LE PARABOLE DI GESU'

PARTE SECONDA (segue)

8. L'ALLEGORIZZAZIONE

1. Uno dei mezzi usati dalla Chiesa primitiva per operare la trasposizione di significato é l'interpretazione allegorica.

2. La più frequente ed importante é l'allegorizzazione cristologica
 - il ladro
 - lo sposo
 - il mercante
 - il re

3. Anche dove si parla di premio o castigo:
 - il banchetto messianico (Mt 25, 21.23, Lc 12,37)
 - le tenebre di fuori (Mt 22,13; 25,30)

4. Ve ne sono molte altre: sono le allegorie secondarie

5. I Sinottici concordano nel vedere nelle parabole delle affermazioni enigmatiche, incomprensibili per quelli di fuori (Mc 4,10-12)

6. Vi sono delle differenze nell'applicazione dei sensi allegorici, perciò occorre esaminare separatamente le varie tradizioni.

A - Discorsi comuni a Matteo e Luca
1 - Abbiamo già visto come alcune parabole (ladro - servo di fiducia - i talenti), in cui Matteo e Luca concordano scostandosi dalla versione primitiva, sono state riferite a Cristo e al suo ritorno.

2 - Un altro esempio di allegorizzazione lo troviamo nella parabola della gran cena (Mt 22,1-14; Lc 14,16-24; Ev. Tm. 64): vi sono delle divergenze causate dalla tendenza all'allegorizzazione:

a) l'uomo (Lc 14,16) diventa un Re (Mt 22,2)

b) la gran cena (Lc 14,16) diventa la festa di nozze del figlio del Re (Mt 22,2)

c) due gruppi di servi in Matteo (22, 2.3), al posto di uno solo in Luca (14, 17.21.22)

d) si tratta di qualcosa di più di un semplice abbellimento: i primi servi vengono respinti, gli altri vengono oltraggiati e uccisi (v. 6)

e) I vv. 6-7 di Mt 22 sono un'amplificazione: mancano in Luca e nel Vangelo di Tommaso e rompono il legame fra i versetti 5 e 8 ed esulano dal quadro del racconto.

f) Il servi del primo gruppo vengono respinti e malmenati dagli altri (v.6) loipoi£ , chi sono costoro?

g) La descrizione anticipata della collera del re che, prima di mettersi a tavola, manda la sua guardia del corpo per «...sterminare quegli omicidi e incendiare la loro città... » (v.7), utilizzando un vecchio schema inteso a descrivere una spedizione punitiva, evidentemente allude alla distruzione di Gerusalemme.

h) Possiamo concludere che:

1. Il primo gruppo di servi sono i Profeti la cui testimonianza viene respinta.

2. Il secondo gruppo sono gli Apostoli e i discepoli inviati a Israele, alcuni dei quali subiscono il martirio.

3. L'invio dei servi  per le strade  é la missione fra i pagani.

4. L'ingresso nella sala del banchetto é il battesimo.

5. La Cena é il tempo della salvezza.

6. La visita del Re ai suoi ospiti é il giudizio finale.

i) Viene così motivato il passaggio della missione ai pagani: Israele non aveva accettato la Buona Novella!
3 - Luca non si spinge molto avanti nell'allegoria:
a - L'inizio (14,15) «Beato chi mangerà del pane nel Regno di Dio» e l'espressione la mia cena del v. 24 indicano un riferimento al banchetto dei tempi messianici

b - Anche per Luca la po¢lij , città, indica Israele

c - La parabola stessa indica la chiamata di pagani

d - Ci si chiede se queste allegorizzazioni siano da attribuire a Luca stesso

e - E' probabile che l'identificazione allegorica della città con Israele e della cena col banchetto messianico sia più antica di Luca e Matteo

f - Gesù stesso aveva esposto questa parabola, se non come allegoria del banchetto messianico, sicuramente come allegoria del rifiuto dell'invito da parte di Israele

B - Il Testo di Marco

1. Abbiamo già trovato in Marco due applicazioni secondarie:

a. Lo sposo - Mc 2, 9-20
b. Il padrone di casa - Mc 13,33-37 - Questa si trova anche in Lc 12, 35-38 e in Matteo e dobbiamo ritenere che questa interpretazione derivi da una fonte anteriore a Marco.
2. La parabola dei vignaiuoli malvagi offre un esempio di interpretazione allegorica  in Mc 12,1-11 (par. Mt 21,33-34; Lc 20,9-18, Ev.Th. 65)
a. Si collega col canto della vigna di Is. 5: 1-7,

b. il suo carattere allegorico le attribuisce un posto unico fra le parabole sinottiche:

