INDICE PAGINA
1. Dio come padre nell'A.T.
2. Il giudaismo palestinese
3. "ABBA" nelle preghiere di Gesù
4. La Paternità di Dio negli Evangeli
Il Padre Nostro
Conclusione

CAPITOLO I°
ABBA - PADRE

1. Dio come padre nell’A.T.

a) Nel Vicino oriente era nota, fin da tempi remoti, l’idea mitologica che un dio fosse padre dell’umanità o di determinati esseri umani.
1 - Il re, rappresentante del suo popolo

2 - il termine Padre usato per una divinità per indicare l’autorità incondizionata e irrevocabile

b) Presto il termine assume una accentuazione specifica.
1 - In un inno sumero-accadico (Ur) il dio della luna viene invocato come « generatore misericordioso . . . che tiene nelle sue mani la vita di tutto il paese».

2 - Del Dio sumero-babilonese EA si dice: «La sua collera è come il diluvio, la sua riconciliazione come (quella di) un padre misericordioso»

c) Per gli orientali "padre", applicato a Dio, implicava anche qualcosa di ciò che per noi significa il termine "madre"

d) Nell’A.T. Dio è raramente designato come Padre (14 volte)

1 - In quanto creatore
« Non è forse lui tuo padre che ti ha comprato?
Non è lui che ti ha fatto (creato) e ti ha stabilito? » (Dt 32, 6)
« Non abbiamo tutti uno stesso Padre? Non ci ha creati uno stesso Dio? » (Ml 2, 10).

2 - Essendo creatore, quindi è il Signore e può esigere di essere onorato con l’obbedienza

3 - Ma essendo Padre, è pensato anche come misericordioso
« Come un padre è pietoso verso i suoi figli, così è pietoso l’Eterno verso quelli che lo temono, perché egli conosce la nostra natura e si ricorda che siamo polvere » (Sal 103, 13-14).
Proprio perché Creatore, Dio è pieno di indulgenza paterna per la debolezza dei suoi figli.

e) Queste citazioni riflettono la concezione orientale della paternità divina. Ma nell’A.T. ci sono delle differenze.
1 - Dio è il Creatore e non l’antenato o il progenitore.

2 - Nell’A.T. la paternità divina è riferita solo a Israele, senza equivalenti con il mondo orientale. Israele è il primogenito di Dio, scelto fra tutti i popoli. «Voi siete figli dell’Eterno, il vostro Dio . . Tu sei un popolo santo all’Eterno, il tuo Dio, e l’Eterno ti ha scelto per essere un popolo suo, un tesoro particolare fra tutti i popoli che sono sulla faccia della terra » (Dt 14, 1-2).

3 - Questa scelta è fondata su un’azione storica concreta: l’Esodo dall’Egitto, non basata su un mito ma su un atto di salvezza.

f) Fu solo con i Profeti che il concetto di Dio come Padre acquistò tutto il suo significato mettendo in risalto il contrasto fra l’amore paterno di Dio e l’infedeltà del popolo.
1 -  Gr 3, 4 s : «Non hai proprio ora gridato a me: "Padre mio, tu sei l’amico della mia giovinezza! Rimarrà egli adirato per sempre? Conoscerà l’ira fino alla fine?" Ecco, tu parli, ma intanto commetti tutte le malvagità che puoi »

2 -  Gr 3, 19 s ; «Io dicevo: "Quanto volentieri ti collocherei tra i miei figli e ti darei un paese delizioso, una splendida eredità tra tutte le nazioni". Dicevo: "Tu mi chiamerai Padre mio! E non ti allontanerai più da me. Ma come una donna è infedele al proprio marito, così voi siete stati infedeli a me, o casa di Israele" dice l’Eterno»

3 -  Ml 1, 6: «Un figlio onora il padre e un servo il suo signore. Se dunque io sono padre, dov’è il mio onore? ».

g) A questi inviti al pentimento Israele risponde: Tu sei il nostro Padre Abinu atta.
1 -  Is 63, 16: « . . . poiché tu sei nostro padre, anche se Abramo non ci conosceva e Israele ci ignorava, Tu, o Eterno sei nostro padre, nostro redentore, da sempre questo è il tuo nome . . . »

