IL CATTOLICESIMO AL VAGLIO DELLA STORIA
Dal IV secolo alla Riforma Protestante
inserto sulla "Buona Notizia", 1991 a cura di Italo Minestroni

INDICE PAGINA

Capitolo I: Il Papato e lo Stato

Gregorio VII (1073-1084)
Arnaldo da Brescia
Alessandro III (1159-1181)
Innocenzo IV (1198-1216)
Bonifacio VIII (1294-1303)
Capitolo II: Le lotte contro i musulmani
I musulmani
Le crociate
I normanni
Capitolo III: Gli Ordini religiosi e la Teologia
Ordini monastici
Ordini mendicanti
Ordini Cavallereschi
La Filosofia Scolastica
Capitolo IV: Il culto e la pietà popolare nel Cattolicesimo
Luogo di culto
Caratteri generali del culto
Capitolo V: Prime reazioni al sistema religioso cattolico
Predicatori anticlericali
I Catari
I Valdesi
Capitolo VI: L'inquisizione
L'Inquisizione Episcopale
L'inquisizione Papale

Parte terza

La Chiesa Romana all'apogeo della potenza papale
(dal sec. XI al sec. XIII)

Capitolo I

Il Papato e lo Stato.

1. Gregorio VII (1073-1084)

Assunse questo nome il monaco Ildebrando, quando salì al soglio papale. Nel suo pontificato si propose tre programmi:

a) Imporre il celibato a tutto il clero: i preti sposati dovevano ripudiare la moglie o rinunciare al sacerdozio; questo programma incontrò grande opposizione;

b) sopprimere la simonia, cioè l'acquisto di cariche ecclesiastiche con denaro;

c) far cessare l'investitura laica , cercando di togliere ai principi la nomina dei dignitari ecclesiastici; in questo fallì.

Oppositore del papa fu Enrico IV di Germania (1056-1106), che, sostenuto da qualche vescovo tedesco, dichiarò decaduto il papa. Questi, a sua volta, sciolse i sudditi dal giuramento di fedeltà al re. Enrico, abbandonato dai suoi sostenitori, dovette inchinarsi al papa a Canossa per averne l'assoluzione (1077).

E' rimasto celebre il documento emanato da Gregorio col nome « Dictatus papae» in cui sostiene la supremazia del papa su tutti i vescovi e sull'imperatore, che può essere deposto dal papa, e in cui si afferma (articolo 22) che la Chiesa di Roma non ha mai errato e mai errerà.

Ma qualche anno dopo la lotta tra il Papa e l'Imperatore riprese e Gregorio VII si rifugiò presso i Normanni a Salerno, dove morì in esilio.

La lotta delle Investiture ebbe fine col Concordato di Worms concluso tra il papa Callisto III (1119-1124) e l'imperatore Enrico V (1106-1124), per il quale i dignitari ecclesiastici dovevano essere nominati dal clero della loro giurisdizione e confermati dal Papa e dall'Imperatore. Tale concordato venne poi confermato dal IX Concilio Ecumenico del Laterano (1123).

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2. Intanto a Roma Arnaldo da Brescia predicava che era necessario una riforma, perché i dignitari ecclesiastici rinunciassero ai loro beni temporali. Condannato dal Concilio Ecumenico del Laterano (1143), fu cacciato da Roma. Ma, morto il papa, i Romani lo richiamarono. Ritornato a Roma, scacciò il papa Eugenio III (1154-1159) e proclamò la Repubblica. Il nuovo papa Adriano I colpì Roma di interdetto e Arnaldo dovette fuggire. Preso dall'Imperatore Federico Barbarossa, venne consegnato al papa, che lo fece impiccare e ne fece ardere il cadavere e disperdere le ceneri nel Tevere (1155).
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3. Alessandro III (1159-1181) prima umiliò Enrico II, re d'Inghilterra, obbligandolo a ristabilire le immunità degli ecclesiastici dai tribunali civili. Poi. ingaggiò una dura lotta con l'Imperatore Federico Barbarossa e lo umiliò con la Pace di Venezia (1177) costringendolo ad attraversare la città, tenendo la mano sulla staffa della cavalcatura papale.

Nell' XI Concilio Ecumenico del Laterano (1179) si stabilì che il papa venisse eletto dai due terzi dei Cardinali e si presero decisioni contro gli Albigesi.

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4. Innocenzo IV (1198-1216), fu eletto papa in giovane età. Impose la sua autorità ai pretendenti al potere imperiale in Germania; Costrinse Filippo II Augusto, re di Francia, mediante l'interdetto (1200), a riconciliarsi con la moglie; privò dei suoi stati il re d'Inghilterra Giovanni senza terra, che aveva esiliato l'arcivescovo di Canterbury, e lo costrinse a sottomettersi (1213) e a proclamarsi vassallo della Santa Sede con l'obbligo di pagare un tributo annuo. Altri re (quello d'Aragona, quello d'Ungheria e quelli di Polonia e Bulgaria) si resero spontaneamente tributari del papa.

