Il cap. 10, unico esempio del genere, ricollega l'intero
genere umano ai tre figli di Noé, Sem, Cam, Jafet, considerati
come capostipiti della nuova umanità del «
dopo diluvio».
Naturalmente, a causa del principio di solidarietà tra
capostipite e discendenti, tanto comune agli Ebrei, secondo cui le
virtù e i difetti, i meriti e i demeriti dei padri devono passare
nei figli, ci dobbiamo aspettare che saranno elencati tra gli Jafiti
i popoli che si dilatano verso l'estremità della terra, e che tentano
di occupare le terre dei Camiti e dei Semiti. Saranno invece elencati tra
i Camiti tutti i popoli sedentari, dediti al vizio ed alla prepotenza,
per cui in seguito dovranno essere condannati da Dio alla servitù,
nei rapporti dei Semiti e degli Jafiti.
Saranno finalmente annoverati fra i Semiti, tutti i nomadi benedetti,
e specialmente gli Ebrei, prediletti di Jahvé.
Gli elenchi di questi popoli saranno contenuti dentro lo schema
letterario delle genealogie, parte di carattere documentario e parte
di carattere narrativo.
Inquadrando la genealogia nel periodo cronologico del «dopo diluvio», l'autore intende tessere le genealogie
dei figli di Noé, cioè Sem, Cam, Jafet. già eroi
del diluvio e benedetti da Dio (9, 1). La sequenza dei nomi è qui
la solita: Sem, in quanto primogenito, seguito dagli altri due Cam e Jafet.
Ma nel rimanente del capitolo, secondo il metodo eliminatorio usato nel
libro della Genesi, verrà dapprima esaminata la genealogia di Jafet,
di solito meno in contatto con gli Ebrei, per poi passare al nemico Cam,
superbo pretendente al trono del mondo ed infine ci si fermerà soltanto
sul più celebre di tutti, Sem.
A questi tre figli dell'eroe del diluvio nacquero i 70 popoli
che si divisero in tre parti tutta la terra.
Composizione e contenuto della Tavola delle Nazioni
La critica dei documenti ha nesso in evidenza il carattere composito
della tavola. Tuttavia la dissezione letteraria spinta alle sue estreme
conseguenze non dà molta luce per spiegare l'origine della tavola.
Infatti, oltre alla struttura fondamentale attribuita alla tradizione
sacerdotale (P), risultante dai vv. 1-5.6. 20. 22 s. 31 s., la critica
riconosce bensì un altro strato, incluso nel precedente e più
antico, attribuito alla tradizione Jahvista (J) e rappresentato dai vv.
8-12. 13 s. 15-19. 21. 25-30, ma deve constatare che tale strato non è
un documento completo (si tratterebbe solo di frammenti di una tavola dei
popoli secondo la tradizione J). e inoltre che esso stesso è composito,
appartenendo 8-12 (notizie su Nimrod) ad uno strato più antico di
J e dovendosi invece ammettere delle aggiunte e interpolazioni rappresentate
dai vv. 16-18 a. 24.
D'altra parte, molti critici, confrontando le menzioni dei popoli
ricorrenti in Geremia ed Ezechiele, con il documento della tradizione
sacerdotale, notano che questo manca di nomi importanti, come Arabi,
Caldei, persiani, ben noti ai due profeti, e ne deducono che la tradizione
sacerdotale riproduce un documento anteriore alla caduta della monarchia
e alla crisi dell'impero assiro dopo Assurbanipal. Così il documento
J viene qui completamente disintegrato, mentre alla redazione P spetterebbe
solo la sistemazione, entro l'abituale suo schematismo, di un elenco
preesistente da lungo tempo.
Per il nostro scopo è più utile constatare la
presenza in questa tavola di tre generi letterari ben distinti. Abbiamo
pertanto Una tavola geografica, che dispone i popoli, come abbiamo visto
più sopra, in tre zone: settentrionale (Jafet), meridionale (Cam)
e centrale (Sem), e che si estende su tutto il capitolo comprendendo i
vv. 1-5: 6 s. 13-20. 21 ss. 31 s.
Nei vv. 2-5 solo la tradizione sacerdotale ci da la genealogia
Jafita: Questa genealogia è composta di 14 popoli che si estendono
o meglio si dilatano, come dice il nome stesso del loro capostipite
verso le tre direzioni, ad Est, a Nord e a Ovest, nell'estremità
settentrionale della terra. I nomi di questi 14 popoli sono contenuti
nel seguente albero genealogico, in cui si notano i 7 figli di Jafet,
e i 7 nipoti, figli di Gomer e di Javan. Gli altri figli di Jafet sembrano
non aver avuto discendenza. Questo fatto un pò strano si spiegherebbe
con la concezione che nell'estremità settentrionale della terra,
nella cosiddetta zona del " Grande Mare" e degli
abissi, ci fossero soltanto 7 isole.
1) Gomer. La descrizione parte
da Nord-Est, e la «isola» di
Gomer nel mappamondo babilonese corrisponderebbe alla sesta regione, la
quale è descritta come il luogo "dove dimora un toro cornuto che
attacca gli stranieri. Difatti questo popolo che è identificato
con i Gimirri dei testi cunieformi e con i cimeri dei Greci, in Ez. 38,
6 compare come un popolo di guerrieri. Costoro abitano in un paese lontano,
verso l'estremità del settentrione (Ez. 38, 6). Come razza sono
senz'altro ariani.
2) Magog
. Nel mappamondo babilonese dovrebbe occupare la settima isola, nella
quale è scritto: «Oceano celeste con gli animali che Dio
Marduk ha creato». Difatti, sapendosi che questo paese è
la patria di Gog, il quale aveva come ausiliari dell'esercito Gomer
e Togarma, e come dominio Mesec e Tubal, tutte regioni vicine al Mar
Nero, non è lontano dal vero pensare anche Magog nei pressi di
questo Mare, il quale, nella fantasia popolare, dovette comparire come
un « Oceano celeste » degli
animali di Marduk. Purtroppo però, esclusa la notizia di Ez. 38,
1 e 39, 6, non abbiamo nessuna iscrizione che ci possa illuminare su questa
gente "che abita sicura nelle isole " (Ez.
39, 6).
3) Madai. Purtroppo nell'
"isola" del mappamondo babilonese che le corrisponderebbe non c'è
nessuna indicazione su questo popolo orientale che nella Bibbia designa
la razza dei Medi (Is 13, 7; Dn 9, 1) o il paese Medo (2 Re 17, 6; 18,
11; Is 21, 2; Gr 25, 26; Gr 51, 11. 28). Spesso è associato alla
Persia (Est 10, 2; Dn 8, 20; Est. 1, 3. 14. 18. 19). Nei documenti Assiri
i Medi sono chiamati di solito Madâ, e sono classificati come
" popoli lontani", compresi tra i monti
Elbruz e Zagros. Questo popolo appare nel secolo IX° a. C., come
abitante a Sud del Mar Caspio; ma come potenza militare inizia verso il
sec. VII°. Sotto Salmanassar i Medi sono sotto il dominio dell'Assiria
(2 Re 17, 6), ma nella guerra del 614-612, guidati da Ciassare, contribuiscono
in maniera determinante alla caduta di Assur e di Ninive. In questo periodo
sono ancora delle orde nomadi, crudeli e distruggitrici di città
e santuari. I medi si sedentarizzano intorno alla città di Agmatanu,
descritta in Esdra 6, 2 come Ahmetha. Erodoto (1, 98) dice che questa
città fu fondata da DeioKes. Sicché i Medi occuparono
tutta la zona da Nord-Est ad Est dell'Assiria. Di razza sono senz'altro
ariani.