2 -  Is 64, 7-8: «Non c’è alcuno che invochi il tuo nome, che si scuota per afferrarsi a te, perché tu ci hai nascosto la tua faccia e ci lasci consumare in balia delle nostre iniquità.
Tuttavia, o Eterno, tu sei nostro Padre, noi siamo l’argilla e tu colui che ci formi; noi tutti siamo opera delle tue mani».

h) E Dio risponde con il perdono: Os 11, 1-11 ci dà un quadro commovente di questo « . . . come potrei abbandonarti, o Efraim, o lasciarti in balia di altri, o Israele? . . . ».
1 -  Gr 31, 9: «Verranno piangendo, li condurrò con suppliche. Li farò camminare lungo corsi d’acqua, per una via diritta sulla quale non inciamperanno, perché sono un padre per Israele, ed Efraim è il mio primogenito ».

2 -  Gr 31, 10: « "È dunque Efraim un figlio caro per me, un figlio delle mie delizie? . . . Perciò le mie viscere si commuovono per lui, e avrò certamente compassione di lui" dice l’Eterno».

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2. Il Giudaismo Palestinese
a) Anche il giudaismo palestinese, nei tempi prima di Gesù, era, come l’A.T., riluttante a parlare di Dio come Padre.
1 -  Una sola volta negli scritti trovati a Qumrân (1 QH 9, 35).

2 -  I rabbini usano questo titolo con un po’ più di libertà, ma poche volte.

b) Cosa intendevano gli Ebrei del tempo di Gesù quando davano a Dio il nome di Padre?
1 -  Dio è padre solo di chi osserva la legge (Torah) - ubbidienza -
Egli è padre dei giusti, cioè di coloro che compiono la sua volontà.
Tuttavia ricorre anche l’assicurazione dei Profeti che l’amore paterno di Dio è senza limiti e supera ogni colpa umana
– R. Jehuda (150 d.C.) «Se vi comportate come figli, siete chiamati fi-gli; se non vi comportate come figli non siete chiamati figli».
– R. Meir: «In un modo o nell’altro siete chiamati figli».
(Talmud Babil, qidduslim, 36a)

2 -  Dio è spesso, in questo periodo, designato come padre dell’Israelita come tale.
– tale designazione ricorre come invocazione nelle preghiere liturgiche abbinu, molkenu
"padre nostro, nostro Re":
Padre nostro, nostro re
per amore dei nostri padri
che ebbero fede in te
e a cui tu assegnasti le leggi della vita,
abbi pietà di noi e istruiscici
(Preghiera "Arabba rabba)

3 -  Nessuno ha trovato un solo esempio in cui Dio sia invocato come Padre mio in un individuo singolo.

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3. "ABBA" nelle preghiere di Gesù
a) In tutte le sue preghiere Gesù invoca Dio come PADRE MIO.
1 -  Una sola eccezione: sulla croce grida: « Dio mio, Dio mio perché mi ha abbandonato » (Mc 15, 24; Mt 27, 46; citazione del Salmo 24, 1).
b) Gesù usava la parola aramaica ABBÀ.
1 -  «Abbà, Padre, tutto ti è possibile; allontana da me questo calice . . . » (Mc 14, 36).

2 -  Lo prova il fatto che, nel testo greco,  oltre all’uso corretto del vocativo pater o pater mou, viene usato il nominativo o pathr come vocativo. Ciò si spiega considerando che abbà era parola corrente nell’aramaico palestinese non solo come appellativo, ma anche come equivalente di il padre.

3 -  Paolo ci testimonia che le comunità cristiane usavano il grido di Abbà, Padre abba o pater.
Rm 8, 25: « . . . voi infatti non avete ricevuto uno spirito di schiavitù per cadere nuovamente nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione per il quale gridiamo "Abba, Padre" »
Gl 4, 6: «Ora perché voi siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori, che grida: "Abba, Padre"».

4 -  Ciò non trova analogia nelle preghiere ebraiche del primo millennio dell’era cristiana.

5 -  Perché le preghiere ebraiche non invocano Dio come abbà?

a -  in origine abbà ripeteva il balbettio infantile quando il bimbo gusta il sapore dei cereali (cioè quando viene svezzato) apprende a dire a dire abba e imma (babbo e mamma) (Talmud babil.).

b -  Tre padri della Chiesa – Crisostomo, Teodoro di Mopsuestia e Teodoreto di Ciro – nati in Antiochia, ci dicono che i bambini piccoli usavano chiamare i loro padri abbà.

c -  Abbà soppiantò la formula più antica di Abbi, usata per rivolgersi al padre, nell’aramaico palestinese fino al II secolo a.C.

d -  Anche i figli adulti chiamavano abbà i padri e solo nelle occasioni ufficiali usavano il termine signore kurie

e -  Sarebbe perciò stato irriverente chiamare Dio con questa parola familiare.

