Da Pietro al Papato
di Fausto Salvoni
EXCURSUS 2

L'INTERPRETAZIONE PATRISTICA DEL "TU SEI PIETRO"

INDICE PAGINA
Primo periodo I-III secolo
Secondo periodo IV e V secolo

Primo periodo: I-III secolo

L'analisi del «Tu sei Pietro» compiuta dai padri della Chiesa ci dimostra come non vi sia mai stata una interpretazione tradizionale e come l'esegesi cattolica attuale, che vi vede la promessa di un vero primato gerarchico di Pietro e del suo successore, il papa, appaia a Roma solo nel V secolo(1) .

Nei primi due secoli vi sono scarse tracce di una utilizzazione del passo, per cui alcuni studiosi pensano che il loghion di Gesù non fosse ancora stato creato (2) .
Ecco i passi patristici più interessanti:

a) In Oriente primeggia la figura di Origene (m. 253/254), oriundo di Alessandria, scrittore di grande talento esegetico che fondò una vera scuola. Pur affermando che «la Chiesa è fondata su Pietro» (2bis) nel suo commento a Matteo afferma che chiunque faccia propria la confessione di Pietro, ottiene le stesse prerogative di Pietro:

« Se tu immagini che solo su Pietro è stata fondata la Chiesa che cosa potresti tu dire di Giovanni, il figlio del tuono, o di qualsiasi altro apostolo? Chiunque fa sua la confessione di Pietro può essere chiamato un Pietro». «Come ogni membro di Cristo si dice cristiano» così, per il fatto che Cristo è la «Roccia» ogni cristiano che beve da «quella roccia spirituale che ci segue» deve essere chiamato Pietro. «Rupe» (= pietra) è infatti ogni imitatore di Cristo» (Pétra gàr pâs ô Christoû mímêtês) (3) .

Quindi egli non vede in queste parole l'affermazione del primato di Pietro sugli altri apostoli: Pietro è pari agli altri apostoli, anzi agli stessi cristiani; è solo la sua unione con Cristo per fede che lo rende un «Pietro».

b) In Occidente il primo scrittore che ricordi il passo mattaico è Giustino (m. 165 ca.), che così scrive:

« Uno dei discepoli, che prima si chiamava Simone, conobbe per rivelazione del Padre, che Gesù Cristo è Figlio di Dio. Per questo egli ricevette il none di Pietro» (4) .

Giustino non ne deduce affatto la superiorità di Pietro sugli altri apostoli, ma afferma solo che con tale nome Gesù voleva premiare la confessione di fede prima detta dall'apostolo.

Tertulliano (m. dopo il 220), prima ardente apologeta e poi seguace del montanismo, si rifà al passo biblico in occasione di una diatriba con il vescovo di Roma(5) Costui (probabilmente Callisto) pare che si appellasse al « Tu sei Pietro» per difendere la propria autorità, derivatagli dal fatto ch'egli era vicino alla tomba di Pietro, ma Tertulliano chiaramente gli ribatte:

« Chi sei tu che (in tal modo) sovverti e deformi l'intenzione manifesta del Signore che conferiva tale potere personalmente a Pietro? »(6) .

Tertulliano, in accordo con quanto abbiamo asserito sopra, attribuisce il potere delle chiavi esclusivamente alla persona di Pietro, che ebbe nel sorgere della Chiesa una missione ben specifica, come presto vedremo. L'apologeta nega quindi il passaggio di tale privilegio ad un qualsiasi successore di Pietro.

Cipriano , vescovo di Cartagine, morto martire nel 258 e quindi ritenuto un santo per la chiesa cattolica, di fronte a Stefano che voleva probabilmente rifarsi alle parole del «Tu sei Pietro » per esaltare la propria posizione, aspramente combatte tale deduzione, pur essendo disposto a riconoscere una certa «principalità» alla Chiesa romana. Gesù parlò a Pietro – egli disse – non perché gli attribuisse una autorità speciale, ma solo perché rivelandosi ad uno solo fosse visibile il fatto che la chiesa deve essere tutta unita nella fede in Cristo. Egli nega che sia possibile provare una qualsiasi superiorità gerarchica di Pietro sugli altri apostoli e tanto meno della chiesa romana sulle altre chiese. Pietro è solo il «simbolo», il «tipo» di tutti gli apostoli e di tutti i vescovi.

