OSSERVATORIO LETTERARIO 

*** Ferrara e l'Altrove ***

 

ANNO VIII – NN. 39/40   LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2004   FERRARA

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L'ECO & RIFLESSIONI  ossia   FORUM AUCTORIS

 

RICEVIAMO, PUBBLICHIAMO:

 

 

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From :  "Pittalunga"

To :  "Osservatorio Letterario"

Cc :

Date:  Fri, 12 Mar 2004 07:39:18

Subject :  OSSERVATORIO LETTERARIO N. 37/38

 

 Gentil Signora Melinda,

                                  ho letto con interesse il suo ultimo editoriale di marzo/giugno, sullo stato della lingua italiana.

 

 Il suo modo di scrivere netto e pulito, mi ha rammentato il Nostro Indro.

 Condivido in tutto e per tutto anche sul contenuto.

 

 Mi permetto allegare una paginetta* che inviai lo scorso anno all'Accademia della Crusca, rimasta senza risposta. Forse, il mio è un gioco, ma neanche poi tanto.

  La questione dell'accentazione ibrida della lingua italiana è stata causata proprio dalla  diffusione delle TV regionali, negli anni 1970/80, vedi pag.4427  Aldo Gabrielli, 1989.

 

Ai miei occhi, una cosa è dire témpo, e un'altra cosa è dire tèmpo.

 Come una cosa è dire Mèlinda, e un'altra cosa è dire Melìnda.

 

Tra ibridi e puristi, non ci si intenderà mai.

 Mi vien voglia di dire ad Azeglio, che, insieme all'inno, obblighi a parlar italiano.

 

 La pronuncia italiana perfetta, come da dizionari, è quella di alcune zone del Trentino, della Sardegna, della Toscana, e Lazio.

Franco B.

 

* Testo allegato:

 

«Con il passar degli anni, purtroppo, invece di stemperarsi, mi si acuisce una mia antica fisima.

E mi fa star male. Un male fisico. Un vero male, insomma. Profondo, direi.

 

Trattasi della fonètica e/o fonologia italiana.

Meglio, dei suoni accentati nel parlato: ortoepia.

 

Consulto spesso i miei sette dizionari italiani, ove ritrovo con soddisfazione la mia lingua.

Per cui mi dolgo moltissimo del contrastante incalzante parlato, «nordico», secondo me,  o padano.

 

Eppure, in italiano, esistono règole precise per gli accènti.

Ma, le regole sono difficili a ricordare ed allora me ne sono coniata una mia tutta personale.

Ho notato che funziona. È molto pratica. Quindi, poètica (poiein). Cioè, completamente armonica.

 

La  «è» aperta (grave) dà un senso di ampiezza: ed ecco: cièlo, pensièro, mènsa,  gènte, mistèro, pièno

La «é» stretta (acuto)  dà un senso di limitatezza: ed ecco: stélla, bigliétto, strétto, sécco, mé, té, quéllo.

Ciò, dà un senso ritmico armonioso, musicale, secondo me. Quindi, bello. Piacevole insomma.

 

Nel nord Italia (Trentino escluso) viene tutto capovolto.

 

Ma il dolore aumenta, quando udendo una perfetta dizione italiana (come da dizionario), i nordici con sussiego altezzoso,  al limite del derisorio, dicono : » ‘E un toscano». Certi d'esser nel vero.

Niente di più falso, perché il  «vèro tos'ano» non è per niente italiano, bensì un'altra lingua, cioè un dialetto come il milanés, napulitàno, piasintèi, siculo, etc. vere e proprie lingue con tanto di dizionari consultabili alla Biblioteca Comunale Sormani di Milano.

 

( Abbiamo 77 bellissimi dizionari di lingue regionali ).

Tutte lingue bellissime, e parlabili e cantabili.

Inimitabili ibridamene. Vere lingue.                                    

 

Solo qualche anno fa, gli esami di assunzione come annunciatori della radio o televisione (speaker)

richiedevano la frequenza di sei mesi per un corso di dizione italiana. Ed erano esami durissimi.

Oggi…giornalisti, scrittori, speaker, attori, se ne sente di tutti i colori, di tutte le disarmonie….

Mi fa star male, l'arroganza di una attuale lingua ibrida, priva di identità.

Perché, per esempio, quando un «nordico» canta, canta come da dizionario italiano ?

Certo ! I Dizionari Italiani sono «tos'ani»!

Ed il latino?

    ,    

E il greco?

e      ,     h

 Nostre

Origini.                                        

 

Chissà che con il vostro aiuto potrò star meglio…

Vostro incorreggibile purista  anti - ibrido,  amante del bel suono puro mozartiano, che non capisce la dodecafonia.

                                                           Franco                                   

 Udito a teatro da attori di prosa:

 

  «Quèllo a  mè ha d ètto : cosciénte ed indipend énte nel t émpo»

Sei (6) parole.                                                                                                 

                                                                                                                                  Sei (6) distonie.

 

In attesa che il dott. Azeglio, oltre alla bandièra, all'inno ed alle parate italiane, ripristini anche la lingua italiana e gli insegnanti italiani, oppure ristampi i dizionari con dizioni ibride correnti, per mettere il mio cuore in pace,  attendo un graditissimo e salutare  vostro cenno di riscontro.

                             Grazie!» 

 

 

-----Messaggio Originale-----

Da: ermanno eandi

A: Osservatorio Letterario

Data invio: mercoledì 19 marzo 2003 20.34

Oggetto: le poesie dei bambini contro la guerra

 

Gentile amico poeta e sito dedicato alla poesia,

vi invio i versi dei bambini delle IV elementari dell'I.C. Manzoni - di Corso Marconi, 28 di Torino.

Sono versi autentici, di bambini semplici che si pongono con stupore e orrore davanti alla guerra e con il loro bazooka di sensibilità scagliano poesie d'amore  contro i carrarmati di follia.

 

Il programma poetico è inserito nel progetto «Adotta un poeta nella Torino dei bambini» dove il poeta Ermanno Eandi in collaborazione del corpo docente dell' I.C. Manzoni, stimola la sensibilità creativa degli allievi delle IV elementari e li aiuta a comporre versi autentici e preziosi.

Se volete potete pubblicare i versi dei bambini.

saluti.
Ermanno Eandi
www.eandiermanno.it

 

 

 

 

Due parole a tutti quanti

 

Bush, che cosa fai?

Non si sa!

Ma la guerra si farà,

ma se puoi non la vuoi fare,

le arance devi buttare,

non le bombe così terribili

che portano a situazioni  imprevedibili…

Noi vogliam la pace non la  guerra così atroce.

Viva la pace!  Viva l'armonia!

Così stiamo un po' in buona compagnia.

 

Fiammetta Fanari

I.C. Manzoni – Classe IV B – Corso Marconi, 28 - Torino

La guerra e la pace

 

La guerra non è intelligente

Perché muore sempre tanta gente,

ci son persone che non c'entrano per niente,

invece Bush è sempre presente.

Lui non si muove, non  rischia nulla

E con le bombe lui si trastulla.

Le bombe devono essere distrutte

Perché sono cattive e brutte.

La guerra non si deve fare

E tutti si devono amare.

