GENESI - LA PREISTORIA BIBLICA (Ge 4,1 - 11, 26)

LA TAVOLA DEI POPOLI (Gen. 10, 1-32)
INDICE
Introduzione
Composizione e contenuto della Tavola delle Nazioni
Generi letterari della Tavola delle Nazioni
Jafiti
Camiti
Semiti
Valore religioso della Tavola delle Nazioni
Valore storico della Tavola delle Nazioni

Introduzione
Il cap. 10, unico esempio del genere, ricollega l'intero genere umano ai tre figli di Noé, Sem, Cam, Jafet, considerati come capostipiti della nuova umanità del « dopo diluvio».

Naturalmente, a causa del principio di solidarietà tra capostipite e discendenti, tanto comune agli Ebrei, secondo cui le virtù e i difetti, i meriti e i demeriti dei padri devono passare nei figli, ci dobbiamo aspettare che saranno elencati tra gli Jafiti i popoli che si dilatano verso l'estremità della terra, e che tentano di occupare le terre dei Camiti e dei Semiti. Saranno invece elencati tra i Camiti tutti i popoli sedentari, dediti al vizio ed alla prepotenza, per cui in seguito dovranno essere condannati da Dio alla servitù, nei rapporti dei Semiti e degli Jafiti.

Saranno finalmente annoverati fra i Semiti, tutti i nomadi benedetti, e specialmente gli Ebrei, prediletti di Jahvé.
Gli elenchi di questi popoli saranno contenuti dentro lo schema letterario delle genealogie, parte di carattere documentario e parte di carattere narrativo.

Inquadrando la genealogia nel periodo cronologico del «dopo diluvio», l'autore intende tessere le genealogie dei figli di Noé, cioè Sem, Cam, Jafet. già eroi del diluvio e benedetti da Dio (9, 1). La sequenza dei nomi è qui la solita: Sem, in quanto primogenito, seguito dagli altri due Cam e Jafet. Ma nel rimanente del capitolo, secondo il metodo eliminatorio usato nel libro della Genesi, verrà dapprima esaminata la genealogia di Jafet, di solito meno in contatto con gli Ebrei, per poi passare al nemico Cam, superbo pretendente al trono del mondo ed infine ci si fermerà soltanto sul più celebre di tutti, Sem.
A questi tre figli dell'eroe del diluvio nacquero i 70 popoli che si divisero in tre parti tutta la terra.

torna all'indice
Composizione e contenuto della Tavola delle Nazioni

La critica dei documenti ha nesso in evidenza il carattere composito della tavola. Tuttavia la dissezione letteraria spinta alle sue estreme conseguenze non dà molta luce per spiegare l'origine della tavola. Infatti, oltre alla struttura fondamentale attribuita alla tradizione sacerdotale (P), risultante dai vv. 1-5.6. 20. 22 s. 31 s., la critica riconosce bensì un altro strato, incluso nel precedente e più antico, attribuito alla tradizione Jahvista (J) e rappresentato dai vv. 8-12. 13 s. 15-19. 21. 25-30, ma deve constatare che tale strato non è un documento completo (si tratterebbe solo di frammenti di una tavola dei popoli secondo la tradizione J). e inoltre che esso stesso è composito, appartenendo 8-12 (notizie su Nimrod) ad uno strato più antico di J e dovendosi invece ammettere delle aggiunte e interpolazioni rappresentate dai vv. 16-18 a. 24.

D'altra parte, molti critici, confrontando le menzioni dei popoli ricorrenti in Geremia ed Ezechiele, con il documento della tradizione sacerdotale, notano che questo manca di nomi importanti, come Arabi, Caldei, persiani, ben noti ai due profeti, e ne deducono che la tradizione sacerdotale riproduce un documento anteriore alla caduta della monarchia e alla crisi dell'impero assiro dopo Assurbanipal. Così il documento J viene qui completamente disintegrato, mentre alla redazione P spetterebbe solo la sistemazione, entro l'abituale suo schematismo,  di un elenco preesistente da lungo tempo.

torna all'indice
Generi letterari della Tavola delle Nazioni

Per il nostro scopo è più utile constatare la presenza in questa tavola di tre generi letterari ben distinti. Abbiamo pertanto Una tavola geografica, che dispone i popoli, come abbiamo visto più sopra, in tre zone: settentrionale (Jafet), meridionale (Cam) e centrale (Sem), e che si estende su tutto il capitolo comprendendo i vv. 1-5: 6 s. 13-20. 21 ss. 31 s.

torna all'indice
Jafiti
Nei vv. 2-5 solo la tradizione sacerdotale ci da la genealogia Jafita: Questa genealogia è composta di 14 popoli che si estendono o meglio si dilatano, come dice il nome stesso del loro capostipite verso le tre direzioni, ad Est, a Nord e a Ovest, nell'estremità settentrionale della terra. I nomi di questi 14 popoli sono contenuti nel seguente albero genealogico, in cui si notano i 7 figli di Jafet, e i 7 nipoti, figli di Gomer e di Javan. Gli altri figli di Jafet sembrano non aver avuto discendenza. Questo fatto un pò strano si spiegherebbe con la concezione che nell'estremità settentrionale della terra, nella cosiddetta zona del " Grande Mare" e degli abissi, ci fossero soltanto 7 isole.

 
 
1) Gomer. La descrizione parte da Nord-Est, e la «isola» di Gomer nel mappamondo babilonese corrisponderebbe alla sesta regione, la quale è descritta come il luogo "dove dimora un toro cornuto che attacca gli stranieri. Difatti questo popolo che è identificato con i Gimirri dei testi cunieformi e con i cimeri dei Greci, in Ez. 38, 6 compare come un popolo di guerrieri. Costoro abitano in un paese lontano, verso l'estremità del settentrione (Ez. 38, 6). Come razza sono senz'altro ariani.

2)    Magog . Nel mappamondo babilonese dovrebbe occupare la settima isola, nella quale è scritto: «Oceano celeste con gli animali che Dio Marduk ha creato». Difatti, sapendosi che questo paese è la patria di Gog, il quale aveva come ausiliari dell'esercito Gomer e Togarma, e come dominio Mesec e Tubal, tutte regioni vicine al Mar Nero, non è lontano dal vero pensare anche Magog nei pressi di questo Mare, il quale, nella fantasia popolare, dovette comparire come un « Oceano celeste » degli animali di Marduk. Purtroppo però, esclusa la notizia di Ez. 38, 1 e 39, 6, non abbiamo nessuna iscrizione che ci possa illuminare su questa gente "che abita sicura nelle isole " (Ez. 39, 6).

