IGEA LABORATORIO DI PATOLOGIA CLINICA
precedente
indice
Indice
successivo

IL rischio della toxoplasmosi, portata dagli animali domestici 
IL gattino aspetta fuori se è in arrivo un bimbo

In soggetti adulti la malattia comporta solo lievi disturbi, nel primo semestre di gravidanza può causare gravi conseguenze.

Secondo una tradizione popolare ormai vecchia di secoli, non è consigliabile avere animali in casa, ed in particolare i gatti, quando in famiglia c'è una donna che aspetta un bambino. E' emblematica, a tale proposito, l'Annunciazione, il famoso dipinto di Lorenzo Lotto (1480-1556), conservato presso la Pinacoteca Comunale di Recanati. A sinistra, una Madonnina timida e imbarazzata, a destra l'Angelo che le comunica la lieta novella e al centro un gatto, con la schiena lievemente arcuata e la coda fra le gambe, in procinto di allontanarsi.


Sembra quasi che dica: "C'è una Nascita in vista e io devo andarmene.
Qual è il significato dell'allegoria pittorica ? Una generica rappresentazione del male, inconciliabile con la presenza, seppure embrionale, di Cristo, o piuttosto un pericolo concreto, che per fortuna va via spontaneamente, senza arrecare danni ? Per estrazione professionale e culturale, sono propenso a privilegiare la seconda ipotesi: nell'animale è contenuto un fattore di rischio, non visibile a occhio nudo ma reale, oggettivo ed attualmente documentabile con particolari indagini di laboratorio.
Spesso, le antiche leggende mettono in risalto delle correlazioni fra due ordini di fenomeni, anche se non sempre sono in grado di stabilire fra essi un rapporto di causa ed effetto. Qualche volta, la scienza ha confermato la validità di questi convincimenti popolari, chiarendo anche i motivi che li hanno determinati. E' appunto il caso di cui ci stiamo occupando: una malattia infettiva causata da un protozoo, il Toxoplasma Gondii, scoperto nel 1908 in Brasile dall'italiano Splendore.
All'osservazione microscopica, il protozoo si presenta con forma ovalare o semilunare (in greco, toxon significa arco), ed ha dimensioni di pochi micron.  Il Toxoplasma infetta, oltre l'uomo, anche molti animali, tra cui ricordiamo il cane, il gatto, il topo, il piccione e il pollo. Sembra comunque che l'ospite primario a maggior rischio sia proprio il gatto, nel cui intestino il protozoo espleta lo stadio sessuato del suo ciclo vitale. Il toxoplasma può trasmettersi all'uomo sia mediante il consumo di carne contaminata e poco cotta, sia, più frequentemente, con il contatto diretto con l'animale. 
La moltiplicazione del protozoo avviene esclusivamente all'interno delle cellule e continua sino a quando tali elementi, pieni di microrganismi, si rompono, mettendo in libertà i toxoplasmi, che immediatamente aggrediscono nuove cellule.


Il riquadro è tratto da un sito internet molto interessante, cui è d'obbligo una visita accurata per la completezza delle classificazioni e delle immagini.
La malattia è ubiquitaria e si calcola che una buona percentuale della popolazione italiana, circa il 50% secondo alcune statistiche, ne venga colpita. Nella maggior parte dei soggetti adulti o adolescenti, l'infezione decorre in modo non apparente, o comporta soltanto lievi disturbi, come febbre poco elevata, segni specifici di modesta compromissione respiratoria ed ingrossamento delle linfoghiandole. In una minima percentuale di pazienti si possono però riscontrare complicazioni di una certa importanza, come lesioni a carico della retina, del nervo ottico e del sistema nervoso centrale: queste ultime assumono notevole rilievo in persone immunodepresse, quali ad es. i malati di Aids. In definitiva e salvo casi particolari, la malattia evolve quasi sempre in modo benigno e senza lasciare postumi. 
Ma le cose cambiano radicalmente quando è interessato il prodotto del concepimento, in specie nel corso del primo semestre di gravidanza. In questi casi, la gravità della malattia è in rapporto con le scarse difese dell'organismo durante la vita fetale e con l'immaturità del sistema nervoso. Le infezioni congenite possono essere causa di molteplici inconvenienti, tra cui ricordiamo l'aborto, la corioretinite, i disturbi psicosomatici, l'idrocefalia e la microcefalia. 
E' opportuno, quindi, instaurare una serie di misure preventive, che consistono innanzitutto nell'evitare, durante la gravidanza, il contatto con gli animali. A questa norma di carattere generale si aggiungono i test di cui dispone oggi il laboratorio di patologia clinica. Ricordiamo qui che l'organismo reagisce contro gli agenti infettivi ponendo in opera una serie di meccanismi di difesa. Tra essi, giocano un ruolo molto importante due tipi di anticorpi, che si possono riconoscere e dosare con un'analisi del sangue relativamente semplice: le immunoglobine della classe G (IgG), che esprimono un pregresso rapporto con l'agente patogeno e quelle della classe M (IgM), che sono presenti quando l'infezione è in corso. Da rilevare che un esame positivo per anticorpi anti toxoplasma della classe IgG, in qualsiasi concentrazione essi siano, indica soltanto che l'organismo ha avuto contatto, in passato, con il protozoo. Ciò non significa, come comunemente si crede, che il soggetto sia immune dalla malattia, né tantomeno esclude la possibilità di un'infezione in atto. Il dosaggio degli anticorpi della classe IgM si rivela quindi di fondamentale importanza per la diagnosi precoce della fase acuta della malattia. 
Ad ogni modo, è preferibile che la gestante non si rivolga al laboratorio di patologia clinica di propria iniziativa. Esami di questo genere devono essere sempre prescritti dal medico curante, che stabilirà i periodi in cui praticarli e valuterà con cautela i risultati, inquadrandoli nel contesto del quadro fisiopatologico e clinico della propria paziente. 


Da un articolo del dott. Elio Rossi, pubblicato su Il Messaggero del 04/11/93 ed aggiornato nell'aprile 1998 e nel luglio 2001.


 
precedente
indice
Indice
successivo