IL CATTOLICESIMO AL VAGLIO DELLA STORIA
Nascita e sviluppo del cattolicesimo antico nei primi tre secoli
a cura di Paolo Mirabelli

LEZIONE 5

SVILUPPO DI UN NUOVO CONCETTO (parte seconda)

Cercheremo ora di tracciarne sinteticamente le varie fasi.

A. La persona del vescovo viene distinta dai presbiteri.

Con Ignazio di Antiochia (morto martire verso il 115) assistiamo al sorgere della triplice classe di vescovo, presbiteri e diaconi; l'ufficio del vescovo comincia ad essere distinto da quello del presbitero e l'autorità del vescovo viene esaltata.
« ...come unico il vescovo insieme con il presbiterio e i diaconi » (Ai Filadelfi, IV ).
« ...il vescovo presiede nel posto di Dio e i presbiteri nel posto del collegio degli apostoli, e ai diaconi è affidato il servizio di Gesù Cristo» ( Ai Magnesi, VI,1).
« Senza il vescovo non è lecito né battezzare né fare l'agape» ( Ai Smirnesi,  VIII,1).

Per Ignazio, l'unità della chiesa contro le tendenze eretiche era garantita dall'autorità del vescovo. Eppure l'apostolo Paolo aveva avvertito gli anziani di Efeso della possibilità di falsi insegnanti sorti proprio fra di loro, e li aveva raccomandati a Dio e alla parola della sua grazia (Atti 20:28-32).

B. Il vescovo visto come garante dell'ortodossia.

Con Ireneo di Lione ( Asia Minore 130 ca - Lione 202), il vescovo è visto come garante della tradizione apostolica, mediante una successione ininterrotta dei vescovi fino agli apostoli. Secondo Ireneo, l'eresia si combatteva dimostrando la successione episcopale, che ne garantiva l'ortodossia della fede (10).

« Nella successione dei vescovi che derivano dall'età primitiva e  che furono stabiliti dagli apostoli stessi, tu hai la garanzia per la trasmissione della pura fede» (Contro le Eresie,III,3,2;III,3,3).

La lotta contro le eresie era diventata ormai una questione legata alla persona del vescovo, e non più di fedeltà alle Scritture (cf 2 Giovanni 7-11).

C. Il contributo di Cipriano (nato a Cartagine nel 210 circa - morto nel 258).

Verso la metà del III secolo, il sacerdozio dell' AT servì come modello per accentuare l'ordine gerarchico ecclesiastico, attribuendo al vescovo una autorità inviolabile (cf Didascalia II,20 ). Cipriano, vescovo di Cartagine, fu colui che nel III secolo più di ogni altro contribuì allo sviluppo dell'episcopato monarchico. Egli sosteneva che il vescovo era designato direttamente da Dio ( Ep.39), che l'unità della chiesa prende origine dall'apostolo Pietro (Ecclesiae Unitate 5), ritenuto la fonte dell'episcopato (primato soltanto cronologico) e primo vescovo di Roma
( vedi De Catholicae Ecclesiae Unitate capp. 4,5,251 ). Di conseguenza la
vera chiesa era quella in comunione con Roma e che era sottomessa alla istituzione ecclesiastica del vescovo di Roma. Egli affermò che: « Non può avere Dio per padre chi non ha la chiesa per madre » (De Unitate, VI ).

Cipriano è il primo scrittore cristiano che abbia scritto un trattato sulla chiesa: « De Catholicae Ecclesiae Unitate». Nei suoi scritti il termine chiesa cattolica non si riferiva più alla chiesa universale, ma solo a quelle chiese che avevano una successione apostolica in comunione con Roma.

Per Ignazio di Antiochia la chiesa cattolica era là dove c'è Gesù Cristo; per Cipriano invece la vera chiesa era quella sottomessa e in comunione con
il vescovo di Roma. Ecco come è avvenuto lo sviluppo di un concetto. Verso
la fine del III secolo l'evoluzione dal collegio degli anziani al monoepiscopato monarchico era avvenuta, e l'ecclesiologia era mutata al punto che in occidente non si poteva più parlare di CATTOLICESIMO ANTICO, ma di chiesa cattolica romana.

Come si è visto, dunque, l'episcopato monarchico non è di origine apostolica, bensì è frutto di una errata riflessione teologica dei Padri della chiesa dal II secolo in poi, nata dal bisogno di serrare le file contro le eresie e mantenere la chiesa unita. Il NT insegna chiaramente che ogni chiesa deve avere un collegio di anziani (cf Atti 14:23; Tito 1:5; Filippesi 1:1) e che esiste un ministero multiforme con la partecipazione di tutti i cristiani alla vita della chiesa (cf 1 Corinzi 12; Romani 12:1-8; Efesini 4:1-16; 1 Pietro 4:10-11). Perciò, il monoepiscopato e il governo episcopale non ha alcun sostegno biblico, è una istituzione della chiesa e non della Scrittura, e per quanto antica possa essere, è pur sempre una istituzione umana.


NOTE A MARGINE
10. La presunta successione storica dei vescovi non garantisce affatto l'ortodossia della fede, successione episcopale non è sinonimo di fedeltà. Basta far riferimento alla storia d'Israele per avere prova di quanto affermato. In Israele, la corona e il sacerdozio si trasmettevano mediante una rigorosa successione di padre in figlio (cf Esodo 28; 1 Cronache 3), eppure non tutti i re e i sommi sacerdoti furono fedeli a Dio, anzi fu proprio il sommo sacerdote a condannare Gesù come bestemmiatore (cf Matteo 26:57-67). torna al testo