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Nel
dialetto napoletano “piennolo” significa pendolo, altre
denominazioni sono “spunziello” e “nzerta”, tutte stanno ad
indicare quelle splendide architetture rosseggianti realizzate dai
contadini della penisola amalfitana coi pomodorini locali
conservati “a filo” e penzolanti dalle volte bianche e dagli archi
delle case. Le bacche sono di forma tondeggiante dal colore rosso
intenso, di piccole dimensioni (circa 3 cm. Di diametro) che
presentano un lieve pizzo verso l’apice. La polpa è abbastanza
consistente.
E’ coltivato con la denominazione di Corbarino nelle aree
collinari del Valico di Chiunzi comprese nei comuni di Cvorbara e
S. Egidio del Monte Albino, e sui terrazzamenti collinari dei
monti Lattari, prevalentemente nei comuni di Furore, Conca dei
Marini e nelle frazioni alte di Amalfi e Ravello.
Le eccellenti caratteristiche organolettiche del pomodorino a
piennolo sono determinate dall’ambiente di produzione (a circa 250
m. sul livello del mare), dalla tecnica colturale (allevamento a
capanno mediante pertiche di sostegno) e dal tipo di conservazione
a filo.
L’elevata escursione termica, tipica delle colline marine,
favorisce l’intenso arrossamento, mentre la coltivazione in
terreni asciutti di origine vulcanica conferisce notevole
consistenza ed elevata sapidità ai frutti. Una sapidità che si
concentra e si affina nel lungo periodo di conservazione e di
lenta disidratazione, favorita da una buccia particolarmente dura
e resistente.
Il pomodorino ama i connubi più o meno intriganti, perciò si
accompagna volentieri all’origano, al basilico, e in maniera un
po’ abusata in questi ultimi tempi, alla rucola con cui si ottiene
un’ottima pizza. In questi accoppiamenti riesce, in ogni modo, a
farla da padrone senza farsi mai sopraffare. |