 1) La vigna é Israele
 2) I vignaiuoli sono i suoi capi
 3) Il proprietario é Dio
 4) I messi sono i profeti
 5) Il castigo dei ribelli é la riprovazione d'Israele
 6) L'altro popolo sono i pagani.
c. Sembra una pura allegoria, tuttavia il confronto dei testi mette in luce alcuni punti che fanno modificare questa interpretazione:
(1) - Introduzione della parabola:
a) Mc. 12:1 e Mt. 21:33 contengono un'accurata descrizione della vigna, in stretta analogia con Isaia:
- la siepe
- il torchio
- la torre
 b) questo riferimento alla Scrittura indica chiaramente che si sta parlando di Dio e di Israele
c) Questo legame non c'é in Luca 20,9

d) Manca anche nell'Evangelo di Tommaso: « Un uomo per bene aveva una vigna; egli la concesse ai contadini perché la lavorassero e per riceverne i frutti».

e) L'uso della LXX fa pensare contro l'autenticità del riferimento a Is. 5; potrebbe quindi essere una trasformazione secondaria: nel testo ebraico di Is 5,2 si trova, infatti, « egli la circondò con un fossato» che viene erroneamente tradotto dai LXX : « la circondai con una siepe». (Riv.: « la dissodò, ne tolse via le pietre... » )

(2) - L'invio dei servi dimostra ancora più chiaramente come l'allegorizzazione si sia impadronita del testo solamente in seguito:
a) Ev. Th.: «Egli mandò il suo servo perché i contadini gli dessero il frutto della vigna. Ma questi afferrarono il suo servo, lo percossero e non mancò molto che lo uccidessero. Il servo tornò e raccontò tutto questo al suo padrone. Il suo padrone disse: forse questi non era da loro conosciuto (forse non li conosceva). Egli mandò un altro servo, ma i contadini picchiarono anche il secondo »  Non c'è il segno di alcun significato più profondo.

b) Ogni volta viene inviato un solo servo.

c) Anche in Mc 12, 2,4 viene inviato un solo servo per volta; poi, in Marco, ne viene mandato un terzo (v.5), e vi é una progressione:

1 - il primo viene bastonato
2 - il secono lo feriscono e offendono
3 - il terzo viene ucciso
d) L'uccisione del servo indebolisce il corso del racconto , anticipando la sorte che subirà il figlio.
e) ne mandò molti altri, e di questi, alcuni furono percossi, altri uccisi - sono i profeti - Qui l'allegoria invade la scena ed é chiaramente un'amplificazione.

f) In Lc 20,10-12 manca l'uccisione del terzo servo e la conclusione allegorica.

g) Diverso l'atteggiamento di Matteo (21: 34-36) che segue fino in fondo la via dell'allegorizzazione:

1 - Non c'é più la graduazione che abbiamo riscontrato in Marco.
2 - Vengono inviati molti servi e questi sono in parte maltrattati e in parte uccisi.
3 - Segue l'invio di un secondo gruppo ancora più numeroso, che subisce la stessa sorte.
4 - E' chiara l'allusione ai Profeti antichi e recenti: la lapidazione, in particolare.
(3) L'invio del figlio. Qui il racconto vero e proprio termina bruscamente con la sua uccisione.
a) Ev. Th. «Allora il padrone mandò suo figlio. Diceva: forse temeranno mio figlio! Ma quei contadini sapevano che egli era l'erede della vigna, l'afferrarono e lo ammazzarono. Chi ha orecchie, intenda!».

b) Questa circostanza ci impedisce di vedere nella parabola un'allegoria messa in bocca a Gesù dalla chiesa primitiva: la resurrezione era talmente importante che certamente non sarebbe stata sottaciuta nel racconto.

c) Siamo così condotti a distinguere tra il pensiero di Gesù e la comprensione degli ascoltatori:

1 - Gesù certamente aveva chiara in mente la sua missione
2 - Ma la folla non poteva capire il riferimento al Messia
3 - L'aspetto cristologico rimaneva velato agli uditori.
d) La chiesa primitiva lo mette ben presto in evidenza
1 - In Marco (v.8) il figlio é ucciso dentro la vigna e il cadavere gettato fuori, una profanazione che non ha alcun riallacciamento con gli avvenmenti della Passione

2 - In Matteo (21,39) e in Luca (20,15) il figlio viene prima cacciato fuori della vigna e poi ucciso - riferimento al Calvario.

