Sulla base delle tabelle precedenti e sulla
base della disponibilità sul nostro mercato di materiali provenienti dalla
ricchissima tradizione italiana del buon costruire, purtroppo oggi molto
appannata, ma anche di alcuni prodotti innovativi che un numero crescente di
aziende mette coraggiosamente in produzione è possibile, anche in Italia,
tracciare un primo schematico elenco di malteriali "consigliabili" per
la realizzazione di edifici che rispondano a requisiti di bioecologicità.
Occorre poi accompagnare i materiali individuati con indicazioni sulla scelta
corretta e sui criteri di applicazione.
Questo elenco non vuole avere nessuna pretesa di sistematicità ma anzi riguarda
essenzialmente i materiali base, in genere presenti in un cantiere edile,
cercando di contribuire al superamento della genericità e dell'approssimazione
degli ormai numerosi messaggi presenti sulla stampa sul tema della bioedilizia.
I materiali per fondazioni e opere
strutturali
Il cemento
In bioedilizia si consiglia di ridurre ai minimi termini l'uso di questo
materiale per le sue specifiche caratteristiche fisico tecniche: mantiene a
lungo l'umidità, ha scarsa traspirabilità, elevata conducibilità ed è
inoltre facilmente aggredibile dagli agenti atmosferici, richiede quindi
complesse opere di isolamento termoacustico e l'utilizzo di additivi chimici
specifici di forte impatto ambientale.
Il calcestruzzo armato, d'altro canto, è sia per motivi normativi che pratici
la soluzione piò consigliata per realizzare fondazioni e alcuni elementi
strutturali.
In bioedilizia si consiglia quindi l'utilizzo di cemento puro, in cui sia
certificata l'assenza di radioattività e la non addittivazione in fase di
produzione con materie seconde spesso provenienti da scarti di altre lavorazioni
industriali o in fase di confezionamento del calcestruzzo con prodotti chimici
di sintesi. Questi requisiti si trovano più facilmente nel cemento bianco che
è quindi da preferire.
Il ferro
Anche per l'altra componente del
calcestruzzo armato, il ferro, esistono motivi per consigliare un uso moòto
limitato. La forte presenza di componenti metalliche in un edificio, soprattutto
se in forma reticolare, ha infatti due potenziali effetti negativi: effetto
Faraday, ovvero squilibrio fino all'annullamento del campo elettromagnetico
naturale proveniente dal suolo e dal cosmo ed effetto antenna nei confronti del
sempre più massiccio inquinamento elettromagnetico artificiale presente oggi
nelle aree urbanizzate e prodotto da linee ad alta tensione, trasmettitori radio
e tv, installazioni radar, ponti radio, satelliti, ecc.
Secondo alcuni studi le alterazioni del
campo elettromagnetico naturale e l'aumento dello stress elettromagnetico
prodotto da fonti artificiali determinano interferenze con il funzionamento
cellulare degli organismi viventi fino ad innescare processi di degenerazione
cellulare.
In bioedilizia si consiglia quindi che
l'acciaio tondo ad aderenza migliorata sia ad alta resistenza per limitarne la
quantità o meglio ancora realizzato in acciaio inox che, per la sua particolare
microstruttura, ha valori particolarmente bassi di permeabilità magnetica e
consente quindi di eliminare le azioni di disturbo al campo elettromagnetico
naturale proprie degli elementi metallici in particolare se reticolari.
I materiali per le murature e opere
strutturali
L'argilla
Per i motivi addotti parlando di cemento e ferro si deduce che le murature
portanti siano la soluzione tendenzialmente preferita per gli edifici fino a tre
piani. D’altra parte, per diversi motivi, sono ecologicamente poco
consigliabili edifici molto sviluppati in altezza.
