IL SAPORE DEL SANGUE

 

 

PROLOGO

 

Nella notte. Nella fredda, oscura, voluttuosa notte, Noi ci muoviamo. Tu, Donna, non puoi udirci; non odi alle tue spalle il misterioso fruscio del nostro mantello, che sfiora la lorda pavimentazione di questa secondaria, solitaria, mortale stradina.

   Siamo solo io e te.

   Un uomo e il suo demone, un demone ed il suo uomo: una sola entità, che ci racchiude, costringendoci ad una rabbiosa eppure gloriosa coesistenza. E tu, piccola, soave mortale, grazioso fiorellino che sbocci nel Giardino che è il mondo. Un Giardino ove noi cacciamo famelici come belve, solitari e rabbiosi come il più anziano dei lupi.

   Sono solo un uomo, che cosa credi? Simile a te. Solo, sono assetato di sangue. Di quel sangue che scorre potente in voi, ed arrossa le vostre gote, scalda i vostri cuori, unisce le vostre anime; di quel sangue che bramo, perché invidioso della vostra limitata eppure intensa esistenza. Che mi fu strappata, una notte di molti decenni addietro. Ti osservo, o fragile creatura, tremando per quello che so essere il tuo destino; destino che io stesso sto per infliggerti.

   Dio Padre Eterno, mio Signore Benedetto che nei secoli mi hai negato ogni grazia… perché non mandi lei un segno? Perché le permetti di proseguire tranquilla nel suo cammino, senza avvertire il bisogno di voltare il capo dalla nera chioma, per controllare se qualcuno la sta seguendo? Perché non fulmini questa bestia dalle zanne demoniache che non demorde nel pedinarla, attendendo il momento in cui l’indissolubile bisogno di sangue sopraffarà tutti i suoi disgustosi, patetici dubbi d’un moralismo miseramente umano?

   Ma soprattutto… perché solo io odo le mie urla di orrore? Perché sono confinate nella mia mente? Sono prigioniero. Un prigioniero consenziente, un oscuro complice del demone. Di questo demone che ora lecca le nostre zanne, allungando un nostro arto, usando la nostra melodica voce. Sta per agire; sta per sfamarsi!

   Stiamo per agire; stiamo per sfamarci.

   Perché non scappi? Io prego, prego e scongiuro: se esistono angeli nell’immensità del cielo, che discendano ora e donino ali ai tuoi piedi… SCAPPA, PER LA TUA VITA, SCAPPA, IDIOTA!

   Ma dove, dove vuoi scappare, piccola idiota? Così mi ecciti.

   Ti afferro, incastrandoti con una presa ferrea sul polso e con un irresistibile, galante saluto. Ti volti, piantando su di me occhi freddi di diffidenza; eppure è questione di un attimo: ecco che già la secolare malia ha effetto, avviluppandosi ai tuoi sensi, confondendoli. La tua paura diviene perplessità, infine… interesse. Ti perdi nei sovrannaturali riflessi cangianti dei miei occhi, lasci che questa voce antica ti culli, permettendomi di avvicinarti, di cingerti il fianco con un voglioso braccio. E non smetto di parlare. Romperei ogni magia, se tacessi.

   Ti abbandoni a me, perduta sotto il peso delle mie eterne notti insonni. Ed è proprio… è proprio una delle tue mani che – oh Grazie al Signore Mio per questo dono! – sale, abbassando il bordo del tuo curato, elegante colletto; il tuo respiro scalda la mia marmorea pelle, ed in profondità scorgo il gonfiore dei tuoi seni, accoglienti e materni. Sei meravigliosamente attraente, come ogni donna. Eppure è solo il bagliore perlaceo del tuo collo che mi abbacina, attraendomi.

   Mi abbasso su di te, mormorando rassicurazioni alle quali, così deliziosamente ingenua, credi senza opporre resistenza. Anzi, sussulti meravigliata, quando le mie rudi labbra sfiorano la morbidezza della tua pelle; sei una marionetta abbandonata tra le dita del suo costruttore, mentre io, finalmente, ebbro del tuo profumo, ti trapasso con i miei denti. Il sangue esplode, mi inonda, scorre a fiotti nella mia bocca; mai sazio, non sarò mai sazio.

   Morendo, ti stringi a me. Sembriamo due amanti.

 

“Mio Sire…” Nico Robin lo interruppe. Non lo spaventò, certo, perché, pur essendo la più anziana e la più silenziosa dei suoi Figli, mai lo avrebbe colto di sorpresa: era una creatura vecchia di secoli e secoli, quella che ora sollevò il capo dalla chioma rossiccia. Inoltre, era il suo creatore. Il suo Sire. “Siete sempre impegnato a scrivere.” Notò lei, rivolgendogli un sorriso che, se umano, sarebbe stato colmo d’affetto. Ma non era umano, e due zanne brillarono alla luce delle candele. Era pieno di candele, quel maniero. Eppure avrebbero dovuto temere il fuoco.

   Shanks, il Sire, osservò la sua creatura: era una donna procace, meravigliosamente intelligente; anche dopo la trasformazione, i suoi occhi non avevano perso quel brillio intellettuale, ora rimarcato dai magici riflessi delle sue iridi. Sì, ogni notte che la osservava si accorgeva sempre più d’aver fatto un’ottima scelta, a volerla al suo fianco: se come donna era stata splendida, come vampira era a dir poco perfetta. Anzi. Lo era, perfetta. E lo deliziava.

   “I ragazzi sono tornati dalla caccia?” Sospirò, chiudendo il libro delle memorie che aveva infine deciso di scrivere: ogni creatura delle tenebre con più di duecento anni di storia alle spalle finiva per scriverne uno; forse era uno speciale modo per non perdersi lungo l’infinita linea del tempo.

   “Da poco. Il Giovane rifiuta ancora il sangue umano.” Lei alzò le spalle, in un gesto sin troppo umano, e cercò reazioni emotive nel secolare volto del suo creatore. Ma Shanks rimase impassibile, i carismatici occhi puntati su di lei, ed i capelli biondo dorati che ricadevano in romanticamente spettinati ciuffi sul volto. “Crearlo è stato un errore.”

   “E’ un cucciolo.” Lui abbandonò la propria poltrona, ergendosi in tutta la propria statuaria bellezza. “Diamogli il tempo di crescere.” Con gentilezza, avvicinò la prima delle sue figlie, sospingendola verso la porta dell’ampio, elegante salone; l’abito si seta e pizzi di Robin frusciò morbidamente a terra, mentre seguiva Shanks attraverso gli antichi corridoi. “Ora andiamo alla cripta: l’alba non è lontana.” Mormorò lui, forse con una vaga, impalpabile nota di tristezza nella voce.

 

 

< INDICE DEI CAPITOLI

CAPITOLO PRIMO >

                                                                                                                                          

 

TORNA AL MENU FAN FICTION

TORNA ALLA HOME PAGE

 

© Tutti i personaggi sono di proprietà di Eiichiro Oda.