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BET SHEMESH - ISRAEL
In questo mese parleremo di Santo Stefano protomartire. Portare acqua al mare, dirà qualcuno, tanto la sua vita, descritta negli Atti degli Apostoli, è conosciuta. No, non vogliamo raccontarvi la vita ma parlarvi della sua tomba, localizzata, ormai senza alcun dubbio, a Bet Gemal (Beitgemal) una Casa Salesiana a circa 30 km a ovest di Gerusalemme. Vi raccontiamo questa storia come la raccontiamo ogni anno (in Ebraico, naturalmente, perché siamo in Israele) a decine di migliaia di visitatori Ebrei che vengono in visita da noi, a Bet Gemal appunto, attirati dal bel panorama, dai reperti archeologici degli scavi eseguiti nella nostra proprietà, dalla bellezza della chiesa moderna (1930) dedicata a Santo Stefano e da tanti altri motivi. Certo, rispetto ai nostri amici Ebrei, voi avete il vantaggio di conoscere, per così dire, le coordinate di questa storia. A loro dobbiamo spiegare chi
era Stefano, chi erano gli Apostoli, chi era Gesù Cristo,
ecc. Per voi non cè bisogno, per cui possiamo entrare
subito in medias res, cioè nel cuore delle
cose. Due le date principali
da tener presenti: Kfargamla nel 415 e Bet Gemal nel 1916. Lucianos, bisognoso della misericordia di Dio e presbitero della Chiesa di Dio che si trova nella località di Kfargamla, nel territorio di Gerusalemme, alla santa Chiesa e a tutti i santi che sono in Cristo Gesù in tutto il mondo, vi saluta nel Signore. Va dal Vescovo Giovanni.... Lucianos continua scrivendo che il 3 dicembre dellanno 415, mentre dormiva vicino al battistero della sua chiesa, gli apparve un personaggio, alto di statura, vestito con abiti sacerdotali e adornato di un manto con dei gioielli e con il segno della croce, che gli disse: Va nella città chiamata Elia (cioè Gerusalemme) e di a Giovanni, Vescovo: «Fino a quando dobbiamo rimanere rinchiusi senza che tu ci apra?». È assolutamente necessario che nel tempo del tuo servizio episcopale riporti alla luce i nostri resti mortali, che giacciono abbandonati e dimenticati. Non sono tanto preoccupato per me, quanto per quelli che sono sepolti con me, che sono santi e degni di onore. Alla domanda chi fosse, il personaggio rispose: Io sono Gamaliele che ho istruito Paolo, lApostolo di Cristo, e ho insegnato la Legge in Gerusalemme. Accanto a me si trova Stefano, che per la sua fede in Cristo fu lapidato dai Giudei e i capi dei sacerdoti in Gerusalemme fuori della porta a Nord da dove una via conduce alla valle del Cedron. Là il corpo di Stefano, per ordine dei capi empi della città, fu lasciato esposto giorno e notte senza sepoltura, perché fosse divorato dagli animali". Tuttavia, per volontà
di Dio, nessun animale lo toccò, nessun animale feroce,
nessun uccello, nessun cane. Io, Gamaliele, che ammiravo grandemente
Stefano e volevo essere associato alla sua fede, mandai i miei
servi in segreto perché portassero il corpo di Stefano
sul mio carro alla mia tenuta di Kfargamla, che significa «tenuta
di Gamaliele», a 20 miglia (30 km circa) dalla città.
Dissi loro che doveva essere deposto nella mia tomba e si procurassero
tutto il necessario per la sepoltura, a mie spese.
