LE PARABOLE DI GESU'

PARTE SECONDA (segue)

9. RACCOLTE E FUSIONI DI PARABOLE

A - COPPIE DI PARABOLE

1. C'è un gran numero di parabole (o immagini) a coppie, nei Sinottici

2. Segno caratteristico: l'espressione di uno stesso pensiero mediante immagini diverse:

a - I vestiti e gli otri (Mc 2,21s; Mt 9,16s; Lc 5, 36-38; Ev.Th. 47)
b - Il regno diviso e la famiglia divisa (Mc 3,24s; Mt 12,25)
c - La lampada e la misura (Mc 4,21-25)
d - Il sale e la luce (Mt 5,13-14a)
e - La città sul monte e la lampada sul candeliere (Mt 5,14b-16; Ev.Th. 32. 33b)
f - Gli uccelli e i fiori (Mt 6,26-30; Lc 12, 24-28)
g - I cani e i porci (Mt 7,6; Ev.Th. 93)
h - La pietra e il serpente (Mt 7,9; Lc. 11,11)
i - L'uva e i fichi (Mt 7,16; Ev.Th. 45)
j - Le volpi e gli uccelli (Mt 8,20; Lc 9,58; Ev.Th. 86)
k - I serpenti e le colombe (Mt 10,16; Ev.Th. 39b)
l - Il discepolo e lo schiavo (Mt 10,24s)
m - I giovani e le giovanette (Mt 11,17; Lc 7,32)
n - Le due specie di alberi e di tesori (Mt 12,33-35; Lc 6,43-45)
o - Il grano fra le zizzanie e la rete (Mt. 13: 24-30, 47s)
p - Il chicco di senape e il lievito (Mt 13,31-33; Lc 13, 18-21)
q - Il tesoro e la perla (Mt 13,44-46)
r - Il lampo e l'avvoltoio (Mt 24,27s)
s - Il ladro e il padrone che torna all'improvviso (Mt 24, 43-51; Lc 12,39-46)
t - Il costruttore della torre e il re (Lc 14,28-32)
u - La pecorella e la dramma perduta (Lc 15,4-10)
v - Lo schiavo e il messo (Gv 13,16).
3 - Si deve giudicare di caso in caso se il raddoppiamento delle immagini sia originario
a. Nelle due parabole del tesoro nel campo e la perla di valore: il cambio di tempo fa pensare che all'inizio non fossero unite. L'Ev.Th. le riporta separate.

b. Esaminando le coppie elencate prima ci si rende conto che la maggior parte ci sono state riportate in forma isolata perche manca il membro "associato" (partner)

c. Risultano indipendenti:

la lampada (Lc 11,33)
la misura (Mt 7,2; Lc 6,38)
il sale (Mc 9,50)
il discepolo (Lc 6,40)
le due specie di alberi (Mt 7,17)
il granel di senape (Mc 4,30)
la pecorella smarrita (Mt 18,12,14)
il lampo (Lc 17,24)
l'avvoltoio (Lc 17,37)
d. Tuttavia sarebbe precipitoso affermare che in questi casi l'accoppiamento é di carattere derivato:
1) il "partner" potrebbe essere andato perduto

2) forse non si dovrebbero separare le due parabole della pecorella smarrita e della dramma perduta, anche se la prima é stata riferita anche isolata.

4 - Esempio di due immagini che, secondariamente, si sono saldate in una parabola doppia: Mc 4, 21-25 (lampada e misura)
a. L'immagine della lampada, originariamente isolata (Mt 5,15; Lc 11,33), ha attirato, come spiegazione, il loghion di Mc 4,22 Poiché non c'é nulla di nascosto  che non sia manifestato, né nulla di segreto che non sia palesato (Mt 10,26), in origine indipendente.

b. Idem con il loghion della misura in Mc. 4,24 (vedi Mt 7,2 e Lc 6,38), a causa della corrispondenza verbale di prosteqh¢setai «sarà aggiunto » (dato) e doqh¢setai ,  «sarà dato » di Mc 4,25 (v. Mt 25,29 e Lc 19,26)

c. Le due immagini: luce, misura, amplificate, si sono saldate in seguito in una doppia parabola a causa del termine misura: mo¢dion (moggio), e me¢tron (misura).

d. Il doppio appello dei vv. 23 e 24a «Chi ha orecchi da udire, oda... fate attenzione a ciò che udite... » indica che Marco ha voluto inserire questo passo (4, 24-25) come una parabola doppia e non come una serie di loghia.