Caduto l'Impero d'Oriente a seguito della Quarta Crociata, fu creato l'Impero Latino (1204-1261) con a capo un patriarca latino, e così anche la penisola Balcanica passò sotto l'autorità del papa.

Sotto il suo pontificato si tenne il IV Concilio Lateranense (1215, che segnò l'apogeo della potenza papale, ed in cui venne resa obbligatoria la confessione auricolare al prete una volta l'anno e si dichiarò il dogma della transustanziazione , cioè che per le parole della consacrazione del sacerdote durante la messa gli elementi del pane e del vino vengono transunstanziati nel Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Cristo.

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5. L'ultimo dei grandi papi del Medioevo fu Bonifacio VIII (1294-1303), che emanò la famosa Bolla « Unam Sancatam» (nel 1302), in cui affermò che i sovrani debbono essere sottoposti al papa sia in campo spirituale che temporale. Sostenne una dura lotta con Filippo il Bello, re di Francia (1295-1314), che venne scomunicato. Ma Filippo, per nulla intimorito, mandò ad Anagni, dove si trovava il papa, Guglielmo di Nogaret con Sciarra Colonna. Il Nogaret, dopo aver schiaffeggiato il papa, lo tenne prigioniero (1302).

Bonifacio VIII fu il papa che indisse il primo Giubileo della storia (1300). A Firenze, dilaniata dalle lotte tra Bianchi e Neri, inviò come paciere Carlo di Valois, che, espulsi i Bianchi dalla città, ne affidò il governo ai Neri (1302). Dante Alighieri fu costretto all'esilio e, per vendicarsi, pose Bonifacio VIII all'Inferno, nella sua « Divina Commedia» (Canto 19).

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Capitolo II

Le lotte contro i musulmani

1. I musulmani

Una grande crisi era andata maturando in seno alla Cristianità in conseguenza dell'espansione della religione musulmana, che in Oriente e nel bacino del Mediterraneo cercò di schiacciare la religione Cristiana.

Fondatore di questa nuova religione era stato un arabo, Maometto, nato alla Mecca, nel sud dell'Arabia, verso l'anno 570. Rimasto orfano in tenera età e sposata la ricca vedova Kadigia, affermò di aver avuto una rivelazione dall'arcangelo Gabriele, che lo aveva invitato a predicare la nuova religione e a strappare i popoli delle tribù arabe dall'idolatria.

Dottrina centrale della sua predicazione fu l'unità assoluta di Dio. Questo Dio si è rivelato più volte al mondo per mezzo dei suoi profeti ed interpreti, quali Abramo, Mosè e lo stesso Cristo . . . e infine Maometto, che è il più grande di tutti.

Con la formula: «Non c'è altro Dio che Allah, e Maometto è il suo profeta» è affermato il dogma capitale dell'Islam (parola che vuol dire: rassegnazione, ubbidienza fatale). Ma questo Dio, non è il Padre santo e misericordioso e pieno d'amore, che Gesù ha rivelato al mondo, ma Allah, il dominatore assoluto, che ha fissato i destini di ciascun individuo.

Maometto ammette pure la dottrina della vita futura e quella della retribuzione finale, ma le gioie del paradiso non sono che sensuali e il mezzo migliore per guadagnarlo è la propagazione dell'Islam con le armi: di qui « la guerra santa», a cui continuamente gli Arabi fanno riferimento.

Le dottrine religiose di Maometto sono contenute nel « Corano» (il libro sacro dei Musulmani) in cui i discepoli raccolsero i frammenti lasciati dal profeta, che contenevano i principi della sua riforma.

Il Corano, che comprende 114 capitoli, è un vero zibaldone contenente lodi a Dio, esortazioni, leggende di ogni sorta, invettive contro gli idolatri ebrei e cristiani, leggi. Tuttavia, qua e là, vi si incontrano dei pensieri elevati.

Contraddistinguono l'Islamismo errori e contraddizioni. L'ammissione della poligamia e la mentalità legalistica di Maometto che lo portò a moltiplicare i precetti esteriori: preghiere cinque volte al giorno ed in ore determinate, abluzioni, digiuni.

La sua predicazione incontrò forti opposizioni a La Mecca, soprattutto dei Coreiti , che paventavano la fine dei pellegrinaggi alla Kaaba (specie di pantheon nazionale) dove ogni tribù veniva per adorare i suoi idoli e prostrarsi davanti alla «pietra nera », avanzo di qualche culto feticista scomparso.