4) Javan. Dopo aver trattato
delle "isole" del Nord-Est e di quelle dell'Est, l'autore sacro passa
ad elencare quelle del Nord-Ovest e del Nord. Incomincia da Javan che
dovrebbe corrispondere all' "isola" quarta del mappamondo babilonese. In
questa "isola", nonostante la sua posizione di Nord-Ovest, il testo babilonese
afferma che c'è "lucentezza più grande
che il crepuscolo della sera e la luce delle stelle". Ora noi sappiamo
dalla Bibbia che Javan indica le località greche dell'Asia Minore,
popolate generalmente dagli Ioni (Ez 27, 13: Is 66, 19). Questa regione
che Ezechiele e Isaia mettono in relazione con Tubal e Mesec,
I Babilonesi, che la chiamano Iâmanu, la mettono non lontana da
Sardi e sul mare, dalla costa fino a Cipro. Pur essendo legata con "il
tramonto del sole", come affermano le iscrizioni di Sargon, tale regione
passerà tra i greci bizantini come Anatolia, come paese cioè
del sole, la cui lucentezza è più del crepuscolo, è
più delle stelle. Solo in tempo tardivo il nome Javan si estese a
significare tutti i Greci (Zc 9, 13; Dn 8, 21; 10, 20; 11, 2).
5) Tubal potrebbe corrispondere
alla quinta "isola" del mappamondo babilonese, la quale è caratterizzata
con la scritta: "Dove non si vede niente; dove
non può essere visto il sole"; ciò che, nella terminologia
assiro-babilonese, designa il Nord. Isaia considera questa regione
" tra le isole lontane" (66, 19); Ezechiele
la elenca assieme a Javan, e a Mesec (27, 13) e come facente parte della
spedizione di Gog che viene "dalle estremità
del Nord " (38, 3. 15; 39, 1-2).
6) Mesec. Purtroppo non abbiamo nessuna indicazione
nell'isola del mappamondo babilonese che dovrebbe corrispondere a questo
popolo di Mesec. Nella Bibbia e nelle iscrizioni assire, questo popolo
è legato con Tabal, onde "l'equivalenza
Tubal- Tabal- Tibareni trascina con sé quella di Mesek-Musku-Moscheni
". Ezechiele li presenta come guerrieri, insieme a Tubal (32, 26)
e come mercanti di schiavi e di bronzo (27, 13). Fanno parte dell'armata
di Gog.
7) Tiras. Se si potesse
identificare con la terza isola del mappamondo babilonese, che è
una regione "dove l'uccello alato non può
terminare la sua strada", Tiras si dovrebbe trovare nell'estremo
Ovest. Né la Bibbia, né iscrizioni cuneiformi ci parlano
di questo popolo. Le iscrizioni egiziane invece ci descrivono i Twrws
al tempo di Mernephtah. Costoro da Ramses III° sono qualificati
come uomini di mare; difatti un suo schiavo è detto "Tywr's del Mare ". I Tiras sarebbero perciò dei pirati
che infestano l'Egeo ed il Tirreno. I Twrws sono identificati com i Tirreni
o Tyrseni. Più tardi si sedentarizzeranno nell'Italia centrale
con il nome di Etruschi. Tale natura pirateresca si armonizzerebbe con
la descrizione del mappamondo babilonese.
Così la Bibbia termina l'elenco delle "7 isole", note a tutto l'ambiente semitico. Questi sette
nomi hanno delle analogie con le descrizioni date dal mappamondo babilonese;
su cui però, nota il P. Grelot: «Non
bisogna evidentemente tentare di localizzare queste "isole" nella geografia
reale: esse rappresentano dei luoghi mitici e leggendari, fuori del
continente abitato dagli uomini». Difatti l'autore del mappamondo
le ha schematizzate come raggi intorno a Babilonia che deve stare, per
ragioni teologiche, al centro del mondo: pur sapendosi che esse
sono realmente situate oltre i mari (Eritro e Mediterraneo) e perciò
ad Est e a Nord e non a Sud. Tuttavia quando l'idealizzazione combacia
con la realtà, anche nel mappamondo questa è rispettata;
e sempre, nelle iscrizioni sovrapposte, sono rispettati i caratteri individuali
delle singole "isole".
Dopo averci elencato i capostipiti delle "7 isole", l'autore
sacro ci elenca i figli di Gomer (v. 3) e i figli di Javan (v. 4). Anche
questi sono 7 e li potremo pensare come i conquistatori e i colonizzatori
susseguenti delle "7 isole" dopo essere partiti dalle "isole" di Gomer
e di Javan, quando queste due presero il sopravvento sulle altre. Tanto
i Cimmeri quanto i Greci costituirono difatti un impero che dovette impressionare
non poco il popolo ebreo.
I figli di Gomer sono tre: Askenaz, Rifat e Togarma:
8) Askenaz. In Ger. 51,
27 Askenaz è messo in relazione con i Minni (= Manna > Mada,
Cfr v. 28 sono detti Medi) e con l'Ararat. Anche nei testi storici
di Asaraddon riscontriamo questo parallelismo: Manna e Asgûza. detto
altrove Iskûza, cioè il biblico Askenaz. Un altro testo
dello stesso Re, nomina un capo di Iskûza chiamato Bartatua, che,
secondo Erodoto, era padre del Re degli Sciti, chiamato Madyes. Fu costui
che invase il regno dei Gimmeri (=Gomer). Si spiega così la relazione
biblica tra Askenaz (=Sciti) e Gomer (=Cimmeri); relazione che nel regno
degli Achemenidi, diventa identificazione; infatti si confondono tra
loro i Cimmeri con i Sakka (ossia sciti). Così l'antica "isola"
dei Cimmeri (o di Gomer) era diventata Scizia. La Bibbia ricorderà
questa relazione dicendo che Askenaz era figlio di Gomer.
9) Rifat. Non si ha alcuna
identificazione sicura; tuttavia, con G. Flavio, è molto probabile
pensare alla Paflagonia, tra il Mar Nero, la Bitinia e il Ponto, assai
vicina al paese dei Cimmeri e degli Sciti.
10) Togarma. Viene citata
da Ezechiele come dedita al commercio (27, 14) e alla vita militare (38,
6), situata nelle "estreme parti del Nord". E' in parallelismo con Gomer,
e non deve star lontana da Tubal e da Mesec. Nelle iscrizioni di Sennacherib
insieme con Tubal si trovano i Tilgarimmu che si devono identificare con
i Togarma. Difatti nelle iscrizioni Hittite sono trascritti con la parola
Tegarama, molto più vicina a quella biblica. Dalle varie iscrizioni
risulta che Togarma confina con Tabal (Cilicia) e con il paese di Karkamis;
con Harran e con Isuwa, vicino ad Harpat e a Mitilene di Cappadocia.