5 - Vi sono casi in cui una stessa immagine si lega con "partners" divers
a. L'immagine delle due specie di albero si trova unita ora con quella della zizzania, che non dà alcun frutto (Mt 7, 16-18), ora con quella dei due tipi di tesoro (Mt 12, 33-35)

b. Nell'Ev.Th. vengono concatenati i tesoti con la zizzania

c. In Luca 6: 43-45 le tre immagini sono cambiate

d. L'immagine della lampada in Mc. 4: 21-25 si unisce al loghion della misura, mentre in Mt. 5: 14b-16 é collegata alla città sul monte e in Lc. 11: 33-36 col loghion dell'occhio luce dell'uomo.

e. La parabola del lievito ha come "partner" quella del granello di senape in Mt. 13: 31-33 e Lc. 13: 18-21, mentre nell'Ev.Th. in quella della donna sbadata

6 - Le similitudini trasmesse senza divergenze nei passi paralleli sono:
i vestiti e gli otri,
il regno e la famiglia,
gli uccelli e i fiori,
i cani e i porci,
la pietra e il serpente,
l'uva e i fichi,
le volpi  e gli uccelli,
le colombe e i serpenti,
il costruttore della torre e il re,
lo schiavo e il messo.
7 - Si nota così che Gesù si é servito dell'accoppiamento per quelle immagini che voleva rendere più evidenti, prendendole, di preferenza, dalla natura, ed in particolare dal mondo animale.

8 - C'é una sola parabola doppia: quella del costruttore della torre ed il re.

9 - Anche se ci sono familiari, dobbiamo esaminare le coppie di parabole per vedere se in origine volevano esprimere la stessa idea.

10 - Anche in questi casi, dove si deve ammetterlo, dobbiamo tenere conto del fatto che queste due parabole hanno potuto essere raccontate in occasioni diverse, prima di venire unite, in un secondo tempo.

B - RACCOLTE DI PARABOLE
1.  La Chiesa primitiva ha iniziato presto la raccolta di parabole
a. In Marco c'è il capitolo delle parabole (4,1-34)
1. Il Seminatore (con l'interpretazione)
2. La Lampada e la Misura
3. Il Seme
4. Il Granello di senape
b. Ma già al capitolo 2, 18-22 troviamo una collezione di tre immagini escatologiche:
1. le nozze
2. il mantello (il vestito)
3. il vino nuovo
c. Matteo ne riunisce 7 nel capitolo delle parabole (13)
1. Il Seminatore - con l'interpretazione - raccolta da Marco (1-23)
2. Introdotte con «...egli propose loro un'altra parabola»  (21-33) ne presenta altre tre: la Zizzania, il Granel di senape e il Lievito
3. Con «Ancora » (di nuovo) ne presenta altre tre (44-48): il Tesoro nascosto, la Perla, la Rete.
d. Vi sono anche altre composizioni di raccolte:
1. Al cap. 18, due parabole sui doveri fraterni
2. Al cap. 21,28 - 22,14 tre parabole di minaccia: i Due figli, i Vignaiuoli, le Nozze.
3. Sette parabole sulla parusia si trovano nei capitoli 24 e 25 (24,32 - 25,46)
 - il fico
 - il diluvio
 - il campo e il mulino
 - il padrone e il ladro di notte
 - il servo fedele
 - le 10 vergini
 - i talenti
e. Luca ci offre una collezione di parabole al cap. 6, 39-49 come terza parte del « Discorso del Campo» (sermone ai piedi del monte)

f. In Luca 12, 35-59 abbiamo una raccolta di parabole della parusia

g. In 14, 7-24 vi sono due parabole della Cena

h. Nel cap. 15 troviamo tre parabole su ciò che si era smarrito e ritrovato: pecora, dramma, figlio prodigo.

i. Nel cap. 16 due parabole sull'uso delle ricchezze

l. Al cap. 18, 1-14 due parabole sulla vera preghiera, che deve essere perseverante e umile.
Forse inizialmente queste due parabole volevano mostrare agli ascoltatori la misericordia di Dio verso i disprezzati e gli oppressi.

