PATRIARCATO DI VENEZIA

PASTORALE SPOSI E FAMIGLIA

 

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STORIA ED EVOLUZIONE

DELLA PASTORALE

DEGLI SPOSI E DELLA FAMIGLIA

 

 

INDICE

 

SOMMARIO

I.

IL MAGISTERO, LA TEOLOGIA E L’ESPERIENZA DI VITA                            

 

Il matrimonio                                                                                                  

 

La famiglia  è  chiesa domestica

 

Il ministero degli sposi

 

 

II.

LA PASTORALE DEGLI SPOSI E DELLA FAMIGLIA IN DIOCESI

 

Gli inizi

 

L’evoluzione pubblicistica

 

La commissione diocesana e gli sviluppi della pastorale

 

I compiti della pastorale

 

 

III.

LE iniziative PASTORALI

 

Formazione al Matrimonio (corsi e itinerari di fede)

 

Assemblea dei fidanzati con il Patriarca

 

Il nuovo Sussidio per gli animatori della formazione al matrimonio.

 

Festa diocesana della famiglia e consegna della Bibbia

 

Scuola diocesana per la formazione permanente al ministero coniugale

 

Assemblea diocesana degli sposi

 

Il gruppo parrocchiale degli sposi

 

Il Centro “S.Maria Mater Domini”

 

Casa famiglia S. PIO X

 

 

IV.

Il TRIPLICE ministero degli sposi

 

Il ministero coniugale profetico-procreativo-educativo

 

Il ministero coniugale sacerdotale-eucaristico-caritativo.

 

Il ministero coniugale regale-sociale-politico

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

SOMMARIO

per una lettura dell’attività pastorale complessiva della Commissione

   

Il primo impegno pastorale

L’ANNUNCIO DELL’EVANGELO 

1.      dell’amore nuziale e del sacramento del matrimonio;

2.      della famiglia “chiesa domestica”;

3.      del ministero coniugale: profetico, sacerdotale, regale.

 

Il secondo impegno pastorale

IL PROGETTO FORMATIVO O “ITINERARIO DI FEDE” per accogliere e vivere l’annuncio,  imperniato su cinque “mete” o “fondamentali”  (cf praenotanda del R.I.C.A. e Sussidio formazione al matrimonio).

1.      antropologica (i “segni” nella storia)

2.      biblica

3.      cristologia

4.      ecclesiologica

5.      mistagogica e morale  

Il terzo impegno pastorale

FONTI INDISPENSABILI per vivere l’evangelo accolto          

1.      la Parola di Dio

2.      l’Eucaristia

  

il quarto impegno pastorale

AGGIORNAMENTO CONTINUO su                                

1.      Magistero (cf bibliografia)                                

2.      Teologia

3.      Pastorale

4.      Discernimento evangelico della storia  

Il quinto impegno pastorale

INIZIATIVE PASTORALI comprese quelle del triplice “ministero coniugale”

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I

IL MAGISTERO, LA TEOLOGIA E L’ESPERIENZA CRISTIANA SU MATRIMONIO, FAMIGLIA “CHIESA DOMESTICA”,

MINISTERO CONIUGALE                         

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IL MATRIMONIO

IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO NELLA STORIA DELLA CHIESA

È noto che il matrimonio non è stato presentato né proclamato sacramento direttamente da Gesù Cristo e neppure dalla Chiesa apostolica (cf il Concilio di Trento, DS 1601 e 1801). È stato invece formulato come sacramento all’interno della coscienza ecclesiale dall’XI al XII secolo. A cominciare dal IV secolo, viene costituita una liturgia nuziale ispirata alle tradizioni familiari. Nel corso del IX secolo, la Chiesa, per sostenere con più convinzione l’indissolubilità del matrimonio, per scoraggiare i matrimoni di cui non rimaneva chiara documentazione e per combattere i matrimoni imposti alle donne in seguito al rapimento della sposa, interviene sempre più sul matrimonio dei cristiani e chiede che venga celebrato pubblicamente: cioè alla porta della chiesa e alla presenza del popolo. Dal secolo 1000 il presbitero, riassumendo un compito che nell’antichità era del padre di famiglia, diventa co-protagonista del rito, colui che sanziona la dimensione giuridica del matrimonio davanti alla Società e alla Chiesa.

Per prendere coscienza che il matrimonio è un sacramento come il battesimo, l’eucaristia, la cresima, la penitenza e l’ordine, la Chiesa, dunque, ha impiegato dodici secoli: ci sono volute esperienze, riflessioni e discussioni per comprendere che il matrimonio è insieme realtà umana e mistero di salvezza.

 

Il punto di partenza di questa presa di coscienza è nella lettera agli Efesini 5, 31-32: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una sola carne. Questo mistero è grande”.

La Chiesa ha sempre detto che nel matrimonio dei cristiani c’era una novità, ma ha impiegato tutto questo tempo per scoprirla in tutta la sua profondità. La novità in assoluto per i battezzati è Gesù: Lui opera una creazione che fa nuove tutte le cose, anche il matrimonio.

La teologia medievale, in particolare quella di S.Tommaso d’Aquino, ha sviluppato una vera teologia sul matrimonio come sacramento, che può essere riassunta così: tutta la realtà umana del matrimonio, come fatto umano e naturale e come fatto sociale e culturale, è stata elevata da Cristo a “sacramento”. Il matrimonio, quindi, entra nel piano della salvezza cristiana; fra gli sposi circola una comunicazione spirituale e cioè un amore che viene da Dio e tutto ciò avviene senza compromettere o svilire la realtà umana di genialità, eros e amore umano.

Il riconoscimento ufficiale del matrimonio come sacramento si avrà nel Concilio di Trento (1545-1563). Una tappa fondamentale dell’evoluzione è data dal Concilio Vaticano II.

 

IL MATRIMONIO DAL CONCILIO VATICANO II.  

Dimensione creaturale 

Per il cristianesimo matrimonio e famiglia hanno la loro radice nella vocazione dell'uomo all’amore. «Dio è amo­re e vive in se stesso un mistero di comunione personale d'amore. Creandola a sua immagine e continuamente con­servandola nell'essere, Dio iscrive nell'umanità dell'uomo e della donna la vocazione, e quindi la capacità e la responsa­bilità dell'amore e della comunione» (FC 1).

Secon­do l'antropologia cristiana questa destinazione creaturale abbraccia tutto l'uomo fino alla sua dimensione corporea. Perciò nel rapporto tra mari­to e moglie nel matrimonio non vi può essere alcun ambito che rimanga estraneo a tale determinazione.

Il rapporto di partecipazione tra moglie e marito nel matri­monio si fonda, già a partire dal suo significato creaturale, in un vincolo che acconsente incondizionatamente all'altro per suo amore e nella sua alterità. In quanto amore che non solo apprezza l'altro in virtù di determinate qualità, ma che lo vede come il dono immeritato e immeritabile di una per­sona, esso prende esistenza e forma solo nella fedeltà. La fe­deltà non è una forma esteriore al vincolo dell'amore, ma è invece la verità stessa dell'amore che a questo amore si con­forma. La fedeltà non consiste solo nell'evitare l'infedeltà sessuale, ma sta nell'assentire liberamente all'apertura del­la comunione sponsale nelle relazioni fondamentali del Noi, del Tu e dell'Io. La libera fedeltà è per così dire la so­stanza dell'amore, grazie alla quale esso diviene duraturo. Quando i coniugi si testimoniano la loro reciproca fedeltà, essi offrono già la testimonianza di una realtà da cui sono presi ancor prima di esserlo l'uno dall'altro. Un vincolo di libera fedeltà non è infatti come un oggetto che si possa pro­durre: essa è come la forma previa di ogni altra cosa, in quanto frutto indisponibile della fiducia. Perciò, secondo la persuasione dell'etica cristiana, il matrimonio, già nel suo aspetto genericamente umano, non è solo contrassegnato da una destinazione che rimanda i coniugi oltre se stessi; es­so vive piuttosto già del dono della fedeltà con cui Dio ha accolto l'uomo in modo definitivo e incondizionato.  

Certo, il Cristianesimo co­nosce il regime di vita matrimoniale e familiare non solo nella sua realtà creaturale, ma anche come una realtà biso­gnosa di redenzione e inclusa nell'opera redentrice di Cri­sto. In questo regime di vita la dimensione personale e isti­tuzionale, così come le significative esperienze dell'autorea­lizzazione nella libertà e nell'impegno, della reciprocità nel­lo scambio col Tu, della relazionalità e comunità di vita, del­la responsabilità sociale e del bisogno di protezione, sono così fittamente intrecciate tra loro dall'amore e dalla sessua­lità e riguardano i coniugi nella loro concreta realtà storica e sociale. Matrimonio e famiglia non sono perciò meno esposti di altri ambiti esistenziali alla fallibilità dell'uomo, alla colpa e al peccato.

Il matrimonio cristiano é un sacramento.

Il pensiero della Chiesa e il contenuto più significativo dell’esperienza di fede della coppia cristiana sul matrimonio, si riassumono in questa affermazione fondamentale: “il matrimonio cristiano è un sacramento”. Sì, questo termine così comune, così abituale, così ripetuto, se viene colto in tutta la straordinaria ricchezza del suo contenuto, rivela a noi la novità evangelica di questa esperienza di vita che è la vita della coppia.

Matrimonio come sacramento significa che questa realtà di vita non può essere compresa in maniera adeguata se noi rimaniamo dentro l’orizzonte umano degli sposi. Al contrario, può essere compresa in maniera adeguata se questo orizzonte è fatto esplodere e gli sposi non si sentono tanto i protagonisti di questa esperienza di vita, quanto invece si sentono interpellati da un qualche cosa che li supera, meglio da un qualcuno che li trascende. Questo qualche cosa è il disegno di Dio, questo Qualcuno è Dio stesso. Fare un discorso sulla teologia del matrimonio significa esattamente tentare di leggere questa realtà con gli occhi di Dio e decifrare il disegno che Dio ha sul matrimonio.

Tante volte si ha l’impressione, quando si affronta il tema del matrimonio secondo questa prospettiva, di essere in qualche modo costretti a fare un discorso molto lontano, molto estraneo, addirittura astratto rispetto ai problemi concreti, spesso così vivi e così difficili della vita quotidiana delle coppie. Invece, è convinzione della Chiesa ed è un principio indiscusso della teologia, che non c’è nulla di così vicino, di così concreto, di così vitale per l’esperienza di vita degli sposi, del disegno di Dio proprio perché il disegno di Dio è tutto e solo “per”, a “favore” degli sposi; ha la finalità di far crescere la personalità degli sposi, quindi di rendere il più possibile significativa la loro esperienza quotidiana.

Un giorno a Gesù Cristo è stato posto un problema molto preciso riguardante la vita degli sposi: il problema della fedeltà o meno nel matrimonio. In particolare, sono stati gli scribi e i farisei che hanno posto la domanda a Gesù Cristo: “È lecito ripudiare la moglie per qualsiasi motivo?”. Sappiamo che ai tempi di Gesù c’erano diverse opinioni su questo argomento. Gli scribi e i farisei pensavano che Gesù avrebbe scelto qualcuno degli orientamenti presenti allora. In realtà Gesù Cristo questa volta, come tante altre volte, ha spiazzato letteralmente i suoi interlocutori, perché non si è lasciato inserire in nessuna di queste opinioni umane, le ha così di colpo trascese, perché ha rimandato i suoi interlocutori al principio: “Al principio non era così”.

Al principio non c’era un matrimonio che poteva essere ferito in questo valore essenziale, il valore della indissolubilità, ma al principio il matrimonio corrispondeva in maniera limpida e perfetta al disegno di Dio. Con questa espressione di Gesù Cristo: “Al principio non era così” troviamo tracciata la strada che ogni riflessione teologica deve percorrere, se vuole conoscere della realtà del matrimonio non tanto il progetto dell’uomo e della donna, quanto il progetto di Dio.

“Al principio” diventa, allora, una delle indicazioni essenziali per una lettura secondo il pensiero della Chiesa di questa realtà di vita umana che è il matrimonio.

 Cosa troviamo “Al principio” ?  “Al principio non era così”.

Il matrimonio è un “dono”.

      É una prima decisiva riflessione teologica: al principio non sta tanto l’amore di questo uomo e di questa donna, che intendono sposarsi e quindi realizzare una comunione di amore nella loro esistenza. Alla radice ultima di ogni matrimonio non sta il cuore umano dell’uomo e della donna ma sta il cuore stesso di Dio. Detto in altri termini, secondo il pensiero della Chiesa, secondo la fede cristiana, il matrimonio non è tanto una invenzione dell’uomo, una scoperta dell’uomo, è invece un’invenzione, una scoperta di Dio stesso.

Di conseguenza, il matrimonio non è tanto una conquista da parte dell’uomo e della donna, anzi quasi un possesso da parte della coppia, anche se il matrimonio esige il consenso cosciente, libero e responsabile degli sposi. Certo, è indispensabile tale consenso, ma il matrimonio, letto secondo il pensiero della Chiesa e secondo la fede cristiana, è essenzialmente, cioè nella sua struttura più profonda, “un dono”. Non viene dall’uomo e dalla donna, ma viene da Dio come dono. Lo sposarsi, è sì una possibilità che l’uomo e la donna hanno, ma è una possibilità che viene aperta nella loro esistenza da Dio stesso.

