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LEZIONE 1
RIVELAZIONE E SVILUPPO ?
Quando Gesù venne sulla terra trovò una situazione religiosa ingarbugliata; in seno all'ebraismo, istituito da Dio, si erano sviluppate numerose sette religiose: c'erano i farisei con le loro tradizioni umane accanto alla Scrittura (cf Matteo 15; Marco 7); i sadducei con il loro scetticismo e materialismo (cf Matteo 22; Luca 20; Atti 23); i samaritani e il loro compromesso religioso (cf Giovanni 4); gli zeloti con la loro politica rivoluzionaria (cf Luca 6:15); gli erodiani con la loro mondanità e compromesso politico (cf Marco 8:15); e altre ancora non menzionate nei Vangeli.
Quale fu il rapporto che Gesù ebbe con tutte queste sette? Gesù non approvò nessuno di questi movimenti, non ne accettò l'evoluzione storica e teologica dall'ebraismo. Gesù riconobbe una sola delle istituzione allora esistenti come divina: quella rivelata da Dio nell' Antico Testamento. Egli condannò i farisei per avere annullato la Parola di Dio con le loro tradizioni; ai sadducei disse loro che erravano perché non conoscevano le Scritture né la potenza di Dio; rifiutò la corona e condannò l'ingerenza della politica nel regno messianico (cf Giovanni 6:15); ai samaritani disse chiaramente che non approvava il compromesso religioso, ma riconosceva come istituzione divina quella data da Dio ai Giudei (cf Giovanni 4:21-22).
Abbiamo voluto iniziare
con questa breve panoramica del mondo religioso dei tempi di Gesù
perché ci sembra che qui viene stabilito un principio: Dio NON approva
i movimenti e i sistemi religiosi che si sono evoluti dalla Rivelazione che
Egli ha dato (1)
.
Perciò noi riteniamo che esista un solo modo di essere cristiani
che Dio
approva: quello rivelato
nella Bibbia. Non é la popolarità o la quantità numerica
a stabilire la validità scritturale di un sistema religioso, ma la
sua aderenza e fedeltà alla Parola di Dio.
CATTOLICESIMO ANTICO
La comunicazione é un'arte estremamente difficile, per facilitarla bisogna accordarsi sul significato dei termini. Quando parliamo di CATTOLICESIMO ANTICO non dobbiamo avere in mente il cattolicesimo romano che noi oggi conosciamo; il cattolicesimo romano é un processo evolutivo continuo. Qualcuno ha giustamente detto che se, per esempio, si potesse chiedere ad Agostino di Ippona (450 d.C.): A quale chiesa appartieni? Lui non avrebbe certamente risposto: Alla chiesa cattolica apostolica romana.
Sapete perché?
Perché non esisteva ancora la chiesa cattolica romana cosi come noi
la conosciamo. Agostino nel V° secolo non conosceva la pratica della
confessione, la teologia mariana, il primato romano, il papato non esisteva
ancora; non esistevano tutti quei dogmi che si sono sviluppati col tempo
dopo Agostino. Perciò lui avrebbe risposto: «
Io appartengo alla Chiesa». C'è
chi sostiene giustamente che i primi Padri (2)
della chiesa non soltanto non erano cattolici romani, ma certamente non
aderirebbero oggi alla chiesa romana. Su che base si fonda una tale affermazione?
Dalle dichiarazioni dei Padri contenute nei loro
scritti emerge la loro
teologia. Dal confronto tra gli scritti dei Padri e il credo della chiesa
cattolica romana risulta evidente una differente teologia. Benché
si vorrebbe sostenere una certa continuità tra gli scritti dei Padri
e la chiesa cattolica romana, di fatto le due teologia non sono in armonia.
Gli scritti dei Padri della chiesa sono patrimonio comune di tutti, nessuno
può vantarne il monopolio; non sono certo la regola di fede dei cristiani,
la loro teologia può essere condivisa o rigettata sulla base dell'insegnamento
neotestamentario. La vera tradizione è quella che risale
a Gesù e agli apostoli,
contenuta nei libri del NT (cf 1 Corinzi 11:2,23; Giuda v.3), accolta da
tutti gli uomini di fede che nei secoli hanno amato il Signore.
QUALE CATTOLICESIMO
Quando parliamo di cattolicesimo, dunque, dobbiamo precisare a quale cattolicesimo ci riferiamo: quello antico o quello della chiesa cattolica romana? Il cattolicesimo romano andrebbe studiato attraverso l'evoluzione storica, perché ogni secolo e ogni teologo cattolico di rilievo ha lasciato un'impronta nel cattolicesimo e ha contribuito a questo processo e cambiamento continuo della chiesa cattolica romana, senza mai rinnegare se stessa.
Uno studio del cattolicesimo romano dovrebbe tener conto di almeno quattro fasi:
-
cattolicesimo occidentale antico (da Costantino
al medioevo);
-
cattolicesimo romano medievale (fino al concilio
di Trento e la Riforma protestante);
-
cattolicesimo romano post-tridentino (dal
concilio di Trento al concilio Vaticano II);
-
cattolicesimo romano moderno (dal concilio
Vaticano II ad oggi).
