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COMPORTAMENTO E RESISTENZA DEL LEGNO ALL'AZIONE DEL FUOCO
BASSA
CONDUCIBILITA’ TERMICA
Con L'aumentare della temperatura, il legno inizia tre fasi successive di decomposizione. Nella prima fase il legno si riscalda e comincia l'evaporazione dell'acqua causando un minimo ritiro del legno.Nella seconda fase, all'aumentare della temperatura, si innesca l'accensione con conseguente carbonizzazione del legno fino a quando si trasforma in cenere. Questo susseguirsi di fasi, se rapportato a un pilastro o a una trave di legno, produce una progressiva riduzione della sezione dell'elemento , che risulta tanto più lenta quanto maggiore è lo strato di carbone formato. Il legno carbonizzato negli strati superficiali di una struttura protegge il legno nell'anima, mantenendo inalterata la stabilità fisico-meccanica della sezione più interna.
REAZIONE
E RESISTENZA
Pertanto: -Con il simbolo "REI" si
intende un elemento costruttivo che deve conservare per un terminato tempo la stabilità,
la tenuta e l'isolamento termico - Con il simbolo "RE" si
intende un elemento costruttivo che deve conservare per un determinato tempo la stabilità e la tenuta Con il simbolo "R" si
intende un elemento costruttivo che deve conservare per un determinato
tempo la stabilità.
VELOCITA’
DI CARBONIZZAZIONE DI ALCUNE SPECIE LEGNOSE
DILATAZIONE
Il legno è un materiale difficilmente infiammabile e questo non
per la sua composizione chimica ma per il volume delle strutture normalmente
impiegate in edilizia. Ma non solo.
Una struttura metallica a contatto con fonti di calore si dilata
fortemente, provocando uno spostamento sui vincoli e sui nodi che conduce al
crollo della struttura a causa della deformazione.
Nel legno, al contrario, si verifica soltanto un ritiro dovuto alla fase
di evaporazione prima della carbonizzazione.
Questo, essendo minimo, non comporta gravi danni alla struttura.
CALCOLO
DELLA RESISTENZA AL FUOCO SECONDO LA UNI 9504
La
normativa UNI 9504 specifica un metodo di calcolo per la valutazione analitica
della resistenza al fuoco, limitata alla capacità portante di elementi singoli
di legno sottoposti all'incendio normalizzato. Tale metodo si applica agli
elementi strutturali singoli in legno massiccio o lamellare, non protetti,
previa determinazione sperimentale della velocità di penetrazione della
carbonizzazione oppure a elementi trattati con prodotti inifughi o protetti con
idonei rivestimenti continui e aderenti, previa determinazione dell'incidenza
degli stessi sulla velocità di carbonizzazione e/o sui tempi di ritardo alla
combustione. Il metodo
di calcolo procede secondo tre fasi: 1)
determinazione della velocità di penetrazione della carbonizzazione 2)
determinazione della sezione efficace ridotta 3)
verifica della capacità portante allo stato limite ultimo di collasso, condotta
confrontando le azioni caratteristiche nella sezione più sollecitata,
determinata con la combinazione delle azioni permanenti con il 70% delle azioni
di breve durata (escludendo le azioni sismiche di natura dinamica,
ragionevolmente non presenti durante l'incendio), con le resistenze di carico
dedotte nell'ipotesi di comportamento lineare fino alla rottura.
IL LEGNO COME MATERIALE DA COSTRUZIONE
Prima
di inoltrarci nella descrizione degli aspetti più tecnici relativi
all’impiego del legno nel settore edilizio, risulta certamente opportuno
soffermare l’attenzione su aspetti generali, al fine di sfatare alcuni luoghi
comuni, purtroppo assai diffusi. I mass- media dedicano giustamente uno spazio
sempre maggiore ad argomenti di fondamentale importanza quali l'esbosco
selvaggio, le foreste bruciate con patrimoni usurpati, l’uso spropositato e in
controllato del legno. PREGI E CARATTERISTICHE
Numerosi sono i
pregi che fanno del legno uno del principali materiali da costruzione e, in
particolare per quanto riguarda la tradizione edilizia del nostro Paese, per la
realizzazione di tetti. Leggerezza, economicità, elevata resistenza a
compressione e a trazione, inattaccabilità da parte di agenti chimici,
"stabilità" termica (essendo quasi non dilatabile al variare della
temperatura), capacità termoisolante e facilità di lavorazione sono i punti di
forza del legno rispetto agli altri materiali.