Maometto riuscì a fuggire da La Mecca a Yatre (poi chiamata Medina = la città del profeta) nel 622: data rimasta celebre e conosciuta sotto il nome di « Egira» come l'era sacra dei Musulmani.

Maometto, dopo otto anni di lotta contro i Coreiti, riuscì a tornare a La Mecca, che venne trasformata in una città santa, meta di pellegrinaggi ed in cui Maometto lasciò sussistere la famosa « pietra nera».

Avendo fatto apparire agli Arabi la sua religione superiore alle altre e lui stesso come il più grande di tutti i profeti, accese il fanatismo degli Arabi, che mossero alla conquista del mondo con l'uso della spada, promuovendo « guerre sante ».

Alla morte di Maometto, avvenuta a Medina nel 632, i suoi successori detti « Califfi», ossia « vicarii» del fondatore dell'Islam, eccitati dallo spirito bellicoso e dalla sete di saccheggio, si lanciarono alla conquista dei Paesi vicini: del popolo semitico dei saraceni d'Arabia (nome poi dato in genere ai Musulmani), della Siria e della Palestina. Gerusalemme dovette arrendersi al califfo Omar nel 637, ma i cristiani mediante un oneroso tributo, ottennero di professare la loro religione e di conservare il cosiddetto Santo Sepolcro.

La Persia e l'Asia Minore furono pure conquistate, fino a Costantinopoli. Dopo l'Egitto, estesero le loro conquiste all'Africa del Nord, alla Sicilia, Corsica, Sardegna; devastarono le coste italiane, avanzarono fin verso Roma di cui saccheggiarono i sobborghi, incendiarono l'abbazia di Montecassino, e si stabilirono a Taranto, Bari e nelle Calabrie. Sbarcati in Spagna, sottomisero i Mori, che molto assomigliavano a loro per i loro costumi, i quali si unirono agli invasori, e, penetrati nelle Gallie, dopo aver attraversato i Pirenei, vennero sconfitti e ricacciati da Carlo Martello, nella battaglia di Poitiers (732).

Per quanto riguarda la dottrina religiosa dell'Islam, le quattro scuole ortodosse dell'Islam riuniscono i doveri dei Musulmani sotto cinque rubriche, i cosiddetti « cinque pilastri dell'Islam», e cioè:

a) Prima di tutto la FEDE , che si esplica in sei articoli: unità di Dio, gli angeli, i libri santi, la missione dei profeti, la risurrezione e il giudizio, infine la predestinazione. Dio è uno e i Cristiani, ammettendo la Deità, una e trina, sono politeisti. Gli angeli sono i messaggeri di Dio, eccetto Iblis, decaduto, che cerca di perdere gli uomini. Siccome il Corano (arabo = « qur'an » = recitazione) contiene tutta la fede e tutta la Scienza, l'insegnamento consiste nella sua spiegazione integrata però dalla « Sunia », o tradizione. I profeti sono sette; Gesù è il penultimo di essi, non fu crocifisso, ma elevato al cielo mentre sulla croce al suo posto veniva offerto uno simile a lui, forse Giuda. I morti risusciteranno alla fine dei tempi, per un giudizio generale, dopo il quale i cattivi andranno all'inferno con Iblis, e i buoni vivranno in paradiso, dove, secondo i teologi, la loro felicità consisterà soprattutto nella visione di Allah; però il popolo prende alla lettera le espressioni del Corano e immagina delizie più sensuali. Chi otterrà questo cielo? Nel giorno del giudizio Maometto intercederà per i credenti peccatori, in modo che nessun musulmano sarà condannato.

b) il secondo pilastro dell'Islam è la PREGHIERA , che deve essere fatta cinque volte al giorno, secondo un rituale semplice e preciso, alla chiamata del Muezzin. Non è preghiera di petizione; è atto di sottomissione a Dio e sua glorificazione di fronte alle creature. Il Venerdì a mezzogiorno dove si possono radunare almeno 40 persone, soli uomini, la preghiera è fatta nella moschea sotto la guida di un «iman », che pronuncia anche due allocuzioni in arabo.

c) l' ELEMOSINA, dapprima libera, è diventata poi un'imposta, alla quale bisogna aggiungere elemosine propriamente dette.

d) il DIGIUNO consiste nei trenta giorni di Ramadan, in cui, dalla levata al tramonto del sole non si deve mangiare.

e) il PELLEGRINAGGIO ALLA MECCA: è una grande festa annuale, cui deve partecipare, almeno una volta nella vita, ogni musulmano maschio.

A questi precetti fondamentali s'aggiungono comandamenti egualmente rigorosi, ma meno importanti, come l'astinenza dall'alcool e dalla carne di maiale, la circoncisione, la poligamia, limitata a quattro mogli (il numero delle serve è illimitato), infine, la guerra santa.

