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LA STORIA
 

 Un po’ di storia del Karate

Lo Shotokan, lo Shotokai, del M° Egami (1912-1981) e il Wado Ryu, del M° Otsuka Hironori (1892-1982), entrambi allievi giapponesi del M° Funakoshi Gichin (1869-1957), costituiscono gli stili più diffusi dell’area Shorin. Il Goju Ryu, del M° Myagi Chojun (1887-1953),  e lo Shito Ryu, del M° Mabuni Kenwa (1889-1952), costituiscono invece gli stili più diffusi dell’area Shorei. Lo Shorin nasce dalle scuole della città di Shuri, con forti contaminazioni di quelle della città marinara di Tomari ( da cui alcuni importanti Kata come Nujusho, Socin, Unsu). Maestri importanti della città di Shuri, peraltro maestri di Funakoshi, sono stati Azato (1827-1906) e ITOSU (1830-1915, quest’ultimo inventore dei Pinan nel 1907, divenuti poi Heian per volere di Funakoshi, che vi apportò significative modifiche, e Bassai Sho e Kanku Sho). Lo Shorei nasce dalle scuole della città di Naha. Lo stile di questa città ha mantenuto molto più forti ed inalterate le influenze del Kempo cinese. Caposcuola di questa città fu il M° HIGAONNA (1845-1915), molto amico di Itosu. Lo Shito Ryu pur rientrando in quest’ultima area, ha raccolto molti kata Shorin ed è in qualche modo terreno di confine con lo Shotokan. Queste tre città, Shuri, Naha e Tomari, peraltro vicine, sono concentrate nell’isola di RYU KYU nel sud dell’arcipelago di OKINAWA. Il Karate ha, quindi, come fucina Okinawa, sviluppatosi tramite gli scambi con la Cina, avvenuti per motivi commerciali e diplomatici, presumibilmente, anche se non vi è documentazione, tra il 1400 e il 1600. Nel 1609 l’arcipelago viene brutalmente invaso e occupato dai Giapponesi. Da qui lo sviluppo del Karate (allora Okinawa Te), continuerà in segreto con trasmissione diretta da Maestro a pochi allievi. In questo periodo nasce anche il KOBUDO, che attraverso l’uso di utensili contadini, permette la difesa dalle affilate katane dei soldati giapponesi. Nel 1868, in Giappone, comincia l’era Meiji, che avvia grandi riforme e un clima diverso anche ad Okinawa. Il Karate esce dalle “catacombe”, si diffonde e si ufficializza. Alcuni maestri, come il M° Funakoshi, porteranno il Karate in Giappone e gli daranno prestigio, ma ciò avverrà solo dopo il 1920. In Okinawa ancora oggi sopravvivono molte scuole legate alle varie famiglie, in Giappone il Karate si è, invece,  organizzato, per così dire “industrializzato” e dopo la guerra si è diffuso in tutto il mondo. Per lo Shotokan grazie alla Japan Karate Association (JKA).

E’ ormai noto a tutti la traduzione letterale di KARA, vuote, TE, mani. Ma mani vuote non significa solo disarmate. La filosofia del karate è ben condensata nella frase “Karate ni sente nashi”: letteralmente, “il Karate non attacca mai per  primo”. Lo scopo, quindi, solo difensivo del Karate è solo l’inizio di un cammino che porta alla conquista di una concezione conoscitiva, pacifista e solidarista con se stessi,  gli altri e l’universo (natura).