Dal punto di vista bioecologico la preferenza nella scelta di elementi per
muratura deve andare all’argilla materiale presente nel nostro ambiente in
quantità consistenti in modo molto diffuso. I manufatti in argilla sono dotati
di grandi capacità di traspirazione e di isolamento acustico; l'argilla
costituisce, per le sue caratteristiche di assorbenza e di inerzia termica, un
ottimo volano termoigrometrico in grado di creare un clima abitativo ideale: se
correttamente dimensionato, accumula e irraggia nuovamente il calore radiante
prodotto all'interno delle abitazioni e tende ad equilibrare l'umidità relativa
dell'aria interna. Queste caratteristiche sono maggiormente presenti
nell'argilla cruda e cioè nel materiale semplicemente essiccato e non cotto in
fornace a temperature molto alte. Blocchi argilla cruda, per murature ovviamente
non portanti, vengono oggi riproposti anche in Italia e rappresentano una
soluzione ideale quando si possono realizzare strutture portanti i legno.Il
laterizio è invece indicato, anche in zona sismica, per le murature portanti
che dovranno essere, per ottimizzare le loro proprietà, monolitiche e di forte
spessore.
L'argilla per essere biologicamente compatibile non deve essere addittivata con
materie seconde, come invece spesso avviene, e, in caso di porizzazione
finalizzata ai miglioramento delle prestazioni termocoibenti dei laterizio, i
materiali aggiunti all'argilla dovranno essere di origine vegetale o minerale
come nel caso della polvere di legno, della perlite o di prodotti di scarto
della produzione agricola come la pula di riso, mentre si dovranno escludere i
materiali derivati dalla sintesi petrolchimica come il polistirolo, materiale
privo di sostenibilità ambientale.
Il legno
E’ insieme all’argilla il materiale base per la costruzione bioecologica.
E’ infatti in assoluto in edilizia la materia prima più rinnovabile oggi
disponibile anche se soprattutto in Italia, il suo uso si è fortemente ridotto
negli ultimi decenni a seguito di interventi di impoverimento del patrimonio
forestale nazionale molto precedenti a quelli, tanto condannati, in corso nel
terzo mondo. Ha caratteristiche fisico tecniche che ne fanno un materiale
perfettamente idoneo a creare luoghi di abitazione vitali ed equilibrati. Ha
ottima resistenza meccanica, forte potere termocoibente, grande igroscopicità e
quindi capacità di regolare l'umidità relativa degli ambienti, elevata
temperatura superficiale. Non è un caso che il legno, anche se spesso usato in
modo poco corretto, sia il principale materiale da costruzione nei paesi più
avanzati del mondo come gli Stati Uniti, il Canada, il Giappone e tutto il
centro e nord Europa.
Per tornare ad essere un materiale primario anche in Italia, sarebbe ovviamente
necessaria una seria politica di forestazione produttiva in un territorio come
il nostro per altro fisicamente ideale per questo orientamento produttivo. Ciò
non toglie che, soprattutto nel nord Italia, vista la relativa vicinanza a paesi
produttori ed esportatori di legname come l'Austria, il legno possa tornare ad
essere usato in maniera sostanziale e non solo in. maniera formale e nostalgica.
Sono in questo caso necessari chiarimenti essenziali sul suo approvvigionamento
e sul suo uso. Il legno da usare in un'ottica di rispetto dei criteri della
sostenibilità ambientale deve essere preferibilmente di produzione locale,
scelto favorendo le specie a rapido accrescimento come il pino, l’abete, il
pioppo, l’ontano, la robinia, ecc. deve provenire da taglio selettivo e quindi
da forestazione produttiva o da attività di riciclaggio.
Vanno quindi evitati innanzitutto i legnami esotici che in genere provengono da
deforestazione ma che nella migliore delle ipotesi hanno richiesto per il
trasporto per mare sprechi energetici inaccettabili e trattamenti con
antiparassitari fortemente tossici in fase di lavorazione e di uso.
Per l'incidenza dei trasporti e per il rischio dei trattamenti antiparassitari
sono poco consigliabili in genere i legnami di produzione extraeuropea.