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2. Le crociate

Quando, alla guida del mondo musulmano, i Turchi Selgiucidi presero il posto degli Arabi, essendo molto più fanatici e brutali dei loro predecessori, i pellegrini europei che si recavano in Terra Santa vennero sottoposti a dure persecuzioni: erano molestati, derubati e uccisi, ed i luoghi, oggetto della loro venerazione, erano lasciati in uno stato deplorevole.

Nel contempo, Alessio Commeno, imperatore di Costantinopoli (Bisanzio), implorò l'aiuto dei Cristiani dell'Europa Occidentale per contrastare l'avanzata degli invasori musulmani, che minacciavano la sicurezza del suo regno.

Il papa URBANO II (1088-1099) convocò allora un grande sinodo a Clermont Ferrand, in cui lanciò la Crociata per la riconquista della Palestina, promettendo ai partecipanti indulgenze ecclesiastiche ed esenzione dalle imposte. Il monaco Pietro l'Eremita fu il grande predicatore della Crociata tra le popolazioni. Un entusiasmo incredibile pervase le masse per accorrere in Palestina e strappare ai musulmani il dominio della Terra Santa e vendicare gli oltraggi e le ingiurie sofferte dai pellegrini. Certo, Le Crociate furono un segno evidente della degenerazione morale e spirituale, in cui era precipitato il Cattolicesimo Romano.

Una folla di nobili e popolani (circa 300.000 persone) partì per la Palestina nel mese di Agosto 1097 sotto la guida di Goffredo di Buglione, duca di Lorena. Ebbe così inizio LA PRIMA CROCIATA (1097-1099). «Crociati » vennero detti i partecipanti alla spedizione, perché avevano una croce rossa sulla spalla destra.

Raggiunta Costantinopoli, essi iniziarono duri combattimenti con i Turchi musulmani in Asia Minore. Dopo aver riportato vittorie sui Turchi, decimati dalle battaglie, dalle malattie e dalla fame, il 15 luglio 1099 presero d'assalto Gerusalemme e liberarono il Santo Sepolcro. Ma a quale prezzo! I Crociati si abbandonarono ad ogni crudeltà, non risparmiando né il sesso, né l'età, né gli stessi giudei. Goffredo di Buglione assunse il titolo di difensore e protettore del Santo Sepolcro, e suo fratello, più tardi, ebbe il titolo di re di Gerusalemme.

Ma la situazione della Palestina rimaneva precaria, per cui furono necessarie altre sette Crociate, che si succedettero nel corso di due secoli, senza che alla fine Gerusalemme sia stata definitivamente tolta ai Turchi musulmani.

I Papi, in seguito, cercarono di indurre i Principi ad organizzare altre Crociate, ma inutilmente. Agli inizi il successo delle Crociate contribuì a rafforzare l'autorità papale, ma in seguito agli scacchi subiti, essa ne uscì ridimensionata.

Le Crociate non furono imprese missionarie per convertire le anime a Cristo, ma piuttosto pellegrinaggi militari; furono manifestazioni di zelo, ma di un « zelo senza conoscenza», direbbe Paolo apostolo (Rm 10, 2), perché male illuminato e contrario allo spirito del Vangelo e dell'insegnamento di Cristo.

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3. Nel secolo 9° i normanni , alleati del Papa, cacciarono i musulmani dalla Sicilia e dall' Italia Meridionale e vi si stabilirono. Anche in Spagna i mori (sottomessi dai musulmani e loro alleati) vennero lentamente cacciati dai regni cattolici spagnoli, e alla fine del sec. 13° rimase loro solo il piccolo regno di Granada.
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Capitolo III

Gli Ordini religiosi e la Teologia

Sintomo del disagio spirituale e religioso, in cui versava il popolo cattolico, è il pullulare di Ordini religiosi, che vennero istituiti nei secoli XI/XIII.

1. Ordini monastici , cioè quelli in cui i monaci erano obbligati a vivere nell'isolamento.

L'Ordine dei Certosini venne fondato a Chartreux nel 1084; i monaci vivevano nel silenzio e nell'isolamento e compirono il lavoro di copisti di codici.

L'Ordine dei Cistercensi, fondato a Citeaux (Francia) nel 1098, i cui monaci erano detti «bianchi » per il colore della tonaca; tra loro emerse Bernardo da Chiaravalle (1091-1153), consigliere di Papi e di Principi, e difensore strenuo del Cattolicesimo.

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2. Ordini mendicanti . Tra questi vanno ricordati i Francescani , che dovevano mendicare il loro nutrimento giornaliero e non possedere denaro. Emettevano i tre voti ordinari: povertà, castità e ubbidienza. Furono fondati da Francesco d'Assisi , nel 1209, per riportare la Chiesa all'ideale evangelico. Ricevettero l'approvazione del Papa Onorio III. Francesco fondò pure l'Ordine delle Clarisse (1212) (con l'aiuto di una nobile giovane di nome Chiara) che era altrettanto rigoroso; ed anche un Terzo Ordine , riservato ai laici, che vivevano nel mondo e non emettevano i voti.