 

Chiara Carlotta Argentino

I.C. Manzoni –  Classe IV D  – Corso Marconi, 28 - Torino

 

Torino e la pace

 

Tu sei un cielo stellato,

che indica la via,

nel centro di un'intensa notte di guerra.

La guerra quatta quatta da dietro la porta

cerca di trionfare ma tu la fai allontanare,

con bandiere colorate e legate ai balconi,

dalle case surriscaldate da un focolare

 che ci invita tutti a ragionare:

la guerra è ingannevole

la pace, invece, è ragionevole.

 

Karina Ludu

I.C. Manzoni – Classe IV B – Corso Marconi, 28 - Torino

 

 

 

 

 

-----Messaggio Originale-----

Da: Szigy

A: Dr. Bonani G.O.-né Tamás-Tarr Melinda

Data invio: 05-05-2004 22:58   

 

Kedves Melinda!

Ha egyszer megcsípem azon feltehetően ifjú hackereket, akik ezt az újabb vírusinváziót kiagyalták, ha nem leszek eléggé ügyes, bekerülök a bűnügyi rovatba.

 Szerettem volna válaszolni a fordításodra, de nem férek hozzá, mivel évekkel ezelőtti, más szolgáltatónál volt címemre (?!) bejött egy vírusos levél, és leállt ez e-mail.

Közben gratulál, hogy a tesztüzenetem milyen jó, éljen-éljen.

Szerettem volna bebizonyítani, miért jó a fordításod. Hát most várnunk kell. Ma már ösztökélésre sem írok kritikát (a jövőben újra fogok, mert a mostani kormány bravúrjait képtelenség anyagilag bírni). Amit nem tudsz: rémesen őszinte vagyok. Ennek következtében itthon a föld fölött jár, akinek munkájáról jót írok, de aki rosszat merészel - lásd Berkesi -, annak annyi.

Na most, mivel szöveghasználatod (parole - na, mit szólsz?) osztályon felüli, érzékeny füled is nyilvánvaló, igényességed szintén, egy pillanatra sem hiszem, hogy ne Neked volna igazad a honi gyökérrel szemben.

 Kérlek, várd ki, amíg újra emilközelben lehetek, talán nem közömbös, hogy az ország második legkeményebb kritikusa tud jót a munkádról.

Az első Bodor Béla, de ő sportot űz abból, hogy mindenki minden munkájáról rosszat mondjon.

Szeretettel: Gyuri

 

 

-----Messaggio Originale-----

Da: Szigy

A: Dr. Bonani G.O.-né Tamás-Tarr Melinda

Data invio: sabato 8 maggio 2004 4.00

Oggetto: fordítás

 

Kedves Melinda!

Örömmel tudatom, hogy a fennkölt műszaki-gazdaságtani, nemkülönben olaszi személy – némi késztetettség következtében – hajlandó volt leereszkedni az irodalomhoz, amit olvasószemüve-gének kényszere előtt igen csak kedvelni méltóztatott.

Lényege: valóban igazam volt, és Ady-fordításod a legmagasabb kalkulust vívta ki. Ezek után, jóllehet a János nevű vitézből saját átültetésedet, sajnos, nem lehetett szerencsénk olvashatni, az érett korú hölggyel arra az álláspontra jutottunk, hogy a fordításod, amelyhez szerencsénk adatott, kiemelkedően jó, magas színvonalú munka.

Erre – természetesen gonoszul – azzal reagáltam, hogy könnyű Neked, mivel anyanyelvileg magyar vagy. Ám a hitvesi ellenvetés is a helyén volt: ő az olaszt olvasta, de nyomban ráismert Adyra.

Ennél méltóbb elismerést – hitvány fantáziámmal – elképzelni sem tudok.

Miáltal ennek figyelembe vétele révén babérkoszorús szeretettel köszöntelek: Gyuri

 

 

 

 

-----Messaggio Originale-----

Da: Szigy

A: Dr. Bonani G.O.-né Tamás-Tarr Melinda

Data invio: sabato 8 maggio 2004 16.06

Oggetto: fordítók

 

 

Kedves Melinda!

 

Elnevettem magam, amikor megláttam, hogy Magadat fordítottad magyarra. Annyira jól szólt az olasz! A lírádról röviden annyit, hogy úgynevezett objektív líra, ami tőlem kissé távoli. Viszont ennyivel könnyebb felismernem az értékeit. Amikor Nemes Nagy Ágnes költészetéről írtam egy évfordulós kiadványba, akkor éreztem hasonlót: t. i., hogy az objektívnek mondott líra is lehet szép. Főleg akkor, amikor átsüt rajta a költő szubjektuma. Nagyon tetszik, amit alkotsz.

   Fordítás. Mondok egy példát a bámulatba ejtésre. A példa az Arany felhő (Nuvola d'oro) második versszaka. Nyilvánvaló, hogy nyelvi okokból nem tudtad rímeltetni az első sort az utolsóval, az ötödikkel. Fogalmam sincs, mennyire kedvelt Olaszországban a kancsal rím, és nem tudhatom azt sem, mennyi ebben a tudatos és mennyi a született tehetség megnyilvánulása. Majd nézz utána, de az első sor cielo végére az ötödikben kancsal rím felel: duole. Ez mestermunka.

   A fordításaidban a betarthatóság határaiig ragaszkodsz pontossághoz, ami ma már ritka. Mint módszer, és mint teljesítmény. Úgy hallom, hogy a magyar eredeti szólal meg. Nagyon-nagyon korrekt munka, akár elfogadásodra kérsz egy várost, akár más költőt fordítasz, érezni benne a zenét. Veszteség lenne, ha nem foglalkoznál ezzel.

 

   De Bartolomeis úr úgyszintén – remélem, jól jegyeztem meg a nevét – időnként bámulatba ejtett. Versfordításaiban puszta tudatlan beleolvasásommal kihallom belőle a magyar eredetit. Érdekes, hogy szabad lélekkel, talán játszva fordít, és úgy gondolom, hogy míg Te veszteség lennél, ha nem művelnéd a fordítást, Barátod nyereség. Mi lenne, ha az Olasz nagykövetséggel felvennétek a kapcsolatot? Giorgio Pressburger, a korábbi olasz nagykövet, magyar. Ugyanabban a kerületben nőttünk fel. Biztosan tudna ebben segíteni, már csak azért is, mert sok magyar író és költő barátja van.

 

    A prózákról csak annyit, hogy ha ezt magyar tempóval olvassa fel valaki, együtt zeng benne a két nyelv. Nagyon szép. Kötetben – így emlékszem, és ez jellemzően igaz – 1972-ben jelent meg Jókai Annától a Reims-i angyal*. A kötet címadója, a Szeretteink, szerelmeink szerintem Annának a legjobb kisprózája. Ajánlom. Meg tudnátok csinálni, ebben már biztos vagyok, pedig próza létére eléggé furfangos a szellemi építkezése.

 

Örömet szereztetek. Köszönöm.