La dimensione religiosa, il valore trascendente dell’esperienza coniugale, fa riferimento non tanto agli sposi, ma a Dio. E non è qualche cosa che si aggiunge dall’esterno al matrimonio, non è qualche cosa che si impone violentemente alla vita della coppia, ma è qualche cosa di stampato dentro l’essere degli sposi, è qualche cosa di nativo, di originale, di intrinseco alla vita coniugale e, nello stesso tempo, è qualche cosa che non riesce ad essere superato, essere strappato dalla volontà degli sposi.

Il matrimonio è una “vocazione”.

Abbiamo sentito dire tante volte che il matrimonio è una vocazione: dietro questo termine così comune e così frequente, noi troviamo enunciata questa prima verità. Se il matrimonio è vocazione, dunque non deriva da un chiamarsi reciproco degli sposi, ma deriva da una chiamata, che precede gli sposi, che si offre agli sposi, e che sfida la responsabilità degli sposi. È una chiamata che dà inizio ad un dialogo, che parte inevitabilmente da Dio e coinvolge la coppia a tal punto che da questo momento in poi tutta quanta la esistenza coniugale non sarà un’esistenza chiusa dentro la coppia, ma sarà inevitabilmente un’esistenza spalancata in rapporto a Dio, sarà  un’esistenza il cui valore consisterà precisamente nella riposta cosciente, libera e responsabile che gli sposi daranno a questo Dio che li chiama.

      Ma in realtà proprio queste verità così semplici e nello stesso tempo così formidabili, sono verità che in genere non sono conosciute o, se conosciute, rimangono alla superficie dell’esperienza quotidiana degli sposi. Ecco dunque la prima riflessione teologica: al principio non sta tanto l’amore dell’uomo e della donna, ma sta l’amore di Dio.

È Dio che dà origine al matrimonio.

·        Dio ha voluto il matrimonio perché nella nostra storia umana ci fosse una immagine viva del mistero stesso di Dio. Potremmo dire che il volto di Dio si specchia realmente nel volto della coppia. Ora, il mistero fondamentale della nostra fede, che ci parla di un Dio che è Uno e Trino; di un Dio unico che vive la sua vita di comunione d’amore come vita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, questo mistero è presente e operante nella storia proprio grazie a questa esperienza di vita, che è un’esperienza di comunione d’amore presente nella vita della coppia e della famiglia.

Giovanni Paolo II, nel suo primo viaggio apostolico in Messico (a fine gennaio 1979), ricordava in un’omelia rivolta agli sposi che Dio non è un essere solitario, ma Dio è una famiglia: è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; è una comunione tri-personale di amore. Ebbene, questo mistero di Dio, si fa vedere, si rende concreto nella nostra storia là dove c’è una coppia che si ama, una comunità di persone ispirate e sostenute dall’amore. Genesi 1,27 ci ricorda che Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, e subito precisa: Dio ha creato quest’uomo “maschio e femmina”. Ora, questo “maschio e femmina” è di estrema importanza perché ci fa intuire come nella diversità e nella complementarità, forse meglio dire, nella reciprocità sessuale, sta il segno di Dio, sta il riflesso del suo mistero, cioè una comunità di amore.

In un altro suo viaggio apostolico in terra africana, Giovanni Paolo II, sempre rivolto agli sposi, diceva: “Tutti conoscono il celebre racconto della creazione con il quale inizia la Bibbia, dove si afferma che Dio fece l’uomo a sua somiglianza, creandolo maschio e femmina. Ecco che cosa sorprende subito, all’inizio, al principio: l’umanità, per somigliare a Dio, deve essere una coppia di due persone che si muovono l’una verso l’altra, due persone che un amore perfetto riunisce in unità. Questo movimento e questo amore le rendono somiglianti a Dio che è lo stesso amore, l’unità assoluta delle tre persone. Mai è stato cantato in modo così bello lo splendore dell’amore umano come nelle primissime pagine della Bibbia. «Questa - dice Adamo contemplando la sua donna - questa è la carne della mia carne, le ossa delle mie ossa. Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie ed essi saranno una carne sola» (Genesi 2,23-24)”.

L’unità del Dio tri-personale non appartiene solo all’eternità, appartiene anche alla nostra storia, non è più semplicemente un mistero invisibile, ma, grazie a questo disegno di Dio che ha pensato, ha desiderato, ha voluto, ha amato e ha realizzato il matrimonio, è un mistero visibile, parte integrante della storia umana.

Questa verità fondamentale della fede cristiana, Dio è Uno e Trino, prima di impararla leggendo il catechismo, e prima di ascoltarla in una predica dei sacerdoti, noi la incontriamo là dove l’esperienza coniugale e familiare corrisponde al disegno di Dio. Se la coppia, secondo questo disegno, è una immagine luminosa ed una vera e concreta riproduzione del mistero di Dio, allora la fede nell’unità e nella trinità di Dio passa, prima ancora che attraverso il libro stampato dei catechismi o attraverso l’omelia dei sacerdoti, passa, in termini più immediati, molto più concreti, e pertanto molto più incisivi, attraverso la vita vissuta degli sposi, dei genitori e dei figli.

La prima strada che Dio ha scelto per rivelare al mondo se stesso, il proprio mistero di amore, e di amore tri-personale, è questa esperienza di vita, che è data dalla coppia e dalla famiglia. Cose note per un credente, cose bisognose di essere riconosciute ed approfondite dalle coppie cristiane, perché proprio queste verità, che sono la chiave di lettura e di interpretazione della loro realtà ultima, proprio queste verità rischiano  di essere dimenticate.

·        Nella storia umana Dio ha voluto che ci fosse un’immagine e una riproduzione non soltanto del mistero di Dio, ma anche e soprattutto del mistero di Gesù Cristo, che ama tutti e ciascuno di noi come ama la sua Chiesa. E questo punto merita di essere scoperto ed enucleato in tutta la sua singolare ricchezza, secondo alcuni veloci passaggi. Il primo è questo: la nostra storia umana, se noi non ci limitiamo a guardarla con uno sguardo superficiale, ma con uno sguardo penetrante, per andare al fondo di questa stessa storia, ci si presenta come una storia eminentemente religiosa. In altri termini, la storia umana non vede tanto gli uomini come i soggetti attivi e responsabili, i protagonisti delle varie vicende da cui risulta la storia del mondo.

Ma, letta in profondità, la nostra storia si configura come una storia religiosa perché il protagonista per eccellenza è Dio; Dio con questo suo desiderio, con questa sua passione di non rimanere nella sua solitudine ma di gettare un ponte con l’umanità, di entrare in rapporto con gli uomini, di essere solidale con tutti e con ciascuno di noi attraverso quella comunione d’amore, che la Bibbia qualifica con un termine, oramai più che noto, di alleanza. La storia del mondo letta non in chiave profana, nell’orizzonte della fede, ma letta cioè secondo la parola di Dio, è una storia che ha il suo elemento tipico e qualificante in questa comunione di Dio con l’uomo. Ma questa comunione di Dio con l’uomo ha trovato una volta per sempre la sua realizzazione massima in una persona, che è la persona di Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo. Si può dire che tutta la storia si fa sintesi in questa persona: la persona del figlio di Dio fatto uomo.

 Non si può capire Gesù Cristo o semplicemente non si può capire la storia umana, che è compendiata in Gesù Cristo (fare di Cristo il cuore del mondo), se non ci si dà appuntamento ai piedi della croce. Perché è proprio sulla croce che Gesù Cristo ha rivelato, nella forma più luminosa possibile e anzi ha comunicato nella forma più intensa e più ricca, l’amore di Dio per l’uomo. Noi sappiamo, noi crediamo che Dio non abbandona l’uomo, ma è solidale con lui, che Dio assicura tutto il suo amore per l’uomo proprio nel Cristo crocifisso. Cristo crocifisso è il Sacramento dell’amore di Dio per il mondo.S. Paolo, in un celebre testo, fondamentale per capire il matrimonio cristiano (tratto dal capitolo quinto della lettera agli Efesini), invita gli sposi ad amarsi fra di loro, chiede che abbiano a guardare decisamente a Cristo Gesù: “Mariti, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei” (v. 22). Ora, l’amore pieno e totale di Cristo per la Chiesa, il dono pieno di sé alla Chiesa lo ha manifestato precisamente con la sua crocifissione.

Ecco perché non c’è definizione più semplice ma anche più straordinaria di chi sono gli sposi di quella che ha dato Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio, una definizione di una semplicissima riga dal contenuto davvero singolarissimo e stupendo: “Gli sposi sono il richiamo permanente per la Chiesa di ciò che è accaduto sulla croce” (13). Cosa è accaduto sulla croce ? Che Dio si è fatto solidale con l’umanità e con il suo amore misericordioso ha rimesso a nuovo la nostra umanità. Ebbene questo gesto di amore di Dio in Cristo per umanità, per tutti gli uomini e per ciascun uomo viene richiamato, viene riprodotto quotidianamente nella storia proprio con la presenza e l’azione degli sposi che si amano come sposi cristiani. L’amore di Cristo per la Chiesa oggi, grazie al sacramento del matrimonio, è precisamente quell’amore che è presente e operante nella vicenda degli sposi. Gli sposi sono - dice il Papa - il richiamo permanente, quindi sono le persone che ricordano e fanno ricordare questo avvenimento centrale della storia umana che è l’alleanza fatta carne crocefissa.    

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LA FAMIGLIA  È  “CHIESA DOMESTICA”

Il Concilio Vaticano II, riprendendo una tradizione molto viva nei primi tempi della Chiesa, ha qualificato la famiglia, nata dal sacramento del matrimonio, come “piccola Chiesa”, come si suol dire “Chiesa domestica”.

Ma può accadere che quando si parla della coppia, della famiglia cristiana come Chiesa domestica, la si interpreta in una maniera troppo superficiale, quindi inadeguata per una lettura che voglia essere teologica, perché si dà un’ interpretazione  esteriore o funzionale. Una interpretazione esteriore è questa: il matrimonio comporta, inevitabilmente, quando lo si celebra, un andare in chiesa. Ci si sposa in chiesa secondo un linguaggio comune. C’è dunque un rapporto tra la Chiesa e il matrimonio dei cristiani, tra il matrimonio dei cristiani e la Chiesa. In questo senso, a partire da questo rapporto, è giusto qualificare la coppia cristiana, la famiglia cristiana come Chiesa domestica.

Altre volte l’interpretazione è funzionale, cioè si dice che la coppia e la famiglia sono Chiesa domestica nel senso che non solo derivano dalla Chiesa, ma hanno un compito da svolgere nella Chiesa, con la Chiesa, a favore della Chiesa e della sua crescita: cioè il matrimonio comporta anche delle responsabilità ecclesiali. Offre dunque un ministero, un servizio, un compito da realizzare nella vita della comunità ecclesiale. Ebbene, dato che il rapporto d’amore tra Cristo e la Chiesa, tra la Chiesa e Cristo è qualche cosa che viene simboleggiato, quindi rivissuto dalla coppia, allora la Chiesa domestica è una realtà che ha una struttura ecclesiale, di valore sostanziale, ontologico e non esteriore e funzionale. Il matrimonio non lo si può capire in chiave cristiana se non in rapporto a Cristo, certo, ma nello stesso tempo se non in rapporto a quella realtà storica nella quale Cristo è presente e operante, che è la sua Chiesa. 

 Allora, la famiglia è una vera comunità ecclesiale: l’origine e il fondamento di questa ecclesialità sta nel matrimonio celebrato nel Signore, peculiarità che non dev’essere mai perduta neanche in nome di una totale dedizione ai figli. Ciò richiede agli sposi di continuare ad essere tali anche quando sono genitori, perché non venga mai meno  il “lieto annuncio” dell’amore coniugale. Essi devono amare i figli non solo in forza di un sentimento personale, ma anche come genitori che si amano tra di loro con un amore sponsale così grande che non può non traboccare. La comunione coniugale è, quindi, in primo luogo ecclesiale e in forza di ciò ecclesiale diventa anche la comunità familiare.

Il sacramento è la radice pasquale ed evangelica della chiesa domestica, dal momento che in essa due sposi cristiani, obbedienti al loro battesimo e alla loro vocazione che ne deriva, offrono a Dio la loro vita sponsale perché Dio la destini al Suo disegno e non ai loro progetti.

Questo è il profondo significato che lega il matrimonio alla famiglia.

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IL MINISTERO DEGLI SPOSI

Oltre ad essere un dono di Dio per gli sposi e per la famiglia, il matrimonio è un dono per la comunità cristiana, perché gli sposi “in forza del loro ministero, non soltanto sono l’oggetto della sollecitudine pastorale della Chiesa. ma ne sono anche il soggetto attivo e responsabile, in una missione di salvezza che si compie con la loro parola, la loro azione, la loro vita” (ESM 54). Infatti, in forza del sacramento, gli sposi “sono consacrati per essere ministri di santificazione e di edificazione della Chiesa” (ESM 44-47; cf LG 11 e AA 11).