3) Madai. Purtroppo nell' "isola" del mappamondo babilonese che le corrisponderebbe non c'è nessuna indicazione su questo popolo orientale che nella Bibbia designa la razza dei Medi (Is 13, 7; Dn 9, 1) o il paese Medo (2 Re 17, 6; 18, 11; Is 21, 2; Gr 25, 26; Gr 51, 11. 28). Spesso è associato alla Persia (Est 10, 2; Dn 8, 20; Est. 1, 3. 14. 18. 19). Nei documenti Assiri i Medi sono chiamati di solito Madâ, e sono classificati come " popoli lontani", compresi tra i monti Elbruz e Zagros. Questo popolo appare nel secolo IX° a. C., come abitante a Sud del Mar Caspio; ma come potenza militare inizia verso il sec. VII°. Sotto Salmanassar i Medi sono sotto il dominio dell'Assiria (2 Re 17, 6), ma nella guerra del 614-612, guidati da Ciassare, contribuiscono in maniera determinante alla caduta di Assur e di Ninive. In questo periodo sono ancora delle orde nomadi, crudeli e distruggitrici di città e santuari. I medi si sedentarizzano intorno alla città di Agmatanu, descritta in Esdra 6, 2 come Ahmetha. Erodoto (1, 98) dice che questa città fu fondata da DeioKes. Sicché i Medi occuparono tutta la zona da Nord-Est ad Est dell'Assiria. Di razza sono senz'altro ariani.

4) Javan. Dopo aver trattato delle "isole" del Nord-Est e di quelle dell'Est, l'autore sacro passa ad elencare quelle del Nord-Ovest e del Nord. Incomincia da Javan che dovrebbe corrispondere all' "isola" quarta del mappamondo babilonese. In questa "isola", nonostante la sua posizione di Nord-Ovest, il testo babilonese afferma che c'è "lucentezza più grande che il crepuscolo della sera e la luce delle stelle". Ora noi sappiamo dalla Bibbia che Javan indica le località greche dell'Asia Minore, popolate generalmente dagli Ioni (Ez 27, 13: Is 66, 19). Questa regione che Ezechiele e Isaia mettono in relazione con  Tubal e Mesec, I Babilonesi, che la chiamano Iâmanu, la mettono non lontana da Sardi e sul mare, dalla costa fino a Cipro. Pur essendo legata con "il tramonto del sole", come affermano le iscrizioni di Sargon, tale regione passerà tra i greci bizantini come Anatolia, come paese cioè del sole, la cui lucentezza è più del crepuscolo, è più delle stelle. Solo in tempo tardivo il nome Javan si estese a significare tutti i Greci (Zc 9, 13;  Dn 8, 21; 10, 20; 11, 2).

5) Tubal potrebbe corrispondere alla quinta "isola" del mappamondo babilonese, la quale è caratterizzata con la scritta: "Dove non si vede niente; dove non può essere visto il sole"; ciò che, nella terminologia assiro-babilonese, designa il Nord. Isaia considera questa regione " tra le isole lontane" (66, 19); Ezechiele la elenca assieme a Javan, e a Mesec (27, 13) e come facente parte della spedizione di Gog che viene "dalle estremità del Nord " (38, 3. 15; 39, 1-2).

6)    Mesec. Purtroppo non abbiamo nessuna indicazione nell'isola del mappamondo babilonese che dovrebbe corrispondere a questo popolo di Mesec. Nella Bibbia e nelle iscrizioni assire, questo popolo è legato con Tabal, onde "l'equivalenza Tubal- Tabal- Tibareni trascina con sé quella di Mesek-Musku-Moscheni ". Ezechiele li presenta come guerrieri, insieme a Tubal (32, 26) e come mercanti di schiavi e di bronzo (27, 13). Fanno parte dell'armata di Gog.

7) Tiras. Se si potesse identificare con la terza isola del mappamondo babilonese, che è una regione "dove l'uccello alato non può terminare la sua strada", Tiras si dovrebbe trovare nell'estremo Ovest. Né la Bibbia, né iscrizioni cuneiformi ci parlano di questo popolo. Le iscrizioni egiziane invece ci descrivono i Twrws al tempo di Mernephtah. Costoro da Ramses III° sono qualificati come uomini di mare; difatti un suo schiavo è detto "Tywr's del Mare ". I Tiras sarebbero perciò dei pirati che infestano l'Egeo ed il Tirreno. I Twrws sono identificati com i Tirreni o Tyrseni. Più tardi si sedentarizzeranno nell'Italia centrale con il nome di Etruschi. Tale natura pirateresca si armonizzerebbe con la descrizione del mappamondo babilonese.

Così la Bibbia termina l'elenco delle "7 isole", note a tutto l'ambiente semitico. Questi sette nomi hanno delle analogie con le descrizioni date dal mappamondo babilonese; su cui però, nota il P. Grelot: «Non bisogna evidentemente tentare di localizzare queste "isole" nella geografia reale: esse rappresentano dei luoghi mitici e leggendari, fuori del continente abitato dagli uomini». Difatti l'autore del mappamondo le ha schematizzate come raggi intorno a Babilonia che deve stare, per ragioni teologiche, al centro del mondo: pur sapendosi che esse  sono realmente situate oltre i mari (Eritro e Mediterraneo) e perciò ad Est e a Nord e non a Sud. Tuttavia quando l'idealizzazione combacia con la realtà, anche nel mappamondo questa è rispettata; e sempre, nelle iscrizioni sovrapposte, sono rispettati i caratteri individuali delle singole "isole".

Dopo averci elencato i capostipiti delle "7 isole", l'autore sacro ci elenca i figli di Gomer (v. 3) e i figli di Javan (v. 4). Anche questi sono 7 e li potremo pensare come i conquistatori e i colonizzatori susseguenti delle "7 isole" dopo essere partiti dalle "isole" di Gomer e di Javan, quando queste due presero il sopravvento sulle altre. Tanto i Cimmeri quanto i Greci costituirono difatti un impero che dovette impressionare non poco il popolo ebreo.

I figli di Gomer sono tre: Askenaz, Rifat e Togarma:

8) Askenaz. In Ger. 51, 27 Askenaz è messo in relazione con i Minni (= Manna > Mada, Cfr v. 28 sono detti Medi) e con l'Ararat.  Anche nei testi storici di Asaraddon riscontriamo questo parallelismo: Manna e Asgûza. detto altrove Iskûza, cioè il biblico Askenaz. Un altro testo dello stesso Re, nomina un capo di Iskûza chiamato Bartatua, che, secondo Erodoto, era padre del Re degli Sciti, chiamato Madyes. Fu costui che invase il regno dei Gimmeri (=Gomer). Si spiega così la relazione biblica tra Askenaz (=Sciti) e Gomer (=Cimmeri); relazione che nel regno degli Achemenidi, diventa identificazione; infatti si confondono tra loro i Cimmeri con i Sakka (ossia sciti). Così l'antica "isola" dei Cimmeri (o di Gomer) era diventata Scizia. La Bibbia ricorderà questa relazione dicendo che Askenaz era figlio di Gomer.

9) Rifat. Non si ha alcuna identificazione sicura; tuttavia, con G. Flavio, è molto probabile pensare alla Paflagonia, tra il Mar Nero, la Bitinia e il Ponto, assai vicina al paese dei Cimmeri e degli Sciti.