Dopo la morte di Francesco (1226) l'Ordine si divise: la maggioranza, detta Conventuali (con tonaca color caffè) ritenne la regola troppo severa e l'ammorbidì; allora una minoranza, detta Dei Minori (con tonaca nera) o Fratelli di stretta osservanza si separò sotto la direzione di Antonio di Padova. Poi sorsero i Cappuccini (così detti dal cappuccio sulla tonaca marrone) nel 1525 ad opera di Matteo da Bascio come ramo riformato dei Francescani.

Francesco d'Assisi ebbe nell'animo la riforma della Chiesa, ma fallì. Egli compose il famoso «Cantico delle Creature ».

I Domenicani , ordine fondato in Spagna da Domenico di Guzman nel 1216, dietro autorizzazione del Papa Onorio III. Si sono distinti, specialmente agli inizi, per l'ardente desiderio di combattere l'eresia, perciò si gloriavano di essere i «cani del Signore » («canes Domini »), poi, specialmente in Spagna, furono esponenti dei Tribunali dell'Inquisizione.

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3. Ordini Cavallereschi , sorti in seguito alle Crociate per combattere gli infedeli e per la difesa dei Luoghi Santi. I loro adepti emettevano i tre voti: di povertà, castità, ubbidienza. Venivano fusi così l'ideale ascetico e l'ideale cavalleresco. Tra loro ci sono: l'Ordine dei Templari , fondato nel 1118 da Ugo di Payns, sul luogo dove era stato edificato il tempio di Salomone in difesa del Sepolcro di Cristo. I cavalieri furono in prevalenza francescani. Accusati di vari delitti, furono condannati in parte al rogo (1310); l'Ordine venne abolito (1311) e i più alti dignitari vennero condannati alla prigione perpetua (1314).

L'Ordine dei Cavalieri di S. Giovanni, i cui adepti, dopo aver combattuto in Terra Santa contro i Turchi, si stabilirono a Rodi (1310) per continuare la lotta. Furono e sono in prevalenza italiani, e sono detti oggi anche «Cavalieri di Rodi o di Malta ».

Infine, l'Ordine Teutonico , fondato nel 1119, che raggruppa cavalieri tedeschi, che non si dettero molto da fare in Terra Santa, ma ai confini del Baltico, convertendo al Cattolicesimo (con la forza) la Prussia e la Lettonia.

Una menzione a parte merita l'Ordine degli Ospitalieri , che si dedicò alla cura degli ammalati, degli stranieri e dei prigionieri. I più antichi Monaci Ospitalieri sono quelli di S. Giovanni, stabiliti in Terra Santa dal 1049, e poi mutatisi in Ordine Cavalleresco.

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4. La Filosofia Scolastica. Col progresso generale della civilizzazione, crebbe il desiderio di conoscere e di sapere di più. Sorsero così numerose scuole e le prime Università: Bologna innanzi tutto, fondata nel 1088, poi Padova, Oxford e Parigi.

I maestri erano chiamati «scolastici », dando il loro nome alla filosofia-teologia del loro tempo. Per loro la verità non è da scoprire, essendo fissata nelle Sacre Scritture, nei Padri della Chiesa e nei Concili. La ragione umana deve solo spiegarla, perché (per gli Scolastici) essa è sovente sorpassata, ma non mai contraddetta dalla Rivelazione Divina. Dai princìpi enunciati dalla Tradizione si devono trarre tutte le conseguenze logiche possibili, onde precisare i dogmi antichi e dedurne dei nuovi.

Padre della Scolastica fu Anselmo di Canterbury (1033-1109). Maestri della Scolastica a Parigi furono: Pietro Abelardo (1079-1142), Pietro Lombardo (+1164), Alberto Magno (1204-1280), che introdusse in occidente la Filosofia di Aristotele a fianco di quella di Platone, cercando di conciliarla col Cattolicesimo, e anche Tommaso d'Aquino (1225-1274), Duns Scoto, britannico, professore a Oxford e Parigi (+1308).

Gli Scolastici si divisero in Tomisti, appartenenti soprattutto all'ordine dei Domenicani, seguaci delle dottrine di Tommaso d'Aquino, che davano il primato all'intelletto sulla volontà, e in Scotisti, appartenenti soprattutto all'Ordine dei Francescani, seguaci della dottrina di Duns Scoto, secondo cui la volontà precede la ragione e la realtà è ciò che è, non perché è razionale, ma perché Dio l'ha voluta così.

