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La storia del calcio parte da qui...

 

 

 

 

La storia narra che con la morte di Lorenzo de' Medici (detto il Magnifico) nel 1492 e con l'abbandono di Firenze nel 1494 del re di Francia Carlo VIII, entratovi dopo la fuga di Piero de' Medici (figlio di Lorenzo), la città gigliata divenisse repubblica.

Dopo un breve periodo però si verificò il rientro della famiglia Medici, protetta dai papi medicei Leone X prima e Clemente VII poi, la quale mancò di rispetto alle libertà repubblicane che avevano contraddistinto il periodo precedente al loro ritorno.

Fu nel tentativo di riconquistare queste libertà che, dopo la notizia del "sacco di Roma" da parte dell'imperatore Carlo V, nel 1527 il popolo insorse e cacciò via i Medici dalla città per ricostituire la repubblica.

Il sogno ebbe però breve durata, in quanto i problemi sorsero nel momento in cui il papa Clemente VII e Carlo V stipularono un accordo di pace in cui venne data promessa da parte dell'imperatore di riportare Firenze nelle mani dei Medici.

Se i fiorentini non si fossero arresi sarebbero stati assediati.

Firenze rifiutò la resa e Carlo V, con una celebre frase, la additò come "l'unica eccezione italiana ad essergli fieramente avversa".

Era il 1529 quando venne ufficialmente affidato al grande Michelangelo Buonarroti la fortificazione delle mura: il popolo gigliato si preparava a resistere ad una forza insormontabile.

Gli uomini messi a disposizione di Francesco Ferrucci e Malatesta Baglioni vennero reclutati tra i cittadini di Firenze; essi sapevano di dover difendere la loro città, le loro case, le loro famiglie.

Il nemico era più forte: sapevano anche questo.

Per Firenze fu questo il momento più eroico della propria storia in quanto i cittadini, raccolti attorno ai gonfaloni gigliati, impugnarono le armi e cominciarono la resistenza al famoso assedio dei dieci mesi, il quale portò sui colli attorno alla città del fiore un formicolare di soldati francesi, spagnoli, tedeschi e bande di italiani in numero triplo rispetto agli assediati.

Con il passare del tempo e con la città ridotta allo stremo Firenze verrà alla fine battuta e riportata in mano ai Medici; battuta ma non sconfitta, e di questo anche Carlo V dovrà rendersi conto.

Fu durante questo assedio che il 17 Febbraio del 1530, nel periodo del carnevale, venne disputata una delle tante partite di calcio che avevano caratterizzato i momenti felici dei precedenti carnevali fiorentini.

Fu questa la partita che passò alla storia e di cui oggi si celebra la rievocazione.

Infatti questa gara, disputata tra la squadra dei Verdi di San Giovanni e quella dei Bianchi di Santo Spirito con la città in uno dei periodi più drammatici della sua storia, voleva essere po' di sfida nei confronti delle truppe imperiali ed un po' di sollievo per fiorentini che tenevano molto a non infrangere la tradizione del carnevale.

Questo evento venne disputato nella Piazza di Santa Croce dove le truppe assedianti potessero vedere la partita e sentire i suoni di tromba; si dice che Carlo V, sentendosi preso in giro, dette ordine di sparare un colpo d'artiglieria che però sbagliando mira sorvolò la piazza e, non recando alcun danno, provocò tra i cittadini di Firenze, intenti fino a quel momento a seguire la partita, la rumorosa risposta con urla, ed ironici squilli di tromba e schiamazzi.

 

 

 

  > 2 momenti del corteo storico

 

Il calcio fiorentino può essere visto, per chi non lo conosce, come un gioco posto a metà strada tra il rugby, il calcio e la lotta.

Un corteo di figuranti in costume per le strade del centro storico di Firenze reso rumoroso dai musicisti (detti "musici") e colorato da altri 550 componenti tra cui gli sbandieratori ("bandierai degli Uffizi"), si conclude sul campo di gioco in sabbia posto in zona che in epoche passate variava: vennero giocate partite in varie piazze tra cui le più importanti Santa Croce, Santa Maria Novella, Santo Spirito, del Carmine e della Signoria.

 

  > Il gonfalone con il giglio di Firenze in via De' Calzaiuoli

 

All'uscita dei figuranti dal campo inizia una partita che vede affrontarsi 2 squadre da 27 giocatori (detti "calcianti") per parte in un tempo di 50 minuti.