10) Togarma. Viene citata da Ezechiele come dedita al commercio (27, 14) e alla vita militare (38, 6), situata nelle "estreme parti del Nord". E' in parallelismo con Gomer, e non deve star lontana da Tubal e da Mesec. Nelle iscrizioni di Sennacherib insieme con Tubal si trovano i Tilgarimmu che si devono identificare con i Togarma. Difatti nelle iscrizioni Hittite sono trascritti con la parola Tegarama, molto più vicina a quella biblica. Dalle varie iscrizioni risulta che Togarma confina con Tabal (Cilicia) e con il paese di Karkamis; con Harran e con Isuwa, vicino ad Harpat e a Mitilene di Cappadocia.
Tutti e tre questi figli di Gomer sono dunque in relazione geografica e commerciale con i Cimmeri, dei quali la Bibbia li dice figli; e hanno avuto relazioni con le "isole" di Tubal, di Mesec, di Magog e di Madai.

I figli di Javan sono quattro: Elisa, Tarsis, Kittim e Dodanim.

11)    Elisa . Di questo popolo abbiamo soltanto la notizia di Ez. 27, 7, dove si dice che abitavano in più isole e di mestiere trafficavano in porpora. Nella tavoletta di El Amarna compare spesso l'isola di Alasia che designa Cipro. Lo stesso nelle iscrizioni Hittite di Bogazköy. A Ras Samra figurano insieme Ym'n con 'Lsy, Cioè Jaman (=Javan) e Alasya. Il che spiegherebbe la parentela biblica tra Javan ed Elisa, tra gli Ioni ed i Ciprioti.

12) Tarsis. L'Antico Testamento fa spesso menzione di questa città. E' una città marittima come lo vuole l'espressione "le navi di Tarsis ", che significa una flotta di lungo corso, una specie dei nostri transatlantici (1 Re 10, 22; 2 Cr 9, 21; 20, 36; Is 2, 16; 23, 1. 14; 60, 9: Sl 48, 7). In tutto il mondo allora conosciuto erano noti i mercanti di Tarsis (Ez. 38, 13) i quali trafficavano in metalli, specialmente argento, stagno e piombo.  (Gr 10, 9; Ez 27, 12). E' un paese lontano (Gn 1, 3; 4, 2), Essa è in stretto rapporto con Tiro (Is 23, 1; Ez 27, 12). . Un testo di Asaraddon che vuole dimostrare che il Re domina tutto il Mediterraneo, dando i punti estremi del suo dominio, nomina Iadanana, (Cipro), Jamana (Javan) e Tartissi. Quest'ultima quindi potrebbe molto bene essere identifica alla regione di Tartesso che designa la Betica, cioè la valle del Guadalquivir, che è a Sud-Ovest della Spagna, oltrepassate le colonne d'Ercole. Secondo Erodoto (I, 136) questa città fu in stretta relazione con i Focesi della Ionia, i quali "per primi fra i Greci fecero lunghi viaggi per mare; sono essi che hanno scoperto l'Adriatico e la Tirrenia e Tartesso. Navigavano non su navi da carico, ma su penteconteri (navi da guerra). Giunti a Tartesso divennero molto amici del re di Tartesso che aveva nome Argantonio... Egli invitava i Focesi ad abbandonare il loro paese e a stanziarsi nella sua terra, dove volessero... Questa notizia è sufficiente per spiegare la parentela biblica tra Javan e Tarsis. Altri studiosi invece, contro questa opinione identificano Tarsis con la Tarso della Cilicia.

13)  Kittim. Con questo nome sembra che si designassero i coloni greci di varie località del Mediterraneo. In Is 23, 2 i Kittim sono messi in relazione con Tiro e con la flotta di Tarsis; in 23, 12 sono messi in relazione con Sidone. In Ez 27, 6 le " isole di Kittim" forniscono Tiro di legno intarsiato con avorio. Anche Gr 2, 10 fa menzione di queste " isole di Kittim ". Una di queste "isole" chiamate dai fenici Kiti o Kity e dai Greci Kition o Kittion, è la città di Larnaca in Cipro. Un'altra di queste "isole" è considerata la costa della Macedonia . Una terza "isola" che ha il nome di Kittim è anche l'Italia, forse la Magna Grecia. In Num 24, 24 il testo ebraico " Navi verranno dalle parti di Kittim" è stato tradotto dalla Volgata " Navi verranno dall'Italia". Kittim perciò aveva un vasto significato, applicato dai documenti a varie colonie di Javan, che dalla Bibbia fu considerato padre di esse. E' interessante a tal proposito cosa dice Epifanio:" A tutti è noto che Kittion è chiamata l'isola dei Ciprioti; però si chiamano Kiti tanto  i Ciprioti che i Rodioti. Anzi anche in Macedonia abitò il genere dei Ciprioti e dei Rodioti, da cui è detto originario anche Alessandro il Macedone. Per questo nei libri dei Maccabei è narrato che il suo casato è uscito dalla terra dei Kiti, benché Alessandro il Macedone sia anche di razza greca",

14) Dodanim. In 1 Cr 1, 7 troviamo, nella versione Samaritana e Greca, Rodanim. invece di Dodanim che probabilmente va preferita. Infatti Dodanim potrebbe alludere ai Dardani, un popolo dell'Asia Minore, vicino ai Lici, mentre Rodanim si riferisce indubbiamente ai Rodioti, sottomessi ai Greci. Se la lezione dei LXX in Ez 27, 15 che ha Rodan invece di Dedan è esatta, avremmo anche un altro passo biblico che conosce una relazione fra Javan e Rodanim.

Tutti questi popoli, tanto i 7 figli di Jafet, quanto i 7 suoi nipoti, si sparsero, come dice il v. 5 che funge da da conclusione, nelle "isole delle nazioni", che abbiamo visto. Queste "isole" sono sette tanto nella tradizione accadica come in quella ebraica. Il termine però "isola", corrispondente all'accadico "nagû" non ha il valore esclusivo di terra circondata dall'acqua, ma può significare qualunque regione che è in relazione con il "Grande Mare ", con le nazioni che si estendono "lontane " nella "estremità della terra ".

Queste "isole" sono divise in regioni, ognuna con la propria lingua e con le proprie nazioni. Ad esse, nel futuro, più di una volta si rivolgeranno i Profeti perché si rallegrino della venuta del Messia (Is 42, 10. 12; Sl 97, 1), aspettino fiduciose la proclamazione della sue legge (Is 42, 4) perché le benedizioni messianiche non si limiteranno soltanto ai discendenti di Israele, ma saranno estese anche ad altri popoli e ad altre nazioni (Is 55, 5; 56, 8).
torna all'indice
Camiti
Nei vv. 6-20 Tutte e due le tradizioni (sacerdotale e Jahvista) ci danno la genealogia dei Camiti. Questa è composta di 31 popoli che si sedentarizzano nella zona dei popoli civili, fondatori dei grandi imperi. I nomi di questi 31 popoli sono contenuti nel seguente albero genealogico, in cui si notano i 4 figli di Cam e i 26 suoi nipoti, figli di Cus, di Ra'ama, di Nimrod, di Misraim e di Canaan. Put, altro figlio di Cam sembra non aver avuto alcuna discendenza.