Degni di citazione sono anche il filosofo inglese Ruggero Bacone (+1294) che fondò con Galileo il metodo sperimentale nelle Scienza, e il francescano Raimondo Lullo (+1315) che escogitò un sistema di dimostrazione razionale per convertire i Musulmani.

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Capitolo IV

Il culto e la pietà popolare nel Cattolicesimo

1. Luogo di culto. Sorgono in questo tempo due stili diversi per la costruzione di nuovi edifici di culto, chiamati « Chiese» dai cattolici:

(a) Lo Stile romanico (o Arte romanica), avente una navata centrale con due navate laterali più piccole e con abside allargata per dar posto al coro, dove preti e frati si riuniscono per recitare l'Ufficio divino in varie ore del giorno. Possono esservi una navata trasversale (o transetto) e alcune cappelle secondarie circondanti il coro. Le volte delle navate sono di pietra e a tutto sesto e sostenute da massicci pilastri e da robuste pareti. Le finestre sono piccole, a tutto sesto e decorate con colonnette, per cui l'interno dell'edificio è imponente, ma molto oscuro. Talvolta nell'intersezione della navata col transetto si ha una cupola. La facciata ha un portale decorato e dei grandi rosoni per dare la luce. Quest'arte sorse in Italia e vi fiorì nei secoli 11°/12°. Esempio ne è il Duomo di Pisa con la Torre pendente.

(b) Stile gotico (o Arte gotica), detto anche ogivale o arte francese, perché sorto nell'Isle de France. La pianta topografica è la medesima dello stile romanico ed è caratterizzata dall'ogiva (o arco a sesto acuto) e dall'uso abbondante di archi doppi, sui quali poggia la volta. Ha finestroni grandi con vetrate sontuose. I rosoni sono molto belli ed i portali sono decorati con sculture di santi e scene bibliche. rare sono le cupole, ma ha torri grandissime terminanti sovente con guglie molto slanciate. Tale arte, sorta nel secolo 12°, raggiunse la perfezione nel secolo 13°, e ne sono esempio il Duomo di Milano e il Duomo di Orvieto.

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2. Caratteri generali del culto

(a) Progresso del Ritualismo. Il celibato obbligatorio dei preti, imposto da Gregorio VII, aumenta la separazione tra clero e laici; si prende l'abitudine di pregare, sgranando il rosario (manifestazione di pietà presa in prestito dall'Islam e dai bonzi). Così continua ad accentuarsi il ritualismo.

(b) Culto dei santi. Si sviluppa sempre più la Mariolatria, visibile sui portali delle Chiese dedicate a Maria; si fa strada la sua intercessione misericordiosa in contrasto con la severità del Cristo giudice. C'è chi prospetta la sua Immacolata Concezione (specialmente i Frati Francescani), c'è anche chi la nega (i Frati Domenicani).

Dopo Alessandro III, il papa Lucio III (1181-1185) si riserva il diritto di procedere alle beatificazioni e alle Canonizzazioni (1181) dei santi, assicurandosi così il controllo della pietà popolare.

(c) I Sacramenti . Il loro numero, fino ad ora fluttuante, viene definitivamente fissato a sette: battesimo, cresima (impartita dal vescovo, separata dal battesimo e quando il bambino ha raggiunto i 7/8 anni), eucarestia, penitenza, estrema unzione (unzione con olio santo in prossimità della morte), ordine sacro e matrimonio. per quanto riguarda l'efficacia di questi sacramenti si escogita la dottrina dell' «opus operatum », cioè la loro efficacia è data dal porre l'azione sacramentale a prescindere dalla disposizione del soggetto.

(d) L'Eucarestia. La dottrina della transustanziazione degli elementi del pane e del vino, nella Cena del Signore, nel corpo e sangue, anima e divinità di cristo, sostenuta nel secolo IX da Pascasio Radberto, prende sempre più campo e nel secolo XI Berengario di Tours che la negò, incontrò gravi difficoltà, finché per tre volte, in circostanze diverse, non ritrattò.
Fu Hidelberto di Laverdin del secolo XII ad usare per primo il termine « transustanziazione» ed il papa Innocenzo III nel IV Concilio del Laterano del 1215 elevò a dogma di fede la dottrina e il termine «transustanziazione ». In conseguenza, l'ostia, essendo ritenuta divina perché trasformata in vero Corpo di Cristo, divenne oggetto di adorazione, e il calice, contenente il vino tramutato anch'esso in corpo, sangue, anima e divinità di Cristo, per evitare che qualche goccia del supposto sangue divino potesse cadere nella distribuzione ai fedeli, venne loro tolto; contenendo l'ostia già tutto si ritenne un duplicato passare il calice.