3 - C'é, quindi, un'accentuazione dell'aspetto cristologico della parabola.

4 - Già i primi indizi li troviamo in Marco:

- 12,6 «...il suo amato figlio... » (cf. 1:11, 9:7)
- vv 10-11 citano uno degli argomenti preferiti della chiesa primitiva sulla resurrazione del Cristo e la sua elevazione alla gloria « ...la pietra scartata... é diventata la pietra angolare... » (Salmo 118:22)
5 - Questo argomento scritturistico (LXX) é stato aggiunto per rispondere all'esigenza di fondare la sorte del figlio sulla Scrittura e di aggiungere qualcosa sulla resurrezione.

6 - Queste allusioni cristologiche mancano nell'Evangelo di Tommaso.

(4) La domanda finale - che si trova nei sinottici (Mc 12,9, Mt 21,40; Lc 20,15) é assente nell'Evangelo di Tommaso.
a) Si collega a Is 5,5, sempre secondo la LXX e  non secondo l'ebraico.

b) Sia la domanda, che la risposta che provoca, non può essere considerata come parte della tradizione originale.

c) Malgrado tutto ci si chiede se la parabola, presa nel suo insieme, non esca a tal punto dal quadro della vita reale da doverla comunque considerare un'allegoria.

1 - Pensiamo alla assurda pazienza del proprietario.

2 - La speranza insensata dei vignaiuoli di ereditare la vigna uccidento il fglio del padrone.

d) La parabola tratteggia realisticamente lo spirito rivoluzionario dei contadini di Galilea contro i proprietari terrieri stranieri (Zeloti)
1 - La valle superiore del Giordano e gran parte delle colline galilaiche erano latifondi in mano a proprietari stranieri.

2 - Il proprietario viveva all'estero.

3 - Gli operai potevano prendersi una tale libertà perché il padrone era lontano.

4 - Per questo, dopo che i messi sono stati scacciati, il padrone é costretto a mandare qualcuno più autorevole.

5 - Questo spiega anche il calcolo dei vignaiuoli:

- esisteva una clausola del diritto secondo la quale un'eredità non reclamata entro un certo lasso di tempo diventava proprietà di chi la occupava per primo.

- L'arrivo del figlio li fa sospettare che il padrone sia morto e il figlio sia venuto a prendere possesso della proprietà.

e) Ma non é un po' esagerato, per essere un racconto preso dalla vita?
1 - L'impressione che doveva provocare esigeva una progressione nel descrivere la rivolta.

2 - Non la riflessione teologica sulla figliolanza divina del Messia, ma la logica del racconto, ha portato all'inserimento della figura del figlio unico.

f) Pertanto Mc 12, 1ss non é un'allegoria, ma una parabola collegata ad avvenimenti reali.
3 - Qual'é, dunque, il significato originario?
a. Anche questa parabola vuole giustificare la presentazione della Buona Novella ai poveri:
- voi, capi del popolo, non avete accolto il messaggio,
- vi ribellate contro Dio,
- rigettate persino l'ultimo messaggio, l'ultima opportunità;
- ora basta! la vigna sarà data ad « altri »
b. Chi sono gli « altri»? Per analogia con altre parabole affini si può pensare ai ptwxo¢i (ptokòi), i poveri.

c. A causa dell'accenno alla vigna la parabola offriva un appiglio alla allegorizzazione: «La vigna del Signore degli eserciti é la Casa d'Israele» (Is 5,7).

1 - Identificazione degli affittuari con Israele

2 - La tradizione anteriore a Marco aveva già spinto l'allegorizzazione aggiungendo l'allusione ai Profeti e sottolineando l'aspetto cristologico con l'allusione alla resurrezione (12,10).

3 - Matteo é andato oltre: é un riepilogo della storia della salvezza (Sinai - distruzione di Gerusalemme - fondazione della chiesa dei Gentili - giudizio finale: 21,24).

