INDICE PAGINA
1. Il significato della formula
2. Giustificazione e nuova creazione
3. origini della dottrina paolina della giustificazione

CAPITOLO III°
LA GIUSTIFICAZIONE
PER MEZZO DELLA FEDE

1. IL SIGNIFICATO DELLA FORMULA

Cosa si intende con:

a. essere giustificati dikaio/w

b. dalla fede ek pi/stewj dia pi/stewj

c. per grazia


A. Nella LXX traduce il verbo ebraico sadaq

1. appartiene alla terminologia legale:
– fare giustizia a qualcuno

– dichiarare uno innocente

– assolvere un imputato

2. in forma passiva:
– vincere in tribunale

– essere dichiarato innocente

– essere assolto

3. È usato in questo senso nel N.T.: « . . . in base alle tue parole sarai giustificato dikaiwqh/s$   e in base alle tue parole sarai condannato katadikasqh/s$ » (Mt 12, 27)

4. Lo stesso contrasto si trova in Rm 8, 33 «Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica » Qeo\j o( dikaiw=n (citazione da Is 50, 8).
5. C’è qualcosa di più: questo verbo aveva subito una estensione del suo significato quando veniva usato per indicare l’azione di Dio:

a) Is 45, 25 (nella LXX) «Nell’Eterno sarà giustificata dikaiwqh/setai e si glorierà tutta la progenie di Israele » – qui il testo esce dal linguaggio di tribunale.

b) essere giustificato, essere glorificato = trovare salvezza.

6. In Gesù:
a) Ritroviamo questo concetto in un detto di Gesù (Lc 18, 14) sul pubblicano: «Io vi dico che costui e non l’altro (il fariseo) tornò a casa sua giustificato dedikaiwme/noj »

b) Anche qui il significato forense è stato abbandonato: essere giustificato significa trovare benevolenza presso Dio: « Io vi dico che questo uomo se ne tornò a casa come uno la cui preghiera è stata esaudita».

7. Anche in Paolo l’uso di questo termine va molto oltre la sfera legale, anche se l’aspetto forense non è del tutto scomparso.
a) Rm 8, 33: vi è qui l’immagine del processo giudiziario con citazione di Is 50, 8 «Chi condannerà? È Dio che assolve» dikaiw=n   - il riferimento soteriologico domina il discorso di Paolo.

b) L’attivo dikaio/w = concedere grazia e beneficio; il passivo dikaiou/sqai = trovare grazia e benevolenza.

c) L’immagine della procedura giudiziaria è lontana, specialmente quando parla di una giustificazione appartenente al passato « . . . se Abrahamo è stato giustificato (ha trovato grazia) per le opere» e)dikaiw/qh (Rm 4, 2).

d) A proposito della fede di Abramo non si può parlare di argomenti giudiziari, ma piuttosto di concessione di grazia divina.
Rm 5, 1 «Avendo trovato grazia dikaiwqe/ntej in virtù della fede, noi siamo in pace con Dio . . . ».
Rm 5, 9 «Poiché abbiamo trovato grazia dikaiwqe/ntej nel suo sangue . . . ». La giustificazione di Dio è un effusione di grazia che oltrepassa la sfera legale.

8. Nel sostantivo dikaiosu/nh tou= Qeou= la giustizia di Dio non può sfuggire l’aspetto salvifico.
a) Nei Salmi e nel Deutero Isaia sidhqath Jahwé (= giustizia di Dio) significa alternativamente salvezza di Dio e grazia di Dio.

b) Questo è l’uso che ne fa Paolo e pertanto Rm 1, 17 va tradotto: « . . . in esso (l’Evangelo) la salvezza di Dio ( non la giustizia) è rivelata da fede a fede».

9. Quindi, come dikaiosu/nh tou= Qeou= è la salvezza di Dio, così dikaiou/sqai deve essere reso trovare grazia presso Dio.
B. Veniamo alle parole ek pi/stewj dia pi/stewj   "per fede".
1. Quando Paolo parla della dikaiosu/nh di Dio, cioè della salvezza di Dio, della concessione da parte di Dio della sua Grazia, concentra l’attenzione su Dio: ciò che importa è la benevola disposizione di Dio a concedere la Sua Grazia.