Prima del Concilio, il tema della ministerialità coniugale non era presente nella Chiesa se non implicitamente, per il fatto che i due battezzati che si sposavano, erano considerati ministri della celebrazione liturgica del matrimonio. Solo il rinnovamento dell’ecclesiologia attuato dal Concilio ha aperto il discorso sul “ministero coniugale” (cf GDS 70).

Il termine ministero può evocare ambiti e situazioni proprie del presbitero ed essere concepito come incompatibile con la vita ordinaria degli sposi e della famiglia. Il Vaticano II e il magistero successivo hanno fatto molta chiarezza su questo punto: nella Chiesa Cristo chiama tutti i battezzati a completare e perfezionare la sua opera salvifica nel mondo (cf LG). Così anche gli sposi si trovano coinvolti in una ministerialità, in un servizio originale e  proprio, insieme a tutti gli altri battezzati. compresi i chiamati alla “verginità e al celibato per il Regno dei cieli” (cf ESM 29).

Non si tratta di un elenco di cose da fare, non si tratta nemmeno di fare cose diverse da quelle che sono richieste a due sposi, a due genitori,; si tratta piuttosto di vivere la vita di tutti i giorni con intenzionalità e modalità diverse.

Il ministero coniugale è prima di tutto un atto di fede, quindi di conversione del cuore. Fede e conversione per credere che il Signore non solo benedice e protegge l’amore di due sposi, ma addirittura se ne serve per compiere il suo disegno di salvezza; fede e conversione per credere che la Chiesa e gli uomini hanno bisogno che la vita degli sposi sia vissuta e coinvolta e nel cammino della Chiesa e nella storia umana.  

Dire ministero coniugale significa anche affermare che il matrimonio non è proprietà degli sposi: è un dono che essi ricevono da Cristo e dalla Chiesa. Di questo dono devono rendere conto dentro le logiche della vita coniugale. Ciò significa amarsi fino a sapersi perdonare meglio e più in fretta, impegnarsi quotidianamente nella fedeltà, aprirsi alla fecondità fisica e spirituale, aprirsi alla vita. Tutto ciò diventa “benedizione” per la Chiesa e per il mondo.

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II

LA PASTORALE DEGLI SPOSI E DELLA FAMIGLIA IN DIOCESI

   

GLI INIZI.

La storia e l’evoluzione della Pastorale degli sposi e della famiglia in diocesi ed in Italia, dal Concilio procedono molto vicine. Il Patriarca Urbani, che aveva vissuto pienamente il Concilio, intuì l’enorme potenzialità offerta alla Chiesa dal nuovo ruolo assegnato dai Padri Conciliari ai laici ed in particolare agli sposi, e spinse i suoi diretti collaboratori affinché le preziosità del Concilio venissero recepite dalla base dei fedeli.

Si può affermare che l’inizio ufficiale della Pastorale degli sposi e della famiglia nella diocesi di Venezia risale a fine Settembre 1966, quando un manipolo di coraggiosi e convinti sacerdoti e laici tentarono di sviluppare le indicazioni contenute a tal proposito nei documenti del Concilio Vaticano II. Venne organizzato dall’AC veneziana, difatti, il 24-25 Settembre 1966, un convegno presso l’Istituto Filippin a Paderno del Grappa, ove Clavio Grossi e Alberto Toniolo -quindi due laici!- svolsero le relazioni che dimostravano l’importanza degli sposi e della famiglia nei cap. 1-2-4 della costituzione dogmatica Lumen Gentium sulla Chiesa, e nei cap. 1–4 del decreto conciliare Apostolicam Actuositatem sull’apostolato dei laici. Da ciò si svilupparono in diocesi sia i “Gruppi di spiritualità familiare” (animati già dal 1956 da d. Mario D’Este e d. Germano Pattaro), sia il “Settore Famiglia” nell’AC (sorretto principalmente da d. Silvio Zardon). L’AC veneziana lavorò addirittura per due anni sulla famiglia, producendo alla fine anche un Catechismo della Famiglia, ora introvabile. Queste sono le vere radici dell’attuale Pastorale sponsale e familiare diocesana!

Inoltre la vera natura del Matrimonio cristiano nel piano di salvezza del Signore, viene finalmente specificata al n. 48 della Costituzione pastorale Gaudium et Spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, spazzando secoli di incomprensioni e teologie sul “remedium concupiscientiae”. È scritto, difatti: «Perciò la famiglia cristiana che nasce dal Matrimonio, come immagine e partecipazione del patto d’amore del Cristo e della Chiesa (Ef 5, 32), renderà manifesta a tutti la viva presenza del Salvatore nel mondo e la genuina natura della Chiesa, sia con l’amore, la fecondità generosa, l’unità e la fedeltà degli sposi che con l’amorevole cooperazione di tutti i suoi membri» (GS, 48).

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L’EVOLUZIONE PUBBLICISTICA

Grazie alla capacità divulgativa di d. Germano Pattaro ed a quella organizzativa di d. Silvio Zardon, i concetti iniziarono a circolare in diocesi. È del 1976 il quaderno di d. Germano su «La Parola di Dio sul Matrimonio» (Istituto “Pro Familia”, Brescia), seguito dai testi «Fidanzamento e Matrimonio come esperienza di fede» (Morcelliana, Brescia 1978) e «Gli Sposi servi del Signore» (EDB Bologna nel 1979), sempre di d. G. Pattaro. Ma anche in campo europeo si andavano evolvendo le ricerche teologiche sul Matrimonio; vedi ad esempio «La coppia umana nella Sacra Scrittura» di P. Grelot (Vita e Pensiero, 1968), «Il Matrimonio realtà terrena e mistero di salvezza» di E. Schillebeeckx (Paoline, 1968), «Teologia del Matrimonio cristiano» di W. Kasper (Queriniana, 1979) che riprendevano ed ampliavano intuizioni di K. Barth. Tutti testi editi in Italia qualche anno dopo la loro uscita (ad esempio il testo di H. Baltensweiler «Il Matrimonio nel Nuovo Testamento», viene edito nel 1967 ed appare in Italia nel 1979 per le edizioni Paideia).

In quegli anni, nell’ambito del piano CEI su Evangelizzazione e Sacramenti (CEI, 1975), uscì in Italia il famoso documento Evangelizzazione e Sacramento del Matrimonio (CEI, 1975), che intende metter a frutto le fondamentali affermazioni del Concilio Vaticano II^ .  Il documento della CEI costituisce a tutt’oggi il fondamento della Pastorale sponsale e familiare. Questo documento richiama, per la coppia e la famiglia, la definizione di “chiesa domestica” (cf LG, 11) in quanto comunità salvata e che salva: essa infatti non solo riceve l’amore di Gesù Cristo che salva, ma lo annuncia e lo comunica vicendevolmente agli altri.

Ma la famiglia come “chiesa domestica” nasce dal sacramento del Matrimonio celebrato nel Signore e nella fede della Chiesa, sacramento che valorizza la vita e la missione degli sposi  della loro famiglia nella Chiesa e nel mondo. Sempre lo stesso documento della CEI rileva inoltre tre ritardi della comunità cristiana:

§  nell’approfondimento teologico del Matrimonio-Sacramento e nella sua illustrazione nella catechesi;

§  nella prassi pastorale poiché non sempre la presenza e l’esperienza dei laici sono chiamate a ricoprire il posto che ad esse spetta;

§  nelle strutture educative: per la realizzazione di strumenti specifici per l’educazione e l’aiuto della coppia e della famiglia.

A quel punto anche in Italia inizia una ricca produzione di testi sul Matrimonio, tra i cui autori, oltre il già citato G. Pattaro, si possono annoverare D. Tettamanzi, B. Prete, C. Miglietta, A.Marangon, G.Crocetti, L.A.Schokel, P.Dacquino, E.Schillebbeckx, F. Gil Ellin, L.Ligier, R.Schanachenburg, M.Cè,  B.Maggioni, R.Cavedo, G.Angelini, P.Doni, G.Sovernigo, M.T.Biancardi, G.Mozzanti, C.Rocchetta, L.Crociati, K.Reinhardt e H.Jedin, R.Tononi, C.Bresciani, G.Campanini, A.Scola, R.Bonetti, M.Quelle,ecc. testi continuamente almeno consultati nella Commissione (cf la bibliografia).

Ma in modo particolare consideriamo l’apporto dei numerosi documenti e interventi di Papa Giovanni Paolo II come, ad esempio, i cicli di catechesi su Matrimonio e Famiglia alle udienze generali (n. 22 interventi tra il 1979 e il 1980), che sfoceranno nell’esortazione apostolica Familiaris Consortio del 1981. È poi del 1994 la sua Lettera alle famiglie. Una menzione meritano i quaderni n. 13 e 14 della collana “Parola, Spirito e Vita” delle EDB (1986), nei quali vari autori si cimentano sull’argomento separando correttamente i due valori del Matrimonio («Lo sposo e la sposa» e «La famiglia»). Arriviamo, infine, alla pubblicazione del Direttorio di Pastorale Familiare (CEI, 1993), che sta a significare come si sia avvertita la necessità di riportare in un unico testo i vari interventi “ufficiali” sul Matrimonio e sulla famiglia (ormai ogni documento contiene un capitoletto sulla famiglia!), ma anche la difficoltà che ancora incontra la pastorale familiare ad essere recepita pienamente.

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LA COMMISSIONE DIOCESANA E Gli sviluppi della PASTORALE        

Tornando alla pastorale diocesana, si deve all’arrivo del Patriarca Marco Cè lo sviluppo di una organica pastorale diocesana degli sposi. È del 1979 la costituzione in diocesi di una Commissione preposta allo scopo, il cui compito specifico è quello di aiutare gli sposi ad essere profeti del disegno di Dio sul Matrimonio, a partire dal loro vissuto quotidiano.

Da quella data è un susseguirsi di iniziative volte ad approfondire i contenuti di fede propri del sacramento del Matrimonio e della esperienza cristiana della vita coniugale e familiare. Sicuramente ha influito positivamente come elemento acceleratore la forte e illuminata guida pastorale del Patriarca Marco, e la presenza illuminata e attiva di Germano Pattaro, Mario D’Este, Nini Barbato,   GC Bonaldo, Giuseppe Marigo, Lino Tieppo, Silvano Brusamento, Mario Liviero, Antonio Meneguolo, Padre Francesco Ruffato, S.Manfrè Beniamino Pizziol, sostenitori convinti fin dall’inizio della prima Commissione della pastorale familiare in diocesi.

Naturalmente vanno ricordate le 65 coppie di sposi, che si sono alternati nelle tre Commissioni succedutesi fino ad oggi. Provenienti da 27 parrocchie, questi sposi hanno collaborato generosamente ed efficacemente – nella loro identità di “laici” battezzati -  a questa pastorale diocesana, donandole la ricchezza della loro testimonianza di vita nuziale e familiare e il significato delle esperienze delle loro numerose comunità parrocchiali. 

Nelle tre Commissioni, poi, sono state attivamente presenti con loro rappresentanti  alcune Associazioni e Movimenti, a cominciare dall’Azione Cattolica diocesana e, insieme, la Vita Consacrata e un rappresentante del Diaconato permanente. 

L’azione della Commissione si è sempre sviluppata nel contesto più generale della pastorale diocesana. Le coincidenze sono più evidenti dal 1990 in quanto obiettivo comune è di giungere alla «formazione di una comunità di adulti nella fede» (Gds 2).

Scrive ancora il Patriarca: «Va ... ricostruita nella comunità una “ mentalità”cristiana circa il Matrimonio e la famiglia, come alternativa in positivo al modo di pensare”mondano”, ora dominante» (Gds, 56); «Nel mondo di oggi non c’è ragione che lo [il matrimonio cristiano] faccia accogliere. ... Il Matrimonio cristiano si comprende solo nella fede e si vive solo nella grazia di Cristo. ... Se non si fa in qualche modo un’esperienza vera di incontro con Cristo, non è pensabile ci si possa aprire ad accogliere il Matrimonio cristiano» (Gds, 65). Inoltre la testimonianza a cui il Matrimonio è chiamato impegna la Chiesa a richiederlo e, quindi, a prepararlo. E tutto questo è compito specifico della Pastorale degli Sposi e della Famiglia

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I compiti della Pastorale

Qualunque organismo pastorale ha essenzialmente il compito di aiutare il Patriarca nella guida della Chiesa locale. La pastorale degli sposi e della famiglia rientra in questo contesto ed assolve l’incarico affidatole ricercando i modi concreti per annunciare, celebrare e servire il Vangelo del matrimonio e della famiglia, innanzitutto vivendoli in prima persona ed in secondo luogo proponendoli alla diocesi, fornendo poi al Patriarca le indicazioni di ritorno sull’efficacia dell’azione pastorale.