Alla terza, dopo un aspro rimprovero per la sua incredulità, Lucianos si decise a cercare, secondo le indicazioni avute, ed effettivamente trovò la tomba, non distante dalla chiesa vicino alla quale viveva. I resti dei quattro personaggi, Stefano, Nicodemo, Gamaliele e suo figlio Abibos, secondo la richiesta o meglio lordine del Vescovo Giovanni, furono portati a Gerusalemme e deposti nella Chiesa Madre della Hagia Sion, la chiesa del Cenacolo. Lucianos dovette accontentarsi di alcune reliquie dei medesimi, conservate in un monumento o Mausoleo, che Giovanni costruì per consolarlo di tanta perdita. Fin qui la lettera di Lucianos. Ai visitatori Ebrei ricordiamo poi un po di storia della Terra Santa, e cioè come nel 614 i Persiani di Cosroe distrussero tutte le chiese della Palestina, dalla più grande alla più piccola, fatta eccezione della chiesa della Natività a Betlemme (una delle tre chiese che Elena la Madre di Costantino aveva fatto costruire in Terra Santa: le altre due sono quella del Santo Sepolcro e quella dellEleona, sul Monte degli Ulivi), perché sulla facciata di questa chiesa erano rappresentati i Re Magi, vestiti come i Persiani. Anche la chiesa di Kfargamla fu distrutta e, come tante altre località storiche o bibliche del Vecchio e Nuovo Testamento, se ne perse la memoria. LOpera di Don Antonio Belloni Facciamo ora un salto nella
storia, verso il 1850. Don Antonio Belloni, sacerdote italiano
del Patriarcato latino di Gerusalemme fonda la Congregazione
della Santa Famiglia per aiutare gli orfani, con centro a Betlemme.
In seguito compra un grande appezzamento di terreno in un villaggio
musulmano, Bet Gemal, alle pendici dei monti della Giudea, ai
confini con la pianura della Shefela (abitata nellAntico
Testamento dai Filistei). Sistema altrove alcune famiglie rimaste
e costruisce una grande casa che era allo stesso tempo orfanotrofio
e Scuola Agricola. Nel 1916, sempre a Bet Gemal, in un terreno adiacente allorfanotrofio, si decise di costruire dei bagni, allaperto, vicino al cortile dove gli orfani facevano le loro ricreazioni. Appena si cominciarono gli scavi per la costruzione, vennero alla luce dei mosaici. P. Maurizio Gisler, benedettino svizzero del monastero della Dormitio sul Monte Sion a Gerusalemme, venne per seguire gli scavi. I mosaici risultarono essere il pavimento di una chiesa bizantina del V secolo. I Salesiani e Padre Gisler,
a conoscenza della lettera di Lucianos, di cui sopra, fecero
subito laccostamento o il legame tra Kfargamla e il nome Bet Gemal, che, secondo loro,
non sarebbe stato altro che lo stesso nome (Kfargamla), con la parola Bet (casa) al posto di Kfar (villaggio, insediamento).
La distanza, 30 km, corrispondeva a quella indicata da Lucianos. Non tutti però accettarono questa identificazione di Kfargamla con Bet Gemal. I più duri oppositori furono i Domenicani (Padre Lagrange, Padre Abel, ecc.) dellEcole Biblique di Gerusalemme che si battevano per unaltra località, Jammal, a 30 km a Nord di Gerusalemme. La controversia fu risolta solo ultimamente a favore di Bet Gemal. Vediamo, come. Nellautunno del 1999, Don Andrea Strus, un Salesiano polacco, professore allUniversità Pontificia Salesiana (UPS) di Roma, morto prematuramente nel giugno del 2005, iniziò gli scavi archeologici in una località, chiamata Jiljil, sempre nella nostra proprietà, a circa 300 metri dalla nostra casa. Furono rinvenuti i resti di una struttura rotonda, che come ultimo uso serviva da pressoio per fare il vino. Fin dallinizio però non doveva essere così, perché la struttura era eseguita molto bene e con misure bizantine precise. Lipotesi di Don Strus fu quella di un monumento funerario, un mausoleo, in onore di un personaggio importante o di un santo. Anzi Don Strus credette di aver trovato in questa struttura rotonda (perché Stefano, in greco, vuol dire corona) il monumento che Giovanni, Vescovo di Gerusalemme, aveva fatto costruire a Kfargamla, per custodire le reliquie di Santo Stefano, quando la sua salma fu portata a Gerusalemme. Bella ipotesi, ma come provarla? La parola allesperto di epigrafia Vicino a questa struttura rotonda, tre anni fa, fu trovata unarchitrave, in