IL SAPORE DEL SANGUE

 

 

CAPITOLO QUARANTADUESIMO

 

Fu come se il tempo si fosse fermato; la stanza cadde improvvisamente in uno stranito silenzio, disturbato solo dalle urla di una vampira ormai preda delle fiamme. Di una vampira che alzò di scatto il capo verso l'alto, bambola divorata dalle fiamme dell'inferno stesso, e spalancò gli occhi azzurri come il cielo che da decenni le era stato negato. Parve quasi poter osservare da una privilegiata posizione l'infinita imponenza del cosmo, studiandola con sbalordito dolore. Un acre odore di grasso bruciato raggiunse le narici dei presenti, causando un debole singhiozzo di terrore da parte della renna, creatura dall'olfatto più fine di tutti. Fino a quel momento, se n'era stato in disparte, non sapendo a chi avrebbe potuto essere utile. Solo allora, tremante, avvicinò l'altra donna che non rispettava il tetro silenzio caduto su di loro: Nami, caduta in ginocchio, teneva Zoro tra le braccia, dimentica dei dissidi e dei cattivi umori che avevano da sempre alimentato la loro complicata relazione. Lo stringeva con occhi chiusi, quasi cullandolo con trasognata lentezza. Non era da lei, perdere il controllo della propria persona, dei propri pensieri. Eppure, vederlo così bianco, sentirlo così debole, macchiarsi del suo sangue fu una cosa che la fece quasi impazzire.

   Shanks osservò la propria figlia morire. Il suo sguardo dai riflessi cangianti scivolò lentamente dai resti di Sanji, veleggiando poi sino a quelli ancora fumanti di Robin. Quindi, perse la testa. Letteralmente. La bocca avvolta dall'elegante barba si spalancò in un urlo atroce, che distrusse del tutto quell'ipnotico silenzio; l'ultimo vampiro rimasto tornò ad attaccare il droide, folle di rabbia, spaventosamente assetato di vendetta. E di sangue.

   Franky non seppe trattenere quell'assalto. Se non fosse stato per l'intervento di un enorme uomo renna, sarebbe stato sconfitto immediatamente. Ma per sua fortuna, Chopper, non aveva tardato ad intervenire, trasformatosi ormai in un possente guerriero dal fisico tanto peloso quanto indistruttibile. I rapporti di forza si invertirono di nuovo: Shanks, con tutto il suo dolore, con tutta la sua disperazione, fu nuovamente costretto a retrocedere, controllando a fatica la potenza dei due avversari.

   "Almeno questo, lasciatemelo vivo!" implorò del tutto fuori luogo il dottor Hillk.

   Rufy, con sguardo sbalordito, barcollò verso Usop e Kaya, e da loro fu immediatamente accolto. Colei che era stata la domestica della tenebrosa congrega lo abbracciò dolcemente, sussurrandogli che non vi era altro modo, sussurrandogli che non era affatto colpa sua. Il cucciolo di vampiro, apatico, ascoltò quelle parole, lo sguardo perduto nel vuoto, incapace di accorgersi delle piccole attenzioni che loro gli riservavano. Nella sua mente, la scena della morte di quella oscura genitrice, i suoi occhi azzurri ricolmi di dolore, erano motivo di infinita sofferenza.

   "Vi ucciderò! Vi ucciderò!" ringhiò Shanks, anche se ormai la sua battaglia era già persa. "Pagherete questa notte maledetta con il sangue!"

   Sangue. Nami lasciò che Zoro si sdraiasse, facendo sì che lui le poggiasse il capo in grembo. Trattenne le lacrime con forza, cercando di arginare le perdite di sangue dell'uomo con della stoffa ricavata dal proprio mantello; una soluzione provvisoria e spaventosamente inefficace, certo. Ma era l'unica a sua disposizione.

   "Non morire." implorò. "Non morire." ripeté, come se questo potesse davvero dargli forza.

   Zoro riaprì a fatica gli occhi, mugolando qualcosa. I suoi occhi vagarono per un attimo nel vuoto, prima di fissarsi su di lei. Stirò le labbra in un affaticato sorriso, ed una delle sue grandi, ruvide mani salirono verso il volto della donna. "Non morirò." assicurò. "Altrimenti cominceresti a frignare, e sarebbe una cosa insopportabile." aggiunse con divertimento, lasciando debolmente ricadere il braccio.

   "Brutto buzzurro" replicò Nami con voce lacrimevole, e la sua mano inseguì quella del Cacciatore, recuperandola e riportandola al proprio volto, per godere di un'altra carezza.

   "Sì, ti voglio bene anche io" borbottò lui, richiudendo gli occhi senza accorgersi dell'espressione sorpresa che lei assunse quando udì quell'affermazione forse pronunciata solo come battuta. O forse detta con il cuore, chi poteva saperlo?

   Qualcosa nel cuore del cacciatore era cambiato. Avrebbe desiderato ammazzare quei bastardi, avrebbe desiderato prendere ancora parte alla battaglia. Ma le energie rimaste erano troppo poche, e sprecarle avrebbe potuto significare morire. Un tempo, sarebbe morto, pur di ammazzare un vampiro; si sarebbe autodistrutto, allo scopo di affondare un bel paletto di legno nei loro disgustosamente freddi petti. Ma in quel momento, purtroppo e per fortuna, comprese di non poter più pensare solo a se stesso: vi era una donna che lo stringeva, che piangeva come - ne era certo - mai si era permessa di piangere. Non sarebbe stato carino nei suoi confronti, alzarsi e gettarsi urlando contro una morte certa. Perciò, rimase sdraiato, e le sue dita, nuovamente a contatto con la morbida e delicata pelle di lei, si mossero appena, producendo una debole ma rude carezza, che la rassicurò.

   Sua eminenza il Primo Sire fece il suo ingresso nella stanza proprio in quel momento. Shanks fu il primo ad avvertire la sua presenza, e il suo fu uno stupore talmente forte, da indurlo a beccarsi un destro da parte di Chopper, che lo ridusse finalmente al tappeto.

   "Pulci" sibilò il nuovo arrivato, scoprendo i canini in un ghigno tremendo. Zoro, udendo quella voce, tornò prepotentemente alla realtà, spalancando gli occhi.

 

 

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