Tutti e tre questi figli di Gomer sono dunque in relazione geografica
e commerciale con i Cimmeri, dei quali la Bibbia li dice figli; e hanno
avuto relazioni con le "isole" di Tubal, di Mesec, di Magog e di Madai.
I figli di Javan sono quattro: Elisa, Tarsis, Kittim e Dodanim.
11) Elisa
. Di questo popolo abbiamo soltanto la notizia di Ez. 27, 7, dove
si dice che abitavano in più isole e di mestiere trafficavano
in porpora. Nella tavoletta di El Amarna compare spesso l'isola di Alasia
che designa Cipro. Lo stesso nelle iscrizioni Hittite di Bogazköy.
A Ras Samra figurano insieme Ym'n con 'Lsy, Cioè Jaman (=Javan)
e Alasya. Il che spiegherebbe la parentela biblica tra Javan ed Elisa,
tra gli Ioni ed i Ciprioti.
12) Tarsis. L'Antico Testamento
fa spesso menzione di questa città. E' una città marittima
come lo vuole l'espressione "le navi di Tarsis
", che significa una flotta di lungo corso, una specie dei nostri
transatlantici (1 Re 10, 22; 2 Cr 9, 21; 20, 36; Is 2, 16; 23, 1. 14;
60, 9: Sl 48, 7). In tutto il mondo allora conosciuto erano noti i
mercanti di Tarsis (Ez. 38, 13) i quali trafficavano in metalli, specialmente
argento, stagno e piombo. (Gr 10, 9; Ez 27, 12). E' un paese lontano
(Gn 1, 3; 4, 2), Essa è in stretto rapporto con Tiro (Is 23,
1; Ez 27, 12). . Un testo di Asaraddon che vuole dimostrare che il Re
domina tutto il Mediterraneo, dando i punti estremi del suo dominio,
nomina Iadanana, (Cipro), Jamana (Javan) e Tartissi. Quest'ultima quindi
potrebbe molto bene essere identifica alla regione di Tartesso che designa
la Betica, cioè la valle del Guadalquivir, che è a Sud-Ovest
della Spagna, oltrepassate le colonne d'Ercole. Secondo Erodoto (I, 136)
questa città fu in stretta relazione con i Focesi della Ionia,
i quali "per primi fra i Greci fecero lunghi viaggi per mare; sono essi
che hanno scoperto l'Adriatico e la Tirrenia e Tartesso. Navigavano non
su navi da carico, ma su penteconteri (navi da guerra). Giunti a Tartesso
divennero molto amici del re di Tartesso che aveva nome Argantonio... Egli
invitava i Focesi ad abbandonare il loro paese e a stanziarsi nella sua
terra, dove volessero... Questa notizia è sufficiente per spiegare
la parentela biblica tra Javan e Tarsis. Altri studiosi invece, contro
questa opinione identificano Tarsis con la Tarso della Cilicia.
13) Kittim. Con questo
nome sembra che si designassero i coloni greci di varie località
del Mediterraneo. In Is 23, 2 i Kittim sono messi in relazione con Tiro
e con la flotta di Tarsis; in 23, 12 sono messi in relazione con Sidone.
In Ez 27, 6 le " isole di Kittim" forniscono
Tiro di legno intarsiato con avorio. Anche Gr 2, 10 fa menzione di queste
" isole di Kittim ". Una di queste "isole"
chiamate dai fenici Kiti o Kity e dai Greci Kition o Kittion, è la
città di Larnaca in Cipro. Un'altra di queste "isole" è considerata
la costa della Macedonia . Una terza "isola" che ha il nome di Kittim è
anche l'Italia, forse la Magna Grecia. In Num 24, 24 il testo ebraico "
Navi verranno dalle parti di Kittim" è stato tradotto
dalla Volgata " Navi verranno dall'Italia".
Kittim perciò aveva un vasto significato, applicato dai documenti
a varie colonie di Javan, che dalla Bibbia fu considerato padre di esse.
E' interessante a tal proposito cosa dice Epifanio:"
A tutti è noto che Kittion è chiamata l'isola dei Ciprioti;
però si chiamano Kiti tanto i Ciprioti che i Rodioti. Anzi
anche in Macedonia abitò il genere dei Ciprioti e dei Rodioti,
da cui è detto originario anche Alessandro il Macedone. Per questo
nei libri dei Maccabei è narrato che il suo casato è uscito
dalla terra dei Kiti, benché Alessandro il Macedone sia anche
di razza greca",
14) Dodanim. In 1 Cr 1,
7 troviamo, nella versione Samaritana e Greca, Rodanim. invece di Dodanim
che probabilmente va preferita. Infatti Dodanim potrebbe alludere ai
Dardani, un popolo dell'Asia Minore, vicino ai Lici, mentre Rodanim
si riferisce indubbiamente ai Rodioti, sottomessi ai Greci. Se la lezione
dei LXX in Ez 27, 15 che ha Rodan invece di Dedan è esatta, avremmo
anche un altro passo biblico che conosce una relazione fra Javan e Rodanim.
Tutti questi popoli, tanto i 7 figli di Jafet, quanto i 7 suoi
nipoti, si sparsero, come dice il v. 5 che funge da da conclusione,
nelle "isole delle nazioni", che abbiamo visto. Queste "isole" sono sette
tanto nella tradizione accadica come in quella ebraica. Il termine però
"isola", corrispondente all'accadico "nagû" non ha il valore esclusivo
di terra circondata dall'acqua, ma può significare qualunque regione
che è in relazione con il "Grande Mare
", con le nazioni che si estendono "lontane
" nella "estremità della terra
".
Queste "isole" sono divise in regioni, ognuna con la propria
lingua e con le proprie nazioni. Ad esse, nel futuro, più di una
volta si rivolgeranno i Profeti perché si rallegrino della venuta
del Messia (Is 42, 10. 12; Sl 97, 1), aspettino fiduciose la proclamazione
della sue legge (Is 42, 4) perché le benedizioni messianiche non
si limiteranno soltanto ai discendenti di Israele, ma saranno estese anche
ad altri popoli e ad altre nazioni (Is 55, 5; 56, 8).
Nei vv. 6-20 Tutte e due le tradizioni (sacerdotale e Jahvista)
ci danno la genealogia dei Camiti. Questa è composta di 31 popoli
che si sedentarizzano nella zona dei popoli civili, fondatori dei grandi
imperi. I nomi di questi 31 popoli sono contenuti nel seguente albero
genealogico, in cui si notano i 4 figli di Cam e i 26 suoi nipoti, figli
di Cus, di Ra'ama, di Nimrod, di Misraim e di Canaan. Put, altro figlio
di Cam sembra non aver avuto alcuna discendenza.
L'autore ci da l'elenco dei quattro figli di Cam che certamente
occuparono i "Quattro angoli" della terra. Per capire questa divisione
biblica degli imperi in quattro regioni bisogna conoscere i concetti
sumero-accadici a tal proposito. Uno dei più antichi titoli regali
fu appunto fra i Sumeri e gli Accadi "Re dei quattro
angoli " o delle quattro regioni della terra. Questo titolo,
comune nella corte assira e conosciuto anche in Egitto, indicava l'estensione
di un regno su tutta la terra sin nei suoi più remoti angoli.
