CAPITOLO I

LA MORTE, ULTIMO NEMICO
SOCRATE E GESÙ

A.  LA MORTE DI SOCRATE

1. È descritta da Platone in uno scritto che sublima l’immortalità dell’anima (Fedone).

2. Il corpo è solo un involucro esteriore che impedisce all’anima di muoversi liberamente e vivere secondo la sua natura eterna:

a. una prigione,

b. una camicia di forza che impedisce i movimenti.

3. La morte è la grande liberatrice:
a. scioglie le catene, fa uscire l’anima di prigione,

b. la riporta nella patria eterna.

4. Corpo e anima appartengono a due mondi distinti: la distruzione del corpo non coincide con quello dell’anima.

5. Le prove a sostegno non hanno la validità di prova matematica, ma per Socrate hanno il più alto grado di probabilità.

a. rendono l’immortalità così probabile che diventa un rischio allettante.
6. Socrate ha non solo insegnato questa dottrina, ma l’ha messa in pratica il giorno in cui ha deciso di morire.
a. Radunati i suoi discepoli espone ed esamina gli argomenti a favore.

b. Con estrema coerenza, con calma e serenità, beve il veleno che libererà la sua anima dalle catene del corpo.

7. È una bella morte, senza orrore, senza paura.

B. LA MORTE DI GESÙ

1. Gesù comincia ad essere angosciato all’avvicinarsi di quel momento:: nel Getsemani (Mc 14, 32-42; Mt 26, 36-46; Lc 22, 39-46; Gv 18, 1).
a. «Cominciò ad essere preso da timore (spavento, tremore) e angoscia » (Mc 14, 33)

b. « . . . l’anima mia è rattristata (afflitta profondamente) fino alla morte » (Mc 14, 34).

2. Paura.
a. Gesù è interamente umano e condivide con noi la paura che la morte ci ispira

b. Come Figlio di Dio la prova in maniera più temibile

¨ Non è paura della morte in sé stessa,

¨ ma è piuttosto perché sa che in quel momento sarà solo, abbandonato da tutti, anche dal Padre.

c. Si rivolge al Padre con angoscia: « . . . allontana da me questo calice» (Mc 14, 36)

d. Luca fornisce alcuni particolari: «Egli, essendo in agonia (agwnia), pregava ancora più intensamente, e il suo sudore divenne simile a grumi di sangue che cadevano a terra» (Lc 22, 44).

¨ agonia = Paura, angoscia, tensione dello spirito,

¨ a)gwni/a spesso congiunta con paura, di fronte ad un conflitto decisivo,

¨ a)gw/n = lotta, competizione.

e. Gesù sa "a priori" che ha il compito di subire la morte e spesso vi fa riferimento durante i colloqui con i discepoli: « io ho un battesimo di cui devo essere battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto » (Lc 12, 50).

f. Ma nel momento cruciale, davanti al nemico cerca una scappatoia: « Padre, ogni cosa ti è possibile, allontana da me questo calice . . . ».

g. Anche se poi accetta il suo destino: « non però come voglio io, ma come vuoi tu », non significa che considera la morte come una liberatrice, ma solo che si sottomette alla volontà del Padre.

3. Gesù sa che la morte significa isolamento estremo, solitudine, abbandono.
a. Per tutta la sua vita terrena è rimasto ininterrottamente unito al Padre: questo abbandono è intollerabile.

b. Quando sarà nelle mani della morte, non sarà più nelle mani di Dio

c. Cerca non solo l’assistenza del Padre, ma anche quella dei discepoli. Interrompe più volte la sua preghiera e raggiunge i discepoli, chiede loro di vegliare per non restare solo.

4. Non si può immaginare contrasto più grande fra la morte di Socrate e quella di Gesù, c’è un abisso.
a. Ambedue sono circondati dai discepoli.

b. Socrate discute serenamente, poi beve la cicuta.

c. Gesù ha paura, trema, è angosciato e implora i suoi discepoli di non lasciarlo solo.

5. L’epistola agli Ebrei va ancora più in là dei sinottici: « Nei giorni della sua carne, con grande grida e lacrime, egli offrì preghiere e supplicazioni a colui che lo poteva salvare dalla morte » (Eb 5, 7).

6. Anche la scena stessa della morte è diversa:

a. Socrate, con calma e serenità, beve la cicuta.

b. Gesù grida, con le parole del Salmo 22, « Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato! » e muore emettendo un forte grido (Mc 15, 37).

7. Non è la morte amica, ma la morte in tutto il suo orrore, «l’ultimo nemico» (1 Cor 15, 26). Quale abisso fra il pensiero greco e la fede giudaica e cristiana!

8. Anche l’Apocalisse considera la morte come l’ultimo nemico: « poi la morte e l’Ades furono gettati nello stagno di fuoco . . . » (Ap 20, 14).

9. La Morte è separazione da Dio che è vita e creatore di ogni cosa.

a. Gesù ha sentito l’orrore di questa separazione più di chiunque altro

b. È l’unica situazione davvero terribile: « perché mi hai abbandonato? ».


C.  CONSIDERAZIONI

1. Questo confronto mostra chiaramente la differenza fra la dottrina greca e la dottrina biblica.

2. Gesù è passato attraverso la morte in tutto il suo orrore, non solo nel corpo, ma anche nell’anima.

3. Per il credente che vede in lui il Redentore, Gesù è colui che, proprio morendo, trionfa sulla morte con la resurrezione.

a. Se dunque che la morte è concepita come nemica di Dio, non può esserci immortalità.

b. Questa può realizzarsi solo attraverso l’opera di Cristo e la storia della salvezza, di cui la vittoria sulla morte ne è centro e fine.

4. Gesù non può aver vinto continuando semplicemente ad esistere come anima immortale: questa non è una vittoria.

5. Gesù vince la morte morendo davvero, entrando nel suo regno, sconfiggendola nel suo stesso terreno.

6. Se da quella morte doveva scaturire la vita, si è reso necessario un nuovo atto creatore di Dio che richiama in vita l’uomo intero, non solo una parte.

a. Per Platone e Socrate non ce n’è bisogno, il corpo è cattivo e l’anima, la parte buona, è immortale . . .

b. «In Cristo Gesù ciò che vale è l’essere una nuova creazione » (Gl 6, 15).

7. Bisogna separare la fede cristiana dagli influssi della filosofia greca secondo la quale:
a. il corpo, la materia, è male e deve essere distrutto;

b. la morte del corpo non è la distruzione della vita.

8. Per il pensiero giudaico e cristiano biblico la morte del corpo è distruzione della vita creata da Dio e non ci sono distinzioni:
a. la vita del corpo è la vera vita;

b. la morte è distruzione di tutta la vita;

c. perciò la morte, e non il corpo, deve essere vinta nella resurrezione.

9. Solo comprendendo bene questi concetti possiamo capire e condividere la gioia della comunità primitiva nel giorno di Pasqua.

10. Tutto il N.T. è dominato dalla fede nella resurrezione.

11. La fede nell’immortalità dell’anima non è basata su un fatto positivo che tutto sconvolge, ma su un fatto negativo: immortalità = non - morte, l’anima continua semplicemente a vivere.

12. La resurrezione è un fatto positivo: l’uomo intero (corpo e anima), veramente morto, è richiamato in vita da un nuovo atto creatore di Dio.

a. Per la Bibbia la morte non è bella.

b. Anche la morte di Gesù è brutta, piena di orrore.

c. La resurrezione di Gesù è la vittoria sulla morte: « la morte è stata sommersa nella vittoria . . . o morte, dov’è il tuo pungiglione? » (1 Cor 15, 54-55).