Tra gli svantaggi possiamo invece annoverare la non omogeneità costituzionale e l’anisotropia tridimensionale dovute l'una alla diversità degli elementi costituenti e l'altra al loro orientamento; la sensibilità alle variazioni di umidità ambientale (igroscopia); la sensibilità all’azione deteriorante da parte di insetti, microrganismi o funghi; gli eventuali difetti costitutivi del tessuto legnoso (nodi) e le deviazioni della fibratura, che ne possono diminuire la resistenza e, infine, l'infiammabilità.
COMPORTAMENTO
NELL’AMBIENTE
Il
legno degli alberi allo stato naturale possiede un elevato grado di umidità
dovuto alla linfa circolante nel fusto. L'acqua
nel legno può essere contenuta allo stato libero, all'interno del lume
cellulare, oppure può essere legata alla parete cellulare.
Una volta che l'albero viene abbattuto, la circolazione si arresta e
l'umidità contenuta nel corpo legnoso comincia a diminuire in seguito al
processo di evaporazione. Inizia in questo momento il fenomeno di essiccazione,
comunemente chiamato stagionatura. A questo proposito occorre sfatare l'opinione
per cui più lungo è il tempo trascorso dal taglio minore è l'umidità residua
nel legno. In realtà il legno
esposto all'aria non raggiunge mai, anche in tempi lunghissimi, la secchezza
assoluta (stato anidro) ma perviene soltanto a un equilibrio idrometrico con
l'ambiente. Inoltre il fenomeno di
adeguamento del legno all’umidità dell’ambiente
esterno è in continuo divenire. In effetti, il legno manifesta un continuo
interscambio di umidità con l'aria e solo in presenza di uguaglianza delle
pressioni tra i due mezzi si ha l'equilibrio igroscopico e il legno raggiunge la
cosiddetta "umidità di equilibrio".
Se l'umidità del legno è più elevata dell’umidità di equilibrio, il
legno trasferisce umidità all’ambiente (fenomeno
di essiccazione o desorbimento). Se l'umidità del legno è inferiore
all’umidità di equilibrio, l'umidità si trasferisce dall’ambiente esterno
al legno (fenomeno di inumidimento assorbimento). Per cui, essendo
l'igroscopicità del legno una proprietà naturale permanente e non eliminabile,
il raggiungimento dell’equilibrio igroscopico del legno con l'ambiente risulta
inevitabile. Si
potrebbe, per assurdo, affermare che il punto debole del legno come
"materiale da lavoro" è quello di essere un "materiale
organico", ossia morto fisiologicamente ma fisicamente vivo e per questo
strettamente legato a quel sistema fisico "legno-acqua-aria" che ne
genera i "movimenti" a cui si deve la sua instabilità. Per
questo, durante l'essiccazione, il legno attraversa due momenti critici di
vulnerabilità dovuti a: -
attacco da parte di
funghi e insetti, con conseguenti alterazioni cromatiche, disintegrazione,
gallerie; -
azione di ritiro, con il
manifestarsi di tensioni interne, variazioni dimensionali, deformazioni e
fessurazioni. Risulta
ovvio che tanto in fase progettuale che costruttiva occorre tenere in debita
considerazione tutti questi aspetti al fine di sfruttare al meglio le
potenzialità di questo prezioso materiale. L'umidità
del legno utilizzato per la realizzazione di manufatti in edilizia dovrebbe
presentare, in linea di principio, uno stato di equilibrio igroscopico con
l'aria dell'ambiente in cui è posto in esercizio, altrimenti l'interscambio di
umidità potrebbe provocare ritiri, rigonfiamento o tensioni con conseguenti
fessurazioni, distacchi o deformazioni. In realtà, il clima dell'aria cambia continuamente tra il giorno e la notte, tra i periodi di diversi giorni e tra le stagioni, presentando oltretutto notevoli differenze fra l'esterno e l'interno dei fabbricati. occorre quindi avere ben presente qual è il livello di equilibrio igroscopico della specie utilizzata e la dinamica dei suoi "movimenti" stimando quale sia quello prevalente (ritiro o rigonfiamento). DIFETTI E ALTERAZIONI
Da un punto di vista tecnologico i difetti possono essere indicati come
imperfezioni che, pur essendo una caratteristica costitutiva del legno, ne
riducono le prestazioni meccaniche. Per gli impieghi di carpenteria, i
principali difetti sono indicabili nella presenza di fìbratura deviata, nodi,
fessurazioni da ritiro e cipollature. Le alterazioni sono invece dovute a
modifiche della struttura del legno causate dall'attacco di organismi quali
batteri, funghi e insetti. I tipi di intervento che possono essere attuati per
contrastare queste problematiche sono numerosi. Così per contenere i fenomeni di ritiro e di rigonfiamento,
occorre porre particolare attenzione al controllo dell’umidità media del
legname e alla sua corretta stagionatura.