4 - Luca é più riservato nei confronti dell'allegorizzazione

5 - L'Evangelo di Tommaso é completamente libero da tratti allegorici.

4 - Nel quadro del testo di Marco bisogna esaminare l'interpretazione della parabola del seminatore
a - Mc 4,13-20 (i paralleli di Mt. 13,18-23 e Lc 8,11-15 dipendono da Marco)

b - La spiegazione della parabola é opera della chiesa primitiva:

(1) o¥ lo¢goj (o lògos) usato in forma assoluta é un termine tecnico usato dalla Chiesa per indicare l'Evangelo
- si trova in bocca a Gesù con questo significato solo in questa spiegazione;

- vi sono anche, in questa parabola, molte affermazioni sulla Parola estranee al resto della predicazione di Gesù, ma frequenti nel tempo apostolico:

il predicatore sparge la Parola (At 8,4; 2 Ti 4,2),
la Parola viene accolta con gioia,
a causa della Parola si scatena la persecuzione,
la Parola provoca scandalo, cresce, porta frutto.
(2) Mc 4,13-20 contiene molti termini che non vengono ripetuti nei sinottici, mentre si riscontrano negli altri scritti del N.T., specialmente in Paolo.
spei¢rein v.14 annunciare (1 Co 9,11 seminare)

r¥i¢za v.17 fermezza, interiore (Cl 2,7; Ef 3,18 radicati)

pro¢skairoj v.17 (grecismo senza corrispondenti in aramaico) temporaneo (2 Co 4,18; Eb11,25)

a¦pa¢th v.19 seduzione, inganno (Ef 4,22; Cl 2,8; 2 Pt 2,13; 2 Te 2,10; Eb 3,13)

plou=toj v.19 ricchezza, manca nei Vangeli, nel resto del N.T. é presente 19 volte, di cui 15 in Paolo

aÃkarpoj v.19 infruttuoso, (1 Co 14,14; Ef 5,11; Tt 3,14; 2 Pt 1,8; Gd 12)

parade¢cesJai v.20 essere accolti (At 15,4; 16,21; 22,18; 1 Ti 5,19; Eb 12,6)

karpoforei=n v.20 portare frutti (Rm 7,4; Cl 1,6.10)

e¦piqumi¢a v.19 desideri, cupidigie, si trova solo in Lc. 22:15, ma in senso buono e al singolare: «ho gandemente desiderato  di mangiare questa Pasqua con voi prima di soffrire »

I  sinottici utilizzano una sola volta:

diwgmo¢j v.17 persecuzione, Mc 10,30 (Mt 19,29 e Lc. 18,30 ne sono privi)

me¢rimna v.19 ansietà, sollecitudine, preoccupazioni per questa vita, Lc 21,34

(3) L'applicazione della semina all'annuncio della Parola non corrisponde al vocabolario abituale di Gesù - piuttosto usava il paragone del raccolto (Mt 9,37; Lc 10,2; Gv 4, 35-38).

(4) L'interpretazione della parabola lascia cadere il profondo significato escatologico - va piuttosto ricercato nel contrasto fra il momento della semina e quello del raccolto (ne parleremo più avanti)

a - qui abbiamo uno spostamento dal piano escatologico a quello psicologico

b - nella spiegazione, la parabola diventa una esortazione ai convertiti

(5) L'Evangelo di Tommaso riporta le parabole senza spiegazione.
c - Ne concludiamo che il commento-spiegazione risale alla predicazione della chiesa primitiva
1. ha intraviso una allegoria e l'ha interpretata come tale

2. l'interpretazione é, comunque, anteriore a Marco.

C - Il testo proprio di Matteo
1 - Studiando le parabole proprie di Matteo, non ci sorprenderemo di trovare diverse interpretazioni allegoriche:
 13,24-30  la zizzania con la spiegazione (33-46)
 13,44-50  il tesoro nascosto, la perla, la rete
 18,23-35 il creditore spietato
 20,1-15 gli operai delle diverse ore
 21,28-32 i due figli
 22,11-14 l'abito da festa
 25,1-13 le 10 vergini
 25,31-46 il giudizio finale
 2 - Abbiamo già visto che:
- la parabola delle 10 vergini (25,1-13) é stata considerata, a torto, un'allegoria della venuta di Cristo

- la conclusione della breve parabola del vestito da nozze (22, 11-13) é una interpretazione allegorica secondaria « gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti» perché esce dal quadro del racconto ed é caratteristica di Matteo.