 

Szeretettel köszönt:

 

Gyuri

 

 

 *Ezen levél szerzője nem tudta még, hogy a címzett már lefordította, s 2001-ben már meg is jelent. A következő levél bevezetésének utalásai erre, a már megvalósult fordítás tényére vonatkoznak

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-----Messaggio Originale-----

Da: Szigy

A: Dr. Bonani G.O.-né Tamás-Tarr Melinda

Data invio: sabato 8 maggio 2004 23.09

Oggetto: vers

 

 Kedves Melinda!

 

   Ebbe jól beletaláltam. Viszont örülök neki. Pressburger, amikor itt volt, engem meg-meghívogatott. Már nem tudom, íróként-e, vagy újságíróként-e, de bejártam oda, csak nem mindig értem rá. Ez valahogy mindig így jön ki.

 

   […] A szerelem nevű elmeállapotban valóban nehéz (majdnem lehetetlen) kiemelkedő szerelmes verset írni, ez bizonyított.  […] 

Hogy mondjak valami keményet is: nagyon szívből és érzelemből írsz, így elmarad a szövegedből a játék. Nemes Nagy, akivel együtt emlegettelek (hidd el, hogy ez legalább egy rendes irodalmi díjat ér), abban tekinthető jobbnak (a legjobb költőnőnk volt!), hogy a külvilág leírásába építette érzelmeit. Te tárgyiasítod (az is igazi vers), ő pedig a tárgyakban látta meg a maga lelkiállapotát. Az Orpheus* különszáma volt, amit neki szentelt az irodalomtudomány. Ha semmi mást, az általam említett három verset és az azokról írottakat jó volna megszerezned, ha ez, ahogy mondom, nem eléggé át- vagy belátható. Mondjuk, szeretsz valamit, megírod, hogyan és miért. Ágnes megírta, hogy (mondok ötletszerűen egy baromságot, hogy rikítson a példa:) egy nyugágy szereti az uszoda vizét ugyanúgy, azért, annyira stb.

   Nem nagy a különbség, de a Te tiszta vallomásod a romantika jellemzője, és a romantika – ha van is, naná, hogy van – ma már nem korstílus. Ez nem jelenti azt, hogy a posztmodern utáni időkben ne lehetne jó egy ilyen vers. De valahogy azt kellene megírni, amit tudtommal még senki, hogy a posztmodernek is elfogadják, (mit tesz Isten, az idézőjelezett, azaz idézetekből tákolt palimpszesztjeinek darabjai elsősorban a romantikából eredtek, de „megszüntetve megőrizve” maradtak csak meg). Látod, elméletileg tudom, mit kellene, de nem tudom, hogyan lehetne. Talán kellene rajta agyalnom, összejöhetne.

   Vagyis: lehet szerelmes verset írni, de már lefutott egy nemzedék, amelyik szégyellte az érzelmeit, és elviccelte. Ezt a szemléletet megőrizve, de túlhaladva lehetne olyat írni, ami B…-nak biztosan tetszene. Nem azért, mert ő a kádi, hanem azért, mert a helyieknél okvetlenül jobbat és – főleg – újabbat kell írni, hogy elfogadjon.

   Az azonban igaz, hogy nem feltétlenül ő a mérce. Tőle égető kritikát még nem olvastam, de még a valóban tehetséges Csaplár Vili is azzal jött be bő évtizede az ÉS-be, ahol Bodorral beszélgettünk: „Hogy vagytok, írók rémei?” Izgultam, amikor Vili kötetét megkaptam kritikára, hogy ebből mi lesz, de – hála Istennek – nagyon jó volt a kötet.

   […]

   Amiben valóban extrának gondollak, az a fordítás. Mert ott mások érzelmeit kell közvetítened, nem a sajátokat, és ebben nagyszerű vagy. Itt csodálatosan működik az objektivitásod is, a kifejezőerőd is, az empátiád is. Jó verseket sokan írnak, de extra jó műfordítás ritkán születik.

 

   Az pedig, hogy az MTA nem reagál, nem újdonság. Neki nem szokása reagálni.

 

    Köszönöm, amit küldtél, és hidd el, boldog vagyok, hogy – ha egyelőre nem személyesen bár – ismerhetlek.

 

    Nagy szeretettel köszöntelek: Gyuri

 

 

 

 

 

*E levél írójának irodalomkritikai tanulmányáról van szó, Dr. Szitányi György : Középütt, maszkban s nélküle [Nemes Nagy Ágnes] 17. (1995 tél-1996 tavasz) 278-284.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-----Messaggio Originale-----

Da: Szigy

A: Dr. Bonani G.O.-né Tamás-Tarr Melinda

Data invio:  domenica 16 maggio 2004 4.50

Oggetto:  Idához

 

 Drága Melinda!

 

   Köszönet mindenért: Luciferért¹ is.

   Mit szólsz, […] ?

   Most éjjel éppen itt vagyok.

A tárgyra térve: a küldött Vörösmarty-fordítás, azt hiszem, nem lehetne jobb, mint amilyen². Örömet szereztél, hogy ezúttal valóban Barátod munkájáról mondhatok jót. A második versszak, úgy találom, különösen remek megoldás. Te biztosan jobban érzed, mint mi, hogy ezt én miért gondolom így. Volt szíve az a-b-b-b rímelést Vörösmartynál következetesebben alkalmazni (nem semmi!), és csak a harmadik versszakban vált keresztrímre. Mindemellett nagyon izgalmas a textus zenéje. Kifogástalanul hozza a klasszikából a romantikába átnyúló, de már szétfeszülő nyugat-európai időmértéket, lejtése így éppen annyira szabadon jambikus, mint az eredeti (az sem klasszicista mintapélda), ugyanakkor megőrizte a klasszicizmus bomlásának, illetve romantikába váltásának nyugtalanságát, akár a magyar szöveg.

   Szerintem, bár nálunk már szinte semmit sem tanítanak a középiskolákban, jó lehetne olasz tankönyvekben, szöveggyűjteményekben a két korstílus egymásba játszásának bemutatására. Már csak azért is, mert érezni benne a mediterrán zeneiséget is, miközben a hangzók színeiben jelen van a romantika borongóssága.

   Közömbös, hogy mennyi a munka benne, a végeredmény arra késztet, hogy javasoljam, próbáld meg rávenni (ha ugyan már nem készült el vele), fordítsa le A vén cigányt. Tudom, hogy anyanyelven megírni is óriási teljesítmény volt, nagyjából ugyanakkora, mint igazán jól elmondani, amire két zseniális példát tudok, de azt jól fordítani korona lehet egy műfordító pályáján, még ha posztmodern kóficaink egyes szövegeinek átültetése is elképesztő teljesítmény lehetne.

   A vén cigány fordításához talán mindkét zseniális előadást meg lehetne szerezni 33 fordulatos lemezen, bár azóta meglehet talán CD-n is. Gábor Miklós előadása mérték és szándék szerint talán közelebb van a költői szándékhoz, bár egyáltalán nem tudhatjuk, a bomló idegzetű Vörösmarty tényleg nem csupán az ivó, hanem a folyamatos ivás közben kissé lerészegedő beszélő (önmaga) mondandóját írta-e meg. Gábor Miklós a végére kissé elázó embert játszik el. Azt hiszem, Te nem találkozhattál a lemezzel. Főleg az irodalmár szól belőlem, amikor kiemelem a színésznek a vershez való hűségét: „Kié volt ez elfojtott sohajtás” – Gábor rövid o-val mondja, ahogy a versben áll, és megrendítően gyönyörű.