Operativamente la Commissione elabora e propone al Patriarca il programma annuale a graduale realizzazione del programma globale della pastorale degli sposi e della famiglia, che, come abbiamo visto, è parte integrante del piano pastorale della Chiesa diocesana. Detto programma persegue i seguenti obiettivi concreti:

§  aiutare, possibilmente molto per tempo, i fidanzati a giungere al Matrimonio con la consapevolezza di fede del sacramento;

§  promuovere iniziative fra la parrocchie e la Commissione a favore di nuovi sposi che hanno frequentato i corsi di formazione e gli itinerari di fede;

§  offrire agli sposi la gioia di scoprire e di esercitare il ministero coniugale nella Chiesa e nella società civile;

§  aiutare gli sposi a prendere sempre più coscienza d’essere l’origine ed il fondamento della famiglia quale “chiesa domestica” ed a vivere in questa dimensione;

§  promuovere, incrementare e sostenere con adeguati sussidi i gruppi di sposi e di famiglie, aperti a Dio e al servizio dei fratelli, nelle parrocchie e nei vicariati (52 pubblicazioni dal 1991, più due libri a divulgazione nazionale);

§  promuovere e incrementare la collaborazione con le altre Commissioni della pastorale diocesana.

 

Naturalmente, come sopra affermato, la Commissione ha sempre cura di approfondire e di precisare le motivazioni bibliche, teologiche, pastorali, antropologiche e sociali delle sue scelte pastorali.  

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III

LE iniziative PASTORALI

La Commissione adempie ai suoi compiti istituzionali mediante un’azione articolata principalmente in due direzioni:

·             iniziative gestite o appoggiate direttamente dalla Commissione;

·             iniziative suggerite alle parrocchie ed ai vicariati.

Abbiamo provato ad elencare in ordine cronologico sei iniziative che ci paiono particolarmente significative dell’azione pastorale di questi ultimi anni. Queste azioni, naturalmente, sono l’espressione concreta delle convinzioni enunciate più sopra.

Formazione al Matrimonio (corsi e itinerari di fede)

È in ordine assoluto il primo interesse della neonata Commissione. Nel 1980 essa programma subito uno studio sulle premesse del R.I.C.A. (che sfocerà poi nella pubblicazione «Sposi cristiani, un dono e un compito» EDB 1993, e che la Commissione regionale propone alle Diocesi del Triveneto), e suggerisce alcuni orientamenti per effettuare l’attività di formazione al Matrimonio. Nel 1982 collabora con il Centro “S. Valentino” a Mestre per la famiglia voluto da Mons. Vecchi ed affidato, a quel tempo, a p. Tieppo, organizzando in proprio 4 corsi di 6 incontri cadauno, fino a rilevarne completamente la gestione nel 1983.

Membri della Commissione, dopo aver frequentato il Corso per animatori (vedi punto 3), si assunsero la gestione dei corsi diocesani che divennero sempre più numerosi e con maggiori incontri per corso. Si giunse a svolgere fino a 24 “corsi” di 7 incontri nel 1986-1990; contemporaneamente si propose alle parrocchie di effettuare in proprio i “corsi”, in quanto loro compito primario.

Si iniziarono anche dei veri e propri itinerari di fede permanenti, sempre sostenuti dalla Commissione: attualmente ne sono in essere 4 (due a Venezia, gli altri a Mestre ed in Riviera).

Con il moltiplicarsi dei corsi parrocchiali e vicariali (in numero di 70/80 corsi, descritti in un manifesto inviato annualmente a tutte le parrocchie) e la conseguente riduzione dei corsi diocesani (7/10), la Commissione riprese il suo compito di sussidiazione degli animatori ed organizzò, nel 1991 e 1993, due seminari di studio nei quali, oltre a fare il punto sulla situazione, si fornirono indicazioni contenutistiche e di metodo sui corsi e sugli itinerari di fede.

I dati del 1999 evidenziano che in diocesi si svolgono 86 serie di incontri per la formazione dei fidanzati al Matrimonio in 67 località (parrocchie), con una media di 9,8 incontri per “corso”. A questo punto l’obiettivo prioritario della Commissione si è diretto maggiormente in direzione della sussidiazione alle parrocchie, gestendo “solamente” 5 serie di incontri diocesani (di 10 riunioni cadauno).

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Assemblea dei fidanzati con il Patriarca.

Entusiasmante è stato, in febbraio del 1995, il I incontro di circa 500 fidanzati della diocesi con il Patriarca Marco nella Cattedrale di S. Marco, in un clima festoso ed impegnato, in dialogo aperto ed amichevole per significare che anche il periodo del fidanzamento “è tempo di grazia”. Nello stesso clima e con la medesima partecipazione tali assemblee di fidanzati si sono susseguite anche negli anni successivi.

1)        Dom. 12/02/95: Basilica Cattedrale di S. Marco

2)        Dom. 10/03/96: Basilica Cattedrale di S. Marco

3)        Dom. 02/03/97: Basilica Cattedrale di S. Marco

4)        Dom. 08/03/98: Basilica Cattedrale di S. Marco

5)        Dom. 07/03/99: Basilica Cattedrale di S. Marco

6)      Dom. 12/03/2000: Basilica Cattedrale di S.Marco

7)      Dom. 11/03/2001: Basilica Cattedrale di S.Marco

8)      Dom. 10/03/2002: Basilica Cattedrale di S.Marco, la prima Assemblea con il Patriarca Angelo Scola.  

 9)   Dom.  16/03/2003:

10)   Dom. 14/03/2004:

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Il nuovo Sussidio per gli animatori della formazione al matrimonio.

Nel mese di maggio del 2001, è stato consegnato agli Animatori, sacerdoti e sposi, impegnati nella formazione dei fidanzati al matrimonio, il secondo SUSSIDIO (n.52), frutto di    tanti anni – dagli inizi del 1980 – di esperienze nei numerosissimi “corsi” parrocchiali, vicariali e diocesani (ogni anno sono una ottantina i corsi per le 1000/1200 coppie di fidanzati).   Il primo Sussidio, sempre a cura della Commissione, era del 1994. La sua impostazione è predisposta  tenendo presente che la formazione al matrimonio dovrà avvenire come “cammino di fede”, secondo l’indirizzo del Patriarca M.Cé: “I tradizionali corsi per i fidanzati devono trasformarsi, sia pure gradualmente, in veri e propri “Itinerari di fede” (Il granello di senapa, 65; cf ESM 78-82; FC 66; DPF 55).

Festa diocesana della famiglia e consegna della Bibbia.

La Festa diocesana della Famiglia è nata come celebrazione liturgica della S. Famiglia di Nazaret (celebrazione nelle parrocchie con sussidiazione nel 1980 e 1981). Subito dopo ha assunto un ruolo di celebrazione liturgica diocesana; siamo arrivati quest’anno ormai alla sua XXII edizione.

Durante la Festa della Famiglia gli sposi rinnovano le loro promesse sponsali ed in quel momento ripensano e rivivono il significato ecclesiale del sacramento del Matrimonio (cioè il il “servizio” proprio degli sposi nella Chiesa e nel mondo). E mentre si loda e si ringrazia il Signore nella Eucaristia, si fa un’esperienza viva di comunione tra “chiesa domestica” (la famiglia) e Chiesa locale (diocesi).

Nello stesso tempo la Chiesa, attraverso il Vescovo, rinnova il suo impegno ad accogliere le famiglie quale dono dello Spirito Santo per sé e per il mondo. Infine gli sposi e le famiglie, con la loro presenza e partecipazione, riaffermano il loro specifico impegno ministeriale (insito cioè nel sacramento) a favore della crescita di una comunità cristiana di adulti nella fede e all’evangelizzazione e promozione dell’uomo nella società, anche come realtà “politica”.

Nelle ultime edizioni sono stati proposti dei gesti significativi da riprendere nelle singole comunità ecclesiali: nel 1993 la consegna della Bibbia alle famiglie, nel 1994 l’istituzione di un fondo casa-lavoro per le ospiti di Casa Famiglia “S. Pio X”. Riportiamo di seguito la storia delle varie Feste:

1)    28/12/80: La Commissione suggerisce alle parrocchie di dare risalto particolare alla celebrazione della Festa della S. Famiglia di Nazaret, così che la preghiera comune diventi diocesana

2)    27/12/81: La Commissione invia un sussidio a tutte le parrocchie per celebrarela “seconda” Festa della Famiglia.

3)    Sab. 18/12/82: La famiglia luogo d’amore, nella cattedrale di S.Marco.

4)    Sab. 14/01/84: Il rinnovamento della Chiesa e della società passa per la famiglia.

5)    Sab. 12/01/85: La famiglia, prima esperienza di perdono, di dialogo, di comunione fra gli uomini.

6)         Sab. 11/01/86: La famiglia comunità di persone.

7)    Sab. 10/01/87: La famiglia comunità che condivide le fatiche e le speranze di tutti gli uomini

8)    Dom. 17/1/88: La famiglia cristiana cerca la sua identità.

9)    Dom. 22/1/89: La genialità femminile per un mondo nuovo di uomini e donne.

10)   Dom. 28/1/90: La famiglia luogo dove l’uomo si educa a vivere.

11)   Dom. 27/1/91: Eucaristia, pane donato per la vita di ogni casa.

12)   Dom. 26/1/92: Il giorno del Signore dono e impegno per la famiglia.

13)   Dom. 24/1/93: Rinnoverà la vita degli uomini il ritorno della Bibbia nelle famiglie.     (1a Consegna della Bibbia)

14)   Dom. 23/1/94: L’Eucaristia apre le nostre famiglie ad ogni creatura che ha bisogno di amore.

15)   Dom. 29/1/95: Gesù Cristo ci insegna la Carità.

16)   Dom. 28/1/96: “Date loro voi stessi da mangiare” chiede Gesù ai discepoli (Mt 14,16).  (2a Consegna 

della Bibbia)

17)   Dom. 26/1/97: Se la famiglia delega o rinuncia al suo compito educativo ...(3a Consegna della Bibbia)

18)   Dom. 25/1/98: Come sarà l’Amore di Dio? Vieni in una famiglia che accoglie lo Spirito e vedi. (4a Consegna

 della Bibbia)

19)   Dom. 24/1/99: Prezioso l’uomo agli occhi di Dio Padre perché suo figlio. (5a Consegna della Bibbia)

20)   Dom. 3/1/2000: Giubileo,  Anno di Grazia della Famiglia. (6a Consegna della Bibbia).

21)   Dom.  21/1/2001: Il matrimonio cristiano sfida e speranza per il terzo millennio. (7a Consegna della Bibbia)-

22)   Dom.  20/1/2002: Chiesa domestica,sposi e figli per il Regno.(8aConsegna della Bibbia).

23)   Dom. 19/ 1/2003: La Pace? Non come la dà il mondo. (9aConsegna della Bibbia)

24)   Dom.  15/2/2004: Parrocchia, Famiglia delle Famiglie in Missione.(10aConsegna della Bibbia)

 

 

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Scuola diocesana per la formazione permanente al ministero coniugale

La Scuola è uno dei principali compiti della Commissione fin dal 1981, impegno ribadito dal nostro Patriarca nella lettera pastorale «Il granello di senapa» (Venezia 1990):  Oggi il compito è anche annunziare la “ministerialità coniugale” nella vita familiare e nella pastorale parrocchiale del matrimonio e della famiglia. (Gds, 61).

La Scuola è il luogo per la presentazione dell’insegnamento della Chiesa sui temi biblici, teologici, antropologici riguardanti il Matrimonio e la famiglia e per la riflessione dei partecipanti arricchita dall’apporto della loro esperienza e della loro ricerca-studio. Le finalità, quindi, della Scuola sono sia di suscitare e diffondere la consapevolezza sulla realtà del sacramento del Matrimonio, sia di formare la coscienza sulla ministerialità sponsale che è missione evangelizzatrice e di promozione umana, oltre che, naturalmente, di fornire supporti e sussidi agli animatori parrocchiali e vicariali. Difatti, scrive ancora il Patriarca: «È operante in Diocesi “la Scuola di formazione per animatori di pastorale coniugale e familiare”. Essa è decentrata nelle diverse zone e si propone di aiutare le parrocchie e i gruppi nel compito educativo loro proprio, fornendo indicazioni, sussidi e competenze non facilmente reperibili nelle singole comunità.»(Gds, 67).

La Scuola ha avuto diverse articolazioni in questi quindici anni: corso biennale centralizzato, corso monografico decentrato nelle varie zone pastorali, seminario di studio aperto, regime misto (lezioni accompagnate da seminari locali), in più sessioni a seconda dell’argomento, sempre però con un minimo di 8 incontri annuali. In ogni caso essa è stata sostanzialmente legata sia alla Formazione al Matrimonio, che all’Assemblea degli sposi.

Molti docenti sono stati di livello nazionale. Ne ricordiamo solo alcuni: G. Campanini, D. Tettamanzi, R. Cavedo, A. Marangon, D. e M. Biancardi, G.Moreschini, G.Angelici, P. Doni, GP.Dianin, B.Maggioni, R.Fabris, G.Pattaro, N.Barbato. Molto spesso si è ricercato un collegamento con la Scuola Biblica e Teologica e, in tempi più recenti, con il Centro “Pattaro”. In questo quadro si inserisce l’ultima pubblicazione curata dalla Commissione, «Cari sposi, care famiglie ...» (EDB, 1995), che riunisce tutte le omelie e gli interventi del Patriarca Marco Cè alle Feste della Famiglia ed alle Assemblee degli Sposi: si tratta di un vero e proprio libro di testo!

