LE  EPISTOLE  PASTORALI
1, 2 TIMOTEO e TITO
Problemi introduttivi
Qumrân  e le Pastorali

a cura di Fausto Salvoni - articolo tratto da Ricerche Bibliche e Religiose, n. 2-3, II e III Trimestre 1972 pp. 51-52


E' noto a tutti come dieci delle undici grotte esplorate nello Wadi Qumrân a occidente del Mar Morto, ci abbiano preservato antichi testi ebraici od aramaici connessi con la setta giudaica essena che abitava lì vicino e che hanno un valore incalcolabile per la nostra conoscenza del periodo intertestamentario e per la storia del testo veterotestamentario premasoretico. Essi, tutti scritti su materiale pergamenaceo, costituivano appunto la biblioteca della comunità essena che, prima della capitolazione dinanzi alle truppe romane, vi occultò i suoi tesori (1) .

Nel 1962 vennero editi 19 frammenti scritti esclusivamente in greco e che si rinvennero nella VII grotta (7 Q)(2) Essi sono per di più scritti non su pergamena come tutti i testi ebraici od aramaici della altre grotte, bensì su papiro, con inoltre tre blocchetti di terra su cui si legge l'impronta lasciatavi da un papiro consumatosi. Ciò può far sospettare che tali papiri greci non appartenessero alla stessa comunità essena, ma a un gruppo diverso dai cosiddetti qumraniti. Data l'esiguità di tali frammenti composti di poche parole o lettere, si era riusciti finpra a identificarne soltanto due, vale a dire Esodo 28, 4-7 e Lettera di Geremia vv. 43-44.

Di recente il papirologo spagnolo J.O. Callaghan, docento al P. Istituto Biblico, ha proposto l'identificazione di tre altri frammenti, che se fosse confermata costituirebbe un evento davvero sensazionale(3) Essi sarebbero Marco 6, 52-53 (7Q5); 4, 8 (7Q6, 1); Giacomo 1, 23-24 (7Q 8). Egli ricorda pure di aver pronte le proposte per l'identificazione di altri sei frammenti (1 Ti 3, 16; 4, 1.3; At 27, 38; Mc 12, 7; Rm 5, 11-12 e forse anche 2 Pt 1, 15 e Mc 6, 48).

I frammenti veterotestamentari sono stati assegnati dai paleografi a circa il 100 a.C.. I papiri ora identificati sarebbero invece del I secolo d.C. e quindi costituirebbero o più antichi frammenti attualmente noti del Nuovo Testamento. Essi documenterebbero quindi l'esistenza di molti importanti scritti neotestamentari già nel I secolo. Antichissimo sarebbe quello di Mc (6, 52-53) assegnato dai papirologi al 50 d.C. e del quale è rimasta solo la striscia centrale che contiene da una a cinque lettere per ogni rigo; siccome si è creduto di leggervi, almeno in parte, la parola Genezaret, il Callagham fu da essa indotto a trovarvi il punto di partenza per identificare tutto il testo. Se l'età del frammento e la sua identificazione risulteranno confermate, si dovrebbe mettere in crisi l'origine di Marco verso il 70 d.C., dopo la morte dell'apostolo Pietro (come asserivano Papia, Ireneo e il prologo antimarcionita, documenti tutti del II secolo) e lo renderebbero uno dei più antichi vangeli confermando in parte l'ipotesi delle due fonti. Sarebbe poi necessario restringere assai il periodo della tradizione orale, con la conseguente maggior attendibilità del valore storico del vangelo.

A noi interessa il frammento di 1 Ti 3, 16 e 4, 1.3. Purtroppo ne sono rimaste solo poche lettere corrispondenti al termine delle righe. Esso risalirebbe alla fine del I secolo o all'inizio del II e di conseguenza sarebbe un colpo decisivo a tutti coloro che pretendono porre questa lettera al II secolo e intenderla come una confutazione delle eresie gnostiche allora diffuse. Esso confermerebbe in tal caso le idee esposte in genere dagli autori dei presenti studi e darebbe maggior credito alla tradizione che sostiene l'autenticità paolina, anche se uno scrivano (probabilmente Luca) può aver curato la stesura definitiva di questi scritti sostanzialmente paolini. Dato le conseguenze così importanti delle precedenti identificazioni nel campo della critica biblica, è bene per ora proporle come una semplice ipotesi di lavoro, della quale attediamo conferma dagli studi più approfonditi di una équipe di studiosi, sia per l'identificazione sia per la data dei documenti. Basti avere qui segnalato la possibilità di tale identificazione e l'importanza delle conclusioni che ne potrebbero trarre in futuro.


NOTE A MARGINE

1. Per essi rimando alla bella traduzione italiana con introduzione e note di L. Moraldi, I testi di Qumran, UTET, Torino 1971. torna al testo

2. M. Baillet-J.T. Milik-R de Vaux, Les «petites grottes» de Qumran, (DJD 3), Oxford 1962 (Textes et Planches). torna al testo

3. J.O. Callaghan, Papiros neotestamentarios en la cueva 7 de Qumran? in «Biblica» 53 (1972), pp. 91-100; C.M. Martini, Note sui papiri della grotta 7 di Qumran, ivi, pp. 101-104; Testi neotestamentari tra i manoscritti del Deserto di Giuda? in «Civ. Catt.» 123 (1972 II), pp. 156-158. torna al testo