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Sensibilità dinamica dell'oscilloscopio.

Se la tensione $ V_{y}$ variasse si dovrebbe tener conto della capacità del sistema di deflessione di inseguire tale variazione sullo schermo. La traiettoria dell'elettrone non è più parabolica e si può scrivere approssimativamente:

$\displaystyle D_{y}\approx L\tan\alpha=L\left.\frac{dy}{dz}\right\vert _{z=l}=L\left.\frac{dy}{dt}\cdot\frac{dt}{dz}\right\vert _{t=t_{1}}$

dove $ t_{1}$ è l'istante in cui gli elettroni escono dalle placchette. Essendo:

$\displaystyle L\gg d$

e:

$\displaystyle L\gg\frac{l}{2}$

si ha:

$\displaystyle D\approx L\left.\frac{u_{y}}{u_{z}}\right\vert _{t=t_{1}}$

indicato con $ t_{0}$ l'istante in cui l'elettrone entra nel campo di deflessione e $ \Delta t$ il tempo necessario per uscirne, si ha:

$\displaystyle u_{y}\left(t_{1}\right)=\int_{t_{0}}^{t_{1}}a_{y}\left(\tau\right)d\tau=\frac{e}{m_{e}d}\int_{t_{0}}^{t_{0}+\Delta t}v_{y}\left(\tau\right)d\tau$

se:

$\displaystyle v_{y}\left(t\right)=V_{y}$

cioè la tensione di deflessione è costante nel tempo, si ha:

$\displaystyle u_{y}\left(t_{1}\right)=\frac{eV_{y}}{m_{e}d}\int_{t_{0}}^{t_{0}+\Delta t}d\tau=\frac{eV_{y}}{m_{e}d}\Delta t$

da cui:

$\displaystyle D_{y}\approx\frac{eLV_{y}}{m_{e}u_{z}d}\Delta t=\frac{eLV_{y}l}{m_{e}u_{z}^{2}d}=\frac{Ll}{2d}\cdot\frac{V_{y}}{V_{a}}$

se ad esempio:

$\displaystyle v_{y}\left(t\right)=V_{y}\sin\left(\omega_{p}t\right)$

con:

$\displaystyle T_{P}=\frac{2\pi}{\omega_{p}}\gg\Delta t$

dalle quali:

$\displaystyle u_{y}\left(t_{1}\right)=\int_{t_{0}}^{t_{1}}a_{y}\left(\tau\right...
...}{m_{e}d}\int_{t_{0}}^{t_{0}+\Delta t}V_{y}\sin\left(\omega_{p}\tau\right)d\tau$

ovvero:

$\displaystyle u_{y}\left(t_{1}\right)=-\frac{eV_{y}}{m_{e}\omega_{p}d}\left[\co...
...{p}\left(t_{0}+\Delta t\right)\right]-\cos\left(\omega_{p}t_{0}\right)\right\} $

ed ancora:

$\displaystyle D_{y}\approx\frac{eLV_{y}}{m_{e}u_{z}d}\sin\left[\omega_{p}\left(t_{0}+\Delta t\right)\right]\sin\left(\omega_{p}\frac{\Delta t}{2}\right)$

Nella sensibilità dinamica si può dire che da una certa frequenza in poi non viene visualizzato segnale, perché l'oscilloscopio non ha la sensibilità necessaria a captare le variazioni del segnale $ v_{y}\left(t\right)$: tale difetto è caratteristico anche degli oscilloscopi digitali. Poichè un segnale qualsiasi è costituito generalmente da più armoniche di frequenza crescente, si può pensare di applicare separatamente ogni segnale che costituisce $ v_{y}\left(t\right)$ e vedere poi l'attenuazione che questi ricevono. Si parla dunque di banda passante per l'oscilloscopio. La banda passante costituisce un dato di targa essenziale per ogni oscilloscopio, in quelli digitali è indicata come $ \frac{samples}{s}$. Se $ v_{y}\left(t\right)$ è variabile nel tempo, può avere importanza il tempo di transito $ T=\frac{l}{u_{z}}$ impiegato dagli elettroni ad attraversare le placchette di deflessione (da cui $ t_{0}+T=t_{1}$). Questo deve essere il più piccolo possibile per cui le placchette stesse sono corte e la $ V_{a}$deve essere elevata. Tuttavia questo riduce la sensibilità:

$\displaystyle S=\frac{Ll}{2dV_{a}}$

si realizza a questo scopo una deflessione distribuita, cioè si dispone una serie di placchette di deflessione alla quale viene applicata la $ v_{y}\left(t\right)$ mediante linee di ritardo. Il segnale si propaga lungo la linea di ritardo alla stessa velocità degli elettroni del fascio: ad ogni singolo elettrone verrà applicata la stessa tensione costante in ogni punto del tubo. Se la velocità di propagazione coincide con $ u_{z}$ il fascetto elettronico è sottoposto alla stessa tensione, quindi riconducibile localmente alla sensibilità statica. In questo modo la sensibilità aumenta contestualmente e si risolve il problema della banda passante del sistema verticale.


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Angelo Rossi 2003-12-05