IL SAPORE DEL SANGUE

 

 

CAPITOLO SECONDO

 

Prima di proseguire nella storia, forse è necessaria una piccola spiegazione, o rievocazione, di quelli che sono i modi per difendersi dall’assalto degli zannuti Signori delle Tenebre. Siete pronti? Partiamo.

   Arma per eccellenza: il mitico paletto. Però mica un paletto di legno qualunque, eh: di frassino, doveva essere. Appuntito. Ma ve lo immaginate, un poveretto che sfugge da un vampiro piombatogli in casa, cercando un’arma per difendersi, e bussa su tutti i mobili della sua abitazione, strillando: “No, è pino! Accidenti, abete! Porco cane, quercia! Miseriaccia dannata, frassino! Ah aspetta, è il frassino che mi serve…” E mentre il suo povero cervellino disperatamente tenta di intuire come trasformare una sedia a dondolo in un pericoloso paletto, ecco che già il derelitto è diventato un gustoso bocconcino del ghignante pipistrello troppo cresciuto.

   Poi cosa abbiamo? Sì, c’è l’aglio.  Davvero ottimo, l’aglio. E non solo per scacciare dai dintorni tutti i vampiri possibili: è utilissimo per liberarsi anche degli esseri umani! Dico io, provateci voi a girare con una corona d’aglio appesa al collo, e poi aggiornatemi sull’andamento della vostra vita sociale; sempre che la stessa non si sia già impiccata. Con un cappio d’aglio.

   Al terzo posto, non certo per minore importanza, vi è la decapitazione. Disgustosa, direte voi. Veramente disgustosa, aggiungo io, oltre che occasionalmente inutile: se un vampiro è abbastanza antico, infatti, la decapitazione non lo può annientare. E sarebbe davvero umiliante, dover morire ammazzati da una specie di testa indemoniata e saltellante.

   Poi, ovviamente, vi è l’acqua santa: ha il potere di corrodere le carni del vampiro, laddove riuscisse a bagnarlo. Come l’acido muriatico. Unico problema logistico: dove procurarsi un barile di acqua santa? Mica viene prodotta ad ettolitri, no? Immaginatevi sempre il nostro poveretto inseguito da una mandria di vampiri, che entra in una chiesa urlando: “Mi dia venti litri di acqua santa!” Che dovrebbe rispondere, lo sconvolto prete di turno? Liscia, gasata o leggermente frizzante? Ma fatemi il piacere.

   Quindi, vi è il fuoco. Il fuoco distruttore, il fuoco purificatore, quel fuoco che tutto annienta. Il fuoco riduce il vampiro in cenere, e questa è una cosa buona. Ma ricordatevi di disperdere quelle ceneri, o, qualche notte dopo, potreste sentire un freddo, mortale sussurro alle vostre spalle, e siamo tutti concordi nell’affermare che questa non sarebbe affatto una cosa buona.

   Ultima ma non ultima, vi è la luce del Sole. Ah, da quella non c’è scampo: niente rituali, niente scappatoie: se un vampiro si espone ai suoi caldi raggi, è bello che morto. Unico problema: come convinciamo il nostro sanguinario amico a seguirci fuori, possibilmente in prossimità dell’alba? Lo convinciamo che una bella tintarella sarebbe la cosa migliore per quel suo pallore cadaverico? Gli offriamo una vacanza alle Maldive? Gli lanciamo una bella confezione di crema solare a protezione sessanta, assicurandolo che non c’è da procurarsi? Come?

   Insomma, dopo questa lunga ed attenta analisi, la conclusione non può che essere una: il modo migliore per sfuggire a un vampiro è… fuggire stile psicopatici, strillando come ossessi nella notte, spaventando con i propri versi convulsi persino i lupi mannari. Non funziona sempre, sia chiaro: ma almeno potrete sfogarvi. E poi, si sa: il sangue pieno di adrenalina è assai più gustoso. Se non altro, avrete fornito un degno pasto.