C. FUSIONI DI PARABOLE

La tendenza della tradizione a raggruppare le parabole talvolta ha portato alla fusione di due parabole originariamente distinte.

1.  L'esempio più evidente é in Matteo, nella stesura della parabola della Gran Cena (22: 1-14) dove si intrecciano due parabole di una cena di festa:
a) l'appello ai non invitati (vv 1-10)
b) l'invitato senza l'abito da festa (vv. 11-13)
Sono diventate una parabola sola per la caduta dell'introduzione della seconda.

2. Un altro esempio: le due specie di alberi e i due tipi di tesoro.

a) L'immagine dei due tipi di piante, riferita due volte da Matteo (7,17s e 12,33), nel Discorso sul Monte  é un loghion indipendente, ampliato da quello sull'abbattimento dell'albero senza frutti: « Ogni albero che non dà buon frutto é tagliato e gettato nel fuoco» (7,19) «...e la scure é già posta alla radice degli alberi: ogni albero, dunque, che non fa buon frutto, sarà tagliato e gettato nel fuoco» (3,10)

b) In Luca diventa una parabola sola, accoppiata con l'immagine dei due tipi di tesoro (6, 43-45)

c) In Matteo 12, 33-37 le due immagini, mediante il collegamento del v. 34, si fondono in un'unica unità e fanno perdere la propria autonomia all'immagine dei due tipi di tesoro, che diventa una spiegazione della prima immagine.

3. L'ultimo esempio lo troviamo in Lc. 11: 33-36
a) L'immagine indipendente dell'occhio come luce del corpo (34-36 - cf. Mt. 6,22)

b) E' diventata la spiegazione dell'immagine della lampada (v. 33)

4.  Spesso la fusione si compie in modo che solo uno o più particolari sono trasportati da una parabola all'altra:
a) nella parabola del portinaio (Mc. 13, 33-37) troviamo due tratti di un'altra:
1 - il lungo viaggio (parabola dei talenti)
2 - la consegna dei poteri ai servi (parabola del servo incaricato della sorveglianza)
b) nella stessa parabola in Luca (12, 35-38) il padrone che serve a tavola i suoi servi vigilanti deriva dall'immagine dell'atteso Salvatore (Lc 22,27) e dall'azione della parabola in Giov. 13 (lavanda dei piedi)

c) La parabola dei talenti, come la riporta Luca (19, 12-27), in una forma così diversa da Matteo, si piega ricorrendo ad una fusione con una seconda parabola che aveva per oggetto un pretendente al trono che, avuto il riconoscimento, ritorna per ricompensare gli amici e punire gli avversari.

5. In un caso possiamo osservare il procedimento mediante il quale la fusione di più immagini e una conclusione ha condotto alla formazione di una nuova parabola: Lc 13,24-30, considerato una unità (secondo l' e¦kei= , là, del v. 28):
v. 24 - Gesù esorta a entrare per la « porta stretta»
v. 25a - prima che il padrone di casa si alzi e chiuda la porta
v. 25b-27 - scaccerà i ritardatari perché non vuole avere niente a che fare con gli operatori di iniquità
v. 28 - questi, urlando e digrignando i denti, saranno spettatori del banchetto messianico al quale parteciperanno i pagani con i Padri ed i Profeti
v. 30 - il detto degli ultimi che diventeranno primi e dei primi che diventeranno ultimi apporta una conclusione chiarificatrice.

a) Se guardiamo il passo parallelo di Matteo, ci rendiamo conto che qui abbiamo un mosaico: si é formata una nuova parabola, la parabola della porta chiusa.

b) Il risultato é stato ottenuto con la fusione di una conclusione parabolica  (Mt 25, 10-12) e tre immagini che le sono affini (Mt 7,13s. 22s; 8,11s)
1. Mt. 7,13-14  «Entrate per la porta stretta...»