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4. La Paternità di Dio negli Evangeli
a) Nei vangeli non meno di 170 volte troviamo la parola Padre sulle labbra di Gesù riferita a Dio.

b) Se classifichiamo i testi secondo i 5 strati della tradizione presente nei vangeli abbiamo il seguente schema (contando una sola volta i paralleli sinottici ed escludendo l’invocazione di "Padre"):
 
– Marco 3  volte
– Detti comuni a Matteo e Luca 4 volte (fonte dei Loghia)
– Detti particolari di Luca 3 volte
– Detti particolari di Matteo  31  volte
– Giovanni  100  volte

c) Questo schema dimostra che c’era una tendenza sempre maggiore a introdurre la designazione di Dio come Padre nei detti di Gesù.

1 -  Marco, la tradizione dei loghia e la fonte particolare di Luca sono d’accordo nel riportare che Gesù usò la parola Padre solo in poche circostanze.

2 -  In Matteo vi è un aumento notevole.

3 -  In Giovanni Padre è diventato sinonimo di Dio.

4 -  Sembra che Gesù usò il nome Padre solo in occasioni speciali. Perché?

d) I pochi esempi degli strati più antichi della tradizione rientrano in due classi:
1 -  il gruppo di detti in cui Gesù parla di Dio come Padre vostro;

2 -  il gruppo in cui lo chiama Padre mio.

e) Nei detti del Padre vostro Dio viene presentato come un padre che conosce le necessità dei suoi figli:
– Mt 6, 32: « . . . il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose »

– Lc 12, 30: « . . . le genti del mondo cercano tutte queste cose, ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno »

– che è misericordioso (Lc 6, 36): « siate dunque misericordiosi, come anche il Padre vostro è misericordioso »

– di illimitata bontà (Mt 5, 45): « . . . siate figli del Padre vostro, che è nei cieli, poiché Egli fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti»
– che perdona (Mc 5, 11): « . . . e quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate affinché il Padre vostro, che è nei cieli, perdoni i vostri peccati »

– a cui piace concedere il suo regno al piccolo gregge (Lc 12, 32): « Non temere, o piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno».

f) Questi detti sono tutti indirizzati ai discepoli. Come un insegnamento
– Agli altri Gesù ha parlato di Dio come Padre solo in parabole e similitudini.
g) Tutti, comunque, fanno parte dell’istruzione (didakè) di Gesù, del suo insegnamento esoterico.

h) Fra questi detti, il più importante è Mt 11, 27 (Par. Lc 10, 22): «Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio e nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo»

1 -  Sembra un fulmine caduto dal cielo giovanneo (von Hase, prof. di Storia della Chiesa a Jena).

2 -  Fu considerato come un termine tecnico derivato dal mondo ellenistico (la mutua conoscenza).

3 -  La designazione di Gesù come Figlio, era una caratteristica della cristologia giovannea.

4 -  Recenti studi linguistici hanno riconosciuto che il passo è pieno di giri di frase semitici ed è certamente palestinese nella sua origine (T.W. Manson).

5 -  L’ebraico e l’aramaico mancano del pronome reciproco (l’un l’altro) perciò usano una circonlocuzione.

6 -  Il brano va tradotto così: « come solo un padre conosce suo figlio, così solo un figlio conosce il padre».

7 -  Il testo non parla di unione mistica, ma esprime semplicemente un’esperienza comune.

8 -  Non è un versetto giovanneo in mezzo al materiale sinottico, ma piuttosto uno di quei detti dai quali si è sviluppata la teologia giovannea.

9 -  Il passo di Mt 11, 27 vuole semplicemente dire che poiché soltanto un padre e un figlio si conoscono veramente l’un l’altro, per questo un figlio può rivelare ad altri i pensieri più intimi di suo padre.

i) Pertanto quando Gesù parlava di Dio come di mio Padre, non si riferiva ad una familiarità ed intimità con Dio raggiungibili da chiunque, ma ad una rivelazione unica concessagli.

l) Gesù basa la sua autorità sul fatto che Dio gli ha concesso una rivelazione piena rivelandogli Sé stesso come solo un padre può rivelarsi a suo figlio.

m) Abba quindi è una parola che comunica una rivelazione e rappresenta la piena consapevolezza della propria missione da parte di Gesù.

n) Prefigurazioni di questo rapporto con Dio come Padre li possiamo trovare nell’A.T.