« Ad ogni modo gli altri apostoli erano pur essi ciò che fu Pietro e beneficiavano pur essi d'una speciale partecipazione all'onore e al potere, ma l'inizio ha il suo punto di partenza nell'unità, perché così si sottolineasse l'unità della Chiesa »(7) la quale oggi viene simboleggiata dalla chiesa di Roma.

In questo primo periodo non v'è alcuna idea della preminenza di Pietro sugli apostoli e della chiesa di Roma sulle altre chiese.

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Secondo periodo : IV e V secolo

Il passo mattaico, maggiormente studiato, riceve una gamma di differenti interpretazioni.

a) In Oriente la «Pietra» è identificata ora con il Cristo, ora con la persona di Pietro oppure con la sua professione di fede.

La roccia di Cristo : così Eusebio (m. 339), il quale vissuto alla corte di Costantino e impressionato dalla fastosa potenza dell'imperatore che, governando tutto il mondo, proteggeva la Chiesa da cui era anzi chiamato vescovo pur non essendo nemmeno battezzato (lo fu solo in fin di vita), vede nella pietra il simbolo del Cristo. L'unica Chiesa di Dio è diretta e centrata in Cristo, che è la «roccia» il fondamento della Chiesa, così come l'imperatore lo è per lo stato.

Il « primo fondamento» della Chiesa « è la roccia irremovibile sulla quale essa è stata costruita: questa pietra è il Cristo ( ê pétra dè ên o Christòs(8) .

La «roccia » è Pietro, ma a titolo solo personale . Secondo gli antiariani Pietro in persona è la «rupe» su cui poggia la Chiesa, ma lui personalmente senza alcun successore, in quanto egli professò la vera fede ortodossa nel riconoscere Gesù quale «Figlio di Dio». Con la sua fede egli, confutando una volta per sempre gli Ariani che negano tale figliolanza divina, fu il vero fondamento della chiesa antiariana.

Così si esprimeva Epifanio, vescovo di Salamina (morto a Cipro nel 403):

« Pietro è divenuto per noi proprio una pietra solida che sorregge la fede del Signore, sul quale è edificata la Chiesa. In lui (Pietro) la fede sta salda in ogni sua parte. Egli ricevette pure il potere di sciogliere sulla terra e di legare in cielo » (9) per cui nelle questioni di fede l'autorità di Pietro (si noti: di Pietro! non del vescovo romano) è la somma autorità della Chiesa. Pietro è quindi il campione della vera fede ortodossa contro gli Ariani (10) .

Anche per Didimo il cieco (m. 398) la «rupe» (petra) è Pietro; le porte dell'Ades sono le false dottrine eretiche, il potere delle chiavi consiste nell'indicare la vera fede trinitaria (11) La stessa interpretazione è data dai Cappadoci, vale a dire da Basilio (m. 379), da Gregorio Nazianzeno (ca. il 300) e da Gregorio di Nissa (morto nel 394), i quali chiamano Simone la solida roccia su cui poggia la Chiesa poiché egli è «il campione della fede »(12) .

Anche per Asterio, vescovo di Amasea nel Ponto (m. 410), «l'Unigenito... chiamò Pietro il fondamento della Chiesa quando disse: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa... Lui (il Cristo) fu infatti inviato nel seno della terra... perché sorreggesse tutti i cristiani e li elevasse verso la patria della nostra speranza. Non è infatti possibile porre un altro fondamento oltre a quello che è già stato posto, vale a dire lo stesso Cristo (1 Co 3, 11). Tuttavia il nostro Salvatore volle chiamare il primo dei suoi discepoli la pietra della fede. Per mezzo di Pietro il fondamento della Chiesa diviene incrollabile in quanto egli è una sicura guida della confessione cristiana » (13) .

Pietro è la fede confessata di Pietro. – Gli Antiocheni spingendosi ancora più avanti in questa direzione hanno finito per dimenticare la persona di Pietro e attribuire il valore di «rupe» (petra) alla sola fede che l'apostolo aveva professata nei pressi di Cesarea. Questa fede, non è la persona di Pietro, è la roccia su cui poggia la Chiesa; basti qui ricordare il campione di questa esegesi, cioè il vescovo di Costantinopoli Giovanni Crisostomo , il cui epiteto datogli per la sua eloquenza significa Boccadoro (+ 407). Partendo dalla necessità della fede (Rm 10, 11) egli dice che essa è il fondamento della Chiesa. Anche Gesù ha detto: « Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, vale a dire sulla fede che tu hai confessato » (14) Ebbe perciò Pietro un primato? Si! poiché fu il primo a confessare il Cristo, divenne anche il primo apostolo all'inizio della Chiesa (15) . E' chiamato «pietra», ma solo per il fatto che la sua fede non sarebbe mai venuta meno(16) .

b) In Occidente. – Cominciò a farsi strada l'interpretazione del passo biblico favorevole al vescovo di Roma.

