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Misure indirette.

Si è già analizzato il metodo di Tipo A che consente mediante procedimenti statistici di ricavare un valore numerico che identifica la bontà della misura. Si vedranno altri casi a partire dalle misure indirette: ad esse si ricorre quando non si possono misurare direttamente le grandezze d'interesse o non si dispone di strumenti di misura adatti allo scopo. In molti casi il misurando $ y$ è determinato a partire dalla misura di $ n$ grandezze $ x_{1}$, $ x_{2}$, ..., $ x_{n}$ tramite una relazione funzionale:

$\displaystyle y=f\left(x_{1},x_{2},\ldots,x_{n}\right)$

le stime dei vari misurandi $ x_{1}$, $ x_{2}$, $ \ldots$, $ x_{n}$ sono $ \overline{x}_{1}$, $ \overline{x}_{2}$, $ \ldots$, $ \overline{x}_{n}$ (valori medi trovati applicando la valutazione dell'incertezza di Tipo A) e quella di $ y$ è $ \overline{y}$. Si è supposto di poter effettuare la stima per ogni grandezza $ x_{i}$. La funzione $ f$ può essere determinata sperimentalmente o è nota. Si misura il cambiamento prodotto in $ y$ dalla variazione di una particolare $ x_{i}$ tenendo le altre grandezze costanti. In tal modo la $ f$ stessa si riduce ad una serie di Taylor empirica del prim'ordine basata sui valori misurati di $ \frac{\partial f}{\partial x_{i}}$ cioè del legame che esprime la relazione tra $ y$ ed $ x$.


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Angelo Rossi 2003-12-05