IL CATTOLICESIMO AL VAGLIO DELLA STORIA
Dal IV secolo alla Riforma Protestante
inserto sulla "Buona Notizia", 1991 a cura di Italo Minestroni

INDICE PAGINA

Capitolo I: Il declino della potenza papale

I Papi di Avignone
Lo Scisma d'Occidente (1377)
I Concili della Riforma
Capitolo II: Accentuato bisogno di riforma della Chiesa Cattolica
Flagellanti
Associazioni Libere
Movimenti contrari
Girolamo Savonarola (1452-1498)
Capitolo III: I precursori della riforma
Giovanni Wyclif (1324-1384)
Giovanni Huss (1369-1415)
Gli Hussiti

Parte quarta

Declino della potenza papale e del Cattolicesimo
(secoli XIV-XV)

Capitolo I

Il declino della potenza papale

1. I Papi di Avignone . Alla morte di Bonifacio VIII divenne papa Clemente V (1305-1314), che fu succubo del potere di Filippo il Bello, re di Francia, al punto di annullare tutti gli atti papali sgraditi al re e di trasferire perfino la corte papale ad Avignone sotto il diretto controllo del re.

Questo trasferimento, avvenuto nel 1309, fu l'inizio di quella che venne chiamata « la seconda cattività babilonese», che durò 70 anni fino cioè al 1377. I Papi di questa schiavitù babilonese si screditarono non solo per la loro sottomissione totale al re di Francia, ma anche per il loro amore del denaro e per il lusso.

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2. Lo Scisma d'Occidente (1377). Quando il papa Gregorio XI (1370-1378) si decise a lasciare Avignone per ritornare a Roma, alcuni cardinali nominarono un antipapa, che si insediò ad Avignone. Per più di 30 anni l'Europa fu divisa: Le Chiese d'Italia, Germania e Inghilterra tenevano per il Papa di Roma, quelle di Francia e di Spagna per quello di Avignone.
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3. I Concili della Riforma. Urgente -- si sentì dai fedeli Cattolici -- il bisogno di una riforma della Chiesa « in capite et in membris», come si disse, cioè nel suo capo e nei suoi membri. A tal fine fu convocato un CONCILIO A PISA, che depose i due papi esistenti e ne nominò un terzo. Ma i Papi deposti, non rinunciarono alle loro pretese, e, per colmo di disgrazia, al Papa nominato a Pisa, cioè Alessandro V, successe GIOVANNI XXIII (1409-1410), colmo di vizi e roso dall'ambizione. Entrambi, dopo essere stati ritenuti per molto tempo dei Papi legittimi, furono poi ritenuti degli « antipapi», al punto che il cardinale Roncalli, patriarca di Venezia, succeduto a Pio XII riassunse il nome di Giovanni XXIII (1958-1963).

Allora l'imperatore Sigismondo di Germania (1410-1414) convocò un altro CONCILIO ECUMENICO (il XVI) a COSTANZA, che depose i tre papi: Gregorio XII di Roma, Benedetto XII di Avignone e Giovanni XXIII ed elesse a papa Martino V (1417-1431), che promise di realizzare le riforme necessarie.

Qualche anno dopo venne convocato il CONCILIO ECUMENICO (il XVII) a BASILEA (1431), ma avendo progettato delle riforme radicali, spaventò il nuovo papa Eugenio IV (1431-1447), che trasferì il Concilio dapprima a Ferrara e poi a Firenze sotto il pretesto che si doveva trattare con gli emissari della Chiesa d'Oriente, della riunione di quella Chiesa con quella di Roma.

Ma molti padri conciliari, rimasti a Basilea, nominarono un altro Papa  e si accinsero ad emanare riforme sempre più energiche. Si ebbero così due papi e due Concili.

Quando però il Concilio di Basilea si sciolse per la defezione di molti padri  conciliari (1449), il papa da esso nominato, cioè Felice V duca di Savoia, rinunciò al pontificato, e resto papa solo Nicolò V (1447-1451).

Successe poi una serie di Papi molto discussi: ALESSANDRO IV BORGIA, che si preoccupò di assicurare al figlio adulterino, cesare, un principato. La storia riconosce che la sua vita fu scandalosa, senza scrupoli e facile ad usare il veleno; GIULIO II, che cercò di unificare l'Italia sotto lo scettro papale e per questo, alla testa delle sue truppe e armato di tutto punto, apparve dovunque in Italia; LEONE X (1513-1521), che fu amico delle arti e della vita facile. Sotto di lui si tenne il XVIII CONCILIO ECUMENICO DEL LATERANO (1512-1517) che proclamò la supremazia del Papa sui Concilii, che solo lui può convocare, presiedere, spostare e chiudere. Fu Leone X, a promuovere la vendita delle Indulgenze per portare a compimento la costruzione della Basilica di S. Pietro a Roma; fatto che in Germania incontrerà la viva reazione di Lutero, il quale rispose affiggendo le famose « 95 tesi» sulla porta del Castello della Chiesa di Wittemberg (1517).