   A másik Latinovits Zoltánnak a hajdan híres szentesi előadóestjén készült felvétel. Ő újraalkotta a verset, és a saját ivó temperamentumára alkalmazta. Elképesztő erejű előadás: a felvételen hallani, ahogy talpával mintegy őrjöngve veri egy ponton a ritmust. Kb. 30 éve, hogy rádióban hallgattam az egész estet. Abban a korban nagyon hatásos volt. Lázított. Csakhogy hallottam azóta is. Szabadabb világban is. Gábor Miklós, azt hiszem, zseniközelien zseniális művész volt, Latinovits azonban zseni.

Úgy érzem ez a két előadás egyaránt hiteles, pedig Latinovitsnál sóhajtás hangzik.

Mensáros László alkatilag nem volt erre a versre igazán alkalmas. Korrekt az ő előadása, de ez önmagában, szerintem, nem volt elég. Ha Barátod megpróbálná (szerintem képes rá, ha van ehhez kitartása és ideje), és ebből, illetve a fordításokból összejönne egy kötet pl. a 19. század magyar lírájából, vagy akármiből, ami neki tetszik, valami áttörést végre el lehetne érni.  Nagyköveteitek valamiért nem azt az utat törik, amelyik a legjárhatóbb lehetne, pedig forradalmaink romantikájára remekül fel lehetne fűzni egy olyan közösség gyöngyeit, amely akár a reneszánszig – konkrétan az Itáliában Mátyás korában tanult magyar költőkig és ottani kortársaikig – helyreigazítaná az ezredvég felé kialakult méltatlan állapotot. […]

Örömmel tölt el, hogy Barátodat a számomra legalkalmasabb módon megismerhettem. Általad!

Látod, nem kell sok egy embernek, és ez a kevés is olyan csodálatos, hogy belerendül a világ.

Már világos van, a kert madarai elénekelték a reggeli zsolozsmát, ideje végre aludni.

Ha Bartók írta, ha Kodály, Istentől való: „Adjon Isten jó éjszakát”.

 

Nagy, talán ősi szeretettel:

 

Gyuri

 

 

 

 

 ¹ Egy teológiai és vallási válaszra vonatkozó utalás.

² A megszólított kritikai állásfoglalásának abszolút megerősítése

 

 

 

 

 

 

 

 

-----Messaggio Originale-----

Da:  Szigy

A: Dr. Bonani G.O.-né Tamás-Tarr Melinda

Data invio: martedì 18 maggio 2004 3.03

Oggetto: minden

 

Kedves Melinda!

 

   Először az Őszi Sanzonról*. Barbár dolgot mondok, sokan kapásból fejemet vennék, míg el nem olvassák a Te fordításodat. Így éjjel és röviden: jobb, mint Szabó Lőrincé, ez biztos. Hogy Tóth Árpád-fordításához hogyan viszonyul, nem tudom kapásból megmondani, mert emlékszem ugyan, de mintha az jobb lenne az eredetinél. Igaz, Szabó Lőrincé hívebb, de hangzásban nem az igazi.

   A nagyon-nagyon jónál nehéz jobbat készíteni, de csupán a hangzás miatt összegereblyézném a négy változatot eggyé. A harmadik változat utolsó sora szenzációs. Mindegyikben van olyan sor, amelyiket felhasználva, akár az említett utolsó sorra visszafelé, föl lehetne építeni a legeslegjobbat.

   Különben darabonként sem világ-, hanem magyar műfordítói színvonalon is a csúcson jár. Ha nem ellenzed, és Neked nincs kedved hozzá, amint használható leszek, összehuzigálom a négyből az ötödiket.

   Nagyon magas színvonalú munkát művelsz, egyre jobban örülök, hogy összeszaladtunk.

   A Passió. […]

   A Te beírásodra elkezdtem válaszolni, de töröltem. […] Különben is hülyén vette volna ki magát, ha az előzmények után elmegyünk tudományosba. Hiszen ott van a szöveged alatt a belekérdező, hogy melyik filmről van szó. Ha valamibe beszállok, legalább a topik elejét elolvasom, hogy tudjam, hogyan kezdődött.

   Gecse nagyon jó forrás, kiugrott pap, aki az ELTE bölcsészkarán volt tudományos munkatárs. Ez a volt nemcsak a korát jelzi, hanem az idők változását. Nagyon vigyázott, nehogy érezni lehessen a reverendát, ezért sok, bár helyes a körítés. Amikor kitaláltam 1977-ben a zsidó-keresztény világkép kifejezést, a Népművelési Intézetben az 1978-as tavaszi kutatói értekezleten zsidó szociológusokkal szemben kellett megvédenem. Sikerült. A jó-rossz ellentétpár, amit jó helyen piszkál Gecse, valóban elsősorban Mezopotámiához köthető, de a ma Közel-Keletnek nevezett területen általános volt annyira, hogy az egyistenhit előtti időkben az ősi zsidó vallás is két istent fogadott el. Van humora a dolognak. A Rossz istenük az volt, aki tilalomtáblákat állított (a Tóra elődjét), a Jó pedig az volt, amelyikük mindent megengedett. Az ószövetségi istenkép ezért büntető és szigorú. Ez Gecsénél elsikkad. De Te legalább pontosan tudod a forrásaidat, nekem pedig utána kellene néznem, mert emlékszem ugyan, azonban nagyon nem szeretek tévedni.

Nagyon szerencsésen állítottad össze a szöveget […].

   Van egy Mérleg című katolikus folyóirat, abban Neked való írások olvashatók. Némelyik szédületes. Ha van időd azt is olvasni, szívből ajánlom. Ha érdekel, megnézem, hol terjesztik.

   Mivel Te állsz hozzám a legközelebb abból a társaságból egy csomó dologban, merem ajánlani Karl Rahner munkáit is. Elsősorban a Teológiai kislexikont. Rahner az egyik legkiemelkedőbb hittudós. Kislexikona szintén borzasztóan tudományos, erős és nagy figyelmet igényel, de már negyedik évtizede a csúcs. A lényegben nem nagyon tér el Gecse tudásától, azonban nem hivatkozik megélhetési okokból a marxizmus látszatát keltve a társadalmi változásokra.

   Lelki asszisztensünk azt mondta, ha újra kezdené, megint ferences és pap lenne, de a teológia tanulását valahogy elsinkófálná, mert egyetlen rossz emléke a szemináriumból a négy év teológia.

   Ezt csak azért írom, hogy ha ingadozol, vedd figyelembe, hogy Rahner nagy tudós, és idegölően alapos. Én tőle tanultam a legtöbbet. Ez érthető is, mert Gecse a II. Vatikáni Zsinat előtt ugrott ki, és ebből vannak kisebb hiányai. Szerintem nem döntők. Sokkal zavaróbb, hogy a pártirányítású bölcsészkaron dolgozott (a bölcsészdiploma nem csupán szaktanári stb. képesítést adott, hanem felsőfokú politikai végzettséget is). Nekem két helyről is van felsőfokú bolsevik politikai végzettségem. Ezt csak úgy mondom, mert én ezek révén nagyon alaposan megtanultam, mivel állok szemben.