3 - La parabola dei due figli (21,28-32) trova un'applicazione sorprendente nel v. 32
- In Luca é un loghion isolato (Lc 7,29-30)

- E' introdotto in Matteo a causa dell'attrazione esercitata dall'espressione oi¥ telw=nai kai£ ai¥ po¢rnai , pubblicani e meretrici

- D'altra parte il detto a¦mh£n le¢gw u¥mi=n , in verità vi dico , che spesso conclude le parabole, ci obbliga a vedere nel v. 31 la conclusione di questa parabola

- La parabola, in origine, voleva giustificare la Buona Novella: « voi, capi, non avete accolto la chiamata, mentre l'hanno accolta quelli che voi dsprezzate»

- L'applicazione al Battista la trasporta sul piano della storia della salvezza inizialmente estraneo alla parabola.

- L'allusione al Battista non é opera di Matteo, ma é stata elaborata dalla tradizione che l'ha preceduto.

4 - Di particolare importanza é l'interpretazione della parabola della zizzania in mezzo al grano  (Mt 13,36-43) appartenente al testo proprio di Matteo.
a. Vi sono due parti diverse:
1) I vv. 37-39 vengono spiegati allegoricamente, e contengono i 7 elementi più importanti della parabola:
- il seminatore é il "Figlio dell'uomo"
- il campo é il mondo
- il buon seme sono i figli del regno
- la zizzania sono i figli del maligno
- il nemico é il diavolo
- la mietitura é la fine del mondo
- i mietitori sono gli angeli.
2) I vv. 40-43 si limitano ad applicare la sorte opposta  della zizzamia e del grano (v. 30b) al destino dei peccatori e dei giusti: sembra una piccola Apocalisse.
b. Ciò che colpisce in questa interpretazione:
1) Non si tocca il punto saliente, l'esortazione alla pazienza, e così non si coglie il significato profondo della parabola.

2) Ci sono delle locuzioni che difficilmente, sul piano linguistico, possono essere state usate da Gesù:

o¥ ko¢snoj , il mondo, v. 38, - si dubita che il termine equivalente  alema possa avere avuto questo significato in epoca pre-cristiana

o¥ ponhro¢j , il maligno, v. 38 (vedi v. 19) (aram. bisa - ebr. harà ) non é attestato come appellativo del diavolo

h¥ basilei¢a , usato senza complemento «il Regno » (di Dio , v. 38), poiché malkhut senza aggiunta indica sempre un governo terreno

Il termine o¥ dia¢boloj negli Evangeli appartiene ad uno strato più recente della tradizione - la tradizione più antica usa il termine Satana=j

3) Il contenuto stesso della parabola presenta alcune particolarità che non si inseriscono nel quadro della predicazione di Gesù:
oi¥ ui¥oi£ th=j basilei¢aj , i figli del regno, si incontra, in tutto il N.T., solo in Mt 8,12 con significato ben diverso (sono gli Ebrei che si sono lasciati sfuggire il diritto al Regno di Dio);

nel v. 41 é sorprendente che si parli degli angeli del figlio dell'uomo - si trova solo in altri due passi del N.T. (Mt 16,27; 24,31);

più strana di tutte é la frase secondo cui « gli angeli raccoglieranno dal suo Regno (del Figlio dell'uomo) tutti gli scandali e gli operatori di iniquità» (seduttori e sedotti)

- il Regno del Figlio dell'uomo h¥ basilei¢a tou= u¥iou= tou= a¦nrw¢qpou , é espressione tipica di Matteo (13,41; 16,28) ed é estranea al filone più antico della tradizione.

- In questo passo il Regno del Figlio dell'uomo (v.41), cui subentrerà, alla parusia, il Regno di Dio (v.43), é una designazione della chiesa, dizione unica nei Vangeli.