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Capitolo II

Accentuato bisogno di riforma della Chiesa Cattolica

Andava maturando sempre più nell'animo dei fedeli della Chiesa Cattolica il bisogno di riforma, per cui si ebbero nei secoli 14°/15° movimenti, alcuni interni al sistema cattolico, altri in opposizione ad esso. Tutti intesero lottare contro il formalismo del tempo.

Movimenti di riforma interni alla Chiesa Cattolica

a) Alcuni furono di tendenze esagerate, come : I FLAGELLANTI , cioè cortei di uomini e donne che percorrevano città e villaggi durante le pestilenze (nei secoli 13°/14°), frustandosi a sangue per espiare i loro peccati e placare la collera divina, che si manifestava mediante quei flagelli.

Essi reagivano così contro le Indulgenze concesse troppo a buon mercato dal papa e dai vescovi ed erano perciò malvisti dal clero.

Altre associazioni di mistici caddero nella immoralità. Lo stesso maestro Ekkart (inizi secolo XIV), chiamato «il padre del misticismo », cadde nel Panteismo.

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b) Si ebbero della ASSOCIAZIONI LIBERE , quali: GLI AMICI DI DIO , gruppo di laici della riva del Reno, che senza emettere voti, si dedicarono, agli inizi del secolo XIV, alla vita contemplativa. Il più noto di loro fu il predicatore Nicola di Basilea, che invitava tutti al ravvedimento e alla comunione con Dio, ma fu bruciato vivo a Vienna; I FRATELLI DELLA VITA COMUNE, sorti agli inizi del secolo XIV nei Paesi Bassi e reclutati, soprattutto, tra gli ecclesiastici. Essi si proposero di imitare in tutto gli apostoli, vivendo in povertà, lavorando con le loro mani, copiando le Sacre Scritture. Anch'essi furono perseguitati, come i Flagellanti e gli Amici di Dio, dall'Inquisizione e molti condannati al rogo.
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c) MOVIMENTI CONTRARI ai vizi del clero e agli abusi della Chiesa Cattolica: I FRATICELLI , che si separarono dal loro Ordine Mendicante per la loro opposizione a Roma; GLI APOSTOLICI , che concepivano la vita e l'ordinamento religioso nella sua espressione più semplice: interpretavano letteralmente la Bibbia, osservando pienamente le parole e i precetti di Cristo, riproducevano integralmente ed imitavano la vita degli apostoli. Uno di loro fu FRA DOLCINO .

La loro condotta e predicazione allarmò l'Inquisizione e Clemente V (1305-1314) ordinò una crociata contro di loro. Fra Dolcino e i suoi compagni furono fatti prigionieri e Dolcino, dopo orribili tormenti, finì come altri al rogo; in Belgio sorse L'ASSOCIAZIONE DEI BEGHINI E DELLE BEGHINE , che erano persone che si dedicavano alla preghiera (beg= pregare), e alle opere di pietà. Ma furono condannati da vari Concilii.

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d) GIROLAMO SAVONAROLA (1452-1498). Alla fine del secolo XV l'Italia era in piena Rinascenza: oltre all'apogeo delle arti e delle lettere però, vi era anche l'apogeo della corruzione, come nell'antichità pagana.

Fu allora che il monaco domenicano Girolamo Savonarola si mise a predicare la penitenza a Firenze, scagliandosi contro la corruzione del popolo, dei governanti, del clero e dello stesso papa, che era Alessandro VI. Ebbe grande successo e Firenze che da frivola divenne austera, sostituì perfino le feste di carnevale con dei falò, in cui vennero bruciate le vanità (detti «roghi di vanità »), cioè libri, quadri, statue, tutti oggetti giudicati frivoli e peccaminosi.

Nella predicazione rivendicò la libertà del privato giudizio in materia religiosa, dicendo: «Il Papa non può comandarmi contro la verità e il Vangelo. Quando lo facesse, gli direi: Tu erri! ». Si fece perciò molti nemici fra il popolo leggero, ma, specialmente, tra i Francescani, gelosi di lui in quanto domenicano. Fu suo acerrimo nemico il papa Alessandro VI, che lo scomunicò, ma il Savonarola non tenne conto della scomunica. Venne consegnato all'Inquisizione che lo condannò ad essere arso vivo come eretico, assieme a due suoi compagni, in Piazza della Signoria, il 23 maggio 1498.

Firenze ne venerò la memoria come quella di un martire, e anche oggi in Piazza della Signoria, proprio nel punto ove fu arso, c'è una piastra rotonda di bronzo incastrata nel pavimento.

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Capitolo III

I precursori della riforma

Abbiamo avuto modo di notare anche nei secoli precedenti al XIV e XV il sorgere di parecchi movimenti di opposizione al sistema religioso della Chiesa Cattolica.

Tra loro quelli che, oltre al Movimento Valdese, prepararono un deciso movimento di repulsione della fede Cattolica, che si concretizzerà nella Riforma Protestante, furono:

a) GIOVANNI WYCLIF (1324-1384), professore all'Università di Oxford, che si limitò per molto tempo a scagliarsi contro l'immoralità dei monaci e l'avarizia dei Papi.