2. Mt. 7,22-23  «Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo profetizzato nel tuo nome?... E allora dichiarerò loro: io non vi ho mai conosciuti, allontanatevi da me, voi tutti, operatori di iniquità! »

3. Mt. 8,11-12  «Or io vi dico che molti verranno da levante e da ponente e si siederanno a tavola con Abramo e con Giacobbe nel regno dei cieli. Ma i figli
del regno saranno gettati nelle tenebre di fuori, lì sarà il pianto e lo stridor di denti»

4. Mt. 25,10-12  «...mentre quelle andavano a comprarne, arrivò lo sposo, le vergini che erano pronte entrarono con lui per le nozze e la porta fu chiusa. Più tardi giunsero anche le altre vergini dicendo: Signore, Signore, aprici... Ma egli, rispondendo, disse: in verità vi dico che non vi conosco... »

Per trovare, dunque, il senso primigenio delle parabole, dobbiamo talvolta fare astrazione da questre unità secondari.

10. IL CONTESTO
 
1. Grazie alla scuola esegetica della  " formgeschichte"  (storia delle forme) possiamo conoscere il valore secondario della inquadratura data alla storia di Gesù.

2. Ciò vale anche per l'inquadratura delle parabole.

3. Il confronto sui Sinottici rivela che l'elemento simbolico é stato tramandato con fedeltà maggiore che non l'introduzione, la spiegazione e il contesto.

A) IL CONTESTO SECONDARIO

1. La parabola del ricorso al giudice (Mt. 5: 25s; Lc. 12: 58s) appartiene alla serie delle parabole della crisi.

a. Vuole far rivolgere lo sguardo alla catastrofe che incombe: é una parabola escatologica

b. In Matteo l'accento é spostato sull'aspetto parenetico: insieme all'immagine di chi si avvicina all'altare per portare l'offerta, illustra l'invito alla riconciliazione.

c. Matteo quindi l'ha inserita secondariamente in un contesto apparentemente appropriato.

2. E' accaduto con la parabola della gran cena (Lc 14, 16-24). Luca, contrariamente a Matteo, l'ha collocata nel quadro di una conversazione durante un banchetto:
a. Gesù si rivolge prima agli invitati (14,7) « ...propose agli invitati questa parabola... »
b. poi, all'ospite (14,12) «...disse a colui che lo aveva invitato...»

c. infine, a uno dei presenti (14,15-16) « Or uno dei commensali... disse: "Beato chi mangerà del pane nel Regno di Dio". Allora Gesù gli disse...»

d. sembra che la parabola sia "conveniente" a queste discussioni: Gesù esorta ad invitare i poveri, gli storpi, i paralitici, i ciechi.

e. Originariamente, però, era una parabola in difesa della Buona Novella.

3. Anche la parabola della pecorella smarrita (Mt 18, 12-14) all'inizio mirava alla difesa della Buona Novella
a. ma come é stata situata da Matteo nel contesto, ora mette l'accento sull'insegnamento di Gesù a non disprezzare nessuno dei "piccolissimi".
4. Così la parabola del debitore infedele
a. ora illustra l'esortazione al perdono infinito (Mt 18,21s)

b. ma non era questo lo scopo originario: infatti nella parabola non si parla di rinnovare il perdono.

5. Questi e altri esempi - potrebbero moltiplicarsi - ci spingono a considerare criticamente il contesto per vedere se si armonizza col senso originario della parabola, fin dove é possibile riconoscerlo.

B) SITUAZIONI E TRANSIZIONI CREATE DAL REDATTORE

1. Un caso diverso é quello in cui la tradizione aggiunge un particolare riguardante la situazione ad una parabola (o alla sua interpretazione)

a) Incontriamo, così, la circostanza in cui Gesù ha tenuto un discorso davanti alla folla e ne ha poi spiegato il significato al gruppo dei discepoli:
Mc 4,1 «Poi prese di nuovo ad insegnare, ed una gran folla si radunò attorno a lui... »
Mc 4:10 « ...quando fu solo... disse loro: "a voi é dato di conoscere il mistero del Regno di Dio... »
Mc 7,14 « Poi, chiamata a sé tutta la folla, disse loro: ascoltatemi tutti, ed intendete... »
Mc 7,17 « Quando poi egli fu rientrato in casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola »
Mc 10, 1,10 ( divorzio )
Mt 13, 2.10-11 ( seminatore )
Mt 13, 24.36 ( zizzannia )
Gv 6,22.60 ( il pane di vita )
b) Era uno schema usato nei racconti rabbinici del I secolo d.c., specialmente negli scritti di controversia contro i cristiani.

c) Sicuramente anche Gesù ha usato questo schema: dopo una polemica, esponeva al cerchio più ristretto dei suoi discepoli degli insegnamenti più approfonditi.