Le migliori prestazioni di questo materiale si ottengono rispettando i tempi di
taglio (luna piena), di stagionatura secondo criteri naturali e di controllo
della sua umidità che per evitare le deformazioni e lo sviluppo di funghi deve
essere inferiore ai 15/18%.
Va ovviamente molto esplicitamente chiarito
che il legno perde le sue principali caratteristiche e può addirittura
trasformarsi in un materiale pericoloso per l’ambiente e per la salute umana
se viene trattato con prodotti derivati dalla sintesi petrolchimica come
impregnanti per l’uso all'esterno, collanti e vernici protettive ricchi di
formaldeide, solventi e alti prodotti di provata tossicità. Questi prodotti,
oltre a determinare un pericolo in fase di produzione e di applicazione per gli
addetti, tendono a rilasciare composti volatili nei primi mesi dopo la posa ma
soprattutto modificano le prestazioni proprie del legno come nel caso delle
vernici poliuretaniche per i pavimenti che inevitabilmente annullano le doti di
igroscopicità del legno stesso. Se necessario, i trattamenti per la protezione
e la cura del legno possono essere realizzati con prodotti di derivazione
vegetale o animale come l'olio di lino, le resine di conifera, le essenze di
agrumi, la cera d'api e molti altri.
I semilavorati (i compensati, listellari, multistrati ecc) richiedono sempre
l’uso di collanti più o meno dipendenti dall’industria petrolchimica ed in
particolare dalla formaldeide prodotto di riconosciuta pericolosità
onnipresente nei lavori di protezione ed incollaggio del legno. L’uso di
questi prodotti non è normato in Italia , ma esiste una classificazione tedesca
che consente di riconoscere con la sigla "E1" quei semilavorati in cui
il contenuto di formaldeide è stato ridotto ai minimi termini.
Il cemento
Il cemento viene utilizzato anche per la realizzazione di blocchi per muratura
che hanno ovviamente tuffi i limiti della materia prima con cui sono realizzati
e l’unico pregio del basso costo. Più interessanti dal punto di vista
bioedile sono i blocchi per muratura realizzati con cemento unito a elementi
diversi come le fibre di legno mineralizzate, l'argilla espansa, la polvere di
alluminio. Quando la qualità del cemento è certificata questi blocchi, pur non
raggiungendo nei complesso le qualità dell'argilla, hanno buone prestazioni dal
punto di vista dell’accumulo termico, della coibenza, della traspirabilità,
della resistenza al fuoco.
La pietra
Anche Io pietra è un materiale storicamente utilizzato in modo molto diffuso
ma, per motivi principalmente legati al notevole impatto ambientale derivante
dalla cavazione, il suo uso è tollerabile solo per limitati interventi
decorativi, per interventi di recupero o quando il materiale provenga da riuso
di elementi provenienti dalle demolizioni. E’ in ogni caso poco consigliabile
utilizzare questo materiale quando ha un forte contenuto di radioattività
naturale come nel caso della maggior parte dei graniti o delle pietre di origine
vulcanica come il tufo.
I materiali per le finiture superficiali
La calce
Anche la calce appartiene ai gruppo dei materiali 'base' della bioedilizia.
Possiede infatti ottime qualità biologiche, diffusa reperibilità, basso
contenuto energetico in fase produttiva. Viene usata come legante per malte e
intonaci e come componente per pitture. In entrambi i casi garantisce alle
murature trattate ottime doti di traspirabilità.
La calce eminentemente idraulica (silicato di calcio, silicato bicalcico),
quando non è frutto di trasformazioni industriali del cemento ma è di origine
naturale così come la conoscevano i romani ai tempi delle loro grandi opere di
ingegneria, può molto spesso sostituire il cemento nei massetti, nei
sottofondi, negli intonaci rustici garantendo a queste opere maggiore
traspirabilità, assorbenza, coibenza, doti fondamentali soprattutto negli
intonaci per garantire regolazione termoigrometrica e quindi condizioni
microclimatiche interne positive ed equilibrate.