La partita si disputa sotto gli occhi dalla tribuna del "Magnifico Messere", che ai giorni nostri è identificato in un personaggio più o meno noto al pubblico.

Durante questi 50 minuti non è escluso nessun tipo di colpo; i calcianti si affrontano consapevoli del fatto che si può giocare sull'avversario anche senza palla, e non di rado le partite degenerano in risse e zuffe piuttosto violente.

 

   > Gabriel Batistuta "Magnifico Messere"

 

L'obiettivo del gioco è quello di portare avanti la palla usando mani o piedi cercando di superare le linee avversarie (come nel rugby) e mandare la palla in una specie di rete che occupa tutta la larghezza del campo.

Nel caso che il goal (detta "caccia") venga segnato il punto va alla squadra del calciante che lo ha realizzato, in caso contrario, cioè di errore dell'attaccante con la palla che andando alta esce fuori porta, va mezzo punto alla squadra che ha subito l'attacco. Alla fine dei cinquanta minuti regolamentari, la squadra vincente riceve in premio una bianca vitella, ritirata dai calcianti ormai con le maglie a brandelli o a torso nudo. Un "Gridate con me Viva Fiorenza" è l’invito conclusivo del Capitano di Guardia del Contado e del Distretto al termine dello scontro, a cui fa eco il patriottico "VIVA FIORENZA" urlato a squarciagola da tutti i componenti del corteo storico.

Oggi la vitella viene ritirata simbolicamente e fa solo parte del corteo, ma il premio per i giocatori odierni non sono soldi, ma una bistecca da consumare tutti insieme a fine partita.

Il fatto che i calcianti non ricevano compensi in denaro è indice che i praticanti di questo gioco siano persone che ci tengono veramente a tenere viva una tradizione fiorentina che non sarebbe la stessa se i protagonisti fossero dei "mercenari" qualunque.

 

   > Partita tra Rossi e Verdi

 

Le partite di questo calcio, detto anche "in Livrea", hanno origini già nel 1400; queste venivano disputate non solo tra le squadre dei 4 quartieri in cui era suddivisa la Firenze medievale, che erano quelle dei Verdi, dei Bianchi, degli Azzurri e dei Rossi (vedi suddivisione dei quartieri), ma anche da molti giovani che giocavano partite per divertimento.

Le gare venivano disputate tra calcianti di età che variava tra i 18 ed i 40 anni in cui a volte figuravano anche personaggi che negli anni tra il '400 ed il ' 600 erano famosi quali politici, principi, duchi e futuri pontefici.

Moltissime le partite famose tra cui quelle giocate in inverno sull'Arno ghiacciato, quella del 1521 giocata nel cortile Belvedere del Vaticano, quelle per celebrare nozze od eventi oppure sfide disputate davanti ad alcuni dei vari papi che si sono alternati nel tempo.

Molte anche quelle giocate fuori da Firenze: partite di Calcio Fiorentino vennero svolte a Pistoia, Livorno, Lione, Roma.

 

   > Partita tra Bianchi e Rossi

 

Attualmente il Calcio Storico Fiorentino è una grande rievocazione storica che tiene viva la tradizione rispecchiando su di se, anche in clima moderno, il carattere fiero e lo spirito fiorentino della città conservando l'antico volto di Firenze contro il passare del tempo.

Nonostante i problemi e le numerose polemiche che caratterizzano frequentemente la vigilia di questa manifestazione, reputata da molti troppo violenta in quanto spesso occasione per "regolare i conti" tra calcianti nel caso di scaramucce negli anni passati, oltre a portare sugli spalti allestiti per l'occasione molti turisti, vede anche veri e propri tifosi fiorentini accaniti sostenitori dei colori del proprio quartiere.

La rievocazione di oggi consiste in un torneo che vede affrontarsi le 4 squadre sopra citate in 2 semifinali ed una finale in date che vedono la finale disputarsi il 24 Giugno (il giorno di San Giovanni, patrono di Firenze) e ciascuna semifinale rispettivamente le 2 domeniche precedenti.

Dopo la fine del torneo, quando alle 22 inizia a calare la notte sulla spesso caldissima città, il patrono viene festeggiato con il lancio dei famosi "fochi" di San Giovanni dal Piazzale Michelangelo, i quali simboleggiano anche l'atto conclusivo della tradizionale rievocazione storica fiorentina.