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Assemblea diocesana degli sposi.

L’Assemblea diocesana degli Sposi, promossa nel 1986, ha una natura ecclesiale e pastorale: è cioè l’occasione annuale per fare con il Patriarca e con la Chiesa locale il punto sulla vitalità del ministero coniugale nella concretezza della stessa Chiesa e della famiglia e per assumere, di conseguenza, gli impegni pastorali per l’anno successivo. Difatti il Patriarca l’ha sempre presieduta, salvo nella 1^ edizione in quanto impegnato nella visita pastorale.

La finalità dell’assemblea è far maturare una chiara consapevolezza della realtà salvifica del Matrimonio cristiano per la coppia e per la comunità cristiana perché si traduca in impegno quotidiano degli sposi nella vita della famiglia e della comunità ecclesiale e della società civile.

Tutta la Chiesa in Venezia è invitata ad essere partecipe dell’assemblea, sia come sposi cristiani - che in qualche modo già contribuiscono alla vita e alla missione della Chiesa - sia come presbiteri, diaconi, religiosi, consacrati, nello stile della comunione ecclesiale e della complementarità dei carismi e dei ministeri nella Chiesa. Poiché non si tratta di un “convegno”, ognuno interviene all’assemblea come soggetto dell’assemblea stessa in virtù del ministero cui lo abilita il matrimonio. Ecco il carattere pastorale ed ecclesiale!

Per cinque edizioni (dal 1986 al 1990) sono stati trattati prevalentemente i temi propri del sacramento del Matrimonio e del ministero degli sposi. Dal 1991 al 1996 si sono sviluppati i vari aspetti dell’importanza dell’Eucaristia nella vita coniugale e familiare. Infine nelle ultime edizioni, dal 1997 a Quarto d’Altino, si è voluto esplorare in maniera specifica la Profezia , il Sacerdozio, la Regalità di Cristo come modalità del ministero coniugale negli aspetti profetico-educativo-creativo, sacerdotale-caritativo-eucaristico, regale-sociale-politico.  

Ecco di seguito l’articolazione delle varie Assemblee:

1)            25 Maggio 1986 : Istituto Berna - Bissuola - Mestre

«Sposi: chi siamo? Il matrimonio cristiano “dono” e “servizio”»

Rel.: Commissione diocesana (Caterina e Marco Da Ponte, contributi di Giuseppina e Gabriele Millino, Mary Lisa e Franco Bonaldi)  

Gruppi di studio guidati da coppie della Commissione 

 2)    27 Settembre 1987 : S. Pietro Apostolo - Favaro - Mestre

        «Sposi cristiani per un mondo più umano»

        Rel.: Commissione diocesana (Liliana e Mimmo Brussato, Marisa e Dino Biancardi)

Gruppi di studio guidati da coppie della Commissione 

 3)     25 Settembre 1988 : S. Maria Ausiliatrice - Gazzera - Mestre

        «Vivere da sposi nella parrocchia per far crescere la comunità ecclesiale»

Rel.: Commissione diocesana (Giuditta e Gastone Fusaro)

        Gruppi di studio guidati da coppie della Commissione 

 4)     1 Ottobre 1989 : Cuore Immacolato di Maria - Altobello - Mestre

        «Sposi educatori: un dono, un compito»

Rel.: Commissione diocesana (Rosella e Alberto Argentoni)

Gruppi di studio guidati da coppie della Commissione 

 5)     23 Settembre 1990 : S. Pietro Orseolo - Carpenedo - Mestre

        «La famiglia chiesa domestica, luogo dove ci si educa a vivere»

Rel.: Commissione diocesana (Marina e Gianpaolo Salvador)

Gruppi di studio guidati da coppie della Commissione 

 6)     29 Settembre 1991 : Beata Vergine Addolorata - Carpenedo - Mestre

        «Dall’Eucaristia l’amore gratuito degli sposi e della famiglia»

Rel.: Commissione diocesana (Maria e Angelo Prosperi)

Gruppi di studio guidati da coppie della Commissione 

 7)     11 Ottobre 1992 : S. Maria di Lourdes - Mestre

        «L’Eucaristia nel giorno del Signore: dall’ascolto della Parola alla vita»

        Rel.: Commissione diocesana (Daniela e Sandro Giantin)

        Gruppi di studio guidati da coppie della Commissione 

 8)     10 Ottobre 1993 : S. Maria Concetta - Eraclea

        «La Parola di Dio: dalla comunità alla famiglia, dalla famiglia alla comunità»

Rel.: don Romano Cecolin, Commissione diocesana (Mary Lisa e Franco Bonaldi, Marina e Gianpaolo Salvador)

 9)     2 Ottobre 1994 : Cristo Lavoratore - Sala sindacale ENICHEM - Marghera

«L’Eucaristia apre gli sposi ad ogni creatura che ha bisogno di amore. amore, salute, tempo, denaro sono doni di Dio non solo per noi ma per i fratelli: perché siamo una famiglia»

        Rel.: don Giovanni Nicolini, contributi della Commissione diocesana

10)    15 Ottobre 1995 : S. Maria Gloriosa dei Frari - Scuola Grande S. Giovanni Ev. - Venezia

«Sposi siate testimoni dell’amore di Dio dentro la storia e darete speranza al mondo»

   Rel.: Commissione diocesana (Maria e Angelo Prosperi, Anna e Piero Martin, contributi di Alessandra e Paolo Sambo, Cecilia e Piergiorgio Dri)

        Gruppi di studio guidati da coppie della Commissione 

11)    20 Ottobre 1996 : S. Nicolò - Teatro Villa dei Leoni - Mira

        «La famiglia per le famiglie»

        Rel.: Carlo Campanini, testimonianze di don Giovanni Nicolini e don Davide Giabardo

12)    19 Ottobre 1997 : S. Michele Arcangelo – Quarto d’Altino

        «Sposi in Gesù Cristo per mezzo dello Spirito Santo, nella chiesa e nel mondo”

Rel.: Card. Patriarca Marco Cè, Commissione diocesana (Paola e Filippo De Perini, Mary Lisa e Franco Bonaldi, Anna e Piero Martin)

13)    18 Ottobre 1998 : S. Maria Concetta - Eraclea

        «Signore, mostraci il Padre e ci basta” (Gv 14,8)

        Rel.: Card. Patriarca Marco Cè, contributi della Commissione diocesana

14)    17 Ottobre 1999 : S. Barbara - Mestre

        «Gli sposi? … fossero tutti profeti!»

        Rel.: Daniele Garota

        Gruppi di studio guidati da coppie della Commissione   

N.B.: In risposta ad una sollecitazione del Patriarca alla XI Assemblea, la Commissione ha preparato ed indetto un’assemblea straordinaria degli sposi nel pomeriggio del 13 Aprile 1997 in Basilica Cattedrale di S. Marco:

«Sposi e famiglie, dono ed impegno per la Chiesa, speranza di nuovi preti»

Rel.: Card. Patriarca Marco Cè, don Lucio Cilia, don Luigi Vitturi, Fiorella e Nino Muresu, contributi della Commissione diocesana.  

15) 1 Ottobre 2000, Seminario patriarcale e Basilica S.M. della Salute, Venezia

      «Ministero sacerdotale degli sposi nella storia della salvezza.

      Rel.: Il Card.Marco Cé, mons.Lucio Cilia, Daniele Garota.

16) 7 Ottobre 2001, parrocchia di S.Giorgio di Chirignago,

      «Sposi in Cristo, servi per amore. Il ministero regale degli sposi».

        Rel.: Il Card.Marco Cé, Daniele Garota  

17) 5 Ottobre 2002, parrocchia di S. Maria Concetta di Eraclea

       «Con Cristo dentro la storia»

        Rel.: Il Patriarca Mons. Angelo Scola, Daniele Garrota, Apostole della Vita interiore (Roma)

18) 13 Ottobre 2003, parrocchia di S. Antonio di Marghera

    «... E Dio vide che era cosa molto buona»

          Rel.: Il Patriarca Mons. Angelo Scola, Daniele Garrota

      

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Il gruppo parrocchiale degli sposi.

Rimane uno degli impegni più importanti della Commissione promuovere e sostenere il Gruppo Sposi, impegno sempre caldamente raccomandato dal Patriarca: “Si costituisca in ogni parrocchia … si faccia annunciatore dell’evangelo del matrimonio, lo testimoni nella vita e sia come il lievito nella comunità” (Gds 66). Il Gruppo dovrà essere aperto alla vita parrocchiale e diocesana, stimolando gli sposi ad impegnarsi nei campi pastorali specifici nei quali potranno esercitare il loro originale e insostituibile ministero. “I coniugi compiono il loro ministero e impegnano i loro carismi … nell’educazione cristiana dei figli e in modo privilegiato nel cammino dell’iniziazione cristiana; nella formazione specifica dei fidanzati al sacramento del matrimonio; nella catechesi parrocchiale; nell’evangelizzazione di altri sposi e famiglie e nella programmazione pastorale della Chiesa locale “ (ESM 104).

“Una forma eminente della missione ecclesiale dei coniugi è l’esercizio cristiano dell’ospitalità … Un modo particolare di ospitalità e di accoglienza è rappresentato dall’ <adozione speciale e dall’affidamento>, come segni di carità operosa e di annuncio vissuto della paternità di Dio” (ESM 105) .

Già nel 1993, la Commissione consegnò agli sposi un Sussidio su “Il Gruppo parrocchiale sposi” durante l’VIII Assemblea diocesana degli sposi a Eraclea.  

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Il Centro “S.Maria Mater Domini”, di formazione e consulenza alla coppia e alla famiglia. Associazione di volontariato. 

Nasce nel 1988 per personale decisione del Patriarca Card.Marco Cé, espressa nella sua Lettera pastorale “Il granello di senapa” (nn.71-72; 1990). Questo organismo è il naturale complemento della pastorale familiare: con essa, infatti, ha «in comune la finalità del vero bene della persona, della coppia e della famiglia», ma diverso è l’approccio. «La pastorale agisce per la promozione della vita cristiana e per l’edificazione della Chiesa e privilegia le risorse dell’evangelizzazione, della grazia sacramentale, della formazione spirituale e della testimonianza ecclesiale. I consultori ... guardano piuttosto ai dinamismi personali e relazionali e privilegiano l’apporto delle scienze umane e delle loro metodologie» (DPF, 249; cf “I consultori familiari sul territorio e nella comunità”, CEI , 1991).

La costituzione del Centro è affidata dal Patriarca alla Dott.ssa Marisa Biancardi e a don Silvio Zardon, responsabile della Pastorale degli sposi e della famiglia. Il Centro si amplia nel 1993 a Eraclea con il Centro di consulenza familiare “Litorale” e con il Centro di consulenza familiare Terraferma a Marghera; con Il Centro per la tutela del Bambino la cura del disagio familiare e, sempre a Marghera, il Centro per la prevenzione, lo studio e la presa in carico di minori vittime di abusi sessuali (C.A.A.). Il Centro S.Maria Mater Domini, legalmente riconosciuto, si fonda su un’Associazione di battezzati, e su un Consiglio Direttivo, dei quali è Presidente fin dagli inizi l’Avv.Zeno Forlati e Assistente spirituale Mons:Silvio Zardon.

La natura e compiti specifici propri del Consultorio diocesano così li descrive il Patriarca: “Vanno compresi e valorizzati i consultori di ispirazione cristiana, sia quello aderente all’UCIPEM,… sia quello diocesano… Quest’ultimo, oltre alle finalità proprie di un consultorio cristianamente ispirato (cioè essere luogo educativo e terapeutico per i problemi legati alla vita coniugale, familiare e in genere alla maturazione affettiva delle persone) è chiamato ad integrare sul piano pedagogico-antropologico la pastorale diocesana” (Gds 72).

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Casa famiglia S. PIO X alla Giudecca.

Viene fondata nel 1910 su iniziativa di Pio X. Da quando la conduzione è stata affidata alla Comunità Sammartini di Bologna (nel 1991), la Commissione è stata chiamata ad una corresponsabilità gestionale. Questo nella prospettiva futura di assunzione totale, da parte degli sposi e delle famiglie della diocesi, dei problemi concreti che investono tante mamme ed i loro bambini: primo passo verso un “servizio di condivisione” a sposi e famiglie “meno fortunate”. Dopo la forzata rinuncia della Comunità Sammartini (fine 1997), un gruppo di famiglie della diocesi ha assunto in prima persona la gestione della Casa fino al conferimento “ufficiale”, da parte del Patriarca, a sette nuclei familiari che oltre la conduzione devono “dimostrare” alle ospiti ed alla diocesi che è possibile vivere il Matrimonio e la coniugalità cristiana.  

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iv

Il TRIPLICE ministero degli sposi.