2. Quando avviene questo? Paolo risponde: un uomo è giustificato, trova grazia, mediante la fede.

3. Lutero ha aggiunto, nella sua traduzione di Rm 3, 28 una parola "sola": « Noi concludiamo perciò che un uomo è giustificato soltanto dalla fede». Sebbene criticato per questa aggiunta, aveva ragione lui: caratter-stica della lingua semitica (e Paolo era ebreo, e le sue lettere ne tradiscono il carattere giudaico) la parola solo o soltanto è generalmente tralasciata (es. Mc 9, 41 « chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua . . . » anche solo . . . ).

4. Col termine "fede sola" (sola fede) si vuole dire che la fede è l’unico modo per trovare la grazia di Dio.

5. Quando Paolo fa questa affermazione, lo fa in contrapposizione al trovare grazia mediante le opere

– grazia mediante la fede o

– grazia mediante le opere

la dottrina della giustificazione non può essere intesa senza questa antitesi.

6. In contrapposizione alla concezione base del Giudaismo secondo la quale si incontra la grazia di Dio con l’adempimento della Sua volontà.
a) Anche Paolo aveva questa mentalità prima di incontrare Cristo.

b) In quella occasione si rese conto che è pura illusione credere che l’uomo possa sostenersi di fronte a Dio con le sue sole forze.

c) Da quel momento sosterrà che non è l’osservanza della legge la strada che porta alla salvezza, bensì la fede: « noi riteniamo che l’uomo trova grazia mediante la fede, senza le opere della legge . . . vi è un solo Dio che grazierà il circonciso per fede e anche l’incirconciso mediante la fede » (Rm 3, 28.30) « . . . colui che non opera, ma crede in Colui che giustifica (dà grazia) l’empio, la sua fede gli è imputata come giustizia» (Rm 4, 5) « . . . l’uomo non è giustificato (graziato) per le opere della legge, ma per mezzo della fede in Gesù Cristo . . . poiché nessuna carne sarà giustificata per mezzo della legge » (Gl 2, 16).

7. Ma se la giustificazione è data per la fede, non ci troviamo nuovamente di fronte a una "conquista" che determina la benevolenza di Dio?
a) Sì, è una conquista. Ma non è una conquista mia, o nostra, ma di Cristo che l’ha compiuta sulla croce!

b) Questa è la sua conquista: Cristo è morto per me sulla croce ed «io sono stato crocifisso con lui » (Gl 2, 20).

c) La fede "afferra" l’opera di Cristo e la porge a Dio e questo è l’unico modo per ottenere la grazia di Dio.

8. Ciò è contro ogni regola della legge umana, ma il mistero si chiarisce se si considera chi viene giustificato: l’empio, il peccatore, che merita la morte perché porta la maledizione di Dio « . . . tutti quelli che si fondano sulle opere della legge sono sotto la maledizione perché sta scritto: "maledetto chiunque non persevera in tutte le cose scritte nel libro della Legge per praticarle"» (Gl 3, 10).
a) A lui è offerta la benevolenza di Dio "per grazia", come dono gratuito « . . . tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono gratuitamente giustificati per la Sua grazia mediante la redenzione che è in Cristo Gesù » (Rm 3, 23-24).
9. Questa grazia, poiché non dipende dalla legge mosaica, non conosce limiti o restrizioni, può includere chiunque, anche i Gentili: « Davide stesso proclama la beatitudine dell’uomo a cui Dio imputa la giustizia, senza opere, dicendo: "Beati coloro le cui iniquità sono perdonate e i cui peccati sono coperti. Beato l’uomo a cui il Signore non imputerà il peccato"» (Rm 4, 6-8)