Tuttavia Ambrogio (vescovo di Milano morto nel 397) mise ancora in rilievo che la «pietra» della Chiesa è la «fede» non la persona di Pietro. Il primato di Pietro consiste in un primato di confessione, non di onore, di fede non di gerarchia (17) Per lui è la fede che è « fondamento della Chiesa... è la confessione che vince l'inferno »(18) Nel suo commento al Vangelo di Luca afferma anzi che ogni credente è una «pietra» della Chiesa:

« La pietra è la tua fede, il fondamento della Chiesa è la fede. Sei tu una pietra? Sei nella Chiesa, perché la Chiesa poggia su pietre. Se tu appartieni alla Chiesa, le porte dell'inferno non ti potranno sopraffare. Poiché le porte dell'inferno indicano le porte della morte... Quali sono le porte della morte? I singoli peccati »(19) .

Quando in un inno liturgico ambrosiano, detto il «Canto del gallo », egli chiama Pietro «pietra della Chiesa» ( petra Ecclesiae), lo fa solo per indicare che ogni credente è una pietra della Chiesa e che perciò a Pietro, come primo credente, è stato rivolto l'appellativo di « rupe » (= petra ).

Secondo Agostino, vescovo di Ippona (m. 430), l'interpretazione di Matteo 16 è libera, come appare dalle sue Ritrattazioni. In un primo tempo egli identificò la «pietra» con l'apostolo Pietro, poi, in seguito, cambiando opinione, la riferì alla «fede» che Pietro aveva confessato. Eccone il passo:

« Scrissi pure in un certo luogo al riguardo dell'apostolo Pietro, che su di lui, come su di una pietra, è stata fondata la Chiesa. Ciò è pure cantato per bocca di molti con i versi del beatissimo Ambrogio, che nel canto del gallo così afferma:

Lui stesso, la pietra della Chiesa
eliminò la colpa del canto (del gallo)
Ma so che più tardi, ho assai spesso esposto le parole del Signore: Tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa, nel senso seguente: Sopra ciò che è stato confessato da Pietro mentre diceva: Tu sei il Cristo, il Figlio dell'Iddio vivente. Perciò da questa Pietra egli fu chiamato Pietro – personificando così la Chiesa che si edifica su questa pietra – e ricevette le chiavi del cielo. Infatti non è stato detto a lui: Tu sei Pietra, ma Tu sei Pietro. La pietra era invece il Cristo, che fu confessato da Simone, perciò detto Pietro, e che è parimenti confessato da tutta la Chiesa. Il lettore scelga, fra le due sentenze, quella che gli pare migliore » (20) .

E' a Roma che dapprima timidamente e poi con più chiarezza si asserì che le parole di Gesù a Pietro conferiscono un primato a Roma. Fu dapprima Callisto (217-222) che, applicandosi tale testo, affermava di avere il potere di legare e sciogliere e quindi di accogliere nella Chiesa anche gli adulteri, in quanto la sua Chiesa era vicina al sepolcro di Pietro (21) .

Anche Stefano (254-257) a motivo del luogo dove egli era vescovo, affermò di essere il successore di Pietro e di avere quindi l'autorità di accogliere nella Chiesa anche i battezzati dagli eretici (22) .

Verso il sec. IV e V a Roma tale idea andò sempre più imponendosi, per cui è difesa dalla lettera apocrifa di Clemente a Giacomo(23) e sostenuta da Girolamo , esegeta e monaco morto nel 420. Per non solo il Cristo è Pietra della Chiesa, ma anche Pietro che ha ricevuto il dono di essere chiamato Pietra (24) .

Benché tutti i vescovi siano il fondamento e i monti della Chiesa, tuttavia il Cristo ha voluto fondare la Chiesa su uno di questi monti, cioè su colui al quale egli ha detto: «Tu sei Pietro» (25) Sembra che per Girolamo la pietra sia Pietro, e che la cattedra di Pietro sia poi passata a Roma(26) .

L'interpretazione romana godette il suo pieno fulgore con il papa leone I il Grande (+461), il quale sostenne che a Pietro Gesù concesse il primato della dignità apostolica, che passò poi al vescovo di Roma al quale compete la cura di tutte le Chiese(27) .