 

L'autore ci da l'elenco dei quattro figli di Cam che certamente occuparono i "Quattro angoli" della terra. Per capire questa divisione biblica degli imperi in quattro regioni bisogna conoscere i concetti sumero-accadici a tal proposito. Uno dei più antichi titoli regali fu appunto fra i Sumeri e gli Accadi "Re dei quattro angoli " o delle quattro regioni della terra. Questo titolo, comune nella corte assira e conosciuto anche in Egitto, indicava l'estensione di un regno su tutta la terra sin nei suoi più remoti angoli.

L'orizzonte biblico dunque si estende "ai quattro angoli" che saranno dominati completamente solo al tempo di Asaraddon: Cus, Misraim, Put e Canaan:

1) Cus. E' L'Etiopia, la " regione lontana" che si estende a mezzogiorno dell'Egitto (la Nubia). Chiamata dagli Egiziani Kôs, dagli Assiri Kûsu e dai Babilonesi Kûshu. Al principio del Nuovo impero era una provincia egiziana completamente civilizzata. Nell'epoca della decadenza e in quella tardiva il " figlio del Re di Kush", si rese indipendente e fondò la XXV dinastia i cui rappresentanti più importanti furono i faraoni Shabaka e Taharka. Asaraddon conquista l'Egitto e lo riconosce come uno dei "quattro angoli" del suo impero. Il grande sviluppo di Cus viene evidenziato dai Profeti (Is 18, 2; 37, 9; 2 Re 19, 9). Cus nel suo periodo più florido, oltre che con Canaan, ebbe relazioni con i popoli  Arabi sulle coste del Mar Rosso e del Golfo di Aden. Sembra che Cus abbia avuto relazioni anche con l'Assiria e la Mesopotamia. Non fa dunque meraviglia che la Bibbia parli di parentele e dipendenze fra Cus e Ninive, attraverso il leggendario Nimrod, tra Cus e gli Arabi, specialmente Sebei (Seba) e Lihyaniti (Dedan). Isaia, ripensando probabilmente al peccato del capostipite Cam, minaccia a Cus una fine disonorevole: giovani e vecchi saranno deportati " seminudi e scalzi, con le natiche scoperte" (Is. 20, 4)

2) Misraim. Indica l'Egitto, uno dei più grandi imperi dell'antichità. Nella Bibbia compare infinite volte. "Sostegno di canna per Giuda ", è piuttosto "uomo e non Dio " (Is 31, 3), incapace di reggere sé stesso.. Sarà perciò ridotto in deserto e desolazione (Ez 29, 9 ss.). I suoi prodi andranno nudi e barcollanti come ubriachi (Is 19, 14; 20, 4), schiavi delle Nazioni e di Giuda (Is 19, 17; Ez 30, 23. 26; 31, 11 e ss.; 32, 12), secondo la maledizione di Noé al loro capostipite. Ritornati per misericordia di Dio dai luoghi della prigionia, non saranno mai più un impero, ma un'umile nazione per sempre (Ez. 29, 14 ss.).

3) Put. L'identificazione di questo paese non è sicura. Alcuni studiosi l'hanno individuato in Pwnt, il famoso e leggendario paese dell'incenso, nel quale, già dalla V dinastia, approdavano le navi mercantili egiziane. Il Pwnt corrisponderebbe con la Somalia. Tuttavia l'indole commerciale e pacifica di questo paese male si accorderebbe col paese biblico di Put che compare in tutti i testi come paese eminentemente militaresco che fornisce ausiliari all'Egitto (Na 3, 9; Gr 46, 9; Ez 30, 5); a Tiro (Ez 27, 10) e all'esercito escatologico di Gog (Ez 38, 5). Inoltre la successione delle località del nostro testo che sale dal Sud al Nord, ci farebbe piuttosto pensare ad un paese del Nord, nella costa Mediterranea. Nella versione dei LXX troviamo varie volte Put tradotto con Libues. Tuttavia in Na 3, 9 i due popoli di Put e di Libia sono distinti: Rimane pertanto un buon margine di dubbio per una sicura identificazione.

4) Canaan. Qui indica il capostipite degli abitanti preisraeliti della Palestina, che sono stati promessi in eredità ad Abramo (Ge 15, 18-21;12, 7; 13, 15; 17, 8). Benché prima debba passare un certo tempo, affinché la loro iniquità raggiunga il colmo (Ge15, 16).

Così la Bibbia termina l'elenco dei quattro figli di Cam, che corrispondono ai paesi dei "Quattro angoli della terra". Gli altri 27 popoli sono rappresentati dai figli di Cus, di Misraim e di Canaan che appaiono nell'albero genealogico su riportato.

Essi vennero in vario modo a contatto con la storia del popolo ebraico. Poiché sarebbe troppo lungo elencarli uno per uno come abbiamo fatto con i figli di Jafet, ci limiteremo a ricordare Nimrod sul quale il nostro autore si sofferma in modo particolare.

Costui è presentato come un Gibborim postdiluviano, di cui parla Ge 6, 4: E' infatti un uomo famoso, un potente e prepotente fra gli uomini, un valente cacciatore e l'iniziatore di un impero tirrenico. A lui infatti vengono fatte risalire le grandi potenze Mesopotamiche rappresentate dalle città di Babilonia e di Ninive. Ma Nimrod non fu soltanto un tiranno e un governatore di uomini, fu anche un potente cacciatore. La caccia più che un divertimento, per i re della Babilonia e dell'Assiria, era un'attività legale. Numerose sono le scene di caccia trovate nei monumenti regali della Mesopotamia. Non poteva dunque mancare quest'attività nel prototipo di queste monarchie. L'espressione che viene comunemente tradotta "davanti all'Eterno" è stata variamente intesa dagli studiosi. Alcuni l'hanno spiegata nel senso di " unico cacciatore, il non plus ultra", altri, "nella stima, con l'assistenza, in costante presenza di Jahvé ". Se teniamo però presente che il tipo di eroe orientale personificato da Nimrod è sempre ostile agli Dei (Vedi ad esempio Ghilgamesh), l'espressione si potrebbe anche intendere in senso negativo e cioè " a dispetto di Jahvé". Tale spiegazione si accorderebbe con la maledizione di Cam e con il proverbio che segue: " Come Nimrod il potente cacciatore contro Jahvé " che doveva applicarsi ad individui bellicosi e crudeli.

La caccia tra gli Ebrei era senz'altro esercitata (Lv 17, 13). Tuttavia gli scrittori sacri guardano questa attività con poca simpatia. Di solito l'attribuiscono a individui sinistri come Ismaele (Ge 20, 21-22) o come Esaù che è messo in contrasto con il mite Giacobbe che viveva pacifico fra le tende (Ge 25, 27-28). Per questo le metafore prese dalla cacciagione hanno un valore sinistro, per indicare cattiveria e crudeltà. I nemici dei giusti sono cacciatori (Sl 10, 9. 10; 31, 4; Mi 7, 2); la morte è una triste cacciatrice (Sl18, 5).