10.  La giustificazione è il perdono, ottenuto per amore di Cristo.

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2. GIUSTIFICAZIONE E NUOVA CREAZIONE
A. Se facciamo un elenco dei passi paolini in cui ricorre la formula della giustificazione, facciamo una scoperta sorprendente: essa manca completamente nella maggior parte delle lettere di Paolo.
1. Le più antiche: 1a e 2a Tessalonica non ne hanno traccia:
a) troviamo l’avverbio dikai/wj = giustamente in 1 Tes 2, 10 « . . . ci siamo comportati santamente, giustamente, senza biasimo verso di voi che credete»
b) nella seconda (2 Tes 1, 5ss) il giudizio di Dio è detto: « . . . giusto giudizio di Dio . . . » perché è imparziale.
c) Questi passi non hanno nulla a che fare con la dottrina della giustificazione.
2. In Galati, che cronologicamente è la lettera successiva, la formula della giustificazione dalla fede appare per la prima volta, in contrapposizione alla giustizia dalla legge.
Gl 2, 21 «Io non annullo la grazia di Dio, poiché se la giustizia si ha per mezzo della legge, allora Cristo è morto invano»;

Gl 3, 21 « . . .  se fosse stata data una legge capace di dare la vita, allora veramente la giustizia sarebbe venuta dalla legge»;

Gl 5, 5 «Noi infatti in Spirito, mediante la fede, aspettiamo la speranza della giustizia ».

3. Nella lettera ai Corinzi il termine dikaiosu/nh ha il senso di salvezza, solo una volta ha il senso di essere giustificato (1 Cor 6, 11: «tali eravate già alcuni di voi, ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signor Gesù e mediante lo Spirito del nostro Dio»)

4. Troviamo invece con grande frequenza la formula in Romani.

5. Ma è assente dalle epistole della cattività: Filippesi, Efesini, Colossesi, Filemone.

6. La troviamo solo in Filippesi 3, 9 dove è in contrapposizione con la salvezza per mezzo della legge: « . . . ho perso tutte queste cose e le ritengo spazzatura per guadagnare Cristo e per essere trovato in Lui, avendo non già la mia giustizia che deriva dalla legge, ma quella che deriva dalla fede in Cristo: giustizia che proviene da Dio mediante la fede» (Fl 3, 8-9).

7. Le Pastorali non contengono la formula completa, sebbene Tito 3, 7 usi la variante: « . . . giustificati per la sua grazia . . . ».

8. Quindi la formula completa "giustificazione dalla fede" è limitata a Galati, Romani e Filippesi (un solo versetto). Come si può spiegare?

9. Questa dottrina si trova solamente dove Paolo polemizza contro il Giudaismo.

B. Come viene concessa la giustificazione? Come fa Dio ad accettare l’empio?
1. Questo dono viene concesso nel battesimo: ciò si deduce da quei passi in cui il verbo essere giustificato è accompagnato da termini e formule battesimali:
1 Cor 6, 11 « . . . ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati . . . »
Gl 3, 24-27 « . . . la legge è stata il nostro precettore per portarci a Cristo, affinché fossimo giustificati per mezzo della fede. Ma, venuta la fede, non siamo più sotto precettore,
perché voi tutti siete figli di Dio per mezzo della fede in Cristo Gesù.
Perché voi tutti che siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo»
Tt 3, 5-7 « Egli ci ha salvato non per mezzo di opere giuste che noi avessimo fatto, ma secondo la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo
che egli ha copiosamente sparso su di noi, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Salvatore, affinché giustificati per la Sua Grazia, fossimo fatti eredi della vita eterna, secondo la speranza che abbiamo »

2. Paolo non accenna in modo più esplicito il legame fra giustificazione e battesimo poiché l’espressione "per fede" comprende già il battesimo:

a) è l’abbreviazione di una espressione più lunga;

b) il legame tra giustificazione e battesimo è così pacifico e naturale per Paolo che non ritiene di dover spendere molte parole per affermare che è nel battesimo che Dio salva chi crede in Cristo Gesù.