2. Le transizioni alle parabole contengono un buon numero di proprietà stilistiche dei singoli evangelisti.

a - Nelle parabole inserite da Matteo nel testo di Marco (zizzannia Mt 13, 24-30, i due figli 21, 28-32, la cena di nozze 22, 1-14) sono proprio le transizioni a tradire la mano di Matteo:
13,24 «...propose loro un'altra parabola... »
21,28 « ...che ve ne pare? »
22,1   «...e rispondendo...disse... »
3. Pertanto, i dati riguardanti la situazione vanno esaminati, in ogni parabola, per vedere se sono di carattere redazionale
a. Al termine della parabola del ladro, Pietro chiede ...racconti queste parabole soltanto a noi, oppure a tutti? (Lc. 12,41)
1 - la risposta, nel primo senso intesa da Pietro (per noi soli) sarebbe nella parabola che segue (l'amministratore fedele)

2 - questa domanda di Pietro manca in Matteo, che per il resto corre parallelo a Luca (Mt 24,43-51)

3 - domanda e risposta sono in contrasto con il significato primitivo delle due parabole: non erano esortazioni per i discepoli, ma segnali di allarme, in senso escatologico, rivolte alla folla (ladro) e agli scribi (amministratore).

4 - Lc 12,41 é, perciò, un dato situazionale secondario

5 - L'autorità conferita al servo sui suoi compagni (Lc 12,42ss) ha influito nel far restringere la validità della parabola ai capi delle comunità.

b - Abbiamo già visto come la parabola delle 10 mine (Lc 19,11ss) non era, come afferma Luca, inizialmente un annuncio del ritardo della parusia.

c - Allo stesso modo la premessa alla parabola del giudice iniquo (Lc 18,1) «...disse ancora una parabola per mostrare che bisogna continuamente pregare senza stancarsi... » non coglie nel segno: il senso originario era la certezza che Dio libererà dall'affanno futuro

d - Il dialogo che introduce la parabola del ricco stolto (Lc 12,13-15) non si trova nei paralleli, masolo nell' Ev. Th. a dimostrazione che all'inizio non faceva parte della parabola

e - Non vi sono, invece, ragioni per negare il dato situazionale di Lc 15, 1-2 (introduzione alla parabola della pecorella smarrita), e per l'introduzione alla parabola del fariseo e del pubblicano.

C) FORMULE DI INTRODUZIONE

Le parabole di Gesù, come quelle dei suoi contemporanei, si presentano sotto due forme fondamentali:

1. La parabola che inizia con un nominativo (racconto semplice, senza formule di introduzione)

Mc 4,3 «...il seminatore uscì a seminare...»
Mc 12,1 « ...un uomo piantò una vigna...»
Lc 7,41 « ...un creditore aveva due debitori... »
Lc 10,30 «...un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico...»
Lc 12,16 «...la tenuta di un uomo ricco diede un abbondante raccolto...»
Lc 13,6 « ...un uomo aveva un fico piantato nella sua vigna... »
Lc 14,16 «...un uomo fece una gran cena e invitò molti...»
Lc 15,11 «...un uomo aveva due figli... »
Lc 16,1 « ...vi era un uomo ricco che aveva un fattore... »
Lc 18,2 « ...c'era in una città un giudice che non temeva Dio... »
Lc 18,10 «...due uomini salirono al tempio per pregare...»
Lc 19,12 «...un uomo nobile andò in un paese lontano...»
2. La parabola che inizia con un dativo, come la maggioranza delle parabole rabbiniche
a) Vi sono diverse formule, in aramaico, che sono, più o meno, delle abbreviazioni della frase voglio raccontarti una parabola: « a che cosa paragonerò la cosa? Somiglia a... »

b) Nelle parabole di Gesù troviamo traccia di questa formula:

Mc 4,30 «A cosa paragonerò il regno di Dio? o con quale paragone lo rappresenteremo? Esso é simile a un granello di senape...»