Una particolare menzione viene dedicata dallo scrittore sacro ai Cananei informandoci che ad un certo punto " le famiglie dei Cananei si dispersero". Le 12 famiglie o clans cananei, elencati come discendenti di Canaan, dopo un certo tempo di vita sedentarizzata, probabilmente intorno a Sidone, primogenito di Canaan, e intorno a Het, cercano di espandersi scendendo dal Nord verso nuove terre. Tutti questi Cananei, il cui paese di origine è senz'altro la Fenicia, ad un certo momento della loro storia e comunque prima della conquista della Palestina da parte degli Ebrei, si sparsero nel Sud e conquistarono quindi un paese non loro. Questa nota del Redattore è una chiara giustificazione della futura conquista della Terra Promessa da parte dei Semiti di Abramo.

torna all'indice
Semiti
La genealogia dei Semiti comprende 25 popoli tra cui 5 figli di Sem e 20 nipoti. Solo due figli hanno la discendenza, Arpacsad che genera i semiti meridionali (o Arabi) e Aram che genera gli Aramei occidentali (o siriani). Tutti costoro si diffondono a raggiera dal deserto siro-arabico, per vivere da seminomadi nei paesi della "fertile mezzaluna". La zona centrale dell'universo, occupata dai 5 figli di Sem, sia nella "tavola delle nazioni " che nel mappamondo babilonese va da Sud-Est a Nord-Ovest e senza passare per Babilonia segue le zone montagnose o desertiche. Questi figli, come dal seguente albero genealogico sono: Elam. Assur, Arpacsad, Lud e Aram.

 

1) Elam. Rappresenta la " meravigliosa montagna", "il Paese Alto ", compreso tra il Golfo Persico (Sud), la Caldea (Ovest), la Persia (Est), l'Assiria e la Persia (Nord). Susa era la cap-tale. Benché di razza non semitica, gli Elamiti furono sempre in relazione con i Semiti e diedero spesso rifugio ai nomadi del figli di Eber. Verso il 1220 l'elamita Sutrur-Nahhunte occupa Sippar e Babilonia (regno dei Camiti) e fa razzia di parecchi monumenti antichi che porta Susa come trofeo (la stele di Sargon, il Naramsim e il cod. di Hammurabi). Verso il 1000 Mar-Biti-Apal-Ussur, elamita di razza, fonda in Babilonia la dinastia Cassita che, si sa, ha sangue indoeuropeo Jafita. Si spiega così come mai, nei secc. VIII-VI, Elam sarà in lotta continua con i " Grandi Imperi " e darà ospitalità o aiuto alle tribù nomadi del Bené Eber del Sud. Sargon II (721-705) deve combattere contro Elam alleato dei semiti Kaldu e Aramei. Sennacherib (704-681) ha sempre come nemici " Elamiti, Aramei e Kaldu " alleati fra loro, specialmente le tribù nomadi dei Sutu. Asaraddon (680-669) deve di nuovo combattere con Elam., che si era impadronito di Sippar. Assurbanipal (668-626) darà finalmente il colpo finale a Susa (640) che aveva fatto ribellare le tribù nomadi dei Gambulu, dei Kaldu e degli Aramei Hahlamu. Dopo di allora l'Elam passera di dominatore in dominatore: i Medi, i Persiani, i Seleucidi e gli Arsacidi. L'Elam aveva sempre, durante la sua lunga storia, amoreggiato con i gruppi nomadi del Sud, elencati nella "Tavola delle Nazioni ". Come questi, gli Elamiti, nei documenti dei sedentari, saranno logicamente chiamati con l'appellativo di " distruttori di città ". Per questo Isaia volendo profetare la caduta di Babilonia si rivolgerà agli Elamiti quasi fossero un uragano che viene dal deserto (Is 21, 1 ss.). E Geremia minaccia ad Elam. divenuto infedele al suo ideale di nomadismo, di disperdere i suoi cittadini (Gr 49. 34 ss.).

2) Assur. L'Assiria, di cui abbiamo già parlato, era originariamente una figlia di Sem. Si conoscono infatti frasi come "Uomini ebrei del paese di Assur " che testimoniano la presenza di nomadi semiti nella regione Assira. Purtroppo però, dopo aver subito la colonizzazione di Babele, anche l'Assiria divenne una nazione Cusita. L'autore sacro perciò la dovrà condannare includendola nell'impero del prepotente Nimrod. I profeti posteriori faranno eco a questo concetto chiamandola "Paese di Nimrod" e minacciandole le pene dei Camiti. Finirà nella sua ubriachezza e nella sua nudità.

3) Arpacsad. Purtroppo il nome non è stato ancora identificato. Alcuni studiosi pensano all'Arrapha dei testi cuneiformi, l''Arrapaxits che Tolomeo (VI, 1. 2) descrive come una provincia dell'Assiria, vicino all'Armenia, verso le sorgenti dello Zab Superiore, tra il lago di Van e di Urumia, chiamato ancora in curdo Albâk. Tale localizzazione andrebbe d'accordo con Ge 11, 10 ss., ove sono nominati i discendenti di Arpacsad, la maggior parte dei quali sono nomi di città assire della Mesopotamia Settentrionale. Tuttavia altri fanno notare che Arraphu spiega solo la prima parte del nome, e non la seconda che si avvicina piuttosto al babilonese Kasdu. A questi semiti appunto aveva pensato G. Flavio (Ant. Giud., I, 144). La differenza fra lo storico ebreo e gli autori moderni sta nel fatto che costoro, basandosi sull'arabo 'urfut che significa muro, confine, tentano di dar ragione di tutti e due gli elementi del nome che spiegano come "confine di Kasdu". Rimane però l'obiezione che nella "Tavola delle Nazioni" la Caldea, o Babilonia,  è considerata come un dominio dei Camiti: Ge 22, 22 nomina invece un Kesed nella famiglia di Nahor. E' dunque un antenato di Abramo (Cfr Ge 11, 10 ss.)

4) Lud. Da distinguersi dai Ludim del v. 13 dei figli di Misraim. Essi non sono i Lidi dell'Asia Minore, i quali, caso mai, apparterrebbero alle "isole" della estremità della terra, e di conseguenza agli Jafiti. Si possono piuttosto vedere i Lubdu delle iscrizioni cuneiformi, regione a Nord-Ovest del Monte Masio, tra il Tigri e l'Eufrate. A questa regione si potrebbe riferire Is 66, 19 nominando Lud vicino a Tubal.