C. Paolo era un missionario e nella sua attività il battesimo era l’atto decisivo per mezzo del quale chi accettava la Buona Novella (Giudeo o Gentile) e voleva entrare nella comunità cristiana, era inserito fra coloro che appartenevano a Gesù e lo riconoscevano come Signore.
1. L’importanza del battesimo è costantemente messa in evidenza negli scritti di Paolo, che usa diverse immagini per illustrarne il significato:

2. Quando siete battezzati voi siete lavati, purificati, santificati, venite sepolti nell’acqua associandovi alla morte e resurrezione di Cristo.

3. In questo modo il credente si riveste di Cristo e viene incorporato nel Suo corpo, viene adottato e diventa figlio di Dio.
4. I cristiani sono, quindi, i veri circoncisi (con una nuova circoncisione non materiale, ma spirituale) e diventano membri del vero popolo di Dio: diventano cittadini del Regno di Dio.

D. La formula giustificazione per fede è una di queste illustrazioni: descrive la grazia che Dio accorda nel battesimo ricorrendo ad una immagine presa dal mondo giuridico; significa:
1. La grazia consiste nel gratuito perdono di Dio.

2. È in contrasto col Giudaismo che, invece, riteneva il perdono ottenibile attraverso l’osservanza della Legge.

E. Ne consegue che la dottrina della giustificazione per fede non deve essere staccata dalle affermazioni sul battesimo: sia che usi l’immagine giuridica, sia le altre immagini (lavacro, purificazione, sepoltura, rivestimento, adozione, circoncisione, ecc.); pur sottolineando vari aspetti del perdono, Paolo afferma un concetto importante: l’uomo non fa nulla, è Dio che fa tutto, l’uomo attraverso la fede, deve solo "accettare" o rifiutare.
1. Ognuna di queste immagini illustra un aspetto di questo concetto.

2. Perciò nessuna di esse può essere isolata dalle altre, altrimenti si rischia di arrivare a conclusioni errate.

3. Non si tratta quindi di un semplice atto giudiziario attraverso il quale l’empio diventa giusto.

4. Ma si tratta invece di una radicale trasformazione del peccatore che, per mezzo della fede, riesce a cambiare, a convertire se stesso e riceve, nel battesimo, lo Spirito che lo trasforma in una nuova creatura.

5. La giustificazione per fede è una delle immagini usate da Paolo per interpretare il battesimo.

F. Il comune denominatore di tutte le affermazioni sul battesimo è l’azione gratuita di Dio che produce una nuova creazione (Gl 6, 15) « In Cristo Gesù né la circoncisione né l’incirconcisione hanno alcun valore, ma l’essere una nuova creazione kti//sij », «Se uno è in Cristo, egli è una nuova creazione kti/sij , la vecchia è scomparsa, ecco la nuova è apparsa » (2 Cor 5, 17).

G. Chi è incorporato in Cristo non rimane immutato:

1. Cristo diventa la sua vita: « . . . perché voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo, che è la nostra vita, apparirà, allora anche voi apparirete con lui in gloria» (Cl 3, 3s).

2. Cristo è la sua pace: « . . . Egli è la nostra pace, colui che ha fatto dei due popoli uno e ha demolito il muro di separazione» (Ef 2, 14).

3. Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo amato Figlio ( Cl 1, 13).

H. La nuova vita in Cristo si rinnova continuamente nella Cena del Signore (eucarestia, comunione) (1 Cor 10, 16).
1. Comunione, partecipazione, con il corpo e il sangue di Cristo, cioè con la sua morte.

2. Annuncio della sua resurrezione e del suo ritorno: « . . . voi annunciate la morte del Signore finché egli venga » (1 Cor 11, 26).

I. In quanto anticipo, ante donazione, della salvezza definitiva, la giustificazione è proiettata verso il futuro.
1. È un possesso presente: «giustificati dunque per fede, abbiamo pace presso Dio . . . » (Rm 5, 1).