L'uso dell'epiteto " romano" classifica la chiesa cattolica romana come distinta dal resto del cristianesimo, assumendone un significato settario; cristianesimo e cattolicesimo non sono e non dovrebbero essere usati come termini sinonimi. La Chiesa del Vangelo era sempre indicata con termini descrittivi, non settari, che includevano tutta la fratellanza dei discepoli di Gesù (cf Romani 16:16).
L'espressione CATTOLICESIMO
ANTICO usata in questo scritto NON si riferisce alla chiesa romana, ma a
quella "deviazione
" dal cristianesimo neotestamentario nata e sviluppatasi nei primi secoli,
che sarà poi la base teologica, sociologica e filosofica della chiesa
cattolica romana in occidente e della chiesa ortodossa in oriente. Il termine
cattolico (gr. Katholikos) è usato per la prima volta da Ignazio di
Antiochia all'inizio del II secolo nella lettera alla chiesa di Smirne: «
Dove c'è Gesù Cristo, ivi c'è la chiesa cattolica
» (VIII,2). Compare poi due volte, sempre nel II
secolo, negli «
Atti del martirio di Policarpo di Smirne»,
nel saluto iniziale: «Le comunità
della santa chiesa cattolica di ogni luogo»
e al cap. 19: «Il Pastore
(= Gesù) della chiesa cattolica nel
mondo » (XIX,2).
Come si può facilmente osservare, in questi testi dei Padri il riferimento non è alla chiesa cattolica romana, ma alla chiesa cristiana sparsa ovunque nel mondo. Si può infatti notare come la lettera di Ignazio alla chiesa di Smirne inizia dicendo: «Ignazio, Teoforo, alla chiesa di Dio Padre e dell'amato Gesù Cristo ».
Perciò, la distinzione
innanzi riportata tra CATTOLICESIMO ANTICO e chiesa cattolica romana è
legittima; la continuità che esiste tra il cattolicesimo antico e
il cattolicesimo romano consiste nell'evoluzione dell'errore, nell'allontanamento
dalla verità evangelica che diventa sempre più evidente col
trascorrere del tempo (cf 2 Tessalonicesi 2:10-11; 1 Re 22:22).
1. Non esiste nella Bibbia la dottrina dello sviluppo del dogma, esiste invece la progressione della Rivelazione dall' AT al NT e la completezza della Scrittura con la chiusura del canone biblico. Il Signore non ha mai chiesto agli Ebrei o alla chiesa di arricchire o sviluppare gli insegnamenti contenuti nella Scrittura, ma di essere fedeli alle cose da Lui dette nella sua Parola (cf Ebrei 1:1-3; 2 Pietro 3:14-18; Giovanni 12:48; Giuda v.3). torna al testo
2. Per Padri della chiesa si intendono gli scrittori cristiani dei primi secoli che, secondo l'antica definizione di Vincenzo di Lerins (450 circa d.C.), insegnarono la dottrina e l'ortodossia cristiana e la difesero dalle eresie. Probabilmente il nome di "Padre" ha avuto origine dall'usanza sviluppatasi nel III secolo di chiamare il vescovo con l'appellativo di padre per esprimere rispetto verso i maestri della fede.
Generalmente si distingue i Padri della chiesa in:
-
Padri apostolici, espressione con cui, a partire
dal XVII secolo (il primo ad usare questa espressione fu J. B. Cotelier nel
1672), si designa un gruppo di scrittori cristiani di lingua greca che si
collocano a cavallo tra il I e il II secolo, che conobbero probabilmente i
discepoli degli apostoli, chiamati Padri apostolici perché si ritiene
che essi riferirono l'ultima eco della voce degli apostoli;
-
Padri apologisti, sono gli scrittori del II
e III secolo, i loro scritti sono soprattutto di natura apologetica, la
loro preoccupazione era quella di difendere il cristianesimo dalle eresie;
-
Padri grecio latini o siri
, sono gli scrittori che vanno dal IV secolo in poi.
C'è chi distingue tra i Padri vissuti prima del concilio di Nicea del 325 (anti-niceni) e quelli vissuti dopo (post-niceni) a motivo della differente situazione storica e della differente teologia. La fine dell'epoca dei Padri per gli scrittori greci è ritenuta alla morte di Giovanni Damasceno (749), per i latini a quella di Gregorio Magno (604) o di Isidoro di Siviglia (636). Gli scrittori del IV e V secolo sono anche detti Dottori della chiesa. Ambrogio, Agostino, Girolamo e Gregorio Magno sono dottori latini; Atanasio, Basilio, Crisostomo e Cirillo d'Alessandria sono dottori orientali.
Dopo
aver riportato la definizione comune del termine Padre ci preme ricordare
le parole di Gesù: «E non chiamate
alcuno sulla terra vostro padre, perché uno solo e il Padre vostro,
quello che e nei cieli»
(Matteo
23:9).
Perciò
l'uso di tale termine fatto in questo scritto è solo accademico, ha
un valore puramente letterario e non spirituale, serve solo ad identificare
gli scrittori dei primi secoli indicati con tale appellativo.
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