Nato a York in Inghilterra, intraprese la vita sacerdotale e divenne parroco di Lutterworth. Ma lo scisma d'Occidente del 1377 gli mise dei dubbi sull'autorità del papa. Difese i diritti della Corona d'Inghilterra contro le pretese papali ed impugnò alcuni dogmi cattolici, quali: la confessione, il culto dei santi e il purgatorio.

Condannato come eretico, venne privato dell'insegnamento nell'Università di Oxford (1374). Riteneva che in materia di fede l'unica autorità è la Bibbia. Respinse il papato e la Tradizione. Intraprese nel 1378 la traduzione della Bibbia in inglese per poter divulgare la Parola di Dio tra il popolo. Fra tutte le dottrine della Chiesa Romana, ai suoi occhi, la più funesta era quella dei Sacramenti, e giunse a negare la presenza materiale di Gesù cristo nel sacramento della Cena, non ammettendo altro che il significato spirituale. Il che dimostrò in 12 tesi sulla cena, pubblicate nel 1381.

Morto il 29 dicembre 1384 mentre celebrava la Santa Cena nella sua Chiesa, per un attacco di paralisi, la Chiesa non gli perdonò la sua opera e i suoi resti disseppelliti vennero gettati nel fiume che scorre presso Lutterworth.

I suoi discepoli percorsero in seguito l'Inghilterra, leggendo e spiegando la Bibbia. Ricevettero il nome di «Lollardi », cioè di persone che parlano a bassa voce, e, malgrado le persecuzioni a cui sono stati sottoposti, sopravvissero sino alla Riforma protestante.

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b) GIOVANNI HUSS (1369-1415), La Boemia ha sempre avuto aspirazioni all'indipendenza dal punto di vista ecclesiastico.
Giovanni Huss, nato a Hussinetz (3 luglio 1369) in Boemia, compiuti gli studi filosofici e teologici, divenne predicatore e professore all'Università di Praga. Fu lui a fissare la scrittura ceka.

Ebbe grande impressione dalla lettura dello opere dello Wyclif, ed anche egli sostenne l'unica autorità delle Scritture in materia di fede, protestando contro il culto delle immagini, il traffico delle Indulgenze, la corruzione del clero. Considerato eretico, venne scacciato da Praga e privato dell'insegnamento. Allora andò predicando, nonostante la proibizione del papa, per le campagne, e la sua predicazione popolare e fervente fece molta impressione.

Citato a comparire dinanzi al Concilio di Costanza, vi si recò munito di un salvacondotto dell'imperatore Sigismondo. Ma, appena giuntovi, venne arrestato e chiuso nel Castello di Gottileben, da dove scrisse agli amici delle lettere ammirevoli per la dolcezza e fermezza di convinzioni. Gli si chiese puramente e semplicemente di abiurare le sue idee, rispose di non poter abiurare dottrine che non aveva mai professato e articoli di fede che riteneva conformi alla Bibbia, perché (affermò) «non voleva scandalizzare il popolo che aveva condotto sulla strada della verità ».

Venne allora degradato da prete e arso vivo a Costanza nel 1415 assieme al discepolo Gerolamo di Praga. Dai ceki è venerato come martire e ritenuto eroe nazionale.

Le sue opere principali sono: «Dei sei errori » e «Della Chiesa », opere condannate dal Concilio di Costanza.

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c) GLI HUSSITI. Mentre Huss era in prigione a Costanza, i suoi seguaci si moltiplicarono in Boemia e cominciarono a prendere la cena del Signore sotto le due specie, i simboli.

La notizia della sua morte provocò una tempesta di indignazione, che degenerò in sollevazione, quando l'imperatore spergiuro Sigismondo, avanzo le pretese sulla corona della Boemia. Le armate Hussite, severamente disciplinate e condotte da Ziska, misero in rotta ancor prima della battaglia, le armate imperiali ed i «crociati del papa ». I moti durarono dal 1415 al 1435.

Il Concilio di Basilea si decise a fare qualche concessione agli Hussiti e cioè: il diritto di fare la Cena del Signore sotto le due specie, la libertà di predicare il Vangelo e alcune riforme ecclesiastiche.

Gli aristocratici Ceki accettarono queste condizioni, fecero la pace coi Cattolici e presero il nome di «Utraquisti » (cioè: dell'uno e dell'altro) o « Calicisti», perché usavano nella cena del Signore anche il calice.

Gli altri, che non accettarono e vollero continuare la resistenza, vennero sopraffatti e schiacciati dagli Utraquisti e Cattolici. Si ritirarono allora nelle montagne, dove organizzarono riunioni di edificazione. Entrarono poi in rapporto coi Valdesi, nominarono dei vescovi e sopravvissero parecchi secoli col nome di «Fratelli Boemi ». Malgrado le persecuzioni, avevano verso il 1500 circa 400 chiese. Da loro proviene la «CHIESA BOEMA », tuttora esistente, molto ricca di spirito missionario.

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