Organizzazione Militare


Vercingetorige si arrende a Cesare (L.Noel Royer, 1899)


La vocazione bellica dei romani fu uno dei fattori determinanti la grande espansione territoriale del regno: infatti grande è stata la cura dei Romani per il loro ordinamento militare, che subì varie variazioni nel corso del tempo.


Nelle primissime battaglie (sotto i primi re) della loro storia i Romani combattevano senza niente che somigliasse ad una organizzazione militare o strategia, tanto più se confrontati con i loro discendenti di qualche secolo dopo. Non si avevano insegne di grado, come armi venivano utilizzati solo bastoni e rozze spade.

Probabilmente l'unico motivo dei primi successi bellici non va ricercato nella forza e tanto meno nelle strategie, bensì nello spirito di sacrificio verso la patria, nella frugalità e in tutte quelle virtù tramandate dalle leggende che allora erano sinceramente sentite.



Tappe dell'evoluzione militare

La tradizione attribuiva a Romolo l'istituzione della legione, una unità -unica in origine- militare composta totalmente da 3.000 fanti (pedites) e da 300 cavalieri (equites), forniti in egual misura dalle tribù dei Ramni, Tizi e Luceri; inizialmente solo i patrizi potevano imbracciare le armi a difesa della patria.

Ogni tribù dunque contribuiva a creare i contingenti militari, il tribuno di ogni tribù risultava automaticamente capo delle sue milizie, ogni curia doveva fornire 10 cavalieri, con a capo il curione, 100 fanti, una centuria con a capo un centurione, composta da 10 decurie, con a capo un decurione, ogni decuria 10 fanti. L'esercito risultava così complessivamente costituito da tre tribuni, 300 cavalieri divisi in gruppi da dieci e 3000 fanti, divisi in 30 centurie, ed infine il capo supremo dell'esercito era il Re. (Tale situazione poi si modificherà in seguito alla "riforma serviana" del VI secolo a.C.)

La leva comprendeva i cittadini dai 17 ai 46 anni.

La legione, comandata dal re, era congedata alla fine del conflitto; ciascun contingente di fanteria era fornito di un tribunus militum, ed ogni squadrone di cavalleria di un tribunus celerum. L'armamento doveva essere quello tipico dell'epoca: corazza, elmo e schinieri di cuoio, scudo di legno, rinforzato da elementi di metallo, una picca (lancia), e la spada.


A partire da Servio Tullio la leva avvenne sulla base delle nuove tribù: urbane e rustiche; ognuna di queste era divisa in 5 classi censitarie che definivano l'armamento (a carico del cittadino) e il posto dello schieramento. Le classi a loro volta erano divise in centurie (maggiore il reddito maggiore il numero di centurie), per un totale di 193, ognuna delle quali doveva fornire 100 uomini validi all'esercito. Nella prima classe erano inclusi i cittadini con maggior censo, aveva quindi un numero maggiore di centurie e forniva anche i contingenti di cavalleria. Il resto della milizia era fornito dalle restanti classi. La leva era obbligatoria per tutti i cittadini abili dai 17 ai 60 anni; solo coloro che avevano un reddito imponibile cadevano sotto l'obbligo militare, mentre i nullatenenti furono impiegati in marina (dal 311 a.c.) o, in casi eccezionali, venivano arruolati a spese dello Stato. Il soldo (stipendium o soldus) fu istituito nel 406 a.c. circa.

La nuova organizzazione militare di Servio, privilegiando il censo sull'elemento strettamente nobiliare, preparò il terreno al conflitto tra patrizi e plebei, che si sarebbe aperto nei primi secoli dell'età repubblicana. Non è forse errato pensare che sia la riforma stessa da far slittare in epoca repubblicana, poiché essa sembrerebbe presupporre una leva militare numericamente assai più numerosa di quanto non potesse essere quella d'epoca serviana; inoltre, tale complessità nel computo del censo, per l'esatta ripartizione nelle classi sociali, parrebbe anacronistica in un periodo tanto arcaico.

La struttura della legione Serviana era di tipo falangitico.


Con la Repubblica le legioni diventarono 2, ognuna al comando di un console, pur rimanendo invariato il totale degli effettivi (quindi fu diviso in 2). La cavalleria, sempre poco utilizzata dai Romani, fu ridotta (metà II sec. a.c.) e in seguito questo servizio venne svolto prima dagli alleati, poi da truppe mercenarie (dopo la guerra civile dell' 89 a.c.). Il fabbisogno dei soldati era stabilito dal Senato anno per anno; veniva chiesto un gruppo di uomini da ogni tribù fino al completamento del fabbisogno, quindi la leva cadeva normalmente solo su una parte dei cittadini. Per lungo tempo non esistettero strutture militari permanenti. Il comando delle legioni fu proprio di magistrati elettivi annuali (escluso il dictator in carica 6 mesi) dotati di imperium; il console esercitava il comando supremo. Il numero delle legioni arrivò a 4 nella II guerra sannitica (326-304 a.c.) e crebbe continuamente nel tempo, superando anche la quarantina. A partire dagli sconvolgimenti della guerra annibalica (218 a.c.) la ferma si allungò sempre più, portando all'impoverimento dei piccoli contadini, ed il censo minimo per essere arruolati diminuì progressivamente. La struttura della legione repubblicana era di tipo manipolare.


Con la guerra numidica (107 a.c.) Mario diede vita ad un esercito professionale, dando inizio al reclutamento volontario retribuito senza riguardo al censo e con ferma ventennale. La leva obbligatoria non fu formalmente abolita ma non fu più necessario ricorrervi. A questo punto i ceti abbienti rimasero esentati dal servizio militare in quanto il fabbisogno era coperto dalla massa dei poveri volontari attirata dal soldo, dalla distribuzione di bottino, dalle assegnazioni di terre al congedo e da altri benefici; in più diventò normale l'acquisizione della cittadinanza romana attraverso l'arruolamento. La struttura della legione di Mario era di tipo coortale.





LA MARINA MILITARE

La prima grande flotta romana fu allestita nel 261 a.c. in occasione della prima guerra punica; in precedenza la funzione della marina era svolta dagli alleati. Dal 267 a.c. furono eletti quaestores classiarii per l'amministrazione della flotta; i rematori (remiges) erano costituiti dagli schiavi o dai prigionieri di guerra, i marinai da alleati, liberti o cittadini; i classarii (soldati della marina) erano proletari. Le navi da guerra (longae), con rapporto minimo di 7 a 1 tra lunghezza e larghezza, si distinguevano dalle navi da carico (onerariae) che avevano un rapporto di 4 a 1, risultando così più tozze rispetto alle prime. Le longae, lunghe e veloci, avevano 2 ordini di remi e potevano essere dotate di rostro, prolungamento della chiglia con estremità in bronzo aventi la funzione di speronare le navi nemiche. Sebbene importante la marina venne posta da Roma in secondo piano, dopo le forze terrestri.