LA
STAGIONATURA E IL RITIRO
Se il legno non viene immerso subito in acqua
subito dopo l’abbattimento inizia il processo di essiccazione a causa
dell’evaporazione dell’acqua libera dalla superficie del legno. Il
raggiungimento dell’umidità di saturazione delle pareti cellulari negli
strati periferici segna l’inizio della fase del ritiro e dell’apparire delle
fessurazioni che dalla superficie del legno penetrano verso il centro. A seconda
delle direzioni in cui si manifestano, i ritiri possono presentare differenze
alquanto elevate. Tre sono
le diverse direzioni: - assiale -
radiale -
tangenziale.
LA FESSURAZINE DELLE TRAVI
Le fessurazioni da ritiro sono l'espressione della caratteristica anisotropica dei ritiri del legno quando nel pezzo è presente il midollo. Si tratta di un fenomeno insito alla struttura del legno, cioè del tutto naturale: non dipendente quindi né da un'erronea lavorazione né da una stagionatura insufficiente o condotta in modo non corretto; ma soprattutto la loro presenza non è indice di cedimento strutturale e, quando non oltrepassano il midollo stesso, non devono essere considerate come un grave elemento di indebolimento. Quando vengono messe in opera, le travi, ssufficientemente stagionate, presentano già le fessurazioni longitudinali. Se, viceversa, il legno non ha ancora raggiunto una condizione di equilibrio igroscopico con l'ambiente circostante, può darsi che le fessurazioni non compaiono ancora. Ma non bisogna illudersi: con la successiva stagionatura subentrerà il ritiro, con conseguente diminuzione delle misure di sezione e apertura delle fessurazioni longitudinali. Una tecnica per ridurre le fessurazioni consiste nel tagliare la pianta in modo che da un singolo albero si ricavino due o più pezzi nel senso della sezione. Con questo sistema l'anello circolare è interrotto là dove si manifesta il massimo ritiro (quello tangenziale), unito a una stagionatura ottenuta anche con essiccazione da forno, offre ottimi risultati. Esistono comunque implicite difficoltà legate alla massima dimensione ottenibile dato che in questo modo le travi possono avere una sezione massima di circa 16x25 cm. A volte, sia per motivi prettamente estetici sia perché si teme che possa diventare ricettacolo di polvere o di insetti, sì potrebbe essere indotti a sigillare la fessurazione. Interventi di questo tipo però, oltre a impoverire la valenza estetica naturale del legno, potrebbero provocare seri danni. In seguito all'aumento o alla diminuzione dell’umidità del legno, infatti, le fessurazioni tendono ad allargarsi o a restringersi. Una stuccatura troppo rigida potrebbe quindi impedirne i naturali "movimenti" di restringimento e provocare, di conseguenza, ulteriori tensioni interne e l'apertura di nuove fessurazioni. LA CIPOLLATURA
Si tratta di un tipo di fessurazione tangenziale che si manifesta tra due anelli di accrescimento successivi oppure all'interno di uno stesso anello. Il difetto -riscontrabile su diverse specie ma soprattutto su Abete bianco, Castagno e Quercia- può apparire prima della messa in opera, ma può anche manifestarsi successivamente, e costituire quindi un serio pericolo in quanto comporta una diminuzione della resistenza dell'elemento strutturale. Pericolo reso ancor più insidioso dal fatto che questo difetto rimane per lo più occultato all’interno, e risulta quindi invisibile a un esame superficiale.