   […] 

   Kiegészítésül: Pázmány Péter még keresztyénnek mondta a keresztényt, de a többségi katolikus népnyelv beletört a Krisztus-hit ilyetén kimondásába, inkább a keresztet hallotta ki belőle, ami mégis központi tárgy, és a könnyebben kimondható alakot választotta.

   Megyek, mert pillanatokon belül kifekszem.

   Mély szeretettel:

 

 Gyuri

     

 

 

                      

* az «Osservatorio Letterario»-ban  (NN. 33/34 2003) jelent meg Tóth Árpád és Szabó Lőrinc hűtlen fordításaival együtt.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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From   : Fredi

To : Melinda Dr.Bonaniné-Tamás-Tarr
Cc :
Date : Sat, 15 May 2004 13:06:28 +0200
Subject :
E-Névjegy



Kedves Melinda,


 gratulálok a sok jó kritikához, amit versfordításaidért kaptál.  […]

Szeretettel:

                       Frédi

 

 

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From   : Fredi

To : Melinda Dr.Bonaniné-Tamás-Tarr

Cc:
Date : Wed, 19 May 2004 07:11:42 +0200

Subject : R: R: E-Névjegy

 

Kedves Melinda,


ez igen, egy sorban a klasszikusokkal !

Nos a ragyogó kritika olvasása után alig volt türelmem megtalálni a kritika tárgyát és akkor láttam, hogy az nem túlzott.

Már maga a tény, hogy négy variánsára is tellett tehetségedből kiemelkedő. Én nem vagyok szakember, így csak laikus magánvéleményemet mondhatom el. Figyelmesen elolvastam az eredetit (már amennyire tudtam), mint a Tóth Árpád- és Szabó Lőrinc-féle fordításokat, meg persze a Tieidet. Ami a ritmikát illeti, a Tóth Árpád fordítása tetszett a legjobban, de ami a szöveg- és főleg hangulathűséget illeti a Te első variánsodat találom a legjobbnak. Szívből gratulálok!

 Most mi következik? Talán Baudelaire, esetleg Les Fleurs du mal, vagy valami Villontól?

Szeretettel üdvözöllek:

                                     Frédi

 

 

 

 

 

-----Messaggio Originale-----

Da: "Elisabetta"

A: "Dr. Bonani G.O.-né Tamás-Tarr Melinda"

Data invio: venerdì 19 marzo 2004 17.42

Oggetto: Re: P.S.

 

Kedves Melinda!

 

Néhány napja kaptam meg a lapokat és a könyvet. Gratulálok!!! Igazán.

Ugyan még nem olvastam el mindent, de már így is nagyon sokat tanultam az írásokból. Érdekes, tudományos, szívhez szóló cikkeket találtam benne. Renátónak (férjem) is átadtam olvasásra, néhány óra múlva közölte velem: È una superdonna! Majd még két óra elteltével nagy nevetéseket hallok. Mi történt? A Viaggio di nozze bis-t olvasta. Kijelentette, hogy Csehov és Bulgakov olvasása óta nem nevetett ilyen jót, mint most.

Ennyit, nagyon röviden.

Legközelebb egy példánnyal többet nyomtassatok, mert mi is előfizetők leszünk.

Köszönök mindent!

Babi

 

Forrás: http://xoomer.virgilio.it/bellelettere/kritika.htm

-----Messaggio Originale-----

Da: Szigy

A: Dr. Bonani G.O.-né Tamás-Tarr Melinda

Data invio: 05-05-2004 22:58   

 

 

Cara Melinda,

se un volta riuscirò a prendere questi delinquenti giovani hacker che hanno ideato questa invasione di virus e se non sarò abbastanza bravo, mi troverò nella rubrica della criminalità.

Avrei voluto rispondere alla tua traduzione, ma non riesco ad avvicinarla, perché ad un mio indirizzo di un altro server una lettera contenente del virus  mi è arrivata (?!) e l'e-mail si è bloccata. Nel frattempo si congratula con me che il mio testo di test quanto è buono, evviva, evviva.

Volevo dimostrarti perché la tua traduzione è buona. Oggi non scrivo più critiche neanche su richiesta (forse nel futuro, perché le bravate dell'attuale governo non si riesce a sopportarle finanziariamente). Quello che non sai: sono terribilmente sincero. Di conseguenza coloro di cui scrivo bene, qui a casa nostra camminano sopra la terra, ma chi osa scrivere male - vedi Berkesi - gli sta bene quello.

Allora, la tua proprietà contestuale (parole - che ne dici?)  oltre la classe, è evidente il tuo sensibile udito, pure la tua esigenza e non credo neanche per un attimo che tu non abbia ragione nei confronti delle radici della tua patria.. Ti chiedo di aspettare finché non riuscirò ad avvicinarmi ad e-mail, forse non sarà indifferente che il secondo più duro critico del Paese ha da dire qualcosa di buono del tuo lavoro.

Con affetto: Gyuri

 

 

-----Messaggio Originale-----

Da: Szigy

A: Dr. Bonani G.O.-né Tamás-Tarr Melinda

Data invio: sabato 8 maggio 2004 4.00

Oggetto: traduzione

 

Cara Melinda,

Ti comunico con gioia  che la sublime tecnico-economica persona - anche competente d'italiano - spinta dall'interessamento - è stata disponibile di abbassarsi alla letteratura ed obbligandosi dagli occhiali alla lettura  l'ha anche goduta.

La sostanza è: ho veramente avuto ragione, la tua traduzione di Ady ha ottenuto la più alta considerazione. Dopodiché, che, purtroppo, non abbiamo avuto la fortuna di leggere la tua versione dell'Eroe Giovanni,  con la matura dama abbiamo avuto la nostra posizione di presa: il lavoro è eccellentemente di alto livello.

Per questo - naturalmente con crudeltà - ho reagito dicendo che è facile per te essendo di madrelingua ungherese. Ma la consorte ha subito avuto l'opposizione giusta: ella ha letto la versione italiana ed in essa ha subito riconosciuto l'Ady.

Un riconoscimento più degno di questo - anche con la mia meschina fantasia - non potrei nemmeno immaginare.

In considerazione delle circostanze ti saluto con affetto e con la corona di alloro: Gyuri

 

 

 

-----Messaggio Originale-----

Da: Szigy

A: Dr. Bonani G.O.-né Tamás-Tarr Melinda

Data invio: sabato 8 maggio 2004 16.06

Oggetto: traduttori

 

 

Gentile Melinda,

 

Ho riso quando ho visto che hai tradotto te stessa in ungherese. Si sentiva così tanto bene in italiano!  Della tua lirica brevemente soltanto questo: è una lirica cosiddetta obiettiva, la quale è un po' lontana da me. Però così è più facile scoprire i suoi pregi. Quando ho scritto della lirica della Ágnes Nemes Nagy in un periodico di ricorrenza, ho avuto sensazioni simili: cioè che anche la lirica obiettiva può essere bella. Particolarmente in quel caso quando  traspare la soggettività del poeta.   Quello che crei mi piace tanto.

