I VANGELI DELL'INFANZIA
 
LA GENEALOGIA (Matteo 1, 1-7)

Premessa

Nella prima scena del primo atto ci troviamo di fronte ad una genealogia che va dal v. 1 al v. 17. Si tratta di un lungo elenco di nomi uniti fra loro dalla parola "generò" che viene ripetuta ogni volta, con qualche variazione. Con questa genealogia, apparentemente arida nella sua esposizione, l’autore vuole in qualche modo introdurre Gesù nella storia umana.

Prima di esaminare più da vicino questo testo per coglierne il suo significato, è bene fare qualche accenno al genere letterario delle genealogie. Leggendo l’Antico Testamento possiamo constatare che gli Ebrei amavano in modo particolare le genealogie. Per rendersi conto di questo, basta aprire il libro di 1 Cronache che dedica tutti i primi nove capitoli soltanto alle genealogie. Mentre per noi occidentali queste genealogie possono apparire dei semplici aridi elenchi di nomi, per gli Ebrei rappresentano delle realtà storiche di vario genere.

Nell’Antico Testamento abbiamo vari tipi di genealogie:

1. Genealogie lineari o classiche. Si tratta di semplici elenchi di nomi con o senza il verbo "generare" o altre espressioni. Troviamo un esempio classico di questo tipo di genealogia, ad esempio, in 1 Cr 6, 1 ss e in Gn 5, 1 ss. Il libro della Genesi segue talora uno schema fisso:
- anni fino alla nascita del primogenito;
- durata della vita con altri figli;
- totale degli anni vissuti.
« Set visse centocinque anni e generò Enos; e dopo aver generato Enos, Set visse ancora ottocentosette anni e generò figlie e figlie. L’intera vita di Set fu di novecentododici anni, poi morì » (Gn 5, 6-8).

Anche la genealogie di Matteo segue questo schema lineare, con la parola « generò», ma senza gli anni di vita, come del resto abbiamo già visto nel libro delle Cronache e come anche in Rut 4, 18-22.

2. Genealogie ramificate. Si tratta di un altro tipo di genealogia in cui vengono enumerate le varie ramificazioni dei discendenti da un capostipite oltre la semplice discendenza che eredita le benedizioni divine. È il caso di Noè che per mezzo dei suoi figli popolò tutta la terra (Gn 9, 19; e specialmente il c. 10). In questo caso il verbo «generare » assume un valore più largo della pura discendenza carnale, in quanto vi raggruppa tutta quanta la gente che si formò, non solo per discendenza, ma anche per immigrazioni, matrimoni, alleanze e conquiste. Siccome le alleanze e le conquiste possono essere modificate, anche le genealogie possono variare secondo il variare economico di una famiglia. « Generare» significa in questo caso trasmettere la benedizione divina mediante la generazione carnale oppure tramite l’adozione. Questo tipo genealogico non si rinviene nel Nuovo Testamento.

3. Genealogie – titoli. Sono le famose toledôt che introducono dei racconti storici. Così le toledôt di Noè o di Terach o di Abramo si trasformarono in una vera storia arricchita di aneddoti; sono come il titolo dopo il quale si incomincia a narrare le vicende dei discendenti nei quali il capostipite prolunga la sua vita. Terach sopravvive in Abramo (Gn 11, 27.31-32); Abramo in Isacco, Isacco in Giacobbe (Gn 25, 19-35), Giacobbe nelle dodici tribù da lui fondate (Gn 37, 2). Si dice: Toledôt (o generazione) di Noè, di Isacco o di Giacobbe, tuttavia non si parla di questi personaggi, bensì dei loro discendenti. Nell’Antico Testamento la storia di un uomo si attua nella sua posterità. Anche le vicende di Adamo ed Eva sono precedute da questo tipo di genealogia-titolo (toledôt) che troviamo in Gn 2, 4. Un tipo di genealogia simile la troviamo anche in Matteo, che inizia il vangelo con queste parole: « Libro della generazione di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo» (Mt 1, 1). Tuttavia, siccome Gesù non ebbe discendenti, anziché parlare dei suoi discendenti, come avviene normalmente nelle toledôt dell’Antico Testamento, si parla della sua vita personale che viene descritta in tutto il vangelo di Matteo. Comunque vedremo meglio tutto questo quando esamineremo direttamente il testo relativo alla genealogia di Matteo al capitolo 1 vv. 1-17.

Nell’Antico Testamento, come abbiamo visto, le genealogie venivano usate in vario modo, ma esse avevano soprattutto intenti apologetici, nazionalistici e teologici.
Le genealogie tribali intendevano mostrare i rapporti fra Israele ed i pagani, stabilire una specie di unità nazionale che includeva tutte le tribù in un sistema coerente, formando la base di speculazioni teologiche.

Le genealogie personali servivano ad identificare ed esaltare la statura di vari personaggi più che a stabilire la loro legittima discendenza. Specialmente se di origine sacerdotale, queste genealogie rappresentavano la dimostrazione dell’intervento divino nella storia. Molte di queste liste non avevano una vera base reale nei ricordi familiari, ma venivano elaborate principalmente sulla base dell’esegesi midrashica dei testi biblici alla quale si erano dedicati con assiduità gran parte dei rabbini ebrei.