(e) La Penitenza. La confessione auricolare al prete andò acquistando una importanza sempre maggiore, al punto che la comunione cominciò ad essere distribuita solo a coloro che prima si erano confessati al prete. Infatti il decreto del già citato IV Concilio del Laterano (1215) stabilì che « ogni fedele è tenuto a confessare i propri peccati almeno una volta l'anno . . . e di ricevere con rispetto, almeno a pasqua il sacramento della comunione ».
La penitenza imposta al credente nella confessione viene in questo tempo sostituita sovente con una Indulgenza (cioè con il pagamento di una somma di denaro a scopo religioso, oppure col compiere un pellegrinaggio ad uno dei tanti santuari di santi e madonne, od anche con la partecipazione ad una Crociata; questa Indulgenza inizialmente fu un addolcimento della pena canonica, ma nella mente del popolo venne intesa come avente la virtù di rimettere i peccati e anche di essere valevole come suffragio per le anime dei defunti.

(f) Il Concilio di Tolosa del 1129 proibì ai fedeli la lettura della Bibbia.

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Capitolo V

Prime reazioni al sistema religioso cattolico

Mentre la Chiesa Romana toccava l'apogeo della sua potenza, ecco manifestarsi le prime reazioni contro di essa.

1. Predicatori anticlericali. Abbiamo già parlato di Arnaldo da Brescia (+1155), ma un po' prima di lui un certo Pietro De Bruys (Francia del sud), aveva combattuto contro il celibato dei preti, la pomposità delle cerimonie di culto,, l'uso del crocifisso, la preghiera per i morti, sostenendo anche il battesimo degli adulti ed intendendo la Cena del Signore come un semplice memoriale. perciò era stato arso vivo come eretico (1126).

Enrico di Losanna, che combatté contro la mondanità dei preti, venne messo in prigione ed ivi morì (1148).

I seguaci di questi due predicatori chiamati rispettivamente Pietrobrussiani ed Enriciani, sopravvissero per qualche tempo.

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2. I Catari (cioè; puri), apparvero in Italia verso il secolo X ed in Francia nell'undicesimo, ove si diffusero specialmente nella regione di Alby, e perciò vennero detti ALBIGESI, mentre in Italia PATARINI da un quartiere vile di Milano che frequentavano.

Come gli antichi Manichei, essi identificavano il male con la materia e il bene con lo spirito, per cui il Cattolicesimo col suo culto materialistico era per loro una caricatura satanica della vera Chiesa.

I Catari si dividevano in «perfetti » ed erano coloro che sottostavano ad un iniziazione (detta: consolamentum), in cui si riteneva che venisse conferito lo Spirito Santo; essi praticavano il celibato, si astenevano dalla carne e non portavano armi; e in « uditori, o credenti», che dovevano ascoltare i consigli dei «perfetti » e promettere, in caso di grave malattia, di farsi amministrare il «consolamentum », altrimenti la carne non sarebbe potuta entrare in cielo.

Nel culto i catari respingevano i riti cattolici, l'uso delle immagini sacre, il battesimo e la Cena, mentre praticavano la lettura del Nuovo Testamento nella lingua parlata (o volgare), davano poca importanza all'Antico, la predicazione e il «Padre nostro ». Ogni mese praticavano una confessione generale, seguita dall'assoluzione e dalla penitenza (era il cosiddetto « appareilamentum»).

Il rituale del «consolamentum » era molto simile a quello della ordinazione sacra dei sacerdoti cattolici.

Quando un «uditore o credente » avesse ricevuto il «consolamentum » per causa di malattia, e poi non si fosse sentita la forza di praticare la vita austera dei «Perfetti » (il che accadeva spesso), se si ristabiliva, veniva lasciato morire di fame (questo comportamento era chiamato « endura»).

Per gli «Uditori, o Credenti » gli Albigesi ammettevano talvolta l'unione libera al posto del matrimonio, per non sanzionare la vita carnale; ecco perché talvolta, sono stati accusati di grossolana immoralità e, talaltra, ammirati per la loro irreprensibile austerità.

Papa Innocenzo III bandì contro di loro una Crociata, che, condotta energicamente da Simone di Montfort, li distrusse (1208). Ed è in questo tempo che la Contea di Avignone divenne territorio papale.

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3. I Valdesi . Verso la fine del secolo XII, PIETRO VALDO, ricco mercante di Lione, caduto in una crisi religiosa, fece tradurre il Nuovo Testamento in volgare e, venduti tutti i suoi beni, divenne predicatore itinerante del Vangelo.

Seguito da altri, diede inizio al «MOVIMENTO DEI POVERI DI LIONE», che incontrarono subito ostilità, per cui si rifugiarono in alcune remote valli delle Alpi, dette in seguito Valli Valdesi.

Nel 1170 l'arcivescovo di Lione proibì ai Valdesi di predicare. Allora Valdo si appellò al papa Alessandro III, che esitò nel prendere una decisione. Ma il suo successore, Lucio III (1181-1185) condannò come eretico il Movimento Valdese.