Il grassello di calce o calce spenta (idrato di calcio) è invece il materiale
base per i lavori di finitura e soprattutto per gli intonaci dove garantisce in
modo coerente il completamento del pacchetto di muratura secondo i criteri già
esposti ovvero quelli della regolazione termoigrometrica e della traspirabilità
e insieme risultati estetici, nelle innumerevoli varianti di grande pregio
offerte dalla tradizione costruttiva regionale italiana.
Il gesso
Il gesso naturale, da non confondere con il
gesso chimico che l’ha progressivamente sostituito nei cantieri, ha buone
caratteristiche dal punto di vista bioedile ed è quindi consigliabile per
interventi di alto valore decorativo nelle finiture d’interni.
I materiali da copertura
L'argilla
La bioedilizia propone un'immagine della casa assimilabile a quella di un
organismo vivente che deve necessariamente essere protetto da una pelle
impermeabile ma traspirante che gli consenta uno scambio continuo tra interno e
esterno. La nostra pelle da questo punto di vista è un prodotto eccezionale.
Imparare dalla natura quindi e preferire per le coperture quei materiali che
hanno queste caratteristiche ovvero in particolare quindi di nuovo l'argilla
cotta che, per le sue ottime proprietà, se viene garantito il rispetto delle
attenzioni esposte precedentemente, è da consigliare anche per la realizzazione
di tegole.
Il metallo e il cemento
Le coperture metalliche o quelle in cemento
sono meno consigliabili per i motivi già esposti.
I materiali da pavimentazione e da
rivestimento.
Il legno e l'argilla.
In questo campo la tradizione produttiva
italiana è veramente di grande qualità e ricchezza tecnica e formale.
Escludendo ovviamente i materiali sintetici, i materiali per la pavimentazione
ed il rivestimento sono in bioedilizia sempre principalmentete quelli già più
volte ricordati che per questo possono essere considerati dei veri archetipi del
costruire nonostante i numerosi tentativi di sostituirli. Il legno e l'argilla
sono infatti onnipresenti in questo settore in forma di parquet e di piastrelle
in cotto, gres, klinker, ceramica. Uno spazio marginale occupano invece i
pavimenti tessili in fibre vegetali (cocco, sisal ecc.) o animali (lana) che per
i problemi igienici legati all’accumulo di polvere, acari e altri
microrganismi vanno usati con molta parsimonia. Per quanto riguarda il legno
valgono ovviamente le considerazioni già fatte sul suo trattamento. Un parquet
verniciato con una vernice poliuretanica perde molte caratteristiche proprie dei
legno e diventa oggettivamente un pavimento 'sintetico'. Per quanto riguarda la
ceramica va ricordato che le altissime temperature di cottura a cui l’argilla
è sottoposta determinano una vetrificazione del materiale che gli fa perdere le
sue doti di assorbenza e traspirabità in cambio di una, a volte necessaria,
impermeabilità. Piccole superfici impermeabili all'interno di una costruzione
non alterano ovviamente le sue caratteristiche complessive. Va ricordato
comunque che l'industria ceramica italiana ha un forte impatto ambientale
determinato soprattutto dai prodotti utilizzati per la decorazione, spesso
coloranti sintetici o a base di metalli pesanti pericolosi. Una scelta di
sobrietà può quindi aiutare i fiumi e i suoli delle zone di produzione.
I materiali coibenti
Il consistente impiego di materiali non
rinnovabili, il costo energetico della produzione, l'elevato impatto ambientale,
la tossicità dei composti chimici contenuti, questi e altri motivi concorrono a
determinare un bilancio ecologico molto negativo per i materiali per la
coibentazione termoacustica di origine petrolchimica.