Lc 13,20 «A che paragonerò il regno di Dio? Esso é simile al lievito... »

c) Alla forma abbreviata, col dativo iniziale, corrisponde w¥j (come), e wÀjper (similmente, come)
Mc 13,34 «...é come se un uomo, andando in viaggio...»
Mc 4,31 «...é simile (come, w¥j ) a un granello di senape... »
Mc 4,26 «...é come un uomo che getta il seme...»
Mt 25,14 «...é simile (wÀjper come) a un uomo che... »
ed anche:
o¥moiwqhsetai , «lo paragonerò » - Mt. 7:24 (l'uomo che costruisce sulla roccia)
w¥moiw¢qh , «é simile, assimilabile, a » - Mt. 18:23 (simile a un re)
o¥moi¢wj eÃstin , «é come... »
sono formule grecizzate che derivano tutte dall'aramaico
d) Una traduzione più corretta, anziché «come » sarebbe: «...la cosa sta nei riguardi del regno come... avviene del regno come con... »
Mt 13,25, Il regno non é ...simile a un mercante..., ma a una perla
Mt 25,1, non é simile a 10 vergini, ma a una festa di nozze
Mt 22,2, non é simile a un re..., ma a un banchetto nuziale
Mt 20,1, non é simile a un padrone di casa, ma al pagamento del salario
Mt 13,24, non é simile a un uomo che semina del buon seme, ma alla mietitura
Mt 18,23, non é simile a un re, ma alla resa dei conti.
e) Questo vale anche nei casi in cui sfugge all'osservazione; ne risulta pertanto che:
Mt 13,31 non può essere tradotto « simile a un granello di senape», ma « il Regno di Dio si comporta come un granello di senape », non può essere paragonato a un granello di senape, ma piuttosto alla pianta che ne deriva.

Mt 13,33 Il Regno non é simile al lievito, ma alla pasta già pronta e lievitata

Mt 13,47 Il Regno non é paragonato a una rete da pesca, ma alla sua venuta si farà una cernita, come quella dei pesci catturati dalla rete.

f) Il dativo all'inizio delle parabole lo si incontra con frequenza variabile:
In Marco 3 volte (4, 28.31; 13,34)
In Luca 6 volte (6,48.49; 7,32; 12,36; 13,19.21)
In Matteo 15 volte (25,14; 11,16; 13,31.33.44.45.47.52; 20,1; 7,24.26; 25,1; 13,24; 18,23; 22,2)
Nel Vangelo di Tommaso 9 volte.
D) LA CONCLUSIONE DELLE PARABOLE
1) Le parabole ci sono state tramandate con conclusioni diverse

2) da ciò possiamo intuire che la chiesa primitiva si poneva alcune domande:

- come si devono interpretare le parabole?
- cosa hanno da dire alla comunità?
- quali indicazioni pratiche, quali consolazioni, quali promesse ci dà il Signore nelle sue parabole?
3) In quali casi siamo davanti a un ampliamento?
I. Sono rare le occasioni in cui la parabola, o il suo elemento simbolico, é stata ampliata nella conclusione
a) talvolta le amplificazioni sono dovute a motivi estranei alla parabola stessa:
1. Lc 5,39 (parabola del vino nuovo in otri vecchi) « ...nessuno, bevuto quello vecchio, vuole il nuovo; perché egli dice: il vecchio é migliore...»

2. Nella parabola del servo-amministratore  (Lc 12,42-46) é stato aggliunto un loghion (47-48) che manca in Matteo, e che si adatta male alla parabola

3. Altri casi di amplificazioni:
 Mc 2, 19b - 20 lo sposo e il digiuno
 Mt 21, 41b i vignaiuoli che porteranno frutto a suo tempo
 Mt 26, 11-13 il commensale senza abito da festa
 Lc 12, 37b il padrone che serve i domestici
 Lc 19, 27 i nemici fatti uccidere in sua presenza

4. Matteo ha "aggiunto" a una parabola, per 3 volte, la formula conclusiva che gli é caratteristica: «...il pianto e lo stridor dei denti...» (22,13; 24,51; 25,30).

