Giovanni Giudice ricorda il cugino

 

Silvestro Torrisi

 

 

In un Bollettino dell’ANPIE, Marcello Casco scriveva di un amico di suo padre “alto e muscoloso, tant’è vero che noi ragazzini lo chiamavamo Tarzan …” e che gli aveva insegnato uno scherzo poetico in linguaggio “bazramitt” che riportava nel Bollettino con una vena nostalgica.

 

 

Un amore sulla riva del Nilo

 

Fel sciara can bent masci

la segnorina aux beaux yeux noirs ...

Como la luna era la sua faccia

qui éclairait tout le boulevard.

Valevolo parlarci e sciatametni

because was à la gare

e con il suo ombrello darabétni

on réponse de mon bon soir.

Allu : « perché amore tedrabini

se io t’amo kitir?

If you please te callemini

puisque je veux te conquérir ... »

 

 

Quell’uomo era Silvestro Torrisi, funzionario del Ministero degli Affari Esteri. All’epoca era assegnato al Consolato italiano di Salonicco e aveva avuto come collega e amico il padre di Marcello Casco. Silvestro Torrisi ricordava con simpatia quel ragazzo riccio e arruffone con il quale scherzava sempre molto volentieri.

 

Era nato in Alessandria il 16 gennaio 1914; nel 1939, ben valutando l’evolversi della situazione politica di allora, rientrò in Italia con la giovane famiglia. Nel 1940 entrava a Palazzo Chigi a Roma, allora Ministero degli Affari Esteri. Torrisi, alla fine della guerra fu assegnato dapprima alla Rappresentanza Italiana ad Atene e poi a Salonicco con il compito di riorganizzare e ripristinare, da solo, sia tutta l’attività consolare, sia quella di assistenza e di riconvocazione degli italiani ivi residenti; poi in Egitto a Porto Said e ad Alessandria. La carriera continuò a Stoccarda, a Capo d’Istria, a Rabat, ad Amsterdam ed infine nuovamente ad Atene prima del meritato collocamento a riposo.

 

In Egitto, molti lo ricordano con affetto e simpatia per tutti gli aiuti e consigli che seppe e volle dare alla comunità italiana, particolarmente nel difficile momento dell’esodo dall’Egitto del 1956/57.

 

E’ stato un “galantuomo” di stile ottocentesco (un vero gentleman), un ottimo padre, un eccellente marito; un uomo buono e corretto che seppe stare al mondo come pochi.

 

Da ragazzo, fu un protagonista dello sport sia nel gioco del calcio, come portiere della Pro Patria di Alessandria finché un incidente di moto lo costrinse a rinunciare a tale sport, sia nel tennis che esercitò fino a quando l’età glielo consentì.

 

Così come visse, in grande e dignitoso silenzio si è addormentato in Roma il mattino del 15 aprile 2000 alle ore 8,30.

 

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