I
NEMICI DEL LEGNO
Batteri, funghi e insetti possono essere considerati i principali nemici del legno. Alcune specie legnose, come Larice, Pino, Quercia, Castagno, dispongono, soprattutto nel durame, di sostanze quali tannini, oleoresine, fenoli etc. che costituiscono una vera e propria difesa naturale nei confronti dell'azione dannosa di questi organismi nocivi.Per contro, altre specie come Abete bianco, Abete rosso e Pioppo, presentano una maggiore vulnerabilità all'attacco di insetti e funghì. Il sistema principale di lotta contro gli insetti è la prevenzione attuata con prodotti insetticidi mentre i sistemi di prevenzione contro i funghi sì basano sull'utilizzo di prodotti fungo-battericidi specifici. LESIONI
DOVUTE ALL'ATTACCO DEGLI INSETTI
Esistono
molte specie di insetti ("tarli")che attaccano il legno. Questi
vengono distinti in due grandi gruppi: insetti parassiti ( attaccano
esclusivamente gli alberi in piedi) e insetti saprofiti ( attaccano tronchi di
legname fresco e legname in opera).Tra gli insetti saprofiti sono molti quelli
che si nutrono di sostanze presenti nel legno fresco; rimangono quindi poche
specie che attaccano il legno stagionato in opera. Tra queste le più diffuse
sono: il capricorno delle case (Hilotrupes Bajolus), insetto dalle
caratteristiche antenne lunghe, che attacca indifferentemente il legname di
conifere e latifoglie posto in opera, e il tarlo dei mobile (Anobium) che
diversamente attacca solamente il legname da conifera. L'utilizzo di soluzioni preventive ( impregnazione con prodotti ecologici antisettici e antiparassitari) rimane ancora il sistema più efficace nella lotta a questa specie di insetti. LESIONI CAUSATE DALL'ATTACCO DEI
FUNGHI
I
funghi sono organismi che attaccano il legname fresco, nutrendosi delle sostanze
ancora presenti in esso; abbassando l'umidità della massa legnosa si blocca la
proliferazione delle spore e del fungo stesso, che non trova più l'acqua
sufficiente. Tuttavia, la struttura del legno non viene mai danneggiata, anche
se possono rimanere sulla superficie alcune striature bluastre, caratteristico
segno dei funghi cromogeni.
PRODOTTI
E TECNICHE PER LA PRESERVAZIONE DEL LEGNAME
La maggior
parte dei prodotti utilizzati per il trattamento del legname contengono una
sostanza biocida e fungicida derivante dal petrolio.
I prodotti utilizzati dalla Grosso Legnami sono completamente
eco-compatibili ossia composti da sostanze naturali, minerali e vegetali. Si tratta di prodotti innovativi che mirano alla salvaguardia
della salute perché non emettono alcuna sostanza nociva né durante né dopo
l'applicazione. Sono inoltre
totalmente compatibili con l'ambiente perché alla fine del loro ciclo utile si
reintegrano nel ciclo biologico naturale. Per questo ci si rivolge a prodotti quali 'Linfa" , impregnante ai
sali di boro in base acqua, che svolgono azione biocida, non sono volatili e,
una volta evaporata l'acqua, il sale cristallizza proteggendo il legname.
Inoltre, alcune sostanze che compongono il prodotto -come gli oli essenziali,
resine e terpeni, etc.- sono state ricavate dal legno e, con l'applicazione del
prodotto ritornano al legno, rivitalizzando la materia. Gli estratti minerali
che formano la pigmentazione del prodotto non sono fotosensibili e permettono
dunque di preservare nel tempo la brillantezza del colore.
I CONTROLLI
Prima
di procedere alla realizzazione del tetto, è fondamentale attuare una
serie di controlli sia sulla qualità del materiale sia sulla posa in
opera dei vari elementi strutturali. Tra i controlli che il tecnico
deve affrontare in fase di ispezione del materiale vi è la valutazione
delle caratteristiche originarie del legno (quali massa volumetrica,
spessore degli anelli di accrescimento, caratteristiche anatomiche)
TRATTO
DA R.
GUIDINI, tecnologia forestale, edizioni agricole G.
GIORDANO, tecnologia del legno, UTET R.
G. GIORDANO, la moderna tecnica delle costruzioni in legno, HOEPLI Normativa
UNI 9504 Normativa
DIN 1052
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