5) Aram. Questo grande popolo di razziatori, anche quando si sedenterizzerà non riuscirà mai a formare grandi organizzazioni politiche. Ha nel sangue il Deserto, per cui, pur formando qualche volta e per qualche tempo dei piccoli stati, non riuscirà mai a superare il concetto tribale di federazione. E difatti ameranno farsi chiamare Ahlãmu, i federati aramei. Per oltre 1000 anni gli Aramei premono dal deserto sulle regioni coltivate per tutta la frontiera dal Paese del Mare fino ai monti del Nord. Sarà verso il 1000 che riusciranno a sfondare in modo rilevante verso tre direzioni:

a) Le tribù di Caldu . Nel 1083 Adad-Apal-Iddin, usurpatore arameo, sale al trono Babilonese; mentre sul basso Tigri e sul Golfo Persico tribù Kaldu, imparentate agli Aramei, formano una serie di piccoli stati confederati, tra cui primeggia quello di Bit Yaaki'nu. Sargon II, Sennacherib, Asaraddon, Assurbanipal, tenteranno più volte di schiacciare questo potere caldeo del Sud, ma praticamente gli Aramei sopravvivranno alla fine dell'Assiria. L'avvento della dinastia caldea di Babilonia segna il massimo frutto politico della plurisecolare espansione aramea in quella regione.

b) Gli statarelli dell'Alto Eufrate . Alla morte di Tiglat-Pileser I si ha la massima affermazione aramaica in Assiria. Per un secolo e mezzo fino all'avvento di Assurdan II (932-910), le tribù nomadi aramee si sedentarizzano nella Mesopotamia settentrionale fondandovi una serie di piccoli stati, tra cui predominano Bit-Adini, Bit-Bakyani (nel Habur); mentre altre tribù sorelle aggirano l'Assiria, ridotta soltanto al nucleo centrale del suo stato. Però Adad-Nirari II (911-890) soggioga gli Ahlamu-Aramei, "uomini del Deserto ", che abitavano alle sorgenti del Habur; Assurnarsir-Apli (883-859) deporta 1550 Ahlamu-Aramei del Bit Zimani, che era nel Tigri Superiore, e li rende schiavi in Assur; rimane solo lo stato di Bit-Adini, ma esso viene eliminato da Salmanassar III nel 856.

c) Gli stati aramei Occidentali , Più o meno verso il 1000, gli Aramei sfondarono anche il fronte che si estende dalla Cilicia alla Siria; ed ivi, nonostante la resistenza delle colonie Hittite, nacquero vari statarelli, come quello di Sam'al o Ya'udi, con capitale Zinçirli, quello di Arpad e di Aleppo, poi denominato Bit Agusi; quello di Hamat; e infine una serie di stati confinanti con il regno ebraico e noti dai libri biblici. I più conosciuti di questi ultimi sono:  quello di Haran (Ge 11, 31; 12, 4; 27, 43; 28, 10; 29, 4); quello di Petor sull'Eufrate (o Pitru) di fronte a Til Barsip (Nm 22, 5; Dt 23, 4); quello di Soba, fra Hamat e Damasco (2 Sm 10, 6; 1 Sm 14, 47; 2 m 8, 3; 1 Cr 18, 3); quello di Bet-Rehob (2 Sm 10, 6. 8; 8, 3. 12; Gdc 18, 28); ma specialmente quello di Damasco (2 Sm 8, 5; Is 7, 8; 1 Re 11, 24; 1 Re 20, 34). A Est del Giordano nacquero gli stati  di Maachah (2 Sm 10, 6), e di Ghesur (2 Sm 13, 37-38; 15, 8). Tutti questi stati ebbero una denominazione comune: Aram Naharaim, oppure Paddam-Aram.

L'autore sacro della "Tavola delle Nazioni" al versetto 23 parla di quattro stati di questa regione occidentale:

6) Us.(Uz) Lo stesso nome è portato dal primogenito di Nahor (Ge 22, 21). Così pure si chiama la patria di Giobbe (1, 1). Nei documenti di Salmanassar III, si parla di un nome gentilicio Ussaay, e dal contesto pare che si parli di un Arameo della Siria Settentrionale. Nella Bibbia si parla di due località che portano il nome di Uz. Una situata nelle vicinanze di Edom (Gr 25, 20; Lm 4, 21; Gb 1, 1; Ge 22, 21; Ge 36, 28), probabile patria di Giobbe; e una nell'Aram, a Nord-Est della Palestina che è quella aramea di Ge 10, 23 e 1 Ce 1, 17.
7) Hul. B. Jacob lo pone in rapporto con il lago di Hule nell'alta Galilea.
8) Geter. Completamente sconosciuto.
9) Mas. Secondo la maggioranza degli esegeti si tratterebbe del monte Masius di Tolomeo (V, 18, 2) e di Strabone (XI, 14, 2), posto a Nord di Nisibi. Qualcuno (Jensen) invece pensa al Monte Mãsu di Ghilgamesh che va identificato con il Libano o l'Antilibano.

Questi Aramei, nonostante le immancabili lotte che potremo chiamare di famiglia (cfr Giacobbe e Labano), furono guardati dagli Abrahamiti con simpatia. Ne ricordarono la parentela (Ge 22, 20 ss.); ne difesero la purezza di razza (Ge 24, 1; 27, 46; 28, 5); ne amarono la familiarità (Ge 29, 1); e in parte, almeno alcuni, ne accettarono anche la religione (Ge 31, 19. 30. 32 b. 53), pur purificandola delle varie superstizioni (Ge 35, 2).

Difatti anche il fondo della religione aramea, malgrado il pronunciato sincretismo accettato dopo la sedentarizzazione, non differiva da quello ebraico-primitivo. Dominava in esso la religione del cielo, con tutte le sue manifestazioni di luce, di nubi e di tuoni.
 
Gli Dei principali erano Adad, il Dio della tempesta, che stava sopra il toro, come lo Jahvé popolare di Aronne ai piedi del Sinai (Es 32 ss.); il Dio El, comune a tutti i Semiti; il Dio Rekubel o carro di 'El che ricorda il carro di Jahvé che corre sopra le nubi; il Dio 'Elyon che è rispettato dallo stesso Abramo che ne incontra il sacerdote Melchisedek; il Ba'al Samaim spesso nominato nella Bibbia; e perfino Jahvé, il Dio nazionale degli Ebrei, . Naaman, il ministro arameo di Damasco, ne accetterà il culto ad esclusione di tutti gli altri Dei del suo Pantheon (2 Re 5, 15-17). Per questo motivo il redattore della "Tavola delle Nazioni" dimostra una particolare predilezione per gli Aramei, nominandoli per primi.

La fonte che parla dei figli di Arpacsad è quella Jahvista che è di solito preoccupata di mettere in risalto le tradizioni popolari appartenenti a Israele. Arpacsad è infatti il nonno dei figli di Eber e l'antenato di Abramo attraverso Peleg.

10) Selah. Nella genealogia di Ge 11, 10-25 tanto Arpacsad, quanto i suoi due discendenti Selah ed Eber compaiono come nomi di persona. Infatti Selah non è conosciuto come nome di nazione, mentre Eber è il capostipite dei Benê 'Ebèr.

11) Ebèr ebbe due figli, di cui il primogenito, Peleg, fu il capostipite dei Semiti Settentrionali e il secondogenito Joqtan dei Semiti Meridionali.

12) Peleg. Tanto in ebraico che in accadico(palgu) la radice plg significa una regione divisa da canali, da corsi di acqua o fiumi. E' per questa ragione che gli esegeti hanno pensato di ritrovare Peleg presso qualche fiume o canale. Nella confluenza del Chaboras con l'Eufrate c'è una città chiamata per l'appunto Phalga; e a Nord-Est dell'Arabia, presso il Golfo Persico, c'è la località di 'el Aflag. Questa identificazione si accorda anche con la tradizione ebraica che fa originare gli Abramiti da Ur della Caldea; e l'altra tradizione popolare che lega Peleg con la divisione della terra, accaduta nella regione di Babel. Nota infatti il Redattore, ricollegando il nome al verbo pãlag che significa dividere,  che fu chiamato Peleg perché ai suoi giorni la terra fu divisa (Ge 11, 1-9).