    Traduzione. Dico un esempio che mi ha stupito. L'esempio è la seconda strofa della Nuvola d'oro (Arany felhő) [di Ápád Tóth  (1886-1928) N.d.R.] È evidente che a causa delle difficoltà linguistiche  non sei riuscita a fare la rima del primo verso con quello quinto. Non ho idea di quanto sia gradita in Italia la rima strabica, non posso sapere neppure quanto sia la manifestazione  consapevole o il talento naturale. Prova ad informarti, però alla parola cielo risponde la rima strabica: duole. Questo è opera da Maestro.

   Nelle tue traduzioni sei puntuale fino al limite possibile, questo oggi è raro. Anche come metodo anche come rendimento. Sento come se suonasse l'ungherese originale. È un lavoro molto, molto corretto, sia quando chiedi la tua accoglienza da parte della città, sia quando traduci di un altro poeta, si sente la musica. Sarebbe una perdita se non ti impegnassi di questo.

 

   Pure il signor De Bartolomeis - spero di ricordare bene il suo cognome -  ogni tanto mi stupisce. Leggendo le sue traduzioni con la mia pura ignoranza, sento risuonare l'originale. È interessante che con spirito libero forse lui traduce giocando  - e intanto penso che tu saresti per noi una perdita se non continuassi la traduzione – ma il tuo Amico è un vantaggio. Perché non prendete contatto con l'Ambasciata d'Ungheria? Giorgio Pressburger, ex ambasciatore è ungherese. Siamo cresciuti nello stesso quartiere della città [Budapest N.d.R.]. Potrebbe sicuramente venirvi incontro anche perché ha tanti amici scrittori e poeti ungheresi.

 

   Delle prose soltanto questo: se esse vengono lette da qualcuno  col ritmo ungherese in esse tutte le due lingue suonano insieme. Molto belle. È stato pubblicato  - così ricordo è particolarmente vero - nel 1972 l'Angelo di Reims* di Anna Jókai. È la migliore piccola prosa di Anna, il titolo del volume viene prestato dal racconto intitolato «I nostri cari, i nostri amori» Ve lo propongo. Sono già ora sicuro che potreste farcela,  anche se, essendo prosa, la costruzione spirituale è molto astuta.

 

   Mi avete procurato gioia. Grazie.

 

   Ti saluto con affetto:

                                    Gyuri

 

 

* Il  critico letterario, esteta, scrittore e giornalista - nonché professore universitario di giornalismo, di estetica, di filosofia di storia di cultura - non sapeva che la Prof.ssa Melinda Tamás-Tarr ha già tradotto - nel 2001 - e pubblicato il racconto proposto della scrittrice Anna Jókai. Le due frasi iniziale della prossima lettera fanno riferimento a questo caso: alla connessione tra la sua proposta e la traduzione già avvenuta…

 

 

-----Messaggio Originale-----

Da: Szigy

A: Dr. Bonani G.O.-né Tamás-Tarr Melinda

Data invio: sabato 8 maggio 2004 23.09

Oggetto: poesia

 

Gentile Melinda,

 

 L'ho indovinato questo. Perciò ne sono contento.

 Quando Pressburger fu qui  mi invitava spesso. Ora non ricordo in qualità di scrittore oppure giornalista, ma lo frequentavo, ma non ho sempre avuto tempo. Mi è sempre capitato  così.

   […] Nello stato mentale amoroso è veramente difficile scrivere buona poesia d'amore (è quasi impossibile), è dimostrato.  […]

   Per dire anche una critica dura: scrivi tanto di cuore e d'emozione, così manca nel tuo testo il gioco. Nagy Nemes, alla quale  ti ho paragonata (credimi che questo vale almeno per te ad un vero premio letterario), sembra migliore di te (era la nostra migliore poetessa!), in quel fatto che sulla descrizione del mondo esterno ha costruito dentro i suoi sentimenti. Tu li rendi oggettivi (anche quella tua è una vera poesia), invece lei ha riscoperto il suo stato spirituale negli oggetti. Nel numero straordinario dell'Orpheus, che le è stato dedicato dalla parte della Scienza della Letteratura, cerca nient'altro che quelle tre liriche da me accennate su cui sono stati scritti commenti critici*, prova a procurarteli, se tutto questo non ti è chiaro. Diciamo che ti  piace qualcosa e tu descrivi come e perché. Ágnes ha scritto (ti scrivo ad hoc una cretinata per evidenziare l'esempio:) uno sdraio ama l'acqua della piscina nello stesso modo, per qualcosa, tanto, etc.

La differenza non è grande, ma la tua pura confessione è una particolarità del romanticismo - ma sì che esiste il romanticismo anche se oggi non è lo stile dell'epoca -. Questo non significa che nei tempi postmoderni non possa essere buona una poesia simile. Ma si dovrebbe scriverla in modo in cui non l'ha scritta ancora nessuno - secondo le mie conoscenze - perché l'accettino così anche i postmoderni, (guarda del caso le opere scritte tra virgolette dei loro palinsesti: hanno prima di tutto origine dal romanticismo, ma soltanto  «cessando conservando» sono sopravvissute. Vedi, teoricamente so che cosa si dovrebbe fare, ma non so come. Forse dovrò meditare e si potrà fare qualcosa.

   Cioè si può scrivere poesie d'amore, ma c’è una generazione la quale si vergogna delle emozioni e le fa oggetto di scherzi. Conservando il modo della visione ma superandola, si potrebbe scrivere qualcosa che piacerebbe sicuramente anche a B. Non perché sia lui il cadì, [giudice, N.d.R.] ma perché si deve dare assolutamente qualcosa di più degli scrittori di quell'ambiente - in particolare – e scrivere qualcosa di nuovo per poter essere accettati da lui.

   Però è vero che non può essere incondiziona-tamente  lui la misura. Da lui una critica scottante non l'ho mai letta, ma anche Vili Csaplár, di grande talento, un abbondante decennio fa entrò alla redazione dell'ÉS [Élet és Irodalom/Vita e Letteratura, periodico  Letterario e Sociale di Budapest, a livello nazionale in Ungheria N.d.R.] in cui parlammo con Bodor: «Come state mostri degli scrittori?» Ero emozionato quando ho ricevuto il volume di Vili da farne una critica, non sapevo che cosa sarebbe stata, ma - grazie al Dio - è stato un volume molto buono.

   […]

   Penso veramente che sei ottima nella traduzione. Perché qui trasmetti le emozioni degli altri e non le tue proprie ed in questo sei eccellente. Qui meravigliosamente funziona la tua obiettività, anche la tua forza espressiva e pure la tua empatia. Tanti scrivono buone poesie, ma traduzioni letterarie molto buone nascono raramente.

   Che la MTA [N.d.R.: l'Accademia delle Scienze d'Ungheria] non reagisca, non è una novità. Non è sua abitudine rispondere.

   Grazie per il materiale inviato e credimi che sono felice  - anche se ancora non personalmente – d’averti conosciuta.