4) Questo brano, 13,36-43, contiene una singolare accumulazione di termini tipici di Matteo:
to¢te , allora: 90 volte in Matteo, é una delle sue principali caratteristiche. In Marco nessuna, in Luca due volte col singificato di « dopo di ciò», ed é un aramaismo

a¦fei£j , licenziate (le folle), l'uso del participio all'inizio di periodo, come legamento al testo precedente

oi¥ oÃxloi , le folle, al plurale; nel N.T.: 32 volte in Matteo, 1 volta in Marco, 15 in Luca, 7 in Atti, 1 nell'Apocalisse.

c) Si possono esaminare ben 37 termini solo in questo passo. La conclusione é che l'interpretazione della parabola delle zizzanie in mezzo al grano proviene dallo stesso Matteo. Questa conclusione é confermata dall'Evangelo di Tommaso, che riferisce la parabola senza l'interpretazione.
5. Anche la spiegazione della  parabola della rete (Mt 13,47-50)
a - Infatti presenta una ripetizione abbreviata di Mt. 13: 40-43

b - Mt. 13:36-43 e 49-50 sono due spiegazioni allegorizzanti di parabole provenienti dalla penna di Matteo

1. Entrambe le parabole originariamente intendevano invitare alla pazienza (non é ancora giunto il tempo della separazione)

2. Entrambe sono state impiegate da Matteo a servizio della parenesi mediante la descrizione allegorica del Giudizio con l'intento di scuotere gli animi da una falsa sicurezza.

D - Il testo di Giovanni

Abbiamo due parabole:

Il Buon Pastore (10: 1-30)
La Vite e i tralci (15: 1-10)
 

1. La parabola del Buon Pastore (10: 1-30) é costruita allo stesso modo delle tre parabole sinottiche seguite da spiegazione:
Seminatore (Mc. 4: 1-9, 14-20)
Zizzania (Mt. 13: 24-30, 36-43)
Rete e pesca (Mt. 13: 47-50).

a) Al termine (Gv. 10: 1-6), nettamente separata, c'é una spiegazione allegorizzante (7-18).

2. La similitudine della vite e i tralci inizia, invece, con l'interpretazione allegorica: "Io sono la vera vite e il Padre mio é l'agricoltore" in modo da assorbire l'intera parabola.

3. E' chiaro che nel IV Vangelo la spiegazione allegorica é posta in primo piano.

4. Vi sono, tuttavia, in Giovanni anche delle similitudini che non hanno carattere allegorico:

a - Il vento (3:8)
b - Lo schiavo e il figlio (8:35)
c - Il viandante che cammina al tramonto (11: 9-10, 12:35)
d - Il chicco di grano (12:24)
e - Il servo e il messaggero (13:16)
f - La partoriente (16:21).
5. Vi sono delle immagini vicine all'allegoria:
a - L'amico dello sposo (2:29)
b - Il gruppo di loghia sulla mietitura (4: 35-38)
6. Ed anche un gran numero di espressioni figurate che vengono fraintese dagli ascoltatori
a - nato di nuovo (3:3)
b - Io ho un cibo da mangiare che voi non conoscete (4:32)
c - Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà (6:27)
d - Io sono con voi ancora per poco tempo (7:33)
e - Io me ne vado e voi mi cercherete, e morirete nel vostro peccato. Là dove vado io, voi non potete venire (8:21)
f - Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi (8:32)
g - Figliuoli, per poco tempo sono ancora con voi... (13:33)
h - Voi sapete dove io vado e conoscete anche la via (14:4)
E - Il testo di Luca

Nei passi che sono propri di Luca troviamo un quadro molto diverso

a - Nelle parabole che ha in comune con Marco e Matteo, ed anche solo con Matteo, riporta una serie di interpretazioni allegoriche ma non della stessa ampiezza di Marco, e sopratutto di Matteo.

b - Abbiamo già visto le seguenti parabole che interpreta allegoricamente:

1. Il seminatore (8: 11-15)
2. I servi che vigilano e il padrone che li serve (12: 35-38)
3. Il ladro di notte (12:39)
4. Il servo preposto all'amministrazione (12: 41-46)
5. La grande cena (14: 16-24)
6. Le mine (19: 11-27)
7. I vignaiuoli (20: 9-18)
c - Probabilmente tutte queste allegorizzazioni non sono opera di Luca ma della tradizione anteriore:
1. Si trovano quasi tutte anche nei passi paralleli degli altri sinottici
2. Le espressioni allegorizzanti sono molto povere di caratteristiche stilistiche proprie di Luca
3. Non c'é nessun esempio di interpretazione allegorica nelle numerose parabole proprie soltanto di Luca:
7, 41-43 I due debitori
10, 30-37 il samaritano
11, 5-8 l'amico importuno
12, 16-21 il ricco stolto
13, 6-9 il fico sterile
14, 7-11.28-32 i primi posti - la torre e la guerra
15, 8-10, 11-32 la dracma perduta - il figliuol prodigo
16, 1-8.19-31 il fattore disonesto - il ricco e Lazzaro
17, 7-10 i servi inutili
18, 1-8.9-14 il giudice iniquo - il fariseo e il pubblicano
4. Dal punto di vista linguistico tutte queste parabole si rivelano dipendenti da una tradizione anteriore a Luca.
d - Il materiale esclusivo di Luca, pur ritoccato nelle parabole, é stato piuttosto ampliato ed interpretato nella prospettiva di una diretta applicazione parenetica:
1 - L'amico importuno, 11: 5-8, termina ...perciò vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto v.9

2 - Il ricco stolto, 12:13-21, Così avviene a chi accumula tesori per sé e non é ricco verso Dio

3 - La torre e la guerra (fare i conti prima) 14: 28-32 (si leggano i vv. 33-35)

4 - Il fattore disonesto, 16: 1ss

5 - Il giudice iniquo, 18: 1-8

6 - Il fariseo e il pubblicano, 18:9ss

e - Luca, quindi, ha accolto delle spiegazioni allegoriche già esistenti.

f - Non ha rielaborato in questa direzione il materiale che gli é proprio

F - Il Vangelo di Tommaso

Vediamo l'aspetto con il quale sono state riportate le parabole sinottiche

a - Si trovano tratti allegorici unicamente nella prima delle due stesure della parabola del ladro
1. «Perciò io vi dico: se il padrone di casa sapesse quando viene il ladro, veglierebbe prima che giunga e non lo lascerebbe entrare nella sua casa del suo Regno perché gli rubi i suoi averi. Ma voi vegliate di fronte al mondo ».

2. Queste due espressioni sono interpretazioni gnostiche allegorizzanti:

averi, allude alla gnw=sij , identica a basilei¢a = non lasciarsi derubare di questa conoscenza da parte del mondo.
3. Eccetto queste due aggiunte la parabola é libera da interpretazioni allegoriche.
b - Questa assenza di tratti allegorici nelle parabole dell'Evangelo di Tommaso é soprendente, per una redazione gnostica. Il redattore ha certamente inteso la parabola in senso allegorico:
1. Chi ha orecchi  (da intendere) ascolti  si trova ben 5 volte al termine della parabola.

2. Gli gnostici avrebbero dovuto comprendere, per esempio nella parabola della perla di gran valore, che si trattava di una metafora della gnosiV , come pure gli "averi" in quella del ladro.

c - Il fatto che, malgrado questa tendenza, il testo di Tommaso sia rimasto senza ritocchi allegorici - salvo le due aggiunte alla parabola del ladro - attribuisce un grande valore alla tradizione parabolica di questo scritto, anche se apocrifo.

d - Vi é, quindi, un accostamento con il testo proprio di Luca.

G - Conclusione
1 - L'interpretazione allegorica dei singoli tratti delle parabole ha inizio molto presto:
a - E' più antica degli stessi Vangeli sinottici

b - E' sorta sul terreno palestinese - Matteo, infatti, é il più incline ad usarla

c - L'Evangelo di Tommaso dimostra il massimo riserbo.

2 - Qual'é il motivo dell'interpretazione allegorica?
a - La tendenza a cercare un senso più profondo

b - La parenesi

1) Si é reinterpretata la parabola del seminatore per farne un esame di coscienza ai convertiti

2) Le parabole dalla crisi vengono messe in rapporto con il ritardo della parusia

3) L'Amministratore Disonesto diventa un'esortazione a fare buon uso dei propri beni

4) Anche le spiegazioni sulla storia della salvezza (Mt 21,28ss - i due figli), 21,33ss - i vignaiuoli, 22,2ss - le nozze) hanno dovuto sottostare alla predicazione parenetica.

3 - Le spiegazioni allegoriche delle parabole di Gesù, come le abbiamo ricevute, non sono originarie.

4 - Solo prescindendo da queste spiegazioni possiamo giungere a una comprensione reale del senso originario delle parabole di Gesù.