13) Joqtan. Il nome è ignoto. Gli arabisti lo identificano con Qahtan che sarebbe un leggendario antenato che si ritiene fondatore della tribù Jeminita. Nella letteratura el-qahtãn designa gli abitanti dell'Arabia settentrionale.
La pericope dei Benê Joqtãn o Arabi del Sud dei vv. 26-30, si divide in due sezioni di cui la prima (26-29) riferisce la genealogia degli Arabi e la seconda (30) designa il territorio da essi abitato. La genealogia enumera nel TM 13 popoli o tribù, nel Gr (almeno in parecchi mss) 12; numero questo molto probabilmente originale.

Non ci soffermiamo ad elencare i popoli arabi discendenti da Joqtan in quanto la loro identificazione risulta per la maggior parte incerta se non addirittura sconosciuta. Il fatto che di tutto il cap. 10 la sezione dei Benê-Sêm sia quella che ha avuto meno identificazioni del restante, è comprensibile quando si pensa che questi popoli erano di solito nomadi, poco attaccati ad una zona e spesso analfabeti.

Nei due vv. 31-32 troviamo due conclusioni. Nel v. 31 la solita conclusione che la tradizione sacerdotale (P) ha messo dopo l'elenco dei discendenti di ogni figlio di Noé, di Jafet (v. 5), di Cam (v. 20) e qui di Sem. Nel v. 32 si ha invece la conclusione generale che richiama il v. 1.

Come abbiamo già visto, nella "Tavola delle Nazioni" vi sono indubbiamente dei nomi di persona, di località, di isole, di monti di popoli e di città. Il tutto è raggruppato genealogicamente, quasi si trattasse di tutti i figli di Sem, di Cam e di Jafet. Indubbiamente siamo di fronte ad un genere letterario particolare che comporta tale raggruppamento fittizio, come si può rilevare anche dalla glossa "da qui uscirono i Filistei " che conferisce chiaramente a Caftorim il valore di una località, mentre rappresenta un popolo.

Questa osservazione conferma l'interpretazione di nomi come Aram e Canaan, che sono presentati apparentemente come persone, perché chiamati figli, o presentati come generati. In certi casi può bensì trattarsi di un lontano antenato, ma più spesso l'autore ispirato, seguendo l'uso del suo tempo, avrà solamente inteso presentare un gruppo etnico mediante il nome di un eponimo.

Non deve fare difficoltà contro questo senso la forma di genealogia in quanto, secondo questo particolare genere letterario delle genealogie, spesso il verbo "generare" come la parola "figlio", hanno la funzione di indicare un rapporto di successione giuridica.

In questo caso trattandosi di popoli e non di individui, la "generazione" non indicherà sempre una connessione razziale, ma anche altri rapporti, come possono essere quelli della civiltà e della dipendenza politica. La Palestina, ad esempio, fin dalle epoche più remote appare in connessione con l'Egitto, con cui forma una sola unità politica durante l'impero degli Hyksos e il periodo di El 'Amarna. Per questo nel nostro elenco Canaan e fratello di Misraim (Egitto), e tutti i popoli della Palestina, in gran parte semiti, vengono elencati non nella zona di Sem, ma in quella più meridionale di Cam.

Oltre il genere letterario della genealogia fittizia (o meglio "tavola geografica"), il secondo genere letterario, che si distacca nettamente dall'elenco monotono nei vv. 8-12, è quello storico sulle origini dei grandi imperi  di Babilonia e di Assiria. Essa non contiene in sé stessa alcuna nota di biasimo palese per le grandi potenze, di cui serba il ricordo, abbellito dall'ammirazione popolare verso i personaggi straordinari per forza fisica e gesta grandiose. Ma forse nel presente contesto l'aver connesso questi antichi imperi con la stirpe di Cam, vuole insinuare che non riposava sopra di loro la benedizione di Sem. Questa grandezza umana non avrà alcun valore positivo sulla storia della salvezza.

Nella tavola geografica si inserisce anche una vera genealogia che anticipa l'elenco de-gli antenati di Abramo (11, 10-22). Si tratta dei discendenti di Sem per parte di Arpacsad (vv. 24-30), che appare tuttavia ampliata con un elenco di popoli arabici, considerati più strettamente imparentati con i discendenti ebraici di 'Eber. Il punto di inserzione di questa genealogia con l'elenco dei popoli connessi con Sem, si ha nel nome di Arpacsad, probabilmente nome individuale, allineato insieme ai grandi popoli di Elam, Assur e Aram (v. 22). L'inserzione di questa genealogia vera e propria ha lo scopo evidente di mostrare con più chiarezza il rapporto degli antenati di Abramo con il resto della famiglia umana. L'autore ispirato prima di limitare il suo interesse al popolo eletto, vuole mostrarlo radicato nell'Humus razziale e culturale degli altri popoli, ponendo le basi dell'universalismo quale rifulge nei grandi profeti dell'esilio.

torna all'indice
Valore religioso della Tavola delle Nazioni

Non essendo di carattere razziale il criterio di distinzione, come alcuni semplificando vorrebbero sostenere, non rimane altro criterio che quello storico-geografico e religioso-culturale:

a) Jafiti. Sono i misteriosi popoli remoti, abitanti nelle mitiche "isole" della "estremità della terra", poste nel Settentrione del mondo, quale i Semiti lo concepivano o nelle Montagne "ove sorge il sole ". Essi infatti dalle isole di Cipro e di Rodi, ad Occidente della Siria, abitate dagli Ioni e dalle coste tirreniche abitate dai Tirseni (Tiras), si spingevano a Settentrione verso la Scizia con i Cimmeri (Gomer), con i Tibareni (Tubal) e con i Moschi (Mesec), per raggiungere all'estremità dell'Ovest Tartesso (?) e all'estremità dell'Est la Media, toccando l'ignoto territorio nordico ove prosperava la misteriosa gente di Magog. Per questa loro mitica diffusione furono considerati come i realizzatori della benedizione data al loro capostipite, che, secondo l'autore sacro, si doveva appunto dilatare (Ge 9, 27). Inoltre il loro genere di vita dedita alla grossa pastorizia e alla caccia, oppure alla pirateria marinaresca (v. 5), e perciò schiva dagli agglomerati dei grandi imperi, erano considerati dai nomadi ebrei come loro fratelli. Solo in seguito il mistero circondante tali popoli lontani, accenderà la fantasia degli Ebrei, che faranno della gente di Gog quelle schiere le quali alla fine escatologica del mondo combatteranno il Popolo Eletto (Ez 38, 14-16), e assalteranno la stessa cittadella di quanti regneranno con Dio (Ap. 20, 7 ss.).