Come si vede abbiamo qui la prima chiara manifestazione del primato di Pietro e di quello romano, ma Leone non ha in ciò seguito una tradizione in quanto prima di lui tale esegesi non era mai stata accolta dalle Chiese. Si noti poi che siamo già verso la metà del V secolo e in un ambiente non del tutto disinteressato in quanto il vescovo di Roma cercava in tal modo di sostenere quei privilegi che mano a mano si era andato acquistando (28) .

Contro la tesi cattolica il protestantesimo, riesumando un'antica tradizione della Chiesa, sostiene che Pietro fu detto «roccia» da Gesù non come individuo, ma solo come credente: la vera roccia è solo il Cristo; è per la sua fede in Gesù che anche Pietro merita di essere chiamato pure lui «roccioso»(29) .


NOTE A MARGINE

1. Il libro ancor più esauriente e completo è quello scritto dal cattolico J. Ludwig, Die Primateorte Mt 16. 18-19 in der altkircheichen Exegese, München Westphalien 1952, che seguirò nelle pagine seguenti. Si vedano pure le opere citate nei capitoli riguardanti lo sviluppo del papato nei primi secoli della Chiesa. torna al testo

2. Ireneo ( Adv. Haer. 3, 18, 4 Antenicene Fathers I p. 448) dal v. 17 salta al 21, tralasciando ciò che riguarda le chiavi e il legare e lo slegare riferito a Pietro, per cui W. L. Dulière ne deduce che il testo di Ireneo mancasse dei vv. 18-19 che vi furono aggiunti in Antiochia verso il 190 ( La péricope sur le pouvoir des chefs. Son absence dans le texte de Matthieu aux mains de Irénée , in «Nouvelle Clio», 1954, pp. 73 ss). Tuttavia se si esamina bene il passo, i vv. mancanti sono taciuti non perché ignoti, ma perché non interessavano, in quanto l'intento di Ireneo era quello di esaltare la dignità di Cristo e non l'importanza di Pietro nella fondazione della Chiesa. Di più il v. 17 fa già parte della pericope mancante nei passi paralleli di Marco e Luca, per cui la sua presenza non si può scindere dal resto. torna al testo

2bis. Presso Eusebio , Hist. Eccl. VI, 25,8 PG 20, 254 A. torna al testo

3. In Mat 12, 10-11 PG 13, 997 C. 1000-1001. «Tutti gli imitatori di Cristo traggono il nome di Pietro» (ivi c. 1004). torna al testo

4. Dialogo 100, 4 PG 6, 709 C. In Dial. 106, 3 (PG 6, 724 A) si rifà a Mc 3, 16 per dire che Gesù ha dato a un apostolo il nome di Pietro. torna al testo

5. Penso che questo «pontifex maximus», da lui biasimato in tono ironico, sia il vescovo di Roma e non un ignoto Agrippino. Di ciò parleremo più avanti nel capitolo undicesimo. torna al testo

6. De Pudicitia 21 , PL 2, 1078 ss. Il passo completo è studiato più sotto nella storia del Papato. torna al testo

7. De catholica ecclesiae unitate, c. 4-5 . Vedi più avanti i problemi posti da questo libro (Excursus 3). torna al testo

8. Eusebio, Salmo 47, 2 PG 23, 420 D. torna al testo

9. Epifanio , Ancoratus, 9, 6ss (Ed. K. Holl 1, 16). torna al testo

10. Epifanio Panarion, Haer. 59, 7; 8, 1-2 (Ed. K. Holl. II 372 s.). torna al testo

11. Didimo, De Trinitate, 1, 30 PG 39, 416 s. torna al testo

12. Basilio, Adv. Eunonium 2 PG 29, 577 s. ( dlà pìsteos usterochèn ); Gregorio Nazianzeno , Orat. 28 PG36, 52 A: «Pietro penetrò più profondamente che non gli altri apostoli nella conoscenza di Cristo. Perciò egli fu lodato e ricevette la più alta onorificenza ». Da un altro passo sappiamo che questa consistette nelle chiavi (cfr Carm. 1, Sectio II, 589 PG 37, 559 A); secondo Gregorio di Nissa tali chiavi passarono a tutti i vescovi ( De Castigatione PG 46, 312 C). torna al testo

13. Asterio, Omelia VIII, PG 40, 270. torna al testo

14. Crisostomo, In Mat. Om. 54 , PG58, 534 (tout' esti tê pìstei tès omologìas). Cfr J. Lécuye r, in «Gregorianum» 49 (1963), pp. 113-133. torna al testo