 

Dopo questa lunga ma, ahimè, necessaria digressione, possiamo finalmente tornare alla nostra storia. E alla nostra eroina, l’elegante fanciulla che, sola, vagava nei bui, puzzolenti vicoli di quella pericolosa periferia.

   Cercava informazioni, la giovane e bella Nami; e le cercava nel luogo giusto: quando devi trovare delle creature nelle quali solo i più puzzolenti, ignoranti e vecchi ubriaconi credono, è concettualmente giusto recarsi in luoghi prevalentemente abitati da questo tipo di persone.

   “Non dovresti girare da sola.” Borbottò un uomo, accasciato contro il muro; era un ragazzone spesso nel fisico, ma abbattuto nell’animo. Teneva tra le stanche mani una bottiglia, ed altre erano raccolte attorno a lui, vuote. Sembrava ubriaco. Eppure i suoi occhi erano lucidi, fissi su di lei. Spaventoso. “E’ pericoloso, per una donna perbene.”

   “Chi vi dice che io non sia una prostituta?” Nami arricciò il naso, particolarmente disturbata dal suo acre odore di… di… di aglio? Che schifo.

   “Una prostituta?” Lui rise, roco e malinconico. “Sei troppo elegante, per esserlo. Troppo profumata.”

   La stessa cosa non poteva dirsi di lui, ma lei decise gentilmente di soprassedere. Aveva già avuto modo di discorrere con altri vecchi ubriaconi, i quali, in cambio di un goccetto, si erano aperti a lei come se fossero stati suoi vecchi amici d’infanzia. Eppure, quando lei chiedeva dei vampiri, improvvisamente si spegnevano. Tacevano, freddi, e l’abbandonavano. Abbandonavano una persona che poteva fornire alcool! La cosa le era sembrata preoccupante. Molto preoccupante: era sempre preoccupata, quando sperperava soldi per offrire goccetti, e non otteneva rendiconti.

   Aveva quasi perso la speranza: vi era qualcosa, in quella città, che terrorizzava le persone. Le terrorizzava così tanto, da inibire anche i discorsi sulla cosa stessa.

   “So difendermi dai bruti.” Stabilì, in un’affermazione che puzzava un po’ di minaccia. Sottintendeva cioè: so difendermi, quindi non provarti ad alzare un dito su di me, o avrò mille e uno sanguinari modi per fartene pentire.

   “Io non parlo dei bruti. Parlo dei Succhiatori di Sangue.” Nella penombra, lui sorrise con aria perfida. Si alzò in piedi, sovrastandola con la sua altezza; Nami, inconsapevolmente, retrocesse, mentre lui, non badando a questo particolare, svuotò in un sorso i rimasugli del suo sciacquabudella, gettando la bottiglia in un angolo della strada.

   “Succhiatori…? I vampiri! Tu sai dei vampiri?” Lei sussurrò, quasi che qualcuno potesse spiarli; e rubare il compenso che le era stato promesso.

   “Certo. Ma…” Le diede le spalle, avviandosi per il vicolo. “… Presto cesseranno di esistere.” Mormorò queste parole con una rabbia quasi sovraumana, assumendo il tono che è solito assumere uno psicopatico armato di lanciafiamme quando, finalmente, trova davanti a sé il motivo della sua nevrotica ossessione.

   “Aspetta!” Nami lo seguì, tirando più su del dovuto il bordo dell’elegante gonna. Ma, com’è da copione in questo tipo di storie, non appena aveva girato l’angolo, lui era sparito. Lasciando dietro di sé un vago fetore di aglio. Nami rimase lì, sbalordita, dimentica di riabbassare il proprio capo d’abbigliamento. Ma fu una cosa che le venne rammentata subito.

   “Ehi, bellona, quanto vuoi?” Azzardò un poveretto, non intuendo minimamente il brutto guaio ove si era appena cacciato.

 

 

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