Capitolo 1
Gesù e l'Antico Testamento


Il termine "canone", derivante dal greco kànon, si fa risalire, attraverso il babilonese (qanu, canna) all'accadico o sumerico. Il significato originario era appunto "canna" e passò a quello di "bastone", o al regolo usato dai carpentieri fino al significato metaforico di "modello", "norma" o "criterio" (1) .

Nel II secolo d.C. il termine fu usato per indicare una "norma di verità". Pare che sia stato Atanasio di Alessandria verso il 350 d.C. a usare il termine canone per designare la collezione dei libri sacri dei quali fornisce una lista che egli chiama «ta kanonizomena» (2) .

Nel periodo in cui visse Gesù, si usava il termine «scrittura» per riferirsi agli scritti già esistenti e definiti dalle autorità giudaiche; le formule classiche adoperate erano: « sta scritto» (Mt 4, 4.7: Lc 4, 4 ss), «le sacre scritture » (Rm 1, 2) o «scritti sacri » (2 Ti 3, 15), «la sacra scrittura o le scritture» (Gv 17, 12; 2 Ti 3, 16; Lc 24, 32; 1 Co 15, 4).

Solitamente queste formule si riferiscono agli scritti nella loro globalità, anche se ci sono casi in cui s'intende riferirsi al singolo detto biblico piuttosto che all'insieme degli scritti (3) .

Gesù accettò l'Antico Testamento, ma assunse una posizione critica e senza dubbio autonoma. Consapevole della sua missione, egli sa quali cose rivestono un carattere temporaneo e quali sono, invece, immutabili: così nel caso del divorzio, la dispensa accordata da Mosè é temporanea e non abolisce la legge fondamentale di Ge 2, 24 (Mc 10, 4 ss). Nelle cosiddette "antitesi del discorso del monte" (Mt 5, 21-48) notiamo un Gesù autoritativo, capace di dare il verso significato alle Scritture. Egli si colloca al di sopra della legge (« nella vostra legge », « secondo la vostra legge » Gv 8, 17 18, 31) e delle tradizioni dei Giudei, pur riconoscendo la Torah come espressione della volontà di Dio. Ad essa egli contrappone («avete udito che fu detto . . . ma io vi dico») il proprio insegnamento sull'odio, sulla vendetta, sul divorzio, sulla purità rituale, sul suo ideale messianico, ecc. (Mt cc. 5-7). Alla fine di questi discorsi Matteo pone una connotazione su Gesù che va ben oltre lo stupore della gente: «egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi » (Mt 7, 29).

Se ben si considera, c'è un altro atteggiamento peculiare di Gesù nei riguardi delle "antiche " scritture. Quando dice di non essere venuto ad abolire « la legge e i profeti » ma a dare loro esecuzione, Gesù applica a se stesso le profezie antiche realizzandole e valorizzandole (Mc 14, 49; At 1, 16; Lc 4, 16 ss; 24, 24-27; Gv 19, 24.28), La sua determinazione deriva dalla consapevolezza di essere "il Messia", il Figlio di Dio. Questa concezione del compimento in Cristo e per Cristo è così centrale nella chiesa primitiva che i primi cristiani la sottolineano ripetutamente: l'Antico Testamento può essere inteso solo alla luce di Gesù di Nazareth, per mezzo del quale si ottiene ora la salvezza (Rm 10, 4; Gv 5, 39; At 17, 2 ss; 2 Ti 3, 15; Eb 10, 1; ecc.). Con questo i vari apostoli non intendono respingere l'autorità delle antiche scritture, delle quali spesso si servono per provare la verità della fede cristiana. Solo assumono una posizione critica e la interpretano con l'unica chiave ermeneutica possibile: Gesù Cristo morto e risorto.

« . . . proprio il fatto che dell'A.T. si dava un'interpretazione cristiana e che solo così interpretato lo si poteva conservare, sta a dimostrare che l'aitorità vera e suprema non era rappresentata da questo libro, ma da Cristo, del quale nel libro si vedeva brillare la figura, l'opera e la parola. Gli apostoli, i loro aiutanti e successori hanno annunziato Cristo . . . essi non hanno predicato l'A.T. » (4)
Note a margine

(1) E. Boisacq, "Dictionnaire étymologique de la langue grecque", 406-407; cfr l'art. di H.W. Beyer in Grande Lessico del N.T., Brescia 1969, vol. V, 169-186. Nel N.T. è usato in senso traslato di "misura" (2 Co 10, 15) e "norma" (Gl 6, 16). torna al testo

(2) Citato da S.C. Turro, "Canonicità", in "Grande Commentario Biblico", Queriniana, Brescia 1974, 1502. torna al testo

(3) Gl 3, 8; Gv 2, 22; 7, 38-42; 19, 37. torna al testo

(4) A. Wikenhauser, "Introduzione al N.T.", Brescia 1966, 28. Il rapporto tra Gesù e l'A.T. merita i dovuti approfondimenti che in questa sede non è possibile svolgere. torna al testo
Dopo questo questo primo capitolo della seconda parte dell'opera " Il Romanzo della Bibbia", relativa al Nuovo Testamento, di Franco Rossi, edito dalla Libera Facoltà Biblica Internazionale di Via Del Bollo 5, Milano, 1980, puoi proseguire la lettura nel secondo capitolo.