Capitolo 6
I circoli gnostici


I più importanti rappresentanti di questi circoli furono Basilide, Marcione e Valentino (con i suoi seguaci). Circa le loro idee rimando ai vari manuali d'introduzione alla Bibbia e ai dizionari (1) .

1. Basilide, vissuto ad Alessandria d'Egitto, usò spesso la formula «come sta scritto » e addirittura « la Scrittura dice » citando da 1 Co 2, 13. La sua posizione si stacca da quella degli gnostici di Roma perché non volle "rompere" con la chiesa. Egli cita tre Vangeli a quattro epistole di Paolo. Non si può dire se conoscesse gli altri scritti apostolici, in quanto la sua opera, Exegetica, è andata perduta.

2. Valentino e i suoi seguaci vissero a Roma intorno al 170 d.C. Sembra che abbia scritto il cosiddetto "Vangelo della Verità". Di solito non usano il termine "scritture" che per l'A.T., ma accettano i quattro evangeli (oltre che il Vangelo degli Egiziani e il Vangelo di Tommaso): alcuni di loro isano solo alcune lettere di Paolo e cioè ai Romani, 1 e 2 Corinzi, Galati, Efesini, Colossesi e Filippesi.

3. Marcione, originario del Ponto, da dove venne via a causa dei contrasti con quelle comunità per via delle sue idee. Egli rifiuta l'A.T. perché in esso vede un Dio giustiziere, crudele, in netto contrasto con quello predicato da Gesù, misericordioso e buono. Le sole Scritture che egli accetta sono quelle che parlano del "Dio di Gesù": fra i Vangeli solo Luca (tranne i cc. 1 e 2) e fra le lettere quelle di Paolo (che era per lui l'unico apostolo!), tranne le pastorali; in totale 11 libri su 27.

A questo punto si può dire che il primo canone dell'antichità fu quello approntato da Marcione! La sua presa di posizione indubbiamente favorì e accelerò quel processo già in atto che fu il riconoscimento di un canone universalmente accettato.

Di fronte a questa presa di posizione, le chiese avvertirono l'esigenza di determinare quali fossero tutti i libri o le lettere che risalivano agli apostoli. Il problema divenne più evidente anche perché molte persone uscite dalle chiese cominciarono a scrivere vangeli, atti, apocalissi e lettere varie attribuendole agli apostoli. Basti pensare al pullulare di opere che risalgono a questo periodo, come il Vangelo degli Egiziani, di Bartolomeo, gli Atti di Pietro e Paolo, l'Apocalisse di Pietro, ecc. (2) .

Da qui le prime liste di libri "canonici" affiché le chiese potessero regolarsi e sapessero quali accettare come normativi per la fede e quali respingere. Siccome non tutte le chiese possedevano gli stessi libri, la lista o il canone di goni chiesa locale poteva differire da un'altra. Inoltre alcune chiese non ebbero subito lettere-biglietti come Giuda, Filemone 2 e 3 Giovanni, mentre le lettere personali, come quelle di Paolo a Timoteo e a Tito, non tutti riuscirono ad averle. Lo specchio di questa situazione, ancora fluttuante nella seconda metà del II° secolo, è il Frammento Muratoriano, redatto a Roma verso la fine del II° secolo (3) In esso mancano la 1 e la 2 Pietro, la lettera di Giacomo, una di Giovanni, Ebrei. In più c'è l'Apocalisse, a proposito della quale ammette che c'era una controversia e un non meglio identificato "libro della Sapienza scritto dagli amici di Salomone in suo onore". Cita, infine, il Pastore di Erma, ma da leggersi in privato e non in pubblico.

Prima della fine del secolo abbiamo ancora alcune testimonianze degne di rilievo.

4. Ireneo di Lione (Gallia), oriundo dell'Asia Minore, che scrisse la nota opera "Adversus Haereses" tra il 180 e il 190. Egli riconosceva come canonici i 4 vangeli, gli Atti di Luca, le lettere di Paolo, tranne Filemone (della quale forse non ebbe modo di valersene), la 1 Pietro, 1 e 2 Giovanni, allusioni alla lettera di Giacomo (4, 16, 2 e 5, 1, 1), l'Apocalisse di Giovanni. Il totale di 22 scritti può variare se si esclude il biglietto di Filemone, e se si considera la prima Giovanni distinta dalla seconda (Ireneo le cita assieme). C'è da registrare una dichiarazione di Eusebio (4) secondo la quale Ireneo usò "testimonianze" tratte dalle lettera agli Ebrei, anche se non si esprime sulla sua canonicità. Se ciò fosse vero, Ireneo attesta 25 dei 27 libri che oggi possediamo con l'eccezione della 3 Giovanni e della 2 Pietro.

Da quanto abbiamo visto si può stabilire che, verso la fine del II° secolo (180 d.C.) le linee principali del Nuovo Testamento erano perfettamente chiare e accettate in occidente e in oriente. C'erano i 4 vangeli assieme al libro degli Atti, tredici lettere di Paolo, una epistola (qualche volta due) di Pietro, due di Giovanni (a meno che la terza non fosse inclusa con le altre), una di Giuda e l'Apocalisse. Rimane incerta la posizione di Ebrei che sarà accettata nel trecento dalle chiese orientali e in seguito dalla chiesa d'occidente. Non vi sono prove sicure, al di là delle reminiscenze di Clemente romano, che qualcuno considerasse Giacomo e 2 Pietro come canoniche, benché la loro accettazione posteriore lascia pensare che qualche chiesa le ritenesse già come tali.

Dopo questo questo quinto capitolo della seconda parte dell'opera " Il Romanzo della Bibbia", relativa al Nuovo Testamento, di Franco Rossi, edito dalla Libera Facoltà Biblica Internazionale di Via Del Bollo 5, Milano, 1980, puoi proseguire la lettura nel settimo capitolo.
Note a margine

(1) In altre cfr J. Knox, "Marcion and the N.T.", Chicago 1942; G. Bardy "Marcion", in DBS, V (1957), 862-877; F. Pericoli-Ridolfini. "Le recenti scoperte di testi gnostici in lingua copta", in RSI (Riv. St. Or.), 30 (1956), 269-296; AA.VV. "Lw origini dello gnosticismo" Leklen 1967; I. Grego, "I Giudeo-Cristiani alla luce degli ultimi studi e dei recenti reperti archiologici", in "Salesianum" 40 (1978), 125-149. torna al testo

(2) W.C.Van Unnik. "The Jung Codex", London 1955. In Italiano un abbondante raccolta di testi apocrifi è stata curata da L. Moraldi, "Gli apocrifi del N.T.", Torino 1975. torna al testo

(3) Il Frammento tradotto si legge in L. Moraldi, "Apocrifi del N.T.", col I, Torino 1975, p. 150. torna al testo

(4) Historia Ecclesiastica, v. 26. torna al testo