Le doti richieste dalla bioedilizia ad un materiale per la coibentazione
termoacustica sono: la traspirabilità, l’igroscopicità, la resistenza al
fuoco, a muffe, funghi, insetti, roditori senza l’utilizzo di prodotti
sintetici, l’assenza di odore, l’assenza di radioattività, la capacità di
essere elettricamente neutro, la sostenibilità ambientale.
Materiali coibenti vegetali
Il sughero
Il sughero viene prodotto dalla corteccia di
una pianta mediterranea, la quercia da sughero (quercus suber) Questa pianta ha
la particolarità di produrre una corteccia composta da un tessuto cellulare
spugnoso, morbido e resinoso costituito da milioni di alveoli che si
stratificano lentamente, la corteccia, una volta asportata, si riproduce
nell'arco di 10 anni. Dalla polpa pulita della corteccia si ricava un granulato
che, con diverse sezioni, può essere utilizzato senza ulteriori lavorazioni
come ottimo materiale coibente in intercapedini di murature, pavimenti e
coperture oppure, legato con calce o vetrificanti minerali specifici, nei
massetti sottopavimento. Il granulato di sughero può altresì essere
agglomerato in pannelli per l’effetto combinato del calore e della
compressione. Per essere di buona qualità il sughero granulare deve essere
privo di residui legnosi, di terra e di polvere, elementi questi che
favorirebbero l'insorgere di muffe. Il sughero in pannelli non deve essere
legato con colle sintetiche che oltre alla loro pericolosità (cessione di
formaldeide) riducono fortemente le qualità principali del materiale ma dalle
capacità autocollanti della suberina, la parte resinosa del materiale, che
sottoposta a colore si scioglie legando naturalmente i granuli a raffreddamento
avvenuto. I pannelli di sughero tostato o espanso hanno ottime capacità
coibenti, non impiegano colle sintetiche che ma l'alta temperatura a cui la
materia prima viene sottoposta brucia la suberina e il tannino liberando
benzopirene prodotto naturale ma tossico e dall'odore sgradevole . Anche nel
caso del sughero sono quindi fondamentali le certificazioni e il control lo di
qualità sul prodotto. In sintesi il sughero è un ottimo materiale coibente per
la bioedilizia solo se proviene da pura polpa di corteccia di sughero priva di
ogni elemento estraneo, ventilata ed eventualmente aggregata in pannelli per
effetto combinato di solo calore e compressione, In questo caso le sue
caratteristiche sono l’ottimo potere coibente termico e acustico, la grande
traspirabilità, l'impermeabilità, l'inattaccabilità da insetti e roditori.
I pannelli di legno mineralizzato
Con le fibre di legno (in genere di pioppo, pianta a rapido accrescimento
vengono realizzati pannelli con ottime qualità bioedili, Il processo produttivo
si basa sull'utilizzo di ossisolfato di magnesio (magnesite caustica e solfato
di magnesio) sostanza che impregna, lega e mineralizza le fibre del legno. Un
impasto di fibre di legno e ossisolfato di magnesio viene sottoposto ad alta
temperatura e compressione e quindi formato in pannelli. In questo modo il legno
perde le parti organiche deperibili e si mineralizza assumendo oltre alle sue già
note proprietà di coibentazione termica e acustica, di traspirabiiità, di
igroscopicità e di inattaccabilità da insetti e roditori, un ottima resistenza
al fuoco.
I pannelli in fibra di legno
Dagli scarti delle segherie (riciclaggio di cortecce e rami di
conifere non trattate chimicamente) proviene la fibra di legno, materia prima
per la produzione di pannelli coibenti, le fibre di legno vengono aggregate
senza compressione per effetto del potere collante della lignina resina naturale
presente nella fibra stessa. ]I prodotto ottenuto è completamente
biodegradabile e riciclabile e si presta ottimamente a diversi impieghi nella
coibentazione termica e acustica di pavimenti, pareti e coperture.