L'orizzonte biblico dunque si estende "ai quattro angoli" che
saranno dominati completamente solo al tempo di Asaraddon: Cus, Misraim,
Put e Canaan:
1) Cus. E' L'Etiopia, la
" regione lontana" che si estende a mezzogiorno
dell'Egitto (la Nubia). Chiamata dagli Egiziani Kôs, dagli Assiri
Kûsu e dai Babilonesi Kûshu. Al principio del Nuovo impero
era una provincia egiziana completamente civilizzata. Nell'epoca della
decadenza e in quella tardiva il " figlio del Re
di Kush", si rese indipendente e fondò la XXV dinastia i
cui rappresentanti più importanti furono i faraoni Shabaka e Taharka.
Asaraddon conquista l'Egitto e lo riconosce come uno dei "quattro angoli"
del suo impero. Il grande sviluppo di Cus viene evidenziato dai Profeti
(Is 18, 2; 37, 9; 2 Re 19, 9). Cus nel suo periodo più florido, oltre
che con Canaan, ebbe relazioni con i popoli Arabi sulle coste del
Mar Rosso e del Golfo di Aden. Sembra che Cus abbia avuto relazioni anche
con l'Assiria e la Mesopotamia. Non fa dunque meraviglia che la Bibbia parli
di parentele e dipendenze fra Cus e Ninive, attraverso il leggendario Nimrod,
tra Cus e gli Arabi, specialmente Sebei (Seba) e Lihyaniti (Dedan). Isaia,
ripensando probabilmente al peccato del capostipite Cam, minaccia a Cus
una fine disonorevole: giovani e vecchi saranno deportati "
seminudi e scalzi, con le natiche scoperte" (Is. 20, 4)
2) Misraim. Indica l'Egitto,
uno dei più grandi imperi dell'antichità. Nella Bibbia
compare infinite volte. "Sostegno di canna per
Giuda ", è piuttosto "uomo e non Dio
" (Is 31, 3), incapace di reggere sé stesso.. Sarà perciò
ridotto in deserto e desolazione (Ez 29, 9 ss.). I suoi prodi andranno
nudi e barcollanti come ubriachi (Is 19, 14; 20, 4), schiavi delle Nazioni
e di Giuda (Is 19, 17; Ez 30, 23. 26; 31, 11 e ss.; 32, 12), secondo
la maledizione di Noé al loro capostipite. Ritornati per misericordia
di Dio dai luoghi della prigionia, non saranno mai più un impero,
ma un'umile nazione per sempre (Ez. 29, 14 ss.).
3) Put. L'identificazione di questo
paese non è sicura. Alcuni studiosi l'hanno individuato in Pwnt,
il famoso e leggendario paese dell'incenso, nel quale, già dalla
V dinastia, approdavano le navi mercantili egiziane. Il Pwnt corrisponderebbe
con la Somalia. Tuttavia l'indole commerciale e pacifica di questo paese
male si accorderebbe col paese biblico di Put che compare in tutti i
testi come paese eminentemente militaresco che fornisce ausiliari all'Egitto
(Na 3, 9; Gr 46, 9; Ez 30, 5); a Tiro (Ez 27, 10) e all'esercito escatologico
di Gog (Ez 38, 5). Inoltre la successione delle località del nostro
testo che sale dal Sud al Nord, ci farebbe piuttosto pensare ad un paese
del Nord, nella costa Mediterranea. Nella versione dei LXX troviamo varie
volte Put tradotto con Libues. Tuttavia in Na 3, 9 i due popoli di Put
e di Libia sono distinti: Rimane pertanto un buon margine di dubbio per
una sicura identificazione.
4) Canaan. Qui indica il
capostipite degli abitanti preisraeliti della Palestina, che sono stati
promessi in eredità ad Abramo (Ge 15, 18-21;12, 7; 13, 15; 17,
8). Benché prima debba passare un certo tempo, affinché
la loro iniquità raggiunga il colmo (Ge15, 16).
Così la Bibbia termina l'elenco dei quattro figli di
Cam, che corrispondono ai paesi dei "Quattro
angoli della terra". Gli altri 27 popoli sono rappresentati dai
figli di Cus, di Misraim e di Canaan che appaiono nell'albero genealogico
su riportato.
Essi vennero in vario modo a contatto con la storia del popolo
ebraico. Poiché sarebbe troppo lungo elencarli uno per uno come
abbiamo fatto con i figli di Jafet, ci limiteremo a ricordare Nimrod sul
quale il nostro autore si sofferma in modo particolare.
Costui è presentato come un Gibborim
postdiluviano, di cui parla Ge 6, 4: E' infatti un uomo famoso,
un potente e prepotente fra gli uomini, un valente cacciatore e l'iniziatore
di un impero tirrenico. A lui infatti vengono fatte risalire le grandi
potenze Mesopotamiche rappresentate dalle città di Babilonia
e di Ninive. Ma Nimrod non fu soltanto un tiranno e un governatore di
uomini, fu anche un potente cacciatore. La caccia più che un divertimento,
per i re della Babilonia e dell'Assiria, era un'attività legale.
Numerose sono le scene di caccia trovate nei monumenti regali della
Mesopotamia. Non poteva dunque mancare quest'attività nel prototipo
di queste monarchie. L'espressione che viene comunemente tradotta "davanti all'Eterno" è stata variamente intesa dagli
studiosi. Alcuni l'hanno spiegata nel senso di "
unico cacciatore, il non plus ultra", altri, "nella stima, con l'assistenza, in costante presenza di Jahvé
". Se teniamo però presente che il tipo di eroe orientale personificato
da Nimrod è sempre ostile agli Dei (Vedi ad esempio Ghilgamesh),
l'espressione si potrebbe anche intendere in senso negativo e cioè
" a dispetto di Jahvé". Tale spiegazione
si accorderebbe con la maledizione di Cam e con il proverbio che segue:
" Come Nimrod il potente cacciatore contro Jahvé
" che doveva applicarsi ad individui bellicosi e crudeli.
La caccia tra gli Ebrei era senz'altro esercitata (Lv 17, 13).
Tuttavia gli scrittori sacri guardano questa attività con poca
simpatia. Di solito l'attribuiscono a individui sinistri come Ismaele
(Ge 20, 21-22) o come Esaù che è messo in contrasto con
il mite Giacobbe che viveva pacifico fra le tende (Ge 25, 27-28). Per
questo le metafore prese dalla cacciagione hanno un valore sinistro,
per indicare cattiveria e crudeltà. I nemici dei giusti sono cacciatori
(Sl 10, 9. 10; 31, 4; Mi 7, 2); la morte è una triste cacciatrice
(Sl18, 5).
Una particolare menzione viene dedicata dallo scrittore sacro
ai Cananei informandoci che ad un certo punto "
le famiglie dei Cananei si dispersero". Le 12 famiglie o clans
cananei, elencati come discendenti di Canaan, dopo un certo tempo di
vita sedentarizzata, probabilmente intorno a Sidone, primogenito di Canaan,
e intorno a Het, cercano di espandersi scendendo dal Nord verso nuove
terre. Tutti questi Cananei, il cui paese di origine è senz'altro
la Fenicia, ad un certo momento della loro storia e comunque prima della
conquista della Palestina da parte degli Ebrei, si sparsero nel Sud e
conquistarono quindi un paese non loro. Questa nota del Redattore è
una chiara giustificazione della futura conquista della Terra Promessa
da parte dei Semiti di Abramo.
