quella povera bocca. La bugia, dice il Forster, è un comodo ombrello. Perché prendere la pioggia? Apri il tuo ombrello e sei difeso. Perché prenderti rimproveri e castighi? Una bugia ben piazzata ti protegge da tutto, come un buon ombrello dall'acqua. La bugia è la moneta spicciola piu' corrente per le necessità quotidiane, per liberarci da tante noie e importunità. Ha una sua tendenza: quanto più uno ne dice, tanto più cade nella necessità di dirne. Eppure niente educa quanto il dire il vero sempre. «Padre Tommaso, guardi, guardi: un asino vola!». Così disse un confratello di primo pelo a S. Tommaso, che si voltò a guardare, ma per sentire solo le sghignazzate del giovane religioso. Ma si ebbe subito la risposta: «Credevo, osservò S. Tommaso, che fosse più facile che un asino volasse, che un religioso dicesse una bugia». Gesù perdonò ai crocifissori, ma otto volte pronunciò i suoi guai contro i farisei ipocriti, che mentivano con l'agire. «Il vostro parlare sia sì sì no no - disse nel Vangelo - il di più viene dal maligno». Eppure la mezza bugia a fin di bene, come diceva borbottando tra sé don Abbondio nel famoso colloquio con il Cardinal Federico, è tanto comoda.        

Alzi la mano chi non ne dice o non ne ha mai dette. Solo una mano si alza, quella di S.Teresa di Avila. Essa ha affermato categoricamente che non ha mai detto una bugia in sua vita, e le possiamo credere. Quante forme di bugie, oltre che con le parole! Fare i compiti ai figli, copiare i compiti del compagno: sono menzogne; si presenta come proprio quello che non lo è. «Fare la verità», dice S. Giovanni.

Nella vita di Traiano si racconta un episodio, che fa al caso nostro. A corte viveva il figlio di un re sconfitto e deposto. Un giorno chiese al ragazzo: «Ove sei stato?». «A scuola» rispose pronto. Era una menzogna. «Da grande ti avrei dato il regno di tuo padre. Ma non lo farò». Perdere un regno per una bugia? E un po' troppo.

Tuttavia si perde sempre qualcosa di egualmente prezioso: qualcosa della propria dignità.  

(Rivista mariana di Maria Ausiliatrice)

 

 

 

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