“Oggi il compito è anche annunciare la ministerialità coniugale nella vita familiare e nella pastorale parrocchiale “ (Gds 60-62 e 70), per cui gli sposi “in forza del loro ministero… della sollecitudine pastorale della Chiesa… ne sono il soggetto attivo e responsabile. … In forza del sacramento, Gesù Cristo associa al suo triplice ministero profetico, sacerdotale e regale gli sposi,  “consacrati per essere ministri di santificazione e di edificazione” (ESM 44-47 e 54; cf LG 11; AA 11).

 

La Commissione diocesana ha iniziato la riflessione sul “ministero coniugale” dal 1986 con i il determinante contributo teologico di don G: Pattaro. Nella XII Assemblea degli Sposi,  che aveva il tema :”Sposi in Gesù Cristo, per mezzo dello Spirito Santo nella Chiesa e dentro la storia”, a S.Michele di Quarto d’Altino (19 ottobre 1997), è stata in grado di definire alcune concrete linee pastorali per ognuno dei tre ministeri, linee descritte in Atti n.42. Da allora, il tema è ritornato nelle cinque successive Assemblee, che hanno consentito alla Commissione di meglio definire singoli campi di impegno. Di questa evoluzione è stata data sempre notizia  personalmente ai responsabili degli  altri Uffici della pastorale diocesana, con l’intenzione di stabilire validi momenti di collaborazione. Lo facciamo con insistenza perché nella Commissione siamo ovviamente convinti che le iniziative pastorali, delle quali qui si parla, è assurdo pensare di realizzarle senza ampia collaborazione.

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IL MINISTERO CONIUGALE PROFETICO-PROCREATIVO-EDUCATIVO.

Il Matrimonio cristiano è rivelazione, profezia, segno dell’amore di Dio per l’uomo, per tutta l’umanità, di quell’amore di Dio che Gesù Cristo, per mezzo dello Spirito Santo, porta a compimento sulla Croce. Il ministero specifico dei coniugi sta precisamente qui: essi stessi sono chiamati ad essere segno che annuncia e proclama – proprio nella loro relazione interpersonale – che Gesù Cristo, quale Figlio che viene dal Padre nello Spirito Santo, si dona tutto e per sempre agli uomini di ogni tempo. Il Papa Giovanni Paolo II, nella lettera alle famiglie, afferma che la storia personale di due sposi è considerata fondamentale nella Parola di Rivelazione della Bibbia: “ Sposi e famiglie, ricordatevi a quale prezzo siete stati comprati (cf 1Cr 6,20)” (18).

Gli sposi e la famiglia e il “discernimento evangelico” della storia.

Il Concilio Vaticano II ha avviato lo spostamento da un’esperienza sociologica della fede (cristianità) ad un’esperienza evangelica della fede. Questo movimento è dovuto, da un lato, alle trasformazioni antropologiche che si manifestano nella civiltà tecnologica in cui viviamo, dall’altro, alla necessità della coscienza cristiana di discernere i “segni” di fecondità del Regno di Dio presenti dentro la storia; un compito di discernimento che è fondamentale, anzi è l’esercizio comunitario della sapienza cristiana, è l’esercizio del compito profetico dei cristiani nella Chiesa. Infatti, oggi noi cristiani stiamo riscoprendo – certamente per l’azione dello Spirito Santo – che il Vangelo, manifestatosi compiutamente in Gesù Cristo, investe la totalità della vita, abbraccia la totalità delle attese umane nella concretezza della quotidianità.

Giovanni Paolo II nella  “Familiaris Consortio” –  a cui fa eco la “Nota Pastorale” dopo Palermo (21) – afferma che  “discernimento evangelico” significa conoscere la situazione socio-culturale da parte della Chiesa e, in particolare, da parte degli sposi cristiani, significa saper cogliere le richieste e gli appelli dello Spirito Santo che risuonano negli stessi avvenimenti della storia (cf FC 4-5). Nel caso degli sposi la competenza profetica è addirittura sorretta da un segno sacramentale, quello del Matrimonio.

 

La formazione dei fidanzati al Matrimonio, è espressione fondamentale del ministero profetico-educativo 

Rispondere ai problemi che la bioetica pone agli sposi e alla famiglia.

Attorno al tema degli sposi e della famiglia si concentrano i problemi più delicati della bioetica: la contraccezione e la pianificazione familiare; la procreazione artificiale; la diagnosi prenatale, l’ingegneria genetica; l’identità e lo statuto del nascituro, la specificità e la natura dell’atto procreativo; l’assistenza al morente e l’eutanasia, il trapianto degli organi, l’AIDS nell’ambito coniugale, la droga e la prevenzione; il malato tumorale, l’anziano in famiglia. Non c’è  tema della bioetica, dunque, che non tocchi la vita della persona e che, quindi, non riguardi direttamente o indirettamente la famiglia.

E’ tutta una lunga serie di sfide, che richiedono delle risposte. Bisognerà lavorare con coraggio non solo per risolvere i problemi, ma anche per ristabilire e chiarire i fondamenti antropologici del matrimonio e della famiglia, della sessualità e della procreazione.

Ecco lo spazio prezioso per il Centro S.Maria Mater Domini come conferma il nostro Patriarca.

Nota importante: una particolarissima attenzione si deve dare all’altro tema riguardante la “fecondazione medicalmente assistita”.

 

La famiglia genitoriale educante.

Nell’opinione comune sembra che si sia veramente famiglia soltanto quando ci sono dei figli. Infatti la famiglia moderna si dice che sia nata anzitutto come “famiglia genitoriale educante”, prima che come “coppia che si ama”; la famiglia moderna, prima che dalle relazioni di coppia, nasce a partire dai figli, perciò i figli diventano il centro affettivo e simbolo dell’attività affettiva stessa.

Ciò ha modificato in modo sostanziale non solo l’esperienza d’essere figli, ma anche quella d’essere genitori; ciò ancora ha modificato l’immagine della sessualità della coppia, la maternità-paternità, la procreazione, le attese costruite attorno al figlio. Ecco, allora, le situazioni “sterili per scelta” e “genitori ad ogni costo”, del figlio “programmato” come un oggetto e non accettato come persona.

 

Educare, per gli sposi cristiani, è esercitare il loro ministero profetico.

Profeta è colui che parla in nome di Dio e che dice la Parola di Dio. Sappiamo che il primo profeta è Gesù Cristo. E’ lui, Gesù, che ci parla nella maniera più esauriente di Dio, del Padre. Ce lo rivela: “Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”. Gesù ci dice tutte le cose che stanno a cuore al Padre. La sua parola ci educa, ci plasma, è luce ai nostri passi, ci indica il cammino da percorrere, che è poi imitazione sua, comunione con lui. Siamo chiamati ad essere figli nel Figlio, formando quasi un tutt’uno con lui.

La Chiesa, nel suo insieme, ha avuto la missione di essere profeta di Dio, annunciando il Vangelo che è Gesù. E nella Chiesa ciascuno di noi, a seconda della propria vocazione, è profeta: è chiamato ad annunciare il Signore, a raccontare le meraviglie del Signore con la vita e la parola. Siamo un popolo di profeti. esistiamo per annunciare il Signore.

Anche gli sposi, prima di tutto gli sposi l’uno all’altro e insieme ai propri figli annunciano Gesù: è quello che chiamiamo ministero profetico-creativo-educativo, parte del più ampio ministero coniugale. Specifico degli sposi è l’essere profeti del Matrimonio e dell’amore coniugale; annunciano che il Matrimonio è un dono di Dio, vivere l’amore fedele, per sempre, l’amore che fa definitivamente dei due una carne sola.

Così, per gli sposi cristiani educare è un ministero profetico. Per educare bisognerà continuare ed educare se stessi.

La scuola per genitori per essere “meglio” genitori.

Non sarà facile, ma cercheremo – con la cooperazione anche di altri organismi pastorali e con l’apporto di esperti qualificati da specifiche conoscenze - di approntare una risposta al diffondersi dell’esigenza di molti sposi-genitori di “aiutarsi fra genitori ed essere meglio genitori educatori o addirittura esperti in Educazione”.

 Lo scopo è offrire ai genitori un servizio per la nascita di una nuova cultura dell’orientamento, valorizzare la funzione educatrice degli sposi e della famiglia.

Conseguenze dirette e indirette in sintesi potrebbero essere: mutamento dell’ottica della relazione familiare, cambiamento del modo di parlarsi e relazionarsi; rafforzamento della propria identità di genitore educatore; sentire l’identità di “gruppo” dei genitori; sentire meglio la responsabilità di membri della società e della comunità cristiana.

La formazione dei genitori, allora, potrà avere una forte valenza educativa sia individuale sia sociale.

Individuale, perché favorisce l’orientamento e la crescita dei genitori e contribuisce a “rinegoziare” le relazioni familiari, per consentire un “distacco” che non significhi rottura dei rapporti, ma evoluzione ed autonomia.

Sociale, perché i genitori imparano a superare una visione isolata del loro ruolo e ad aprirsi alla sfera sociale come soggetti, protagonisti a pieno titolo, non solo rappresentanti formali di una categoria, ma operativi responsabili a pieno titolo.

Internet: un’avventura per tutta la famiglia.

Il mondo sta diventando teatro di una profonda rivoluzione, innescata e alimentata dall’uso delle nuove tecnologie, ma che stanno già trasformando radicalmente il nostro modo di vivere. Si pone ora in termini assolutamente più incisivi e radicali di quanto sia successo sinora, il grossissimo problema della gestione di questa ricchezza e anche i genitori devono essere pronti a far fronte a questi cambiamenti.

Un “progetto educativo” al matrimonio e alla famiglia dentro l’educazione globale.

La formazione al matrimonio e alla famiglia è da situare all’interno dell’educazione generale, in una situazione culturale che privilegia la crisi dei valori, i nuovi modelli di coppia pre-coniugale e coniugale.

Tale educazione dovrà essere attiva dall’infanzia, per proseguire nella preadolescenza e adolescenza, due età in cui i ragazzi hanno bisogno di essere illuminati e sorretti a scoprire la sessualità e i suoi fini, il significato dei primi amori. Va continuata poi nella giovinezza, quando l’amore si fa affettivo, si incentra sulle qualità interiori della persona, che deve decidere in ordine al proprio stato di vita e misurarsi con le qualità da acquisire per attingere una meta positiva.

Matrimonio e famiglia appaiono così non già l’esito di contingenze sociali ed esistenziali, ma piuttosto l’approdo di un lungo “itinerario”, che incomincia da lontano, guida la persona in crescita, attraverso gli specifici stadi evolutivi, alle disposizioni volute per compiere la scelta personale di vita.

I luoghi per tale educazione sono la famiglia d’origine, la comunità ecclesiale, la scuola, le associazioni giovanili, che a loro volta dovranno essere coadiuvate dall’azione della società nel suo complesso.

 

La Commissione, descrivendo un quadro di queste sue concrete attenzioni “profetiche- procreative-educative”, intende confermare la sua convinzione che già la ricerca di definire delle iniziative di servizi pastorali in ordine a questo complesso  primo ministero coniugale non è pensabile senza una collaborazione incrociata con altre Commissioni per la pastorale.

Pensiamo, in primo luogo, alle Commissioni per l’evangelizzazione e la catechesi; per l’educazione e la scuola; per la salute;  Pensiamo all’Ufficio del coordinamento della pastorale giovanile e all’Oders e alla Scuola biblica diocesana.

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Il ministero coniugale sacerdotale-eucaristico-caritativo.

 

 Un’attitudine richiesta, per vocazione, agli sposi è che essi stiano nello stupore gioioso di Dio entrato nel loro cuore e si aprano all’adorazione della sua presenza attiva ed efficace.

E’ proprio questo l’atteggiamento sacerdotale di Gesù, che non è solo “adorazione”, è   perenne “rendimento di grazie”. Per lo stesso motivo, il ministero coniugale sollecita chi è sposato nel Signore ad assumere questo atteggiamento profondo e a farne il filtro dell’intera sua esistenza.

Di conseguenza, gli sposi, quando dialogano tra di loro del loro amore, dialogano con il Signore della loro Alleanza. “Il loro dialogo – diceva don Germano – è un parlarsi a tre. Questa è preghiera “sacerdotale”, perché si realizza nell’apertura radicale del cuore, in modo che l’esistenza intera ne venga avvolta nell’estensione del quotidiano”. E’ la preghiera sacrificio spirituale di cui parla S.Paolo (Rm 12,1).

Il ministero coniugale è fondamentalmente “eucaristico-sacerdotale” perché “l’Eucaristia – così parla il Patriarca agli sposi – sta nel cuore della famiglia. E’ al centro perché l’amore cristiano e l’amore sponsale scaturiscono dalla Pasqua di Cristo di cui è sacramento. L’Eucaristia è la sorgente del nostro vivere quotidiano: dall’Eucaristia celebrata nel giorno del Signore scaturisce una cultura della convivenza umana vissuta da cristiani all’insegna della solidarietà e dell’amore. Dall’Eucaristia scaturisce un sogno, che vuole diventare realtà, di una “Civiltà dell’Amore”, di cui voi siete testimoni, capace di cambiare la storia e di cambiare il mondo.

 

Noi viviamo una cultura, che marginalizza, estrania sempre più il Matrimonio cristiano. Vivere il Matrimonio cristiano diventa sempre più una testimonianza resa alla Pasqua, non più l’inserirsi in una cultura a cui il Matrimonio cristiano è omogeneo e in qualche modo organico, come poteva essere trenta o quaranta anni fa.