 

   Ti saluto con grande affetto: Gyuri

 

 * Commenti critici dell'Autore,  della presente lettera. (Prof. Dr. György Szitányi: Nel centro, in maschera e senza [Ágnes Nemes Nagy] 17. (1995 inverno-1996 primavera) 278-284.

 

 

 

 

-----Messaggio Originale-----

Da: Szigy

A: Dr. Bonani G.O.-né Tamás-Tarr Melinda

Data invio:  domenica 16 maggio 2004 4.50

Oggetto:  A Ida

 

 

Cara Melinda,

 

   Grazie di tutto: Anche per il Lucifero¹.

   Che ne dici, […]?

   Questa notte appunto sono qui.

Tornando all'oggetto: la traduzione di Vörösmarty inviata, penso, non potrebbe migliore di questa². Mi ha reso contento che stavolta potrò dire buone cose del lavoro di Tuo Amico. La seconda strofa, la trovo, una soluzione particolarmente eccellente. Tu sicuramente percepisci meglio di noi perché penso così. Aveva cuore utilizzare la rima a-b-b-b più conseguentemente di Vörösmarty (non è da poco!) e soltanto nella terza strofa la cambia con la rima alternata. Inoltre è molto eccitante la melodia del testo. Porta dal Classicismo alla Romantica in modo impeccabile il metro dell'Europa occidentale già in dissoluzione, l'andamento ritmico è ugualmente liberamente giambico come l'originale (non è modello di esempio del Classicismo), e nello stesso tempo ha conservato l'eccitazione dell'effetto dal cambiamento tra  il decadimento del Classicismo e la nuova strada verso il Romanticismo, in modo identico al testo ungherese.

   Secondo me - però da noi praticamente non inse-gnano più niente nelle superiori -,  potrebbe essere un bene nei testi scolastici e raccolte di testi letterari dimostrarla per l'influenza reciproche dei due stili d'epoca.  Sarebbe bene anche perché in essa si percepisce la musicalità mediterranea, mentre nei colori dei suoni la malinconia della Romantica è presente.

   È indifferente quanto lavoro ci è in questo, ma il risultato finale mi costringe di proporre che prova a convincerlo (se nel frattempo non l'avrebbe già fatto) per tradurre al lirica intitolata Il vecchio zingaro [N.d.R.: di Vörösmarty]. So che scriverla anche in madrelingua un gigante risultato fosse stato; recitarla è tale ugualmente come quei due esempi geniali che conosco; ma tradurla bene, potrebbe essere una corona nella carriera del traduttore anche se anche i testi degli autori meschini postmoderni non sarebbero meno facili da trasmettere.

   Per la traduzione  della poesia Il vecchio zingaro si potrebbe procurare le due interpretazioni geniali sul disco di 33 giri, magari da allora forse sono state pubblicate anche su CD. L'interpretazione di Miklós Gábor secondo la misura e l'intenzione è più vicina all'intenzione poetico, ma non possiamo sapere che il  Vörösmarty con la sua mente in corso della dissoluzione ha avesse scritto il messaggio di un uomo ubriaco oppure il suo proprio messaggio durante  il continuo bere mentre si stava ubriacando. Miklós Gábor, verso la fine della recitazione della lirica personifica un uomo che sta per ubriacarsi. Penso che tu non avessi potuto sentire questo disco. Parla di me piuttosto il letterato quando evidenzio la fedeltà degli attori verso la poesia: «Di chi era il oppresso sospiro»: 'sohajtás' - Gábor pronuncia con la 'o' breve, come si legge anche nella poesia è meravigliosa fino allo sconvolgimento. L'altra è la registrazione di Zoltán Latinovits, fatta durante il famoso spettacolo di recita delle liriche di Szentes. Lui ha ricreato la poesia ed ha adottato dalla suo proprio temperamento di bevitore. È uno spettacolo con la forza stupefacente: si sente sulla registrazione quando un piede batte contro il suolo ed in punto quasi da impazzito faceva sentire il ritmo. Circa 30 anni fa ho sentito la serata tramite la radio. In quell'epoca era molto efficace. Ha incitato.

Ma ho risentito ancora. Anche in un mondo più libero. Penso che Miklós Gábor fosse stato un artista geniale in vicinanza di una genialità, mentre Latinovits un genio. Sento che queste due interpretazioni sono autentiche anche se da Latinovits si sente il 'sóhajtás'.

László Mensáros costituzionalmente non era adatto per questa poesia. La sua interpretazione è corretta ma in sé, secondo me, non era sufficiente.  Se Tuo Amico provasse a tradurla (secondo me è capace sa ha per questo abbastanza tenacia e tempo) e di questo, cioè con le traduzioni si potrebbe mettere insieme ad es. un volume  della lirica ungherese dell'Ottocento, o di qualsiasi cose che gli piace e si potrebbe raggiungere una specie di rottura. I nostri ambasciatori per qualche motivo non pestano quella strada che potrebbe essere più praticabile. Sulla romantica delle nostre rivoluzioni si potrebbe filare le perle di una comunità, che anche fino al Rinascimento - in concreto fino ai poeti e contemporanei studiati in Italia nell'epoca di Mattia - che potrebbe correggere della situazione indegna che si è formata al fine del millennio. […]

   Mi riempie di gioia di aver potuto conoscere Tuo Amico  in modo più appropriato. Tramite a te!

   Vedi non serve molto alla gente, ed anche una poca cosa può essere meraviglioso da scuotere il mondo.

  Ora è già chiaro e gli uccelli del giardino hanno cantato il salmo mattutino, è ora che vada finalmente a dormire.

   Sia Bartók, sia Kodály chi ha scritto, ma è da Dio: «Dio dia una buona notte».

   Con grande, forse con antico affetto: Gyuri

 

¹ È un riferimento ad una spiegazione teologica e religiosa.

² È la conferma assoluta della  valutazione critica dell'indirizzata.

 

 

-----Messaggio Originale-----

Da:  Szigy

A: Dr. Bonani G.O.-né Tamás-Tarr Melinda

Data invio: martedì 18 maggio 2004 3.03

Oggetto: tutto

 

 

Gentile Melinda,

 

prima di tutto del Canto d'autunno*. Dico una cosa barbara, molte persone immediatamente mi prenderebbero la testa finché non leggono la Tua traduzione. Così stanotte e in breve: è migliore di quella di  Lőrinc Szabó, questo è sicuro. Ma come regge nei confronti a quella di Árpád Tóth, ad hoc non lo saprei dirti anche se la ricordo, ma mi sembra che quella fosse migliore dell'originale.  È vero che quella di Lőrinc Szabó è più fedele ma nel suono non è perfetta.

  Da una traduzione molto, molto buona fare una  ancora migliore è difficile, ma soltanto per il suono 'rastrellerei' dalle quattro versioni una. L'ultimo verso della terza versione è sensazionale. In tutte  ci sono dei versi, i quali utilizzati si potrebbe costruire sull'ultimo verso accennato la versione ancora migliore del migliore.

  Intanto anche singolarmente non soltanto in livello mondiale ma anche in livello della traduzione letteraria ungherese è alla cima.  Se non avrai obiezione e Tu non avrai voglia di farlo, quando io sarò utilizzabile dalle quattro ti farò la quinta.