II. Sono più numerosi i casi in cui l'amplificazione si riferisce all'ampliamento della parabola: sia che si provveda di spiegazione una parabola che non ne ha, sia che si allarghi una applicazione più antica.
a) Parabole senza spiegazione sono state arricchite, in un secondo tempo, di una applicazione
1. Otto parabole terminano bruscamente senza accenno di spiegazione:
 Mc 4,26-29 il contadino paziente
 Mc 4, 30-32 granello di senape
 Mt 13,33 il lievito
 Mt 13,44 il tesoro nel campo
 Mt 13,45 la perla
 Mt 24,45 servo fedele o infedele
 Lc 13, 6-9 il fico che non fa frutto
 Lc 15, 11-32 l'amore del padre (il figliuol prodigo)
2. Il numero di queste parabole senza spiegazione, all'inizio era più numeroso: Gesù lascia agli ascoltatori il compito di trarre la conclusione
Nell' Ev.Th. tutte le parabole, eccetto tre (il ladro, la gran cena e la perla) sono senza spiegazione.

3. Fin dall'inizio la tradizione ha cercato di fornire un'applicazione alle parabole che ne erano prive.

4. L'esempio più chiaro é dato dai tre casi in cui é stata aggiunta in seguito una minuziosa spiegazione:
 Mc 4, 13-20 il seminatore
 Mt 13, 36-43 la zizzania
 Mt 13, 49ss la rete

III. Ancora più spesso, una spiegazione già data é stata trasformata o ampliata
a) L'amministratore infedele: la vecchia spiegazione (Lc 16,8a) é stata ampliata da tutta una serie di interpretazioni (16, 8b-13)

b) Nella parabola dei vignaiuoli omicidi (Mc 12, 1-9) si osservano 3 stadi di evoluzione:

1. un argomento scritturistico secondario era stato aggiunto ancora prima di Marco (v.10 «...non avete neppure letto questa scrittura: "la pietra che gli edificatori hanno scartata é diventata la testata d'angolo"...»)

2. Nella redazione di Matteo e di Luca  viene attaccata un'osservazione esegetica riguardante l'effetto distruttore di questa pietra (Mt 21,44; Lc 20,18) «...e chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato, e colui sul quale essa cadrà sarà stritolato...»

3. In Matteo, infine, la parabola applicata ai pagani (v. 43 « ...perciò io vi dico che il Regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato a una gente che lo farà fruttificare... ») - al terzo stadio - spezza in due tronconi la citazione biblica (v. 42) e la sua esegesi (v. 44).

c) Linterpretazione nuova dell'immagine dei due alberi si é ottenuta fondendola con quella dei due tesori (Mt 12, 33-35)

d) Una interpretazione già data può cambiare significato senza che cambi il testo letterale (Mt 18,35) « ...Così il mio padre celeste farà pure a voi, se ciascuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello... »

1. eÀkastoj t%= a¦delf%= au¦tou= - ciascun fratello all'altro - deriva da traduzione letterale dall'aramaico: Ha valore generico.

2. Matteo ha sicuramente limitato il senso di a¦delfo¢j al fratello in fede.

3.  Del resto, la parabola conclude un capitolo (18) che riporta le regole per i capi delle comunità

e) tutta una serie di parabole termina col richiamo «...chi ha orecchie da udire, ascolti...»
il seminatore (in tutti e 3 i sinottici)
la lampada (Marco)
il sale (Luca)
la zizzania (Matteo)
Nell'Ev. Th. si trova al termine di 5 parabole, senza dubbio come invito ad approfondire il senso nascoto della parabola stessa.
IV. L'osservazione più importante, nello studio delle interpretazioni secondarie (e il loro ampliamento), é che si sono aggiunti dei loghìa generalizzanti a conclusione delle parabole, che sono prevalentemente secondari nel contesto:
1. Originariamente non erano conclusioni di parabole, pur essendo autentici.

2. La conferma ci viene dalla loro completa assenza in Ev. Th.

3. Sono serviti a dare alla parabola la più ampia applicazione possibile

4. Esempio tipico di questa tendenza é la parabola degli operai delle diverse ore, dove sono stati aggiunti ben due loghion generalizzanti:
Mt 20,16a «...così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi...»
Mt 20,16b «...perché molti saranno chiamati, ma pochi eletti...»

5. Altro esempio: la parabola della porta chiusa Lc 13, 24-30 « ...ecco vi sono alcuni fra gli ultimi che saranno i primi e alcuni fra i primi che saranno ultimi...»

6. le parabole, o immagini, che hanno ricevuto una conclusione secondaria generalizzante sono:

La lampada (Mc 4,22) «non c'é nulla di nascosto che non sia manifestato, né nulla di segreto che non sia palesato»

La misura (Mc 4,25) «Poiché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha, gli sarà tolto anche quello che ha»

Il portinaio (Mc 13,37) «Ora ciò che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!»