Di fronte a questa situazione, che potrebbe portarci a pensare che vivere la famiglia con al centro l’Eucaristia sia soltanto una utopia, c’è la Parola del Signore: “Io apro i vostri sepolcri e io vi risuscito” (Ez 3,12b). Dio è capace di aprire qualsiasi situazione in cui viviamo e di risuscitarla.

Tutto ciò mette in gioco la fede degli sposi nell’Eucaristia. E’ il “rendimento di grazie” che la Chiesa con Cristo, per Cristo, in Cristo eleva al Padre e, con la Chiesa, tutto l’universo. E’ nel sacrificio eucaristico che i coniugi trovino la sorgente e l’alimento della loro “alleanza” sponsale e sono chiamati a scoprire il “grande mistero”, che in Cristo unico sacerdote del Padre, diventa il loro ministero”  (cf FC 57).

 Di ogni evento di salvezza che l’Eucaristia attualizza, il sacramento del Matrimonio fa memoria ai figli, alla Chiesa e al mondo. E’ negli sposi che il ministero sacerdotale-eucaristico, viene messo in piena evidenza.

Rivelare che l’amore umano è un “dono” di Dio.

Primo compito del ministero sacerdotale degli sposi cristiani è rivelare che l’amore umano è “dono” di Dio.

 Gesù chiede agli sposi di rivelare che l’amore umano è retto e sorretto dall’Amore di Dio che si è riversato su di noi.

L’amore di Dio ci precede. Ogni atto di amore non procede dal nulla, ogni persona che ama, non parte da zero. La Bibbia ci rivela che c’è una Carità che ci precede, quella di Dio; non siamo noi che per primi amiamo, bensì veniamo da una lunga catena di Carità.  Siamo amati e perciò possiamo amare.

C’è dunque un cosmo di amore, un universo di doni prodotti dalla Carità di altri che ci hanno preceduto: Dio e le altre generazioni prima di noi.

L’amore di Dio, dunque, è più grande di noi, siamo immersi in esso. Il già donato, il già frutto dell’amore, il cosmo già creato dall’amore, deve diventare punto di partenza, presupposto per la “nuova creatività dell’amore”. Rispetto, dunque, per l’esitente, valorizzazione del dono già costruito e messo a disposizione.

 

Allora, questo è un compito del ministero sacerdotale degli sposi, credere e annunciare che ogni cosa che esiste essenzialmente è un “dono” di Dio e di altri soggetti che, nel piano di Dio, sono intervenuti da intermediari.

Se pretendessi di amare come se l’amore cominciasse da me e come se io fossi il creatore libero e autonomo di un mio cosmo, dimostrerei di amare solo me stesso.

Questa “rivelazione” sull’amore che ci precede e ci avvolge, da sempre, è oggetto del ministero coniugale.

 

“La via della carità” verso gli sposi in crisi tra loro.

Altro oggetto del ministero sacerdotale degli sposi è fare proprio l’impegno di S.Paolo: “Ebbene, vi mostrerò io la via più sublime “(1 Cor 12,31), “è la via della carità” (1 Cor 13).

Per Paolo la Carità non si identifica con la donazione dei beni o di se stessi; la carità anima tutta l’esistenza, sta alla radice della fede e della speranza. La carità anticipa nel tempo la piena e definitiva comunione con Dio. Essa rimane per sempre. “Se non ho l’amore, non sono nulla”, in questo passaggio dall’avere all’essere sta la radicalità del discorso di Paolo.  Qui c’è un avere che è un essere e un non avere che è un non essere.

Chi ama è, chi  non ama non esiste.

La testimonianza di amore sincero degli sposi dovrebbe convincere gli uomini, le famiglie, la comunità cristiana e la società, che il vero essere è solo l’amore.

La coppia e la famiglia sono chiamate ad aprirsi e consacrarsi al bene di tutti gli uomini a partire dalle altre coppie e dalle altre famiglie.

I divorziati non risposati, i divorziati risposati, gli sposati solo civilmente, i conviventi. Queste situazioni. certamente le più gravi per cui, coloro che si trovavo in una di esse, non sono in piena comunione con la Chiesa (non sono ammessi alla Riconciliazione e alla Comunione eucaristica).

Però, poiché, in forza del Battesimo, sono membri di essa, possono unirsi alla sua preghiera e alla sua carità, all’ascolto della Parola di Dio e alla celebrazione eucaristica e ad educare cristianamente i figli.

Gli sposi insieme con la loro comunità siano loro vicini con l’amicizia e il rispetto, con la preghiera e con la fiducia nella benevolenza e misericordia del Signore, senza giudicare le coscienze, perché amore alla verità e amore alle persone devono andare insieme (cf FC 79-84; Lett. Congr. Dottrina della fede; il granello di senapa; Direttorio della pastorale familiare).

Gli sposi per le famiglie sofferenti.

Il ministero sacerdotale apre l’amore degli sposi verso  gli sposi e le famiglie che soffrono a causa delle “infermità umane” di un loro membro

Gesù chiama l’amore coniugale, divenuto sacramento, ad un “nuovo” atteggiamento di condivisione verso quelle famiglie che hanno sofferenti entro le mura di casa.  E sono  una moltitudine di uomini e di donne di ogni età. Handicappati fisici e psichici, ciechi, sordomuti, poveri, colpiti da un male congenito o da sofferenze conseguenti ad un incidente stradale, i tossicodipendenti: i vecchi nelle cosiddette case di riposo, che una volta contavano nella casa, nella chiesa, nella società, ora aspettano la morte.

 

Durante la XVI Festa della famiglia del 1996, il Patriarca, per la prima volta nella storia della nostra Chiesa, ha chiesto espressamente agli sposi e alle famiglie cristiane di impegnarsi in iniziative concrete per promuovere altri sposi e altre famiglie. La richiesta del nostro Vescovo chiama gli sposi a dilatare le dimensioni  della sponsalità fino a coinvolgere altre realtà sponsali e familiari (siano o no persone credenti) che vivono con le difficoltà e con la sofferenza.

Questa iniziativa è stata subito definita “La famiglia per le famiglie”, che finora sta cercando di aprirsi a due realtà umane.

a)            la Casa Famiglia S.Pio X (Giudecca), che accoglie  “ragazze madri” e signore in difficoltà con figli minori. Il Patriarca ne ha affidato il governo ad un gruppo di sette coppie di sposi.

b)            Le famiglie che hanno parenti malati psichici ospiti presso presso l’Istituto GRIS di Mogliano Veneto, con prospettiva di allargare l’attenzione  nel prossimo futuro alle oltre tremila famiglie distribuite nelle parrocchie della nostra Diocesi, che accudiscono in casa il loro malato.

“La famiglia per le famiglie” è diventato il titolo del ministero sacerdotale-eucaristico-caritativo degli sposi cristiani.

 

Qui la Commissione riconferma la necessità e l’urgenza di una collaborazione incrociata con il Consiglio e con la Consulta della Caritas diocesana; con la Commissione per la pastorale della Salute.

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Il ministero coniugale regale-sociale-politico.

La “regalità” di Gesù Cristo va in una direzione diametralmente opposta alla visione che hanno gli uomini della regalità. Gesù, vicino alla Croce, ribadisce che il suo regno è completamente al di fuori degli schemi umani. I re si fanno servire, Gesù pone il servizio al primo posto della scala dei valori. L’unica potenza di Gesù è l’impotenza, ma non l’inerzia bensì lo strumento efficace del suo amore, amore che dona e non possiede, che offre e non pretende, che contesta l’egoismo delle virtù borghesi dell’avere, del potere, del riuscire, che contesta i falsi valori, che propone valori riconoscibili.

 

Regalità di Cristo, dunque, per dare il vero “senso” della persona umana, della convivenza fra gli uomini e di tutte le cose: inserendo tutto in un ordine che porta a Dio.

Gesù associa gli sposi al suo stesso ministero di “servizio” a tutti gli uomini. Dio, che ha creato l’uomo e la donna a sua immagine, Dio all’uomo e alla donna consegna il mondo perché lo plasmino e lo umanizzino a propria immagine.

E’ dal sacramento del Matrimonio che nasce la responsabilità degli sposi di dover partecipare alla costruzione della “città degli uomini”, proponendosi e impegnandosi con le loro risorse a favore di tutti gli uomini e di tutte le realtà sociali. Naturalmente essi non devono fermarsi alla sola “testimonianza” e tanto meno accettare la tentazione “corporativa”. In una parola, è lo stesso sacramento del Matrimonio il “luogo” nel quale viene proclamata l’istanza etica dell’impegno politico della coppia e della famiglia. E’ dal sacramento del Matrimonio che deriva il “comandamento” rivolto agli sposi di impegnarsi politicamente. Possiamo parlare di “grazia politica” donata dal sacramento, una grazia che costituisce la risorsa interiore e l’impulso continuo ai coniugi per assumere e vivere la responsabilità sociale.

E’ necessario che gli sposi e le famiglie conoscano e vivano questa grazia del Matrimonio cristiano; in tal modo l’impegno sociale, culturale e politico non deriva agli sposi  da nessuna autorità esterna o da circostanze storiche, ma deriva dal “cuore nuovo” creato dallo Spirito santo, effuso mediante la celebrazione del sacramento del Matrimonio (cf LG 11, FC 47).

 

A proposito di questo ministero, confermiamo la necessità e l’urgenza, da parte nostra anzitutto, di collaborare in modo speciale con la Commissione per la  pastorale dei Problemi Sociali e del Lavoro, della “Giustizia e Pace”, con la quale un primo approccio positivo abbiamo attuato nella preparazione della X Assemblea nella parrocchia dei Frari il 15 ottobre ’95, sul tema: “Sposi, siate testimoni dell’amore di Dio dentro la storia e darete speranza al mondo”.  Eravamo proprio agli inizi di una pastorale degli sposi “soggetti”, come tali, di un vero e proprio originale loro ministero politico nella comunità umana.

 

 

Il ministero regale-politico degli sposi cristiani è anzitutto un impegno culturale per rendere veramente efficaci gli interventi concreti.

La questione della “responsabilità politica” degli sposi e della famiglia e, di conseguenza, dell’intera comunità cristiana, prima che essere questione di iniziative concrete e precise, è questione culturale, di mentalità da educare.

  

E’ necessario definire un progetto di formazione-coscientizzazione con la cooperazione di altre responsabilità diocesane; perché, come dice il nostro Patriarca, l’impegno ad esempio della carità della comunità cristiana e, in particolare, degli sposi non deve rispondere solo all’emergenza, ma deve divenire sempre più “sapienza”, per far progredire la storia verso forme più umane e solidali: “La carità deve divenire impegno culturale, sociale e politico per spingere le istituzioni, sollecitare i movimenti di opinione e legislativi a far crescere la società e lo Stato in umanità e solidarietà” (Il granello di senapa, 117).

 

Ogni intervento sociale e politico del ministero coniugale politico ha come obiettivo l’uomo, la persona umana.

Non è senza fondamento, infatti, la preoccupazione del Papa, che nella sua enciclica “Centesimus annus” afferma che il sistema delle economie più avanzate, tra cui anche la nostra quindi, è dominato da una cultura consumistica, da un modello riduttivo di uomo, che non rispetta e non valorizza adeguatamente tutte le dimensioni del suo essere, ma che subordina quelle interiori e spirituali a quelle materiali e istintive (cf CA 36 ss). All’interno di questa cultura è facile che l’uomo venga messo in secondo piano, che venga cioè visto come mezzo di produzione, di consumo, di godimento, piuttosto che come fine.

I sistemi sociali delle economie più avanzate hanno perciò bisogno di un nuovo modello di sviluppo, fondato su una cultura ed uno stile di vita solidaristici che abbiano al centro la persona umana, ma che siano allo stesso tempo aperti al trascendente.

Il primo campo di esercizio del ministero politico degli sposi è la famiglia.

Il ruolo sociale e politico degli sposi può e deve svilupparsi a partire da qualcosa di originale e cioè dalla potenzialità e necessità educativa: dall’educarsi e dall’educare i componenti della famiglia, in particolare i figli, al “senso” della vita, a riconoscere e promuovere l’uomo nella sua integrità.

 

L’esperienza di comunione e di partecipazione caratteristica della coppia, rappresenta il suo primo e fondamentale contributo alla società; infatti le relazioni tra i coniugi e poi tra i membri della comunità familiare sono ispirate e guidate dalla legge della “gratuità” che, rispettando e favorendo in tutti la dignità personale come unico titolo di valore, diventa accoglienza, incontro, dialogo, disponibilità disinteressata, servizio generoso, solidarietà profonda.

 

La famiglia creata dalla coppia non può oggi considerarsi unico luogo di educazione, ma deve riappropriarsi del primo posto nella graduatoria formata dalle agenzie educative formali e non. Questo può e deve essere possibile, in quanto solo nella famiglia si possono trovare delle caratteristiche fondamentali per l’educazione dell’uomo.