1 -  La profezia di Nathan riguardo a Davide:
«Io sarò per lui un padre ed egli mi sarà un figlio . . .» (2 Sam 7, 14; 1 Cr 17, 13)

2 -  Le parole sul re che si trovano nei Salmi:
«Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato » (Sal 2, 7)
« . . . lo costituirò pure mio primogenito, il più eccelso dei re della terra » (Sal 89, 27 s).

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IL PADRE NOSTRO
a) Solo su questo sfondo proviamo a capire il significato più profondo della preghiera insegnata da Gesù.

b) Le due formulazioni:

1 -  La più breve (Lc 11, 2-4)

2 -  La più lunga (Mc 6, 9-13)

3 -  Non è pensabile che qualcuno abbia abbreviato questo testo così importante

4 -  È possibile, invece, che sia stato ampliato per uso liturgico

5 -  La versione di Luca, quindi, è la più antica: in essa l’appellativo è pater = Abbà.

c) Per capire cosa significava per i discepoli questo vocativo dobbiamo tener presente le circostanze in cui Gesù diede loro questa preghiera.
1 -  Essi gli avevano chiesto: « Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11, 1).

2 -  Volevano una loro preghiera, come i discepoli del Battista, come i Farisei e gli Esseni, una preghiera che li distingueva dagli altri, un contrassegno, un simbolo.

3 -  Gesù li accontenta: li autorizza a seguirlo dicendo Abbà. Questo è il simbolo della loro qualità di discepoli.

4 -  In questo modo li fa partecipi della sua stessa comunione con Dio

5 -  Solo chi può ripetere questo Abbà infantile può entrare nel regno di Dio: « . . . in verità vi dico: se non vi convertite e non diventate come piccoli fanciulli, voi non entrerete affatto nel regno dei cieli » (Mt 18, 3).

6 -  Pronunciando questa parola i discepoli proclamano di essere partecipi della rivelazione e che l’attesa escatologica si è realizzata; il Regno di Dio è presente già adesso, si è adempiuta la promessa di Osea 1, 10 e Giubilei 1, 24 «I o sarò il loro padre, ed essi i miei figli. Essi saranno chiamati tutti figli del Dio vivente» (Rm 9, 26).

d) In questo senso Paolo ha inteso questa invocazione: quando un cristiano ripete quest’unica parola, Abbà, prova la sua qualità di figlio e il suo possesso dello Spirito:
« . . . avete ricevuto lo Spirito di adozione per il quale gridiamo: "Abba, Padre" » (Rm 8, 15)

« . . . ora poiché voi siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori, che grida: "Abba, padre"» (Gl 4, 5)

e) Le antiche liturgie mostrano che i cristiani antichi erano consci della grandezza di questo dono quando adottarono come premessa alla preghiera di Gesù, le parole: Noi OSIAMO dire Padre Nostro.
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CONCLUSIONE

Tutto ci conduce ad una importante conclusione

a) Si sostiene che non sappiamo nulla del Gesù storico
1 -  I Vangeli sono confessioni di fede non storia.

2 -  Dai Vangeli conosciamo il Cristo del Kerigma, mentre Gesù è avvolto nei veli del mito.

3 -  La critica storica ci rivela un potente Profeta che, tuttavia, è rimasto nei limiti del Giudaismo e, quindi, può anche avere un interesse storico, ma nessun significato per la fede cristiana.

b) Ma se è vero (e la testimonianza delle fonti è inequivocabile) che l’ invocazione di Dio come Padre Abba è la vera e genuina parola originale di Gesù e che questo Abba implica la rivendicazione di una rivelazione unica e di una autorità unica, allora la posizione del Gesù storico (potente profeta) non è più sostenibile.

c) Con Abba siamo ricondotti altre il Kerigma (predicazione, annuncio): c’è qualcosa di nuovo e inaudito che varca i limiti del Giudaismo, c’è un uomo che ha il potere di rivolgersi a Dio come Abba e rende i peccatori partecipi del Regno autorizzandoci a ripetere: Abba, caro papà!

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