Gli operai dalla vigna (Mt 20,16a.b) « gli ultimi saranno primi e i primi ultimi»

I vignaiuoli omicidi (Mt 21,44; Lc 20,18) « e chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; e colui sul quale essa cadrà sarà stritolato »

Il banchetto nuziale (Mt 22,14) «poiché molti sono chiamati, ma pochi gli eletti»

Le dieci vergini (Mt 25,13) «Vegliate, dunque, perché non sapete né il giono né l'ra in cui il Figlio dell'uomo verrà»

I talenti (Mt, 25,29; Lc 19,26) «Poiché a chiunque ha sarà dato e sovrabbonderà, ma a chi non ha, gli sarà tolto anche quello che ha»

Il vino nuovo (Lc 5,39) «Nessuno poi, avendo bevuto del vino vecchio, ne vuole subito del nuovo, perché dice: il vecchio é migliore»

L'amico importuno (Lc 11,10) «Poiché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa »

Il ricco stolto (Lc 12,21) «Così avviene a chi accumula tesori per sé e non é ricco verso Dio »

Il servo-amministratore (Lc 12,48b) « A chiunque é stato dato molto, sarà domandato molto; e a chi molto é stato affidato, molto più sarà richiesto »

La porta chiusa (Lc 13,30) «alcuni ultimi saranno primi e alcuni fra i primi saranno ultimi »

Il fattore disonesto (Lc 16,10) «Chi é fedele nel poco, é fedele anche nel molto, e chi é ingiusto nel poco, é ingiusto anche nel molto ». (Lc 16,13) «Nessun servo può servire a due padroni»

Il fariseo e il pubblicano (Lc 18,14b) « chiunque si innalza sarà abbassato, e chi si abbassa sarà innalzato »

7. Si tratta quasi sempre di promesse escatologiche, di minacce ed esortazioni.

8. Il riconoscimento del valore secondario di queste conclusioni nel contesto ci permette di comprendere le parabole stesse, dato che molte volte il loro accento é stato fondamentalmente spostato dalle nuove conclusioni.

RIASSUMENDO :
a) Le parabole di Gesù poggiano su un duplice terreno storico:
1. La base storica primitiva: l'attività da lui svolta nella sua irripetibile situazione concreta.

2. In un secondo tempo le parole e le parabole di Gesù hanno vissuto nella chiesa primitiva.

b) Noi conosciamo le parabole nella forma che ha dato loro la chiesa delle origini.

c) Per ristabilire, per quanto possibile, la loro formulazione primitiva dobbiamo tenere conto di alcuni fattori importanti:

1. La traduzione in greco ha portato con sé, inevitabilmente, degli spostamenti di significato.

2. In alcuni casi é stato tradotto anche il bagaglio di immagini usato da Gesù

3. Si nota ben presto il manifestarsi della tendenza all'abbellimento delle parabole.

4. Talvolta dei passi della Scrittura, o dei temi narrativi popolari, hanno influito sulla configurazione del testo.

5. Alcune parabole, che in origine erano rivolte agli avversari o alla folla, sono state applicate alla comunità.

6. Questo ha portato uno spostamento di accento in favore della parenesi (dall'escatoligia alla parenesi, in genere).

7. La chiesa primitiva ha riferito le parabole alla sua situazione concreta: missine, ritardo della parusia; ha dato così una nuova interpretazione e le ha ampliate.

8. In misura sempre crescente, la chiesa primitiva ha commentato le parabole in maniera allegorica, mettendole al servizio della parenesi.

9. Ha poi compilato le raccolte, provocando anche delle fusioni.

10. Spesso le colloca in un quadro diverso causando uno spostamento di significato, vi applica una conclusione generalizzante, conferendo alle parabole un senso di valore generale.

Gli  studiosi esegeti, in particolare Joachim Jeremias, hanno avuto conferma a questa loro analisi dalla scoperta dell'Evangelo di Tommaso.

Questi dieci fattori (chiamati legge di trasformazione) sono gli unici strumenti disponibili per poter risalire al significato originario delle parabole di Gesù, per poter udire la sua viva voce e rafforzare il nostro annuncio della Buona Novella.