b) Camiti. Questi popoli maledetti sono costituiti da una fascia di popoli che dall'Egitto (Misraim) e dalla Libia (Put) scendono a mezzogiorno nell'Etiopia (Cus) per spingersi a Levante, attraverso L'Arabia Meridionale, nella pianura mesopotamica (Nimrod) e a Settentrione nella Palestina (Canaan), toccando lo stesso centro Mediterraneo (Caftor). In questa fascia vi sono racchiusi tutti quei popoli che per cultura sedentaria sono contrari al comando che Dio aveva dato tanto ad Adamo quanto a Noé di spargersi in tutta la terra. Di conseguenza sono in diretta opposizione con il tipo momade-pastorale, apprezzato dagli Ebrei come ideale religioso. Vi entrano difatti gli Etiopi (Cus), posti a cavalcioni del Mar Rosso che spesso invasero la Palestina, gettandosi contro gli Ebrei (2 Cr 12, 1 ss.); vi entrano l'Egitto, celebre per le sue opere culturali, ma opposto, con il superbo Faraone, al minuscolo ed incolto popolo israelita. Vi entrano i sudditi di Nimrod, Babilonesi ed Assiri, causa della distruzione di Samaria (721) e di Gerusalemme (597-586) e dell'esilio dei 70 anni; ma specialmente vi è incluso Canaan con tutte le sue odiate stirpi che invasero ingiustamente la Palestina, originariamente non loro,  sottoposti all'influsso culturale egizio, baldanzose nelle loro città murate, in irriducibile contrasto religioso e politico con gli odiati Ebrei, da cui furono contraccambiati con l'anatema totale. A questi si rivolgeva la maledizione di Ge 9, 24, perché tutti, come il loro eroe tipico Nimrod, invece di separarsi e diffondersi nella terra, si erano voluti unire in una potenza miliare e religiosa, sempre pronti ad usarla contro le regioni dei nomadi che opprimevano e dominavano.

c) Semiti. Questi popoli benedetti stanno invece al centro del mondo quale lo pensavano gli Ebrei. Il loro ramo precipuo era costituito dagli Israeliti, cui si accenna al v. 25, riservandosi l'autore di ritornare sull'argomento appena fosse esaurito quanto riguarda i brani secondari. Vi entrano i nomadi Arabi del mezzogiorno originati da Joqtan; gli Aramei attornianti la Palestina ad Oriente e non ancora entrati in urto con gli Ebrei. Ad essi sono pure uniti gli Assiri, quelli però nomadi e purtroppo angariati dalla prepotenza di Nimrod. Come pure vi sono uniti i figli di Lud e gli Elamiti, popolo di cultura affine agli Assiri, ma amico e protettore delle tribù nomadi del Sud. Titti costoro sono ammiratori e seguaci dell'ideale del Deserto.

Lo spirito animatore dunque della "Tavola delle Nazioni", che non ha paralleli in nessun altro popolo,  è eminentemente spirito universalistico. Contro il concetto dell'impero di una nazione o di un popolo sulle altre nazioni più deboli, l'autore ispirato insegna che tutti i popoli (usciti da un'unica famiglia) devono liberamente spargersi sulla terra, raggruppati secondo le lingue, le tribù, le nazioni volute da Dio, rispettando i confini degli altri e considerando tutti come fratelli. Il centro, com'è naturale è dato agli Israeliti (popolo liberamente eletto da Dio), che pur non essendo ancora descritti, stanno dietro le quinte (v. 21. 25) e formano il punto di riferimento di tutti gli altri popoli con vincoli di amicizia e inimicizia. Prima sono descritte le genti più remote, avvolte da veli leggendari, poi si presentano quelle ostili ad Israele, note per le grandiose loro imprese umane,  sature di superbia e di maledizione divina, e da ultimo si elencano i fratelli di Israele, tutti legati fra loro da un più stretto vincolo di parentela, ma specialmente dal comune ideale religioso del Deserto. Per tale motivo l'elenco si ricongiunge con la benedizione e la maledizione rivolte da Noé ai suoi figli ed anche con gli elenchi successivi che, in mirabile armonia progressiva, faranno balzare in primopiano gli Ebrei, ora lasciati nell'ombra (Ge 11, 10-32).

torna all'indice
Valore storico della Tavola delle Nazioni

Che valore storico racchiude questa "Tavola delle Nazioni" composta con criteri eminentemente culturali e religiosi?

Secondo lo studioso P. Heinish sarebbe un documento postmosaico che rispecchierebbe un quadro storico del secolo VIII o VII a. C.. Infatti vi si accenna a Javan (Ioni) che solo nel secolo VIII sostituì il precedente nome di Achei, dato a tutta la Grecia; così vi si elencano i Medi che appaiono nella grande storia solo al sec. IX a. C.. Cus è nominato per primo perché in quel tempo signoreggiava in Egitto la XXV dinastia etiopica che durò dal 714 al 661 a. C.; anche Babel passa nell'ombra, perché verso la fine del sec. VIII stava sotto il dominio assiro.

Tuttavia altri indizi sembrano farci propendere per un'epoca più antica. Molti nomi sono stati ritrovati in testi Assiri e Hittiti del sec. XIV-XIII e in quelli di El-Amarna. La menzione dei Filistei non nel testo originale, ma in una glossa posteriore, sembra a favore di un'epoca in cui i "Popoli del Mare" non s'erano ancora fissati sulla costa palestinese e perciò per un'epoca antecedente al XII sec. a. C.. L'episodio di Nimrod sembra risalire ai primi ricordi mitici del "dopo Diluvio" precedenti di molto lo stesso Mosé e risalienti alla cultura sumera. Gli Aramei non sono ancora ritenuti nemici di Israele, come sarebbe avvenuto al tempo dei Re, dopo la fondazione di Damasco. I centri aramei relativamente recenti, come Saba, Damasco, ecc. non sono ricordati, come invece lo sarebbero stati in seguito; e inoltre le tribù arabe nominate sono tutte diverse da quelle elencate nelle iscrizioni assire o in quelle sabee o minee dei sec. VIII-VII. I fenici sono chiamati Sidonii, mentre dopo l' XI secolo sarebbero stati detti Tirii; e in genere sono assimilati ai Cananei nemici acerrimi di Israele, mentre ai tempi di David e di Salomone si mostreranno molto amici. Si comprende meglio, data la permanenza mosaica in Egitto e nell'Arabia, lo sviluppo che hanno i popoli limitrofi con l'impero faraonico e anche la sequela dei popoli arabi, ciò che sarebbe difficile pensare al tempo in cui Israele s'era già stabilito in Palestina.

Ci sono quindi buone ragioni per far risalire a Mosé la "Tavola delle Nazioni" che raccoglie l'eco di un passato ancora più remoto. I nomi attestati più tardi (Joni, Medi) potrebbero dipendere da riletture posteriori, accettate dall'ultimo Redattore ispirato; oppure la loro creduta tardività potrebbe essere solo relativa a noi che ignoriamo ancora altri documenti precedenti, senza per questo costituire una prova positiva in contrario. Difatti abbiamo visto ai nostri giorni non valere più una simile obbiezione di creduta tardività che si faceva nei riguardi dei Cimmeri e degli Sciti, dato che documenti ultimamente scoperti hanno sufficientemente dimostrato che questi popoli apparvero in Palestina già nel sec. X..
torna all'indice