IL SAPORE DEL SANGUE

 

CAPITOLO PRIMO

 

L’orologio del grande campanile suonava ormai le undici e le strade principali, illuminate da file di alti lampioni dalle luci tremule, brulicavano ancora di alcune carrozze di nobili e ricchi commercianti. Per le vie secondarie e per gli stretti vicoli di periferia, invece, dove la luce cittadina faticava a raggiungere tutto l’acciottolato, non v’era anima viva. Di tanto in tanto si scorgevano solo un ubriacone, un girovago, o qualche signore in dolce compagnia; ‘dolce’ per soldi, ma pur sempre compagnia era.

   E fu per uno di questi vicoli che la nostra coraggiosa protagonista si incamminò, superando con passo veloce un uomo che, probabilmente, neanche si accorse della sua presenza, troppo indaffarato com’era nell’affannarsi fra le cosce di una prostituta dai capelli rossi come il fuoco, la quale, sollevata da terra e costretta contro un muro, si aggrappava al collo di lui e ansimava senza troppi complimenti. Non che lui gliene facesse, mormorandole sconcezze ed appellandola con epiteti poco galanti, al punto che avrebbe fatto scandalizzare chiunque si fosse trovato nei paraggi. Chiunque fuorché Miss Nami, la nostra eroina, appunto.

   Anche lei aveva i capelli rossi, solo più chiari, raccolti sulla nuca e nascosti in parte dal cappellino all’ultima moda, rigorosamente made in Paris, che le era costato un occhio della testa; così come l’abito di pesante velluto verde che indossava ora, gli stivaletti italiani, e la biancheria di seta. Non era una che badava a spese, Miss Nami. Beh, non quando si trattava di accontentare i suoi capricci, precisiamo. Sì, perché ella era una meravigliosa, abile donna d’affari: quando c’erano di mezzo dei soldi, sapeva il fatto suo.

   Ma dicevamo che quella sera, nonostante la tarda ora e le strade per lo più deserte, la nostra Miss se ne andava in giro per uno di quei vicoli bui nei quali pochi ormai avevano ancora il coraggio di metter piede. Vi erano infatti delle preoccupanti voci che da un po’ di tempo circolavano per le contee della bella Inghilterra all’epoca della grande regina Vittoria, e giunte ora sino a Londra, città dove la nostra storia prende forma. A dirla tutta, erano racconti antichi, ai quali solo il popolo credeva senza porsi il minimo dubbio.

   Eppure… eppure Miss Nami, che pur essendo meglio di un cane da tartufi se c’era da trovare del danaro, ahilei!, non navigava certo nell’oro, non era propriamente convinta che quelle insistenti voci corrispondessero alla realtà. Credeva, invece, che sì, vi fossero tipi loschi che se ne andavano in giro di notte a spaventare e a derubare la brava gente, specie se ricca, ma da qui ad accomunarli alla fantasiosa leggenda dei Signori delle Tenebre… beh, era cosa a dir poco ridicola.

   Pur tuttavia, quel pazzo del dottor Hillk aveva votato anima e corpo a questo tipo di leggende, convintissimo dell’esistenza di quegli esseri, e a lei, che ne intascava i soldi per ogni ronda notturna, la cosa interessava poco: se il professore le avesse chiesto di catturare Julli, lei l’avrebbe accontentato - o per lo meno ci avrebbe provato - improvvisandosi cacciatrice di Julli. Ma non erano quelli che interessavano al vecchio Hillk, no. L’anziano professore aveva dato preciso ordine di scovare e catturare, possibilmente vivo, un esemplare di vampiro. A quella disposizione, soltanto l’odore dei bigliettoni che l’uomo aveva sventolato sotto al loro naso le aveva impedito di scoppiare a ridergli in faccia. Oltretutto, meglio non attirare l’astio di un folle che si era costruito un uomo-macchina, una sorta di automa da difesa, armato da capo a piedi e alto almeno… quanto? Boh, forse addirittura due metri. Gli aveva persino messo nome Franky, tanto che quando lei lo venne a sapere, si convinse che il professore doveva esser stato non poco influenzato da quel romanzo di grande successo che venne pubblicato diversi decenni prima da Mary Shelley, e che ora, con questa fissa dei vampiri, il vecchio doveva esser reduce della lettura del racconto che in quel periodo veniva pubblicato a capitoli su una nota rivista letteraria del tempo, opera di un certo Bram Stoker del quale aveva già sentito parlare. Insomma, i romanzi dell’orrore dovevano sicuramente essere la passione del professor Hillk.

   La nostra cacciatrice di vampiri, dunque, e il suo socio in affari Mr Usop, rimasto in carrozza perché - questo a suo dire, e non si sa secondo quale logica… - era molto più sicuro per l’incolumità della bella Miss Nami, erano tornati per le vie periferiche della città dopo due notti in cui i famosi Signori dell’Oscurità non si erano neanche presi la briga di farsi notare da un solo passante.

 

 

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