15. Or 8, 3 Adv Jud. PG 48, 931. torna al testo

16. Comm. in Joh. hom. 88 , PG 59, 480 A. torna al testo

17. Petrus... primatum egit, primatum confessionis utique non honoris, primatum fidei non ordinis ( Ambrogio, De incarnationis dominicae sacramento IV, 32 PL 16, 826 C). torna al testo

18. Fides ergo est eccleasiae fundamentum, Non enim de carne Petri, sed de fide dictum est, quia portae mortis ei non prevalebunt. Sed confessio vicit infernum ( ivi, V, 34 PL 16, 827). torna al testo

19. Expositio Evang. sec. Lucam VI, 98 s CSEL 32, 4 p. 275 (Ed. C. Shenkl). Per la successione della Chiesa di Roma nel primato cfr sotto la parte storica. torna al testo

20 « In quo dixit quodam loco de apostolo Pietro, quod in illo tamquam in petra fundata sit ecclesia, qui sensus etiam cantatur ore multorum in versibus baeatissimi Ambrosii ubi de cantu gallinacio ait:

hoc ipse, petra ecclesiae
canente culpas diluit
Sed scio me postea, saepissime sic exposuisse, quod a Domino dictum est: tu es Petrus, et super hamc petram aedificabo ecclesiam meam, et super hunc intelligeretur, quem confessus est Petrus dicens: Tu es Christus, filius Dei vivi, ac sic Petrus ab hac petra appellatus personam ecclasiae figuraret, quae super hanc petram edificatur et accepit claves regni caelorum: Non enim dictum illi est: Tu es petra, sed: Tu es Petrus; petram autem erat Christus, quem confessus Simon, sicut et tota ecclesia confitetur, dictus est Petrus. Harum duarum autem sententiarum quae sit probabilior, eligat lector ». Retractationum S. Aufustini Liber O, 20, 2 (Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum 36; ex recensione P. Knöll , Vienna 1902, pp. 97-99). Cfr A.M. La Bonnardière , Tu es Petrus , 34 (1961), pp. 451-499 (porta 116 citazioni); il passo è inteso secondo tre temi: a) elogio della fede di Pietro; b) la pietra su cui poggia la Chiesa è Cristo; c) il potere di rimettere i peccati è dato alla Chiesa che da Pietro è raffigurata. Cfr pure F. Hofmann , Der Kirchen begriff des hl. Augustinus , München 1933, pp. 316 s. torna al testo

21. Così secondo Tertulliano , che combatte però tale pretesa ( De Pudicitia 21 PL 2, 1078 ss). torna al testo

22. Così Firmiliano in una lettera a Cipriano che confuta tale pretesa di Stefano (PL 3, 1217). torna al testo

23. Lettera di Clemente a Giacomo 1 , contenuta nella introduzione alle Omelie pseudo-clementine: « Egli (Pietro) fu messo a parte per essere la fondazione della Chiesa e per questo ricevette dalla bocca veritiera dello stesso Gesù, il nome di Pietro». torna al testo

24. In Jerem. Proph. III, 65 CSEL 54 p. 312 (et Petro apostolo donavit ur vocaretur petra); cfr In Mat. Comm. 1, 7, 26 PL 26, 51 B (ab hac petra apostolus Petrus sortitus est nomen). torna al testo

25. In Is 1, 2, 2 PL 24, 23 s. torna al testo

26. Cfr Epist. 15, 2 CSEL 54, p. 63 (ed. H. Hilberg). torna al testo

27. Cfr lo studio su leone I nel capitolo decimo. torna al testo

28. Si veda il capitolo sulla opposizione della altre Chiese al progressivo aumento delle pretese romane. torna al testo

29. «Tu sei roccioso, perché hai riconosciuto colui che è la vera Roccia e l'hai chiamato secondo la Scrittura il Cristo», Lutero Wuder das Ppstum von Teufel gestiftet, (W. A. 54, citato da E. Muelhaupt. Luthers Evangelien Auslegung 2, p. 548). «Non sulla roccia della chiesa romana è edificata la Chiesa... bensì sulla fede confessata da Pietro a nome di tutta la Chiesa» (Resolutio Luterana super propositionem XIII de potestate papae 1519; W. A. 2 citato da E. Muelhaupt o.c. 2, p. 525); anche Calvino , (Commentaire a Mt 16) esalta la fede di Pietro: ogni credente diviene roccioso come Pietro; per Zwingli (De vera et falsa religione , in Haptschriften IX, pp. 158 ss.) Pietro è tipo di ogni credente. torna al testo