La famiglia, proprio perché sistema di relazioni (e quindi di regole e di affetti) stabili e durature, può essere considerata come luogo privilegiato di trasmissione biologica e soprattutto culturale. La famiglia, riunendo nel tempo persone diverse e non solo per sesso e età, diventa di per sé occasione per superare l’individualismo e per ricuperare il passato proiettandosi nel futuro.

 

Attraverso la famiglia quindi viene trasmessa la cultura, la storia dei singoli individui e della umanità, Proprio oggi che si assiste ad una perdita del senso storico e della dimensione comunitaria, la famiglia deve riacquistare consapevolezza di questa sua caratteristica originale funzione.

Ma nel quotidiano come può tradursi e realizzarsi questa potenzialità educativa al senso sociale e storico?

Nella coppia in primo luogo, e quindi nella famiglia, si possono comporre le diversità da viversi come opportunità di ricchezza e non come handicap, attraverso l’apertura all’altro, al rispetto alla solidarietà. All’interno della famiglia è possibile l’educazione alla uguaglianza, alla giustizia, alla libertà rispettosa dei diritti degli altri.

Nella famiglia ciascuno può avere la sua identità che deve essere valorizzata, deve essere possibile per ciascuno imparare ad esprimerla e così poi nel mondo per esempio nella scuola e sul lavoro, senza perdere le occasioni per il confronto.

La politica come scelta di coppia.

Gli sposi cristiani, forti della particolare promozione umana che fanno, devono essere consci anche della necessità di interventi legislativi.

Non si possono  porre solo a livello di testimonianza, ma devono anche porsi come soggetti attivi all’interno di un’esperienza politica diretta, in un pluralismo di scelte ormai riconosciute, senza cadere nella tentazione corporativa.

L’esperienza degli sposi e della loro famiglia può diventare il germe di una politica rinnovata fino ad assumere forme propriamente politiche di partecipazione democratica alla vita della società. E’ possibile adoperarsi affinché le leggi e le istituzioni dello Stato sostengano e difendano i diritti e i doveri delle persone.

Le coppie e le famiglie quindi come protagoniste della politica e non solo di quella che  oggi viene definita familiare.

Ci si assume la responsabilità di trasformare la società e di costruire la storia.

Diversamente le famiglie saranno le prime a risentire di quei mali, che si sono limitate ad osservare con un atteggiamento di indifferenza o di delega.

 Comportamenti alternativi.

Ne parla Giovanni Paolo II nella “Centesimus Annus”(36-39).

Solo dentro a un contesto e un disegno consapevole di una economia “civile” assumono significato singoli comportamenti, come il risparmio solidale gestito attraverso una banca etica, l’acquisto di “merce” come quella del commercio solidale, l’operazione “bilanci di giustizia” proposta per le famiglie, le varie forme di consumo critico e di boicottaggio  di certi prodotti, le adozioni a distanza, le reti territoriali di aiuto reciproco e le cosiddette “banche del tempo”, ecc.

Che cosa hanno in comune queste forme? essenzialmente tre dimensioni:

§               il coinvolgimento diretto delle persone,

§               la centralità della realtà economica,

§               l’organizzazione dell’azione sociale.

E l’obiettivo operativo è giungere a comportamenti economici alternativi, a scelte di economia leggera che sono alla portata di ogni cittadino.

 E forse questo il modo migliore per avviare un processo che coinvolga un numero più ampio di persone e che sia finalizzato, attraverso azioni sociali, ad introdurre elementi di giustizia, equità e solidarietà nel mondo dell’economia.

É necessario perciò adoperarsi per costruire stili di vita, nei quali la ricerca del bello e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli elementi  che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti: un altro oggetto del ministero regale degli sposi.

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BIBLIOGRAFIA

 

Meta biblica

Nuovo Dizionario di Teologia Biclica, EP Mi

BIBBIA TOB, LDC ‘92

La S. Scrittura, i documenti della Chiesa, a cura di B. Maggioni, Massimo Mi ‘96

Incontro alla Bibbia, breve introduzione, CEI Uff. Cat. Naz. ‘96

Leggere la S.Scrittura oggi, con quale spirito accostarsi, P. Beauchamp, Maissimo ‘90

Giovinezza perenne della Bibbia, E. Charpentier, EP Mi ‘88

L’uomo secondo la Bibbia, per un’antropologia esegetica, A. Deissler, Città nova Ro ‘89

La coppia umana nella S. Scrittura, P. Grelot, Vita e Pensiero Mi ‘68

La famiglia nella Bibbia, AA.VV., EDB Roma 1989

La famiglia secondo la Bibbia, G. Crocetti, E. Ancora ‘83

I nomi dell’Amore, simboli matrimoniali nella Bibbia, L. A. Schokel, Piemme AL ‘97

Il Matrimonio nel Nuovo Testamento, H. Baltensweiler, Paideia Brescia ‘ 81

L’amore umano nel piano divino, Giovanni Paolo II, Ed. Vaticana ‘80

Storia del Matrimonio cristiano alla luce della Bibbia, P. Dacquino, LDC TO ‘94

Liberazione e Alleanza, modello biblico di relazione Dio – popolo, A. Marangon, S. Giustina PD ‘88

Il Matrimonio nel Nuovo Testamento, R. Cecolin, S. Giustina Pd ‘77

Il dialogo di Rivelazione su Matrimonio e Famiglia, A. Marangon ‘90

La Parola di Dio sul Matrimonio, G. Pattaro, Ist. Pro Famiglia, Brescia  

Meta antropologica

Antropologia cristiana, G. Colzani, Piemme, Asti, ‘91

Chiamati per nome, antropologia teologica, I. Sanna, EP ‘94

Dalla parte dell’uomo, la Chiesa e i valori umani, I. Sanna, EP Mi ‘92

Tu sei un Dio nascosto, da Famiglia domani n. 2/93, Piemme

Desiderio e tenerezza, una teologia della sessualità, E. Fuchs, Claudiana ‘94

La celebrazione del Matrimonio, cammino antropologico ed esperienza di fede, AA.VV.

Messaggero, PD ‘95

Eros e Agape, A. Nygren, Il Mulino ‘71

Cristianesimo e valori terreni, sessualità, politica e cultura, R. Cantalamessa ‘78

Vivere il piacere, G. Dacquino, LDE To ‘94

Dio in cerca dell’uomo, A. Rizzi, EP 87  

Mete cristologia ed ecclesiologica

Le grandi opere di Dio continuano, G. Lohfink. Queriniana, Brescia ‘96

Altrimenti, credere e narrare il Dio dei cristiani, E. Bianchi, Piemme, Asti ‘98

Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, F. Ardusso, EP Mi ‘92

L’icona di Cristo, C. Schonborn, EP Mi ‘98

La cristologia a partire dai testi chiave, L. Sabourin, Quesriniana Brescia ‘89

Abbà, Padre, sussidi per gli itinerari di fede, Uff.Cat.Dioc. Ve ‘98

Padre, mostraci il Padre e ci basta, Com. dioc. Ve n.47 ‘98

Il progetto prepasquale di Gesù circa i Sacramenti, A. Marangon, S. Giustina ‘91

Fede e sacramento del Matrimonio, ricerche e interrogativi, LDC TO, ‘76

Il Matrimonio, realtà terrena e mistero di salvezza, E. Schillebeeckx, EP Roma ‘80

Il Matrimonio, teologia e vita, A. Miralles, EP Mi ‘96

Il Matrimonio e la vita coniugale, F. Gil Ellìn, Ed. Vaticana ‘96

Il mistero nuziale. 1 Uomo-Donna, A.Scola, P.Università Lateranense PUL MURSIA

Il mistero nuziale. 2 Matrimonio-Famiglia, A.Scola, P.Università Lateranense, PUL MURSIA

Il sacramento della coppia.Saggio di teologia del matrimonio.C.Rocchetta,EDB Bo

I sacramenti della fede.Saggio di teologia biblica.1.Sacramentarla biblica fond.,C.Rocchetta,EDB Bo

Teologia della tenerezza.Un Vangelo da scoprire,C.Rocchetta,EDB Bo

 Sacramentalità e validità del Matrimonio, nella giurisprudenza della Rota, Ed. Vat.’95

Teologia del Matrimonio cristiano, W. Kasper, Queriniana Brescia ‘79

Il Matrimonio cristiano, D. Tettamanzi, St.  Storico Telogico Mi ‘79

I sacramenti simbolo e teologia. 1.Introduzione generale,G.Mazzanti,EDB Bo

I sacramenti simbolo e teologia.2.Eucaristia,Battesimo,Confermazione, G.Mazzanti,EDB Bo

Teologia sponsale e sacramento delle nozze, simbolo e simbolismo nuziale,G.Mazzanti,EDB Bo

Breve catechesi sul Matrimonio, A. Sicari, Jaca Book ‘90

Il Matrimonio, questioni teologiche e pastorali, L. Ligier, Città Nuova Ed. Roma ‘98

Il sacramento del matrimonio.Matr. e fam. come “luogo teologico”, G.Campanili, EDB Bo

Spiritualità del Matrimonio, T. Goffi, Queriniana Brescia ‘96

Fidanzamento e Matrimonio come esperienza di fede, G. Pattaro, Morcelliana ‘78

Famiglia: cuore della civiltà dell’ Amore, Atti Congr. Int. Pont. Cons. Famiglia. Ed. Vaticana ‘94

Il Matrimonio religioso,norme sulla validità o nullità del matrimonio canonico,G.Lanfaloni EP ‘98

 

Meta mistagogico-morale

Nuovo Dizionario di Spiritualità, EP ‘85

Nuovo Dizionario di Teologia Morale, EP ‘90

Humanae Vitae, Paolo VI, ‘68

Veritatis Splendor, Giovanni Paolo II, ‘94

Messaggio morale del Nuovo testamento, R. Schanachenburg, EP Mi ‘81

Uomo Donna, progetto di vita, CIF UECI Mi ‘85

Verità e Libertà, Temi e prospettive di morale cristiana, D. Tettamanzi, Piemme ‘93

Custodi e servitori della vita, problemi medico – morali, D. Tettamanzi, SALCOM Varese ‘85

La teologia morale e la questione sessuale, G. Angelici, Com. Dioc. VE

La vita umana,  L. Padovese, EP Mi ‘96

Uomo e donna a immagine di Dio, lineamenti di morale sessuale e familiare, L. Padovese

Messaggero PD ‘96

Educazione all’amore, morale sessuale, G. Gatti, LDC To ‘85

Poter amare, maturazione sessuale e scelte di vita, G. Sovernigo, EDB ‘93

Morale coniugale e sacramento della Penitenza, riflessioni sul “Vademecum per i confessori”

Ed. Vaticana  ‘98

La legge nuova della coppia cristiana, sc.dioc.form. sposi, Com. Ve’94 (P. Doni, GP. Dianin, M.Biancardi)  

Suggerimenti sul metodo e sul dialogo

L’arte di parlare in pubblico, guida pratica, C. Macello, EP ‘97  

Abilitare l’animazione, riflessioni teorico-pratiche sulle competenze dell’animatore, M.Comogli, LDC TO ‘91

La verità vi farà liberi, catechismo degli adulti, CEI, Roma ‘95

Documento base, il rinnovamento della Catechesi, LDC To ‘70

Il granello di senapa, Lettera pastorale Patriarca M. Cè, Ve ‘90

Avrete forza dallo Spirito Santo, esercizi spirituali agli sposi, M. Cè, q.42 ‘98

Cari sposi. care famiglie, il Patriarca M. Cè agli sposi, EDB  ‘95

Direttorio di pastorale familiare, CEI Uff. Naz. Past. Fam. Roma ‘93

La catechesi con la famiglia, CEI Uff.Cat,Naz., LDC ‘94

Radicalità evangelica e vita familiare, AA.VV., CEI Uff.Naz.Fam. ‘92

Sposi cristiani: un dono e un compito, Conf.Conc.Triveneta, comm.reg.fam , EDB ‘92

Itinerari per l’educazione dei giovani alla fede. R. Tonelli, LDC TO ‘89

Il fidanzamento, tempo di crescita umana e cristiana, CEI Uff.Naz.Fam.’98

Fidanzamento tempo di grazia, un itinerario educativo, A.C.I. Mi, EP ‘90

La preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla famiglia, CEI Uff.Naz.Fam. EDB ‘89

Sposarsi nel Signore, GB Borsato, EDB ‘89

Relazioni familiari legami di pace, percorsi di gruppo M e D Biancardi, EDB ‘94

In coppia verso il Matrimonio, L. Della Torre, EP Mi ‘87

Eros, morte ed esperienza religiosa, S. Acquaviva. Laterza Bari ‘91

Sempre più soli… sempre più insieme, tendenze di vita familiare,G. Rossi, V e P Mi ‘95

A scuola di benessere, l’arte di volersi bene, AA.VV. EP Mi ‘96

Sessualità umana, guida per conoscere e capire, AA.VV. ED’94

La pastorale della preparazione al Matrimonio, nel nuovo CDC, L. Bosticco, Piemme ‘85

Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, Ed. Vaticana ‘78

Progettare la pastorale con la famiglia in parrocchia, R.Bonetti, Cantagalli, Siena.

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