I Valdesi non predicavano nuove dottrine, ma si caratterizzavano per il loro Biblicismo e per il richiamo alla conversione e alla pietà personale. Anch'essi, come i Catari, si distinguevano tra loro in « Perfetti» e « Credenti». Non respingevano in blocco tutto il culto cattolico e perfino vi prendevano parte, qualora il prete fosse pio.

Combattevano solo alcune dottrine cattoliche non bibliche, quali: il Purgatorio e il Culto dei santi.

Avevano le loro riunioni particolari dove degli evangelisti itineranti, chiamati « barba», cioè zii, leggevano e spiegavano la Bibbia in volgare. In queste riunioni potevano insegnare uomini e donne.

I Valdesi credevano nel principio che ogni individuo possa leggere la Bibbia nella propria lingua e che la Bibbia deve costituire l'autorità definitiva in materia di fede e di vita.

Seguendo l'esempio di Cristo (Lc 10, 2), essi andavano a due a due, abbigliati in maniera semplice, per predicare ai poveri in lingua volgare.

Accettavano le Confessioni di Fede ecumeniche dei Concili, La Cena del Signore, il Battesimo dei bambini e l'ordinazione dei laici alla predicazione e all'amministrazione dei sacramenti.

La loro associazione aveva il suo clero con vescovi, sacerdoti e diaconi. Fino al memento della sua morte (1187) il capo fu Valdo.

I gruppo Valdesi avevano pure degli affiliati segreti, noti come «amici», ai quali veniva permesso di restare dentro la Chiesa Cattolica.

Sotto alcuni aspetti i Valdesi anticiparono le idee della Riforma Protestante, a cui in seguito aderirono.

Oggetto di frequenti persecuzioni da parte delle Autorità cattoliche, hanno potuto tuttavia sopravvivere e sono oggi principalmente in Italia Settentrionale e sparsi qua e là per l'Europa -- dispersione avvenuta già fin dal 1184 quando Valdo e i suoi seguaci vennero scomunicati dal Concilio di Verona.

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Capitolo VI

L'inquisizione

a) L'Inquisizione Episcopale

Di fronte al successo degli Albigesi, la Chiesa Cattolica sentì il bisogno di creare dei tribunali speciali per ricercare e condannare gli eretici. Dapprima furono i Vescovi ad esserne incaricati (1184).

Sorse così «l'Inquisizione Episcopale » per la quale vennero messi a disposizione giudici ecclesiastici ed inquisitori. Ma i vescovi non brillarono di zelo in ciò (1184).

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b) L'inquisizione Papale

Dalla metà del secolo XIII Il Papa assunse direttamente il controllo del movimento inquisitorio, inviando lui gli inquisitori e ritenendoli responsabili solo davanti a sé.

Quanti erano sospettati di eresia venivano interrogati e sottoposti a tortura per strappare loro delle confessioni e la denuncia dei complici.

I presunti colpevoli erano colpiti da pene ecclesiastiche (penitenza, ammenda onorevole), e, se non abiuravano, venivano affidati al braccio secolare per essere arsi vivi. Le donne venivano, di preferenza, sotterrate vive e, se mogli di un eretico, rinchiuse in qualche convento ed i figli affidati ad istituti cattolici.

Coloro che riuscivano ad evitare il supplizio erano strettamente sorvegliati: se ricadevano nell'eresia, venivano dichiarati « relapsi », ed erano condannati a morte, anche se abiuravano.

L'inquisizione Papale, tenuta in mano prevalentemente da Frati Domenicani, incontrò in alcuni paesi europei una forte opposizione da parte di quei sovrani, che vi vedevano una usurpazione dei loro privilegi.

L'Inquisizione Papale ha infierito in maniera atroce per molti anni specialmente in Italia, Francia del Sud e Spagna.

In quei secoli, crescendo le proteste contro il Cattolicesimo ufficiale, crebbe il lavoro della Inquisizione, che si rese anche spregevole per il suo servilismo all'autorità civile, come nel caso del processo alla «Pulzella d'Orleans», Giovanna d'Arco immolata, in nome della fede cattolica, alla vendetta degli Inglesi.

In Germania furono accusate particolarmente delle povere donne d'aver fatto un patto col diavolo e perciò vennero bruciate vive come streghe.

I sovrani spagnoli, zelanti per il Cattolicesimo e gelosi della loro indipendenza, verso la fine del secolo XV, istituirono dei tribunali dell'Inquisizione dipendenti da loro.

Di questa Inquisizione Regia fu rappresentante -- nella metà del secolo -- quel Torquemada , tristemente famoso per le torture e le uccisioni, inflitte particolarmente a Musulmani, Giudei spagnoli e a chi manifestasse idee di riforma religiosa.

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