pietra, con una tabula ansata. La tabula ansata su unarchitrave dice che su questa era scritto, o meglio, scolpito qualcosa. Questa scritta però era stata così rovinata dalle intemperie, lungo i secoli, che ad occhio nudo non si poteva leggere niente. Questo per un profano, non per un esperto. Difatti Don Strus, due anni fa (nel 2004), fece venire a Bet Gemal Père Puech, lesperto di epigrafia antica dellEcole Biblique di Gerusalemme. Questi con una pasta di carta bagnata ricavò dalla tabula ansata uno stampo, una specie di negativo che studiò per mesi. Il risultato della ricerca, apparso in un articolo ben documentato su La Revue Biblique, la rivista biblico-archeologica dellEcole Biblique, ha riempito di gioia non solo noi di Bet Gemal ma anche Don Strus, prima della sua morte. La scritta dice: Per diakonikon si intendeva un luogo per conservare le reliquie. Possiamo quindi affermare, senza alcun dubbio, che Bet Gemal è lantica Kfargamla, dove Stefano ebbe la sua prima sepoltura. Il messaggio di Santo Stefano? Nella chiesa di Bet Gemal, sopra labside, è dipinto Gesù in croce con ai piedi la Vergine Maria e San Giovanni. A fianco del Crocifisso, a caratteri cubitali, è scritta la richiesta di Gesù al Padre, a riguardo dei suoi crocifissori: Il nostro confratello Don Domenico Dezzutto, 84 anni ma sempre giovanile, alla fine della spiegazione ai gruppi, grandi o piccoli, spiega quelle parole dicendo: Tutti abbiamo bisogno del perdono di Dio e di perdonarci lun laltro. È il messaggio di Santo Stefano con quella invocazione: Signore, non imputare loro questo peccato. È un messaggio che cerchiamo di trasmettere ai visitatori. I Salesiani, negli anni venti del secolo scorso, nel loro entusiasmo per il ritrovamento della tomba di Santo Stefano, avevano progettato di costruire, sul posto dei mosaici della Chiesa bizantina, un grande santuario dedicato al Perdono Cristiano. Avevano ottenuto già lapprovazione della Santa Sede, poi, per tanti motivi abbandonarono il progetto, accontentandosi della chiesa attuale, molto bella, ma di dimensioni più modeste. Certo che in questo Medio Oriente, sempre sulle prime pagine dei giornali on line o su carta cè bisogno di tanto perdono. Qualcuno dice che qui non ci sarà mai la pace, perché i due popoli che si affrontano, Arabo Musulmano ed Ebreo, non sanno e non possono perdonarsi, non avendo la tradizione o la cultura del perdono. E per fare pace, o la pace, come insegnava Giovanni Paolo II, ci vuole anche il perdono: e non cè giustizia senza perdono. Che il Signore, per intercessione
di Santo Stefano, smuova le menti e cuori di questi popoli e
ci dia la pace.
IMMAGINI (cliccare per ingrandirle) 1 © Ph. Sante / Entrata alla Casa Salesiana di Bet Gemal dove si trova la chiesa di Santo Stefano, costruita sul luogo del ritrovamento di un antico mosaico. 2 © Vita di Santo Stefano, (Luigi Poggi), Chiesa di Bet Gemal, Israele / Stefano, il cui nome significa corona, apparteneva alla comunità cristiana di lingua greca e venne scelto per assistere i bisognosi della Chiesa primitiva. 3 © Vita di Santo Stefano, (Luigi Poggi), Chiesa di Bet Gemal, Israele / Nello svolgimento del suo servizio, Stefano venne ben presto chiamato a rendere ragione della sua fede e dovette testimoniarla davanti al tribunale giudaico che lo condannerà alla lapidazione. 4 © Vita di Santo Stefano, (Luigi Poggi), Chiesa di Bet Gemal, Israele / La lapidazione di Stefano avvenne in un periodo in cui lautorità romana non era presente a Gerusalemme, altrimenti ogni condanna a morte sarebbe dovuta essere prima esaminata dal rappresentante dellImperatore. 5 © Vita di Santo Stefano, (Luigi Poggi), Chiesa di Bet Gemal, Israele / Sepoltura di Santo Stefano a Bet Gemal, lantica Kfargamla. 6 La struttura rotonda trovata dagli scavi condotti da P. Andrea Strus. Qui venne rinvenuta larchitrave riportante la notizia del luogo della sepoltura di Santo Stefano. 7 © Ph. Sante / Interno della Chiesa di Santo Stefano a Bet Gemal. Sopra l'altare l'invocazione di Stefano prima di morire: "Pater, dimitte illis" (Padre, perdona loro). RIVISTA MARIA AUSILIATRICE
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