2. Tuttavia, allo stesso tempo, si colloca nel futuro: « perché, mediante lo Spirito, per fede, noi attendiamo la speranza della giustizia» (Gl 5, 5).

3. Non è un possesso inerte, ma piuttosto impone un’obbligazione: il dono di Dio non può andare perduto, la giustificazione ha dunque luogo nella tensione fra possesso e speranza: « Dio mostra il suo amore per noi in quanto che mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Molto più, dunque, essendo ora giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui » (Rm 5, 8-9).

4. È perdono nel senso più pieno, non solo copre il passato, è anticipazione della salvezza piena, finale, è una nuova creazione dello Spirito di Dio.

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3. ORIGINI DELLA DOTTRINA PAOLINA DELLA GIUSTIFICAZIONE
A. È stato sostenuto che alcuni testi trovati a Qumran anticipano quanto Paolo dirà sulla giustificazione.

B. Vi è una sorprendente somiglianza nel salmo finale del Manuale della Disciplina (I QS 11, 21):
"Ma per me la mia giustificazione (mišpati) appartiene a Dio
e nella sua mano è l’irreprensibilità della mia condotta
insieme alla rettitudine del mio cuore
e nella sua giustizia la mia trasgressione sarà cancellata . (11, 2s)
Dalla fonte della sua giustizia viene la mia giustificazione (mišpati),
una luce nel mio cuore dai suoi meravigliosi misteri (11, 5).
Se io incespico in carne peccatrice,
la mia giustificazione (mišpati) rimarrà eternamente per la giustizia di Dio (11, 12) Per le sue grazie egli mi lasciò avvicinare
e dalle sue manifestazioni graziose viene la mia giustificazione (mišpati), per la giustizia della sua verità egli mi ha giustificato ".

C. Tuttavia si tratta di un’errata interpretazione in quanto mišpat, sia nell’A.T. che nel tardo ebraismo non significa giustificare l’empio.

1. Lo studio della parole usate in parallelismo con mišpat dimostra che si tratta della decisione gratuita di Dio sulla condotta della vita di colui che prega.

2. Questa decisione è realizzata da Dio quando si lascia avvicinare (termine tecnico usato per l’ingresso nella comunità) dal supplicante rendendogli la condotta irreprensibile in perfetta ubbidienza della Torah, cosa che l’uomo non può raggiungere da solo.

3. Pertanto mišpat non è la giustificazione dell’empio, ma piuttosto predestinazione al cammino della perfetta ubbidienza alla Torah.

D. Un altro esempio lo troviamo nel commentario di Habacuc (I Qp Hab.) Hab. 2, 4: « Ecco, la mia anima si è inorgoglita in lui, non è retta, ma il giusto vivrà per fede»
1. Il commentario dice: "L’interpretazione (di questo versetto) concerne tutti coloro che compiono la Legge nella casa di Giuda (e) coloro che Dio salverà dalla casa del giudizio (finale) a motivo della loro fatica e della loro fedeltà al Maestro di Giustizia "

2. Paolo invece interpreta così questo passo: Dio concede la vita all’empio che rinuncia ad ogni autoaffermazione e crede in Gesù Cristo.

E. Un altro, prima di Paolo, aveva affermato che l’osservanza della legge e le opere pie con contano per Dio, che non vuole avere a che fare col giusto, bensì col peccatore: Gesù.
1. «Io non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9, 13). Paolo dice: «l’empio è giustificato ».

2. Gesù: «Beati i poveri »;
Paolo: «siamo giustificati per grazia ».

3. Gesù: «lasciate che i morti seppelliscano i morti»;
Paolo: «colui che è giustificato per fede avrà vita».

4. Nella parabola del fariseo e del pubblicano, Gesù conclude: « Questo uomo (il pubblicano), vi dico, andò a casa giustificato, e non l’altro» (Lc 18, 24).

F. La dottrina della giustificazione, e anche la terminologia di un perdono escatologico anticipato, risale a Gesù.
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