  Fai un lavoro di livello tanto alto e sono sempre più contento di incontrati.

   La Passione […]

   Ho cominciato a rispondere alla tua scrittura, ma poi l'ho cancellata. Sarebbe sembrata stupida dopo i precedenti cambiare in scientifico. Si legge sotto il tuo testo che qualcuno chiede di quale film si tratta. Se entro in una discussione, prima vado all'inizio dell'argomento per vedere come è iniziato.

    Gecse una fonte molto buona, è un ex sacerdote, fu collaboratore scientifico della facoltà delle Lettere sull'ELTE. Questa fu indica non soltanto la sua età, ma anche i cambiamenti dei tempi. Fu molto attento di non far sentire la veste sacerdotale, per questo è tanto ma corretto il contorno. Quanto nel 1977 ho inventato la nozione della visione di mondo ebreo-cristiana l'ho dovuto difende contro i sociologici ebrei  alla riunione dei ricercatori della primavera del 1978 presso l'Istituto di Educazione Popolare. Ci sono riuscito.

   La coppia antagonistica bene-male la quale viene stuzzicata in posto giusto dal Gecse, è prima di tutto collegato alla Mezopotamia, ma sul territorio dell'odierno Vicino Oriente fu già generale in tal modo, che prima del periodo del monoteismo anche la religione antica ebrea accettò due dèi. La questione ha l'umore. Il loro Dio Cattivo fu quello che ha messo le tabelle di proibizioni (percursore della Tora) il Buono invece fu quello che permise tutto. La visione del Dio per questo è punitiva e severa dell'Antico Testamento.

Da Gecse questo svanisce. Ma tu almeno sai precisamente le tue fonti, io dovrei andar dietro, anche se lo ricordo, ma non mi piace tanto sbagliare.

   Hai messo il testo insieme molto fortunatamente […].

  Esiste un periodico cattolico intitolato Bilancia in cui si leggono scritti adatti a te. Alcuni sono da capogiro. Se hai tempo leggere anche quello ti raccomando di cuore. Se ti interessa guarderò dove distribuiscono.

   Quanto tu stai il più vicino a me in tante cose da quella compagnia, ho coraggio segnalarti anche i lavori di Karl Rahner. Prima di tutto la Piccola Enciclopedia Teologica. Rahner è uno degli più elevati scienziati teologici. La sua piccola enciclopedia e tremendamente scientifica e presuppone forte  e grande attenzione; già da quarto decennio che significa la cima      . In sostanza non si differenzia molto dalla sapienza del Gecse, però egli no fa riferimento ai cambiamenti sociali mimando il marxismo per la sopravvivenza.

   Nostro assistente spirituale ci ha detto se dovesse ricominciare diventerebbe di nuovo francescano e sacerdote, ma lo studio della teologia lo perderebbe perché unico cattivo ricordo sono  per lui i quattro anni di teologia.

   Ti scrivo questo perché se hai dei dubbi considera che il Rahner è un grande scienziato e in modo nevrotico scrupoloso. Io da lui ho imparato di più. Questo è anche da capire, perché il Gecse prima del II Concilio Vaticano abbandonò l'ordine e da questo fatto ha delle mancanze. Secondo me non sono significanti.

   Dà più disturbo che lavorò alla facoltà delle Lettere condotta dal partito [N.d.R. unico partito comunista] (la laurea di Lettere non diede soltanto l'istruzione addetta alla docenza, etc., ma anche la preparazione politica universitaria). Io ho anche due questi tipi di istruzione universitaria. Solo lo dico così, perché grazie a questi studi ho imparato molto scrupolosamente tutto ciò con cui  fossi venuto in contro.

   […]

   Per aggiungere: Péter Pázmány ha ancora detto 'keresztyén' invece del 'keresztény'  (cristiano), ma la maggioranza del linguaggio popolare ebbe difficoltà pronunciare la credenza in Cristo  in questo modo e sentendo piuttosto la  kereszt (croce) la quale tutto sommato è l'oggetto centrale ha scelto la forma più facilmente pronunciabile.

  Adesso vado, perché fra breve attimo crollerò per terra.

Con profondo affetto: 

                                        Gyuri

 

* Sull'«Osservatorio Letterario»-  (NN. 33/34 2003) sono state pubblicate assieme alle traduzioni traditrici di Árpád Tóth e Lőrinc Szabó .

 

 

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From   : Fredi

To : Melinda Dr.Bonaniné-Tamás-Tarr
Cc :
Date : Sat, 15 May 2004 13:06:28 +0200
Subject :
E-Biglietto da visita

 

 

Gentile Melinda,

 

Mi congratulo con te per le tante buone critiche ricevute per le tue traduzioni. […]

Con affetto,

                      Fredi

 

 

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From   : Fredi

To : Melinda Dr.Bonaniné-Tamás-Tarr

Cc:
Date : Wed, 19 May 2004 07:11:42 +0200

Subject : R: R:  E-Biglietto da visita

 

Gentile Melinda,

 

Perbacco, essere citata nello stesso piano con i classici!

Beh, dopo la lettura delle splendide critiche ho faticato di avere pazienza per trovare l'oggetto della critica e poi ho visto che quella non è esagerata.

Soltanto  il fatto, grazie al tuo talento,  di aver potuto  creare quattro variazioni è già una cosa rilevante. Io non sono professionista della materia, ma come laico posso esprimere la mia opinione. Ho letto con attenzione l'originale (quanto ne sono stato capace) così come le traduzioni di Árpád Tóth e di Lőrinc Szabó e certamente le tue. Per quanto riguarda la ritmica, mi piaceva di più quella di Árpád Tóth, ma per quanto riguarda la fedeltà del testo e soprattutto di quella dell'atmosfera, mi sembra  migliore la tua prima variazione!

Mi congratulo con te di cuore!

Adesso a che cosa tocca?

Forse a qualcosa di Baudelaire, magari Les Fleurs du mal, o qualcosa di Villon?

Ti saluto con affetto,

                                Fredi

 

-----Messaggio Originale-----

Da: "Elisabetta"

A: "Dr. Bonani G.O.-né Tamás-Tarr Melinda"

Data invio: venerdì 19 marzo 2004 17.42

Oggetto: Re: P.S.

 

Gentile Melinda,

 

ho da alcuni giorni ricevuto i fascicoli ed il libro. Mi congratulo con te!!! Veramente.

Non ho però letto tutto, ma anche così ho imparato tante cose dagli scritti. Ho trovato tanti articoli interessanti, scientifici e cari al cuore. Li ho passati a Renato (mio marito) per leggerli e dopo qualche tempo mi ha comunicato: È una superdonna! Poi dopo due ore passate sento grandi risate. Che cosa è successo? Stava leggendo il «Viaggio di notte bis».  Ha dichiarato di non ridere dalla lettura di Čehov e Bulgakov così bene come adesso.

Questo  molto in breve.

Prossimamente stampate  con una copia in più perché anche noi saremo abbonati.

Grazie di tutto!

                            Babi

 

 

Fonte: http://xoomer.virgilio.it/bellelettere/kritika.htm

 

 

 

OSSERVATORIO LETTERARIO

***Ferrara e l'Altrove ***

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