La genealogia dei Semiti comprende 25 popoli tra cui 5 figli
di Sem e 20 nipoti. Solo due figli hanno la discendenza,
Arpacsad che genera i semiti meridionali (o Arabi) e Aram
che genera gli Aramei occidentali (o siriani). Tutti costoro si diffondono
a raggiera dal deserto siro-arabico, per vivere da seminomadi nei paesi
della "fertile mezzaluna". La zona centrale
dell'universo, occupata dai 5 figli di Sem, sia nella "tavola delle nazioni " che nel mappamondo babilonese va da
Sud-Est a Nord-Ovest e senza passare per Babilonia segue le zone montagnose
o desertiche. Questi figli, come dal seguente albero genealogico sono:
Elam. Assur, Arpacsad, Lud e Aram.
1) Elam. Rappresenta la "
meravigliosa montagna", "il Paese
Alto ", compreso tra il Golfo Persico (Sud), la Caldea (Ovest),
la Persia (Est), l'Assiria e la Persia (Nord). Susa era la cap-tale.
Benché di razza non semitica, gli Elamiti furono sempre in relazione
con i Semiti e diedero spesso rifugio ai nomadi del figli di Eber. Verso
il 1220 l'elamita Sutrur-Nahhunte occupa Sippar e Babilonia (regno dei
Camiti) e fa razzia di parecchi monumenti antichi che porta Susa come
trofeo (la stele di Sargon, il Naramsim e il cod. di Hammurabi). Verso
il 1000 Mar-Biti-Apal-Ussur, elamita di razza, fonda in Babilonia la
dinastia Cassita che, si sa, ha sangue indoeuropeo Jafita. Si spiega così
come mai, nei secc. VIII-VI, Elam sarà in lotta continua con i
" Grandi Imperi " e darà ospitalità
o aiuto alle tribù nomadi del Bené Eber del Sud. Sargon
II (721-705) deve combattere contro Elam alleato dei semiti Kaldu e Aramei.
Sennacherib (704-681) ha sempre come nemici " Elamiti,
Aramei e Kaldu " alleati fra loro, specialmente le tribù
nomadi dei Sutu. Asaraddon (680-669) deve di nuovo combattere con Elam.,
che si era impadronito di Sippar. Assurbanipal (668-626) darà
finalmente il colpo finale a Susa (640) che aveva fatto ribellare le tribù
nomadi dei Gambulu, dei Kaldu e degli Aramei Hahlamu. Dopo di allora l'Elam
passera di dominatore in dominatore: i Medi, i Persiani, i Seleucidi e
gli Arsacidi. L'Elam aveva sempre, durante la sua lunga storia, amoreggiato
con i gruppi nomadi del Sud, elencati nella "Tavola
delle Nazioni ". Come questi, gli Elamiti, nei documenti dei sedentari,
saranno logicamente chiamati con l'appellativo di "
distruttori di città ". Per questo Isaia volendo profetare
la caduta di Babilonia si rivolgerà agli Elamiti quasi fossero
un uragano che viene dal deserto (Is 21, 1 ss.). E Geremia minaccia ad
Elam. divenuto infedele al suo ideale di nomadismo, di disperdere i suoi
cittadini (Gr 49. 34 ss.).
2) Assur. L'Assiria, di
cui abbiamo già parlato, era originariamente una figlia di Sem.
Si conoscono infatti frasi come "Uomini ebrei
del paese di Assur " che testimoniano la presenza di nomadi semiti
nella regione Assira. Purtroppo però, dopo aver subito la colonizzazione
di Babele, anche l'Assiria divenne una nazione Cusita. L'autore sacro
perciò la dovrà condannare includendola nell'impero del
prepotente Nimrod. I profeti posteriori faranno eco a questo concetto
chiamandola "Paese di Nimrod" e minacciandole
le pene dei Camiti. Finirà nella sua ubriachezza e nella sua nudità.
3) Arpacsad. Purtroppo il
nome non è stato ancora identificato. Alcuni studiosi pensano
all'Arrapha dei testi cuneiformi, l''Arrapaxits che Tolomeo (VI, 1. 2)
descrive come una provincia dell'Assiria, vicino all'Armenia, verso le
sorgenti dello Zab Superiore, tra il lago di Van e di Urumia, chiamato
ancora in curdo Albâk. Tale localizzazione andrebbe d'accordo con
Ge 11, 10 ss., ove sono nominati i discendenti di Arpacsad, la maggior
parte dei quali sono nomi di città assire della Mesopotamia Settentrionale.
Tuttavia altri fanno notare che Arraphu spiega solo la prima parte del nome,
e non la seconda che si avvicina piuttosto al babilonese Kasdu. A questi
semiti appunto aveva pensato G. Flavio (Ant. Giud., I, 144). La differenza
fra lo storico ebreo e gli autori moderni sta nel fatto che costoro, basandosi
sull'arabo 'urfut che significa muro, confine, tentano di dar ragione di
tutti e due gli elementi del nome che spiegano come "confine di Kasdu". Rimane però l'obiezione che nella "Tavola
delle Nazioni" la Caldea, o Babilonia, è considerata come un
dominio dei Camiti: Ge 22, 22 nomina invece un Kesed nella famiglia di
Nahor. E' dunque un antenato di Abramo (Cfr Ge 11, 10 ss.)
4) Lud. Da distinguersi
dai Ludim del v. 13 dei figli di Misraim. Essi non sono i Lidi dell'Asia
Minore, i quali, caso mai, apparterrebbero alle "isole" della estremità
della terra, e di conseguenza agli Jafiti. Si possono piuttosto vedere i
Lubdu delle iscrizioni cuneiformi, regione a Nord-Ovest del Monte Masio,
tra il Tigri e l'Eufrate. A questa regione si potrebbe riferire Is 66, 19
nominando Lud vicino a Tubal.
5) Aram. Questo grande popolo
di razziatori, anche quando si sedenterizzerà non riuscirà
mai a formare grandi organizzazioni politiche. Ha nel sangue il Deserto,
per cui, pur formando qualche volta e per qualche tempo dei piccoli stati,
non riuscirà mai a superare il concetto tribale di federazione.
E difatti ameranno farsi chiamare Ahlãmu, i federati aramei. Per
oltre 1000 anni gli Aramei premono dal deserto sulle regioni coltivate
per tutta la frontiera dal Paese del Mare fino ai monti del Nord. Sarà
verso il 1000 che riusciranno a sfondare in modo rilevante verso tre
direzioni:
a) Le tribù di Caldu
. Nel 1083 Adad-Apal-Iddin, usurpatore arameo, sale al trono Babilonese;
mentre sul basso Tigri e sul Golfo Persico tribù Kaldu, imparentate
agli Aramei, formano una serie di piccoli stati confederati, tra cui
primeggia quello di Bit Yaaki'nu. Sargon II, Sennacherib, Asaraddon, Assurbanipal,
tenteranno più volte di schiacciare questo potere caldeo del Sud,
ma praticamente gli Aramei sopravvivranno alla fine dell'Assiria. L'avvento
della dinastia caldea di Babilonia segna il massimo frutto politico della
plurisecolare espansione aramea in quella regione.
b) Gli statarelli dell'Alto Eufrate
. Alla morte di Tiglat-Pileser I si ha la massima affermazione
aramaica in Assiria. Per un secolo e mezzo fino all'avvento di Assurdan
II (932-910), le tribù nomadi aramee si sedentarizzano nella
Mesopotamia settentrionale fondandovi una serie di piccoli stati, tra
cui predominano Bit-Adini, Bit-Bakyani (nel Habur); mentre altre tribù
sorelle aggirano l'Assiria, ridotta soltanto al nucleo centrale del suo
stato. Però Adad-Nirari II (911-890) soggioga gli Ahlamu-Aramei,
"uomini del Deserto ", che abitavano alle
sorgenti del Habur; Assurnarsir-Apli (883-859) deporta 1550 Ahlamu-Aramei
del Bit Zimani, che era nel Tigri Superiore, e li rende schiavi in Assur;
rimane solo lo stato di Bit-Adini, ma esso viene eliminato da Salmanassar
III nel 856.
c) Gli stati aramei Occidentali
, Più o meno verso il 1000, gli Aramei sfondarono anche
il fronte che si estende dalla Cilicia alla Siria; ed ivi, nonostante
la resistenza delle colonie Hittite, nacquero vari statarelli, come
quello di Sam'al o Ya'udi, con capitale Zinçirli, quello di Arpad
e di Aleppo, poi denominato Bit Agusi; quello di Hamat; e infine una serie
di stati confinanti con il regno ebraico e noti dai libri biblici. I
più conosciuti di questi ultimi sono: quello di Haran (Ge 11,
31; 12, 4; 27, 43; 28, 10; 29, 4); quello di Petor sull'Eufrate (o Pitru)
di fronte a Til Barsip (Nm 22, 5; Dt 23, 4); quello di Soba, fra Hamat
e Damasco (2 Sm 10, 6; 1 Sm 14, 47; 2 m 8, 3; 1 Cr 18, 3); quello di Bet-Rehob
(2 Sm 10, 6. 8; 8, 3. 12; Gdc 18, 28); ma specialmente quello di Damasco
(2 Sm 8, 5; Is 7, 8; 1 Re 11, 24; 1 Re 20, 34). A Est del Giordano nacquero
gli stati di Maachah (2 Sm 10, 6), e di Ghesur (2 Sm 13, 37-38; 15,
8). Tutti questi stati ebbero una denominazione comune: Aram Naharaim,
oppure Paddam-Aram.
L'autore sacro della "Tavola delle Nazioni" al versetto 23 parla
di quattro stati di questa regione occidentale:
6) Us.(Uz) Lo stesso nome
è portato dal primogenito di Nahor (Ge 22, 21). Così
pure si chiama la patria di Giobbe (1, 1). Nei documenti di Salmanassar
III, si parla di un nome gentilicio Ussaay, e dal contesto pare che si
parli di un Arameo della Siria Settentrionale. Nella Bibbia si parla
di due località che portano il nome di Uz. Una situata nelle
vicinanze di Edom (Gr 25, 20; Lm 4, 21; Gb 1, 1; Ge 22, 21; Ge 36, 28),
probabile patria di Giobbe; e una nell'Aram, a Nord-Est della Palestina
che è quella aramea di Ge 10, 23 e 1 Ce 1, 17.
7) Hul. B. Jacob lo pone
in rapporto con il lago di Hule nell'alta Galilea.
8) Geter. Completamente
sconosciuto.
9) Mas. Secondo la maggioranza
degli esegeti si tratterebbe del monte Masius di Tolomeo (V, 18, 2)
e di Strabone (XI, 14, 2), posto a Nord di Nisibi. Qualcuno (Jensen) invece
pensa al Monte Mãsu di Ghilgamesh che va identificato con il Libano
o l'Antilibano.
Questi Aramei, nonostante le immancabili lotte che potremo chiamare
di famiglia (cfr Giacobbe e Labano), furono guardati dagli Abrahamiti
con simpatia. Ne ricordarono la parentela (Ge 22, 20 ss.); ne difesero
la purezza di razza (Ge 24, 1; 27, 46; 28, 5); ne amarono la familiarità
(Ge 29, 1); e in parte, almeno alcuni, ne accettarono anche la religione
(Ge 31, 19. 30. 32 b. 53), pur purificandola delle varie superstizioni
(Ge 35, 2).
Difatti anche il fondo della religione aramea, malgrado il pronunciato
sincretismo accettato dopo la sedentarizzazione, non differiva da quello
ebraico-primitivo. Dominava in esso la religione del cielo, con tutte
le sue manifestazioni di luce, di nubi e di tuoni.
Gli Dei principali erano Adad, il Dio della tempesta, che stava
sopra il toro, come lo Jahvé popolare di Aronne ai piedi del
Sinai (Es 32 ss.); il Dio El, comune a tutti i Semiti; il Dio Rekubel
o carro di 'El che ricorda il carro di Jahvé che corre sopra le
nubi; il Dio 'Elyon che è rispettato dallo stesso Abramo che ne
incontra il sacerdote Melchisedek; il Ba'al Samaim spesso nominato nella
Bibbia; e perfino Jahvé, il Dio nazionale degli Ebrei, . Naaman,
il ministro arameo di Damasco, ne accetterà il culto ad esclusione
di tutti gli altri Dei del suo Pantheon (2 Re 5, 15-17). Per questo motivo
il redattore della "Tavola delle Nazioni" dimostra una particolare predilezione
per gli Aramei, nominandoli per primi.
La fonte che parla dei figli di Arpacsad è quella Jahvista
che è di solito preoccupata di mettere in risalto le tradizioni
popolari appartenenti a Israele. Arpacsad è infatti il nonno
dei figli di Eber e l'antenato di Abramo attraverso Peleg.
10) Selah. Nella genealogia
di Ge 11, 10-25 tanto Arpacsad, quanto i suoi due discendenti Selah
ed Eber compaiono come nomi di persona. Infatti Selah non è conosciuto
come nome di nazione, mentre Eber è il capostipite dei Benê
'Ebèr.
11) Ebèr ebbe due
figli, di cui il primogenito, Peleg, fu il capostipite dei Semiti Settentrionali
e il secondogenito Joqtan dei Semiti Meridionali.
12) Peleg. Tanto in ebraico
che in accadico(palgu) la radice plg significa una regione divisa da
canali, da corsi di acqua o fiumi. E' per questa ragione che gli esegeti
hanno pensato di ritrovare Peleg presso qualche fiume o canale. Nella
confluenza del Chaboras con l'Eufrate c'è una città chiamata
per l'appunto Phalga; e a Nord-Est dell'Arabia, presso il Golfo Persico,
c'è la località di 'el Aflag. Questa identificazione si accorda
anche con la tradizione ebraica che fa originare gli Abramiti da Ur della
Caldea; e l'altra tradizione popolare che lega Peleg con la divisione della
terra, accaduta nella regione di Babel. Nota infatti il Redattore, ricollegando
il nome al verbo pãlag che significa dividere, che fu chiamato
Peleg perché ai suoi giorni la terra fu divisa (Ge 11, 1-9).
13) Joqtan. Il nome è
ignoto. Gli arabisti lo identificano con Qahtan che sarebbe un leggendario
antenato che si ritiene fondatore della tribù Jeminita. Nella letteratura
el-qahtãn designa gli abitanti dell'Arabia settentrionale.
La pericope dei Benê Joqtãn o Arabi del Sud dei
vv. 26-30, si divide in due sezioni di cui la prima (26-29) riferisce
la genealogia degli Arabi e la seconda (30) designa il territorio da essi
abitato. La genealogia enumera nel TM 13 popoli o tribù, nel Gr
(almeno in parecchi mss) 12; numero questo molto probabilmente originale.
Non ci soffermiamo ad elencare i popoli arabi discendenti da
Joqtan in quanto la loro identificazione risulta per la maggior parte
incerta se non addirittura sconosciuta. Il fatto che di tutto il cap.
10 la sezione dei Benê-Sêm sia quella che ha avuto meno
identificazioni del restante, è comprensibile quando si pensa
che questi popoli erano di solito nomadi, poco attaccati ad una zona
e spesso analfabeti.
Nei due vv. 31-32 troviamo due conclusioni. Nel v. 31 la solita
conclusione che la tradizione sacerdotale (P) ha messo dopo l'elenco
dei discendenti di ogni figlio di Noé, di Jafet (v. 5), di Cam
(v. 20) e qui di Sem. Nel v. 32 si ha invece la conclusione generale
che richiama il v. 1.
Come abbiamo già visto, nella "Tavola delle Nazioni" vi sono indubbiamente dei nomi di persona,
di località, di isole, di monti di popoli e di città. Il
tutto è raggruppato genealogicamente, quasi si trattasse di tutti
i figli di Sem, di Cam e di Jafet. Indubbiamente siamo di fronte ad un
genere letterario particolare che comporta tale raggruppamento fittizio,
come si può rilevare anche dalla glossa "da qui uscirono i Filistei " che conferisce chiaramente a
Caftorim il valore di una località, mentre rappresenta un popolo.
Questa osservazione conferma l'interpretazione di nomi come
Aram e Canaan, che sono presentati apparentemente come persone, perché
chiamati figli, o presentati come generati. In certi casi può
bensì trattarsi di un lontano antenato, ma più spesso l'autore
ispirato, seguendo l'uso del suo tempo, avrà solamente inteso presentare
un gruppo etnico mediante il nome di un eponimo.
Non deve fare difficoltà contro questo senso la forma
di genealogia in quanto, secondo questo particolare genere letterario
delle genealogie, spesso il verbo "generare" come la parola "figlio",
hanno la funzione di indicare un rapporto di successione giuridica.
In questo caso trattandosi di popoli e non di individui, la
"generazione" non indicherà
sempre una connessione razziale, ma anche altri rapporti, come possono
essere quelli della civiltà e della dipendenza politica. La
Palestina, ad esempio, fin dalle epoche più remote appare in connessione
con l'Egitto, con cui forma una sola unità politica durante l'impero
degli Hyksos e il periodo di El 'Amarna. Per questo nel nostro elenco
Canaan e fratello di Misraim (Egitto), e tutti i popoli della Palestina,
in gran parte semiti, vengono elencati non nella zona di Sem, ma in quella
più meridionale di Cam.
Oltre il genere letterario della genealogia fittizia (o meglio
"tavola geografica"), il secondo genere
letterario, che si distacca nettamente dall'elenco monotono nei vv. 8-12,
è quello storico sulle origini dei grandi imperi di Babilonia
e di Assiria. Essa non contiene in sé stessa alcuna nota di biasimo
palese per le grandi potenze, di cui serba il ricordo, abbellito dall'ammirazione
popolare verso i personaggi straordinari per forza fisica e gesta grandiose.
Ma forse nel presente contesto l'aver connesso questi antichi imperi con
la stirpe di Cam, vuole insinuare che non riposava sopra di loro la benedizione
di Sem. Questa grandezza umana non avrà alcun valore positivo sulla
storia della salvezza.
Nella tavola geografica si inserisce anche una vera genealogia
che anticipa l'elenco de-gli antenati di Abramo (11, 10-22). Si tratta
dei discendenti di Sem per parte di Arpacsad (vv. 24-30), che appare
tuttavia ampliata con un elenco di popoli arabici, considerati più
strettamente imparentati con i discendenti ebraici di 'Eber. Il punto
di inserzione di questa genealogia con l'elenco dei popoli connessi
con Sem, si ha nel nome di Arpacsad, probabilmente nome individuale, allineato
insieme ai grandi popoli di Elam, Assur e Aram (v. 22). L'inserzione di
questa genealogia vera e propria ha lo scopo evidente di mostrare con più
chiarezza il rapporto degli antenati di Abramo con il resto della famiglia
umana. L'autore ispirato prima di limitare il suo interesse al popolo
eletto, vuole mostrarlo radicato nell'Humus razziale e culturale degli
altri popoli, ponendo le basi dell'universalismo quale rifulge nei grandi
profeti dell'esilio.
Non essendo di carattere razziale il criterio di distinzione,
come alcuni semplificando vorrebbero sostenere, non rimane altro criterio
che quello storico-geografico e religioso-culturale:
a) Jafiti. Sono i misteriosi
popoli remoti, abitanti nelle mitiche "isole" della "estremità della terra", poste nel Settentrione del
mondo, quale i Semiti lo concepivano o nelle Montagne "ove sorge il sole ". Essi infatti dalle isole di Cipro e di
Rodi, ad Occidente della Siria, abitate dagli Ioni e dalle coste tirreniche
abitate dai Tirseni (Tiras), si spingevano a Settentrione verso la Scizia
con i Cimmeri (Gomer), con i Tibareni (Tubal) e con i Moschi (Mesec), per
raggiungere all'estremità dell'Ovest Tartesso (?) e all'estremità
dell'Est la Media, toccando l'ignoto territorio nordico ove prosperava
la misteriosa gente di Magog. Per questa loro mitica diffusione furono considerati
come i realizzatori della benedizione data al loro capostipite, che, secondo
l'autore sacro, si doveva appunto dilatare (Ge 9, 27). Inoltre il loro genere
di vita dedita alla grossa pastorizia e alla caccia, oppure alla pirateria
marinaresca (v. 5), e perciò schiva dagli agglomerati dei grandi
imperi, erano considerati dai nomadi ebrei come loro fratelli. Solo in seguito
il mistero circondante tali popoli lontani, accenderà la fantasia
degli Ebrei, che faranno della gente di Gog quelle schiere le quali alla
fine escatologica del mondo combatteranno il Popolo Eletto (Ez 38, 14-16),
e assalteranno la stessa cittadella di quanti regneranno con Dio (Ap. 20,
7 ss.).
b) Camiti. Questi popoli
maledetti sono costituiti da una fascia di popoli che dall'Egitto (Misraim)
e dalla Libia (Put) scendono a mezzogiorno nell'Etiopia (Cus) per spingersi
a Levante, attraverso L'Arabia Meridionale, nella pianura mesopotamica
(Nimrod) e a Settentrione nella Palestina (Canaan), toccando lo stesso
centro Mediterraneo (Caftor). In questa fascia vi sono racchiusi tutti quei
popoli che per cultura sedentaria sono contrari al comando che Dio aveva
dato tanto ad Adamo quanto a Noé di spargersi in tutta la terra.
Di conseguenza sono in diretta opposizione con il tipo momade-pastorale,
apprezzato dagli Ebrei come ideale religioso. Vi entrano difatti gli Etiopi
(Cus), posti a cavalcioni del Mar Rosso che spesso invasero la Palestina,
gettandosi contro gli Ebrei (2 Cr 12, 1 ss.); vi entrano l'Egitto, celebre
per le sue opere culturali, ma opposto, con il superbo Faraone, al minuscolo
ed incolto popolo israelita. Vi entrano i sudditi di Nimrod, Babilonesi
ed Assiri, causa della distruzione di Samaria (721) e di Gerusalemme (597-586)
e dell'esilio dei 70 anni; ma specialmente vi è incluso Canaan con
tutte le sue odiate stirpi che invasero ingiustamente la Palestina, originariamente
non loro, sottoposti all'influsso culturale egizio, baldanzose
nelle loro città murate, in irriducibile contrasto religioso e
politico con gli odiati Ebrei, da cui furono contraccambiati con l'anatema
totale. A questi si rivolgeva la maledizione di Ge 9, 24, perché
tutti, come il loro eroe tipico Nimrod, invece di separarsi e diffondersi
nella terra, si erano voluti unire in una potenza miliare e religiosa,
sempre pronti ad usarla contro le regioni dei nomadi che opprimevano
e dominavano.
c) Semiti. Questi popoli
benedetti stanno invece al centro del mondo quale lo pensavano gli Ebrei.
Il loro ramo precipuo era costituito dagli Israeliti, cui si accenna al
v. 25, riservandosi l'autore di ritornare sull'argomento appena fosse esaurito
quanto riguarda i brani secondari. Vi entrano i nomadi Arabi del mezzogiorno
originati da Joqtan; gli Aramei attornianti la Palestina ad Oriente e non
ancora entrati in urto con gli Ebrei. Ad essi sono pure uniti gli Assiri,
quelli però nomadi e purtroppo angariati dalla prepotenza di Nimrod.
Come pure vi sono uniti i figli di Lud e gli Elamiti, popolo di cultura
affine agli Assiri, ma amico e protettore delle tribù nomadi del
Sud. Titti costoro sono ammiratori e seguaci dell'ideale del Deserto.
Lo spirito animatore dunque della "Tavola delle Nazioni", che
non ha paralleli in nessun altro popolo, è eminentemente
spirito universalistico. Contro il concetto dell'impero di una nazione
o di un popolo sulle altre nazioni più deboli, l'autore ispirato
insegna che tutti i popoli (usciti da un'unica famiglia) devono liberamente
spargersi sulla terra, raggruppati secondo le lingue, le tribù,
le nazioni volute da Dio, rispettando i confini degli altri e considerando
tutti come fratelli. Il centro, com'è naturale è dato agli
Israeliti (popolo liberamente eletto da Dio), che pur non essendo ancora
descritti, stanno dietro le quinte (v. 21. 25) e formano il punto di riferimento
di tutti gli altri popoli con vincoli di amicizia e inimicizia. Prima sono
descritte le genti più remote, avvolte da veli leggendari, poi si
presentano quelle ostili ad Israele, note per le grandiose loro imprese umane,
sature di superbia e di maledizione divina, e da ultimo si elencano i fratelli
di Israele, tutti legati fra loro da un più stretto vincolo di parentela,
ma specialmente dal comune ideale religioso del Deserto. Per tale motivo
l'elenco si ricongiunge con la benedizione e la maledizione rivolte da Noé
ai suoi figli ed anche con gli elenchi successivi che, in mirabile armonia
progressiva, faranno balzare in primopiano gli Ebrei, ora lasciati nell'ombra
(Ge 11, 10-32).
Che valore storico racchiude questa "Tavola
delle Nazioni" composta con criteri eminentemente culturali
e religiosi?
Secondo lo studioso P. Heinish sarebbe un documento postmosaico
che rispecchierebbe un quadro storico del secolo VIII o VII a. C..
Infatti vi si accenna a Javan (Ioni) che solo nel secolo VIII sostituì
il precedente nome di Achei, dato a tutta la Grecia; così vi si
elencano i Medi che appaiono nella grande storia solo al sec. IX a. C..
Cus è nominato per primo perché in quel tempo signoreggiava
in Egitto la XXV dinastia etiopica che durò dal 714 al 661 a. C.;
anche Babel passa nell'ombra, perché verso la fine del sec. VIII
stava sotto il dominio assiro.
Tuttavia altri indizi sembrano farci propendere per un'epoca
più antica. Molti nomi sono stati ritrovati in testi Assiri e
Hittiti del sec. XIV-XIII e in quelli di El-Amarna. La menzione dei Filistei
non nel testo originale, ma in una glossa posteriore, sembra a favore di
un'epoca in cui i "Popoli del Mare" non s'erano ancora fissati sulla costa
palestinese e perciò per un'epoca antecedente al XII sec. a. C..
L'episodio di Nimrod sembra risalire ai primi ricordi mitici del "dopo Diluvio" precedenti di molto lo stesso Mosé e risalienti
alla cultura sumera. Gli Aramei non sono ancora ritenuti nemici di Israele,
come sarebbe avvenuto al tempo dei Re, dopo la fondazione di Damasco.
I centri aramei relativamente recenti, come Saba, Damasco, ecc. non sono
ricordati, come invece lo sarebbero stati in seguito; e inoltre le tribù
arabe nominate sono tutte diverse da quelle elencate nelle iscrizioni assire
o in quelle sabee o minee dei sec. VIII-VII. I fenici sono chiamati Sidonii,
mentre dopo l' XI secolo sarebbero stati detti Tirii; e in genere sono
assimilati ai Cananei nemici acerrimi di Israele, mentre ai tempi di David
e di Salomone si mostreranno molto amici. Si comprende meglio, data la
permanenza mosaica in Egitto e nell'Arabia, lo sviluppo che hanno i popoli
limitrofi con l'impero faraonico e anche la sequela dei popoli arabi, ciò
che sarebbe difficile pensare al tempo in cui Israele s'era già stabilito
in Palestina.
Ci sono quindi buone ragioni per far risalire a Mosé
la "Tavola delle Nazioni" che raccoglie
l'eco di un passato ancora più remoto. I nomi attestati più
tardi (Joni, Medi) potrebbero dipendere da riletture posteriori, accettate
dall'ultimo Redattore ispirato; oppure la loro creduta tardività
potrebbe essere solo relativa a noi che ignoriamo ancora altri documenti
precedenti, senza per questo costituire una prova positiva in contrario.
Difatti abbiamo visto ai nostri giorni non valere più una simile
obbiezione di creduta tardività che si faceva nei riguardi dei
Cimmeri e degli Sciti, dato che documenti ultimamente scoperti hanno sufficientemente
dimostrato che